Primo
Capitolo. A new Beginning.
-Marco
sei pronto?- Marianna
si affacciò alla
porta della stanza del fratello più grande, e lo
chiamò a gran voce per non
tardare nel loro primo giorno di scuola, dopo un’estate
all’insegna del
divertimento.
Entrambi
frequentavano il Lico Linguistico, nella loro città,
Marianna iniziava il
secondo anno e Marco iniziava il quarto anno; lui era uno dei ragazzi
più
desiderati e dei più popolari nella scuola, non che ce ne
fossero molti a dire
il vero, lui era uno dei pochi, mentre lei era quasi invisibile agli
occhi di
tutti, se non fosse per il fatto di essere la sorella più
piccola di Marco Russo.
Marianna
era snella e alta, carnagione scura, ma non tanto, occhi marroni da
cerbiatto,
capelli neri, lunghi e lisci; ragazza sempre allegra e amichevole con
tutti, a
primo impatto poteva anche sembrare snob e antipatica, ma una volta che
si
apriva con i suoi amici era una ragazza con cui confidarsi e di cui
fidarsi.
Adorava fare shopping con le suo amiche e le piaceva anche aiutare la
madre nel
suo lavoro, faceva la party planner e ogni tanto organizzava con lei
qualche
festa di compleanno, ovviamente solo dove poteva essere utile; anche
lei
sognava di fare quel lavoro, una volta uscita dal Liceo,
l’affascinava, sin da
quando era piccola.
Marco
era l’esatto contrario di sua sorella, tranne che nel fisico,
snello e
palestrato, carnagione chiara, quasi pallida, occhi celesti come il
mare e
capelli biondi, lisci, sempre raccolti in un ciuffo alto; simpatico e
molte
volte vanitoso, si vantava di tutto a partire
dall’abbigliamento fino ad
arrivare alla sua via, ma solo con chi gli era altamente antipatico.
Nel tempo
libero usciva con i suoi amici e con qualche ragazza, ma ogni tanto,
organizzava feste in casa quando ne aveva voglia. Una cosa, che
però non diceva
mai a nessuno e che sapevano in pochi, era la sua passione per la moda;
quando
non faceva nulla andava nell’atelier del padre e lo aiutava a
vestire sposi e
damigelle, una volta uscito dalla scuola superiore il suo sogno era
quello di
aprire un atelier tutto suo, o prendere in gestione quello del padre.
-Un
attimo Sorellina, dammi il tempo di sistemarmi!- urlò
dall’altra parte della
stanza, era nella cabina armadio della stanza e si stava sistemando la
divisa
della sua scuola; anche Marianna indossava l’uniforme. Per le
ragazze questa
era composta da una camicia bianca di lino, aderente, e la gonna con
balze blu;
poi una giacca, sempre blu, che le sfinava i fianchi; i ragazzi
indossavano,
sempre una camicia bianca, un paio di pantaloni blu aderenti e una
giacca blu
dritta; ma non era la sola scuola che usufruiva delle uniformi, anche
gli altri
istituti superiori della città.
Marco
uscì dal suo nascondiglio e si ritrovò la sorella
difronte, arrabbiata nera con
lui, la scrutò attentamente e poi
l’abbracciò.
-Lo
sai che ti voglio bene, vero?- disse al suo orecchio, sapeva che
facendo così
lei non se la sarebbe presa più di tanto, lei era una
coccolona e questo lo
sapevano tutti. –Bene, ora andiamo a fare colazione!-
esclamò correndo giù per
le scale. I loro genitori, Caterina e Francesco, soprannominati da
tutti i loro
amici Catia e Rino; la madre era alta e snella, con i capelli neri,
ricci e
corti, gli occhi marroni piccolini e carnagione scura; era amichevole e
socievole con tutte le persone con cui veniva a contatto, il suo lavoro
la
costringeva ad essere in quel modo, caratterialmente parlando. Il padre
era
poco robusto, carnagione scura, capelli biondi, occhi celesti e
piccolini;
severo, ma non tanto, e socievole con molte persone.
-Buongiorno
Amorini miei.- disse la madre salutando i suoi due figli, erano seduti
nel
giardino della loro grandissima casa, che molti consideravano come una
reggia;
quella villa era la location di molte feste, anche a tema, organizzate
dai due
ragazzi e ospitava anche molte cene, anche di beneficenza; la loro era
una
famiglia con molti amici a cui piaceva stare in compagnia, quando
poteva.
