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Autore: _xLarryStylinsonx_    04/07/2015    1 recensioni
Sequel di War. Consiglio di leggere prima War.//
Dopo cinque anni, erano cambiate tante cose, ma Louis poteva dire di essere rimasto lo stesso. Lo stesso ragazzo dagli occhi blu e i capelli castani, lo stesso ragazzo basso che amava le scarpe sportive. Viveva nella sua vecchia catapecchia londinese, resistita ai numerosi bombardamenti. Lavorava in una libreria, i cui proprietari erano antichi amici di famiglia. Insomma, aveva una vita. Eppure gli mancava qualcosa, o meglio, qualcuno.
Genere: Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo cinque anni, erano cambiate tante cose, ma Louis poteva dire di essere rimasto lo stesso. Lo stesso ragazzo dagli occhi blu e i capelli castani, lo stesso ragazzo basso che amava le scarpe sportive. Viveva nella sua vecchia catapecchia londinese, resistita ai numerosi bombardamenti. Lavorava in una libreria, i cui proprietari erano antichi amici di famiglia. Insomma, aveva una vita. Eppure gli mancava qualcosa, o meglio, qualcuno.
Qualcuno che gli riempisse le giornate con i suoi sorrisi, che lo facesse ridere anche per le cose stupide. Qualcuno che lo tirasse su nei momenti in cui avrebbe voluto non esistere.
Qualcuno che lo amasse.
Dopo cinque lunghi anni, aveva perso la speranza. La speranza di rivederlo, e di avere una vita felice con lui. Certo, il suo cuore conservava ancora quel piccolo barlume di verde speranza, ma il suo cervello diceva che oramai la guerra era finita, e che era troppo tardi. Aveva smesso di scrivergli due anni prima, siccome non riceveva più risposta.
Dopo cinque anni, Harry gli mancava ancora di più. E si incolpava perché avrebbe voluto essere stato più deciso ad andare con lui. Ma aveva avuto paura, e ora se ne pentiva amaramente.
Amava pensare nella sua soffitta, al calduccio sotto una coperta, e guardare dalla finestra la strada.  Doveva darsi una smossa, non poteva rimanere tutto il resto della vita in quella soffitta.  Louis amava viaggiare, almeno prima della guerra. Voleva andare a Parigi, non c’era mai stato, e, anche se quell’anno non era uno dei migliori, decise di andarci lo stesso. Ci mise settimane, per trovare qualcuno che gli permettesse di attraversare la manica a bordo di una barca. Sbarcato sulle coste, non aveva assolutamente idea di cosa fare. Avrebbe improvvisato, alla Louis.
Il giorno della partenza, Louis era felice. Felice come non lo era da troppo tempo, ormai. Si sentiva rinato. Partì, con la sua malconcia automobile, la mattina all’alba, e arrivò a Dover verso le undici. Il mercantile sarebbe partito di li a un’ora, e Louis aveva seriamente paura di perderlo. Fu sollevato solo quando mise piede sulla nave, con mezz’ora di anticipo, tra l’altro.
Sarebbe arrivato a Calais in due ore…non si capacitava di quanto fossero veloci.
Sul ponte, affacciato al parapetto, guardò il mare, e forse non avrebbe dovuto farlo, perché gli venne di nuovo in mente la chioma riccia, e le lacrime agli occhi. Harry amava tanto il mare…
Scosse la testa, facendo cadere quel che restava del suo sfogo nell’acqua chiara. Neanche si era accorto che il mercantile era partito.
Poi, ripensandoci, non si ricordava assolutamente niente di ciò che aveva fatto in quelle due ore. Sceso, sulla terraferma, prese a camminare, senza una mappa, senza una meta.
Si fermò solo quando raggiunse un convento certosino di un paese di cui non conosceva il nome. Lo accolsero delle suore, che gli fecero mangiare un po’ di pane e formaggio e gli diedero del buon vino francese.
Louis aveva raggiunto il suo scopo, stancarsi tanto da non riuscire a pensare a niente, ed evitare che i demoni del passato ritornassero. Per sua fortuna quel convento era stato un ricovero usato dalle crocerossine ai tempi della prima guerra mondiale, e poté rimanere a dormire. Crollò letteralmente sul letto, e sprofondò in un sonno senza sogni. Al mattino, verso le otto, una sorella venne a bussare alla sua porta. Fece una bella colazione, nel grande cortile, dietro la cappella. La sorella, una signora –sempre secondo Louis- sulla sessantina, con dei bellissimi occhi blu, che erano in grado di ipnotizzare chiunque. Lei lo accompagnò a visitare il resto della struttura, ed era veramente un bel posto, avrebbe potuto rimanerci...
Apprese che quel posto era stato un rifugio dopo lo sbarco in Normandia, e che era stato un punto di riferimento per le linee alleate.
<<…e quindi, durante la seconda guerra mondiale abbiamo aiutato i feriti e dato una tregua alle sanguinose battaglie. >> La sorella continuava a tessere le lodi di quel posto, puntando soprattutto sul fatto che quello fosse stato un ricovero per i feriti, il che stava diventando alquanto noioso. Poi a Louis balenò un’idea, E se Harry fosse arrivato lì?
Provò a chiedere, ma non ottenne una risposta concreta. Preso da una febbrile follia, e da una smania di sapere, e forse anche da una nostalgia irrefrenabile, si fece accompagnare nell’infermeria e si fermò appena fuori le porte di legno chiuse.
Con una mano toccò la maniglia, ma ritrasse di scatto il braccio. Prima avrebbe dovuto calmarsi, perché se non c’era nessuno sarebbe stato peggio di prima. Fece due respiri profondi ed entrò a passi lenti nella grande sala.
Ci saranno stati una quindicina di letti, di cui tre erano occupati. Li dividevano separé bianchi, e su delle sedie c’erano i loro effetti personali. Sempre lentamente si avvicinò al primo letto, e quasi contemporaneamente se ne allontanò. Il secondo lo saltò direttamente, era una donna.
Il terzo letto era in fondo alla sala, e con fare quasi sconsolato, ci si avvicinò.
Sulla sedia c’erano una casacca da militare, un coltello a serramanico, e…Louis corse via.
Il portafogli che era sulla sedia lo aveva glielo aveva regalato al suo compleanno di sette anni fa.
La suora, che era rimasta fuori la porta, lo guardava con un’aria stranita, ma anche compassionevole. <> Louis la guardò come se non l’avesse mai vita, ma iniziò a raccontare. Le raccontò tutto, dall’inizio. Come si erano conosciuti, come era iniziata la loro storia. Di quando era partito, delle lettere, delle vaghe risposte. Di come era arrivato lì, e di come lo aveva riconosciuto. La sorella stette tutto il tempo ad ascoltare, e nemmeno una volta giudicò. <>
Quasi rincuorato da quelle parole, si avvicinò di nuovo alla porta. Oltrepassò la soglia come se stesse entrando in una casa di cristallo, e