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Autore: Lady Vibeke    17/01/2009    4 recensioni
Il fatto che io odi vivere ma mi ostini a non voler morire fa di me un paradosso vivente?
Non è questione di mancanza di volontà, ma piuttosto di debolezza. Detesto che in fondo a questo barattolo, assieme a me, pillola della morte, ci sia finta anche una caramella rosa alla fragola. Ed è così bella, lei, così profumata ed invitante, e non vedo perché qualcuno dovrebbe scegliere me, se l’alternativa è questa lucida perlina di zucchero assurdamente perfetta.
Lei si scioglierebbe, se le piovesse sopra, come piove su di me. Lei è fragile, dolce, leggera. Lei non è come me, è innocua ed indifesa.
Credo di amarla.
Ha senso tutto questo?
La Morte può amare la Vita?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sento come l’ultima pillola in fondo al barattolo di barbiturici, un chicco di morte pronto a spazzare via l’inutilità di una vita sprecata a rincorrere nullità.

Sarà che forse piove. Casualmente, piove sempre quando c’è da macinare rimorsi e rimpianti, e sarà anche una coincidenza, ma tuttora non ho capito la differenza tra una pioggia da rimpianto e una da rimorso.

È sempre acqua fredda, in fondo.

Un freddo che scotta, se non sai cosa significa sentirtelo scorrere dentro. In me ha già bruciato tutto quello che poteva. Un bruciore aspro e pungente e dolcemente insensibilizzante.

Il fatto che io odi vivere ma mi ostini a non voler morire fa di me un paradosso vivente?

Non è questione di mancanza di volontà, ma piuttosto di debolezza. Detesto che in fondo a questo barattolo, assieme a me, pillola della morte, ci sia finta anche una caramella rosa alla fragola. Ed è così bella, lei, così profumata ed invitante, e non vedo perché qualcuno dovrebbe scegliere me, se l’alternativa è questa lucida perlina di zucchero assurdamente perfetta.

Lei si scioglierebbe, se le piovesse sopra, come piove su di me. Lei è fragile, dolce, leggera. Lei non è come me, è innocua ed indifesa.

Credo di amarla.

Ha senso tutto questo?

La Morte può amare la Vita?

E qualcuno si chiederà se io non sia gelosa della sua bellezza, della sua perfezione, di tutto ciò che una sferetta rosa di glucosio può rappresentare.

Lo sono, infatti. La invidio. La invidio in modo viscerale, per ciò che è e ciò che può fare. Io uccido i dolori, lei rende tutto più buono. Ma io posso uccidere, lei no.

Mi chiedo se una persona, prendendoci entrambe, insieme, possa avere un’overdose di benessere. Io porto via il male, lei ci mette il buono. Che bello sarebbe se bastasse così poco.

Oppure no, niente sapore di fragola, solo l’amarognolo di cui so io. Non sono fatta per essere gustata a lungo, assaporata. Sono fatta per essere sparata in un colpo, come un proiettile di rivoltella alla testa, solo che io non spargerei sangue e non farei rumore.

Sarei una silenziosa morte amara.

La morte non è mai stata dolce, se ben ricordo. La dolce morte è solo una favoletta per creduloni.

Ingoiami, lettore sprovveduto. Mandami giù e ammazzati assieme a me. Non ho mai saputo essere buona, scusami.

E intanto non smette di piovere, perché il gusto gotico della macabra fine si perderebbe senza una dannata pioggia che incupisce il tutto. Ci vuole del grigio, del buio, del bagnato, del freddo.

E poi lei, la mia piccola amica rosa e lustra, profumata di fragola.

Cosa ci fa lei, in mezzo a tutto questo?

Stoni, mia cara, sei fuori contesto.

Contribuirebbe all’atmosfera se io fumassi, adesso. Sigaretta alle labbra, rossetto rosso, e viso sciupato da occhiaie insonni. Noir e decadente al punto giusto.

Siedo sul davanzale della finestra aperta e lei mi siede accanto. Profumo fruttato contro il mio profumo di sterile. Io occhi chiusi, lei sorriso. Io testa china, lei guarda fuori.

Chi di noi due è la via giusta?

Prendi me e muori nella beata apatia.

Prendi lei e vivi la tua vita edulcorata.

Lei è più droga di me. Lei illude ed inganna, distorce le tue percezioni.

“Prendi me”, sembro voler dire ad un qualcuno che non c’è, come per dimostrarmi che valgo più di un confetto rosa.

Eppure “Prendi lei” grido all’aria, perché io sono fatta di costosi farmaci e lei di banalissimo zucchero, ma tra noi due, la vera risposta sensata è lei, se un disperato si chiede per chi di noi sia meglio optare.

Avrei scelto la pillola di barbiturici, tempo fa, arrivata al fondo del barattolo. La via più semplice, più veloce, più indolore.

Oggi mi limito a fissare il vuoto e quella strana accoppiata inspiegabile: come ci è finita una caramella in un barattolo di psicofarmaci? Cosa ci fa qualcosa di così semplice e quotidiano accanto all’ultima superstite di un esercito di pasticche mortali?

Qualche volta propendo per l’una, qualche volta per l’altra, ma a volte mi sembrano un concetto inscindibile.

Credo che si amino, ormai, dopo tutto il tempo che sono rimaste chiuse lì dentro insieme.

Veleno e zucchero. Di questo è fatta la vita. Io non lo sapevo fino a che non ho mandato giù, una per una, tutte quelle pillole bianche. Non c’era altro modo di scoprire il confetto rosa, e se non ci fosse stato, non mi sarei fermata.

Così oggi, mentre fuori piove, e lei mi siede accanto, sono ancora qui a chiedermi cosa sceglierò, quando sarà il momento.

E intanto questa pioggia, non so perché, comincia a sapere di fragola.

 

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A/N: nata da non so cosa, ispirata da non so chi, o forse sì. Il titolo è tratto dalla canzone di Alanis Morissette ed appartiene quindi a lei.
È solo il mio ennesimo delirio mentale. Se vi è in qualche modo piaciuto, spero sempre in un vostro commento.

   
 
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