Il
giardino era molto grande, in proporzione alla casa di tre piani in cui
si
trovava, ospitava tre grandi gazebi uniti, con la struttura in ferro
battuto
con una tenda di un tessuto color champagne, c’era una
piscina, piena solo
quando serviva, coperta da un telo blu che le impediva di sporcarsi.
Nel
quartiere era risaputo che Catia aveva il pollice verde, per questo nel
giardino c’era anche un orto con molte varietà di
fiori e colori, soprattutto.
-Buongiorno.-
dissero i due in coro; si sedettero per fare colazione con i loro
genitori e
dopo aver finito si alzarono per uscire di casa e andare a scuola.
-L’hai
finito quel caffè?! Stiamo facendo tardi, dai Francesco!-
Beatris urlava così a
Francesco, stavano insieme quasi da un anno ed erano una bella coppia,
a detta
dei loro amici. –Gli altri sono già arrivati!-
continuò la ragazza. Erano
entrambi seduti in un bar che distava proprio poco dalla loro scuola,
entrambi
erano compagni di classe dei due fratelli Russo; Francesco era uno dei
migliori
amici di Marco, il più grande, mentre Beatris era la
migliore amica di Marianna.
-Okay,
ho capito! Andiamo.- disse lasciando una banconota sul tavolino e
alzandosi,
seguito dalla sua fidanzata. Era vero erano una coppia di ragazzi dalla
testa
calda, non li si poteva contraddire perché altrimenti
rispondevano per le rime,
ma tutto sommato si amavano davvero e potevano resistere a qualunque
cosa,
perché alla fine l’amore trionfava, SEMPRE. Quando
uscirono dal bar si presero
per mano e camminarono fino al loro Liceo.
-Quindi
mi porti a quella festa…in discoteca…di cui ti
parlavo prima?- chiese facendo
gli occhi dolci, sperava che non resistesse a dirle di sì e
che quindi l’avesse
portata a quella grande festa che si sarebbe tenuta dopo tre giorni, il
sabato
successivo, nella discoteca più quotata della
città. Francesco, purtroppo per
lei, non adorava quelle situazioni, e lei lo sapeva benissimo!
-Fammici pensare…vediamo…NO!- naturalmente lei
sapeva che avrebbe risposto in
quel modo. –Ci saranno troppe persone, l’una
ammassata sull’altra, poi tutti
gli uomini grandi che osservano le ragazze…no, non se ne
parla.- lei annuì e lo
baciò lievemente sulla guancia. –Cosa era questo
bacio squallido? Vieni qui-
l’attirò a sé e la baciò
sulla bocca e ci mise anche la lingua.
-Andiamo.-
disse Beatris, una volta staccatasi da Francesco.
-Siete
arrivati finalmente, vi aspettiamo sempre per ore!- esclamò
Marianna vedendoli
arrivare, era ferma a parlare, nell’atrio della scuola, con
suo fratello e
alcune delle sue amiche di classe, Dafne, Claudia e Manuela, che erano
anche le
sue migliori amiche oltre Bea; Marco li guardava ridendo affiancato dai
suoi
amici Giammarco e Michele, che sorridevano anche loro alla vista del
loro amico
con la sua dolce metà. I due si trovavano dietro a un albero
e speravano di non
essere visti dai loro amici, ma sbagliarono di grosso i loro calcoli.
Il
giardino non era molto grande, ma era bellissimo; c’era una
grande distesa di
verde che troneggiava, una fontana al centro del prato, con sulla sua
cima un
bambino alato che faceva fuoriuscire l’acqua dalla sua bocca.
Quell’estate,
prima che tutti rientrassero dalle vacanze, erano stati piantati degli
alberi
che abbellivano l’atrio e non lo lasciavano spoglio, inoltre
c’erano delle
panchine e vari tavoli dove gli studenti si sarebbero potuti accomodare
per
studiare all’ultimo momento, cosa che accadeva molto spesso.
-Finito
Francesco?- domandarono in coro i ragazzi, i due avevano ripreso a
baciarsi
davanti ai loro amici, ma non li avevano visti, e neanche sentiti!
Marianna e
le sue amiche si avvicinarono ai due per coglierli di sorpresa.
-Bu!-
urlarono facendoli spaventare a morte, quando si girarono verso di
loro, le
quattro scoppiarono a ridere, come i ragazzi, mentre i due fidanzatini
erano
bianchi come due cadaveri.
-MA
SIETE SCEMI?! CI AVETE FATTO PRENDERE UN COLPO.- dissero Francesco e
Beatris in
coro, rimproverando tutti i ragazzi. Si guardarono, tutti,
contemporaneamente
per qualche secondo, e scoppiarono in una risata di gruppo attirando le
attenzioni degli allievi attorno a loro.
-No,
siamo i vostri amici. E vi stiamo aspettando da venti
minuti…qui.- disse Dafne
seria, ma non ci riuscì perché continuava a
ridere come un matta davanti alle
loro facce pallide. Francesco stava per ridere quando il suono acuto
della
campanella li costrinse a salutarsi e ad entrare
nell’edificio scolastico.
Presentava due piani, all’esterno era interamente dipinta di
blu elettrico e
grigio, un buon contrasto, era stata ridipinta nella ristrutturazione
generale
della struttura quell’estate; come si entrava si poteva
trovare sulla destra la
reception, dove c’erano Rosanna e Paolo, che si occupavano di
ricevere gli ospiti
e di rispondere alle varie telefonate, c’era poi un vecchio
pianoforte e un
vecchio banco da scuola, fatto in legno d’acero con un porta
calamaio. C’erano
poi, in bella vista, gli uffici della vice-preside, del suo capo e la
segreteria, che presentava inoltre uno sportello, di colore blu, dove
ci si
poteva, letteralmente, affacciare e chiedere informazioni di ogni
genere; dopo
di che c’erano la metà delle aule della scuola, e
al piano superiore si trovava
l’altra metà. L’istituto comprendeva,
oltre al Liceo Linguistico, il Liceo
Pedagogico e il Liceo Socio-Economico, nel loro piano di studi erano
molto
simili, però nell’ultimo c’erano delle
ore di Diritto che nel Pedagogico sono
sostituite dall’insegnamento del Latino. Nel Liceo
Linguistico erano stati
formati due corsi: il corso A, con l’insegnamento del Tedesco
e il corso B con
l’insegnamento dello Spagnolo; ma per il resto, il piano di
studio era
completamente uguale per entrambi; e da questo dipende anche la
sistemazione
delle classi, per quell’anno, ogni corso era stato sistemato
insieme. Al primo
piano si trovavano le aule del Liceo Pedagogico e Socio-Economico,
mentre il
secondo era occupato dalle classi del Liceo Linguistico.
-Su…andiamo!-
esclamò Manuela, che fino a qual momento non aveva spiccato
parola, era una
ragazza timida, inizialmente, ma in realtà aveva un
carattere forte,
coraggioso…ed era anche molto simpatica! Le sue amiche la
seguirono al piano
superiore ed entrarono tutte insieme nella loro aula, sempre quella
dell’anno
prima, quella che aveva ospitato litigi, gioie e crisi di panico e
pianti, ma
pochi. Alle pareti, dipinte di grigio, erano stati applicati dei
cartelloni che
ritraevano le quattro stagioni, per il lessico Tedesco, varie scritte,
rigorosamente nere e una foto, quella che era stata scattata davanti al
Teatro
dell’Opera a Vienna, durante la gita dell’anno
precedente. La loro era una
bellissima classe, molto unita e compatta, come poche,
certo…non tutti andavano
d’accordo con tutti, ma riuscivano sempre a trovare un punto
d’incontro. L’anno
prima erano tutti preoccupati per Beatris, quasi tutti, compresa lei,
pensavano
che sarebbe stata bocciata, invece per loro grande sorpresa, dovette
solo fare
gli esami per i tre debiti che le misero e, con l’aiuto delle
sue amiche, riuscì
a studiare e a passare brillantemente gli esami, ripromettendosi di
studiare
dall’inizio l’anno successivo.
-Ehi!-
nella classe entrarono Nicoletta, chiamata Niki dai suoi amici e
familiari, e
Mariangela, la sua migliore amica. La prima aveva la carnagione chiara,
con
delle lentiggini sulle guance, occhi marroni e capelli lunghi, lisci e
castani;
usava truccarsi ogni giorno, metteva una linea, non tanto sottile, di
eyeliner,
un po’ di mascara e della matita nera all’interno
dell’occhio; era una
bellissima ragazza snella e della giusta altezza.
Mariangela
era molto simile a lei, occhi marroni, capelli castani lisci quasi
sempre
raccolti in una coda di cavallo alta, ma a differenza di Nicoletta
portava un
paio di occhiali grandi e blu.
Dopo
qualche minuto la classe si popolò di ragazze che si
abbracciavano e che si
rincontravano dopo quasi te mesi di vacanze. L’anno
precedente c’era il rischio
che la classe fosse divisa perché troppo numerosa, in
effetti per i professori
non era molto comodo gestire trentuno ragazzi che, a dir la
verità, non erano
tanto calmi; ma fortunatamente ciò non avvenne, si
ritrovarono tutti quanti in
quella piccola aula.
-Già
facciamo chiasso? Iniziamo bene quest’anno!- la professoressa
Roselli,
insegnava matematica nel corso linguistico da più di
trent’anni; era alta e
robusta, capelli biondi, occhi verdi e carnagione chiara, ma non tanto.
Era
sempre allegra e disponibile con i suoi alunni, ma quando si
arrabbiava, magari
per un po’ di compiti andati male o qualcuno che non riusciva
a svolgere un
esercizio, diventava una bestia e le sue urla si sentivano anche al
piano
inferiore.
-Beh
prof. possiamo dire che siamo tornati e ci siamo tutti!-
esclamò Andrea, uno
dei ragazzi della classe; era biondino, con gli occhi azzurri e di
carnagione
molto chiara, quasi pallida; aveva un carattere molto tranquillo, ma
era molto
istintivo, cioè non ci pensava mai due volte prima di
parlare o esprimere i suoi
pensieri.
-Eh
sì Monticelli, proprio così.- rise la
professoressa che, dopo essersi seduta,
prese a fare l’appello per vedere se c’era qualche
novità e se quel giorno
tutti i ragazzi erano presenti.
-BASTA!
Non ce la faccio più!- esclamò Marianna
poggiandosi sulla porta, era appena
suonato l’intervallo e tutti gli alunni della scuola uscivano
fuori dalle
classi per stare nei corridoi e chiacchierare. Accanto alla 2^AL,
classe della
ragazza, c’erano la 5^AL e la 3^AL, difronte avevano la
1^AL e la 4^AL,
classe dove si trovava il fratello Marco.
Marianna
stava per raggiungere il fratello, quando venne bloccata da Mariangela
ce le
doveva parlare, e anche urgentemente, a detta sua.
-Che
succede?- chiesa, un po’ scocciata, la bruna alla sua amica.
Quando avevano
parlato quella mattina, le era apparsa più antipatica e snob
dell’anno
precedente, forse era accaduto qualcosa durante quei tre mesi lontana
dalle
mura della scuola… e forse stava per raccontarle tutto.
-Beh…vedi…quest’estate
ho conosciuto un ragazzo, e anche molto bello, vorrei fartelo
conoscere.- ed
ecco quello che si aspettava, le stava sbattendo in faccia il fatto di
avere un
ragazzo; Marianna non aveva mai avuto delle relazioni serie, era uscita
con
qualcuno per qualche mesetto ma poi si fermava lì, diceva di
non essere ancora
pronta per una relazione fissa e seria con un ragazzo.
-Bene,
dov’è?- domandò con uno strano
sorrisino sulla faccia, sapeva che se voleva,
poteva avere tutti i ragazzi che voleva, specialmente con il fisico che
aveva;
non era una poco di buono e tutti lo sapevano, la sua era tutta
apparenza, in
realtà era molto timida e quella era solo una maschera per
rendersi accettabile
agli occhi di tutti.
-Studia
allo Scientifico, te lo farò conoscere se oggi usciamo
insieme, possiamo
passare da casa tua. Che ne dici?- domandò con una punta di
antipatia nel tono
di voce, l’altra annuì e così si
congedarono; quel pomeriggio si sarebbe
divertita moltissimo Marianna, specialmente nel conoscere quella nuova
persona.
-Che
voleva?- sentì la voce del fratello nel suo orecchio e si
voltò di scatto verso
di lui, visto che era solo gli spiegò l’accaduto e
anche lui sorrise.
-Bene,
e cos’hai in mente?- domandò guardandola.
-Nulla,
quando verrà sotto casa saluterò il suo fidanzato
e basta.- quello che non
voleva dire a Marco era che si stava sentendo con un ragazzo che aveva
conosciuto quando erano andati in vacanza. Si chiamava Cristian e, per
pura
casualità, abitava proprio nella città dove
abitava anche lei; era castano, con
gli occhi verdi e la carnagione scura, come la sua, aveva sempre un
bellissimo
sorriso stampato sulle labbra; era simpatico e sempre disponibile
quando lei
aveva bisogno di qualcosa. Si erano conosciuti sulla
spiaggia…
-Giochiamo
a pallone?- e dopo quella
domanda Marianna era stata costretta da suo fratello, e dai suoi amici,
ad
andare a prendere un pallone da calcio con cui giocare nel grande campo
da
calcio del resort. Si trovavano in America, precisamente in California,
in un
villaggio nella famosa città di Palm Springs. I loro
genitori non erano potuti partire
con loro per le vacanze perché si erano impegnati
all’ultimo momento con dei
clienti, che non potevano deludere. Erano partiti allora solo loro due,
e una
volta arrivati nel villaggio, conobbero dei ragazzi italiani, con cui
passavano
le giornate e andavano in discoteca la sera.
Marianna
stava camminando, per andare
nel locale dove poteva prendere un benedetto pallone da calcio, quando
un
pallone da basket le sfiorò la testa; fortunatamente non si
fece nulla, ma vide
avvicinarsi un ragazzo che le sorrideva.
-Scusami
tanto, non era mia
intenzione farti male. Stai bene? Niente di rotto, vero?- lei sorrise e
scosse
la testa.
-Sto
benissimo, mi ha solo sfiorata.-
-Meglio
così…io sono Cristian. E tu?-
lei le disse il suo nome e subito dopo
l’accompagnò a prendere quell’oggetto di
cui avevano bisogno i suoi amici.
-Sai
giocare a calcio?-le chiese
tutt’a un tratto, voltandosi verso di lei.
-Diciamo…qualche
cosa la so fare.-
rispose.
-Bene,
allora…stasera vai in discoteca?-
lei annuì e lui continuò la frase. –Ci
vediamo stasera allora!- esclamò e andò
via, ma prima le lasciò un bacio sulla guancia.
-Sorella,
a che stai pensando? Sei ancora sulla Terra?- Marco la scosse dal
braccio e lei
si ridestò dai suoi pensieri. –Vedi che oggi
pomeriggio Francesco e Giacomo
vengono a casa.-
-E
viene anche Bea, le altre non lo so.- concluse e dopo di che
tornò nella sua
aula, con le sue amiche; pronta per affrontare altre tre ore di scuola.
Beatris
e Marianna uscirono dall’edificio scolastico, fermandosi poi
nell’atrio, la
prima in attesa del fidanzato e la seconda in attesa del fratello.
-Bea…ti
devo dire una cosa.- disse, rompendo il silenzio, la Russo voltandosi
verso
l’amica e guardandola negli occhi. Beatris si
preoccupò, insomma aveva
utilizzato il tono di chi ha ucciso una persona, ma lei sapeva che non
era
così, sicuramente era una cosa diversa che le era successa.
-Dimmi
tutto.- rispose togliendosi il peso della cartella dalle spalle e la
poggiò
sulla panchina, dietro di lei. La incoraggiò a spiegarle
cosa era successo e
cosa le doveva raccontare.
-Quest’estate…ho
conosciuto…un ragazzo…si chiama
Cristian…e…- venne, però, interrotta
dall’arrivo di Marco e Francesco, e così smise di
parlare ripromettendosi di
farlo nel pomeriggio, nella più totale calma. -Riprenderemo
il discorso oggi
pomeriggio.- disse guardando la sua migliore amica.
-Cosa?-
chiese, all’oscuro di tutto, il fratello di Marianna; eh
già, lei non gli aveva
detto nulla, cosa che non accadeva mai. Si raccontavano sempre tutto ed
era
raro che non si confidassero qualche segreto o che non si raccontassero
le loro
giornate.
-Nulla
di che, non preoccuparti.- gli diede un dolce bacio sulla guancia e lo
abbracciò.
-Va
bene, torniamo a casa allora.- detto questo montarono sulla moto di
Marco e tornarono
a casa.
-SIAMO
TORNATI!- esclamarono i due in coro entrando in casa, posarono le loro
cartelle, anche se quasi vuote, vicino la porta d’ingresso e
raggiunsero la
sala da pranzo. Quest’ultima era di forma rettangolare,
grande con un grande
tavolo fatto in legno d’acero al centro, circondato da
quattro sedie dello
stesso materiale; alle pareti diverse foto, incorniciate, che
ritraevano la
famiglia in diverse occasioni come compleanni, eventi e matrimoni,
c’erano poi varie
vetrine dove erano posti vari oggettini in vetro o in ceramica, quelli
che di solti
fanno da bomboniere a sposalizi e ad altri eventi.
-Siamo
qui.- Catia e Rino sbucarono dalla cucina con, in mano, dei piatti; i
ragazzi
apparecchiarono la tavola e si sedettero con i loro genitori a mangiare.
-Ah,
mamma…ho invitato Giacomo e Francesco oggi pomeriggio. Va
bene?- avvisò i
genitori Marco, la madre permetteva loro di invitare chiunque volevano,
a patto
che non facessero molto caos e che non rompessero nulla; i due erano
molto
permissivi nei confronti dei figli, lasciavano che organizzassero feste
in
casa, che partissero per le vacanze insieme, ma soprattutto che
andassero in
discoteca e che si ritirassero quando volevano; non si potevano,
indubbiamente,
lamentare dei voti che avevano a scuola Marianna e Marco.
-Viene
anche Beatris…in realtà.- disse Marianna
guardando i suoi genitori, questi
annuirono e le sorrisero. Il pranzo trascorse in
tranquillità e serenità,
parlarono di quello che avevano fatto a scuola e delle loro impressioni
su
quell’anno e programmarono il fine settimana; sarebbero
andati a mangiare nella
campagna della nonna paterna, con i vari parenti e il giorno prima, i
due
fratello, sarebbero andati in discoteca con i loro
amici…iniziava proprio bene
l’anno scolastico!
Il
campanello suonò due volte, segno che i loro amici erano
arrivati tutti
insieme, quando aprirono la porta la prima ad entrare fu Beatris che
prese per
mano Marianna e la trascinò nella sua stanza, chiudendo la
porta alle sue
spalle, voleva assolutamente sapere cosa le doveva raccontare quella
mattina.
Francesco
e Giacomo entrarono subito dopo e poi si andarono a sedere tutti e tre
sul
divano, e iniziarono a giocare alla Play Station, il gioco preferito
dagli
uomini.
Le
due ragazze erano sedute sul letto a baldacchino di Marianna e stavano
ridendo
a crepa pelle.
-Ma
l’hai vista la sua faccia quando le hai detto
‘Okay, va bene’?!- si stavano
riferendo alla scenetta che quella mattina c’era stata tra
Mariangela e la
Russo. –Ora basta…che mi dovevi dire stamattina?-
si fece seria tutt’a un
tratto e domandò quello che tanto voleva sapere. Era
arrivato, per l’altra, il
momento di confidarsi con la sua migliore amica che l’avrebbe
sicuramente
ascoltata e capita, alla perfezione.
-Sai
che siamo stati in America quest’estate?- chiese e
l’altra annuì e la invitò a proseguire
il discorso. –Ho conosciuto un ragazzo che…- venne
interrotta dall’urlo della
sua amica.
-ODDIO!
E’ Americano e non l’hai più rivisto
e…-
-Non
iniziare! E’ Italianissimo, ma non l’ho
più rivisto.-
-Tesoro,
sai che esiste una cosa chiamata Facebook e che molto probabilmente
c’è anche
il tuo Amato?- domandò ironica Beatris alzandosi e andando a
prendere il
computer. Lo poggiò sul letto e lo accese, digitò
la password ed entrò nel
computer. Come immagine del desktop c’era un college di foto
che Marianna aveva
fatto con i vari scatti della gita a Vienna, dell’anno
precedente, e altri
delle vacanze appena trascorse; una foto in particolare
attirò la loro
attenzione, una foto che ritraeva entrambe in un parco della grande
città
austriaca che avevano visitato, Marianna indossava una maglia a maniche
lunghe
bianca con sopra l’immagine di una donna con degli occhiali
da sole e Beatris
vestiva una maglia a maniche corte nera e da sopra una felpa gialla.
-Questa
l’abbiamo scattata quando siamo arrivate…-
ricordò Beatris osservando
attentamente la foto, cercando di rivedere, nella sua mente, quel
giorno.
-Mi
ricordo che mentre camminavamo piangevi…chissà
per colpa di chi!- fece vaga
l’altra, ma non riuscirono a rimanere serie infatti
scoppiarono a ridere di colpo…senza
una ragione.
-Comunque…stavamo
cercando questo Cristian…senza l’acca. Trovato!-
esclamò entusiasta del suo
lavoro. Scoprirono che sabato sera sarebbe andato a ballare in
discoteca,
proprio come dovevano fare loro.
Il
loro incontro era vicino, ma non sarebbe stato come lei sognava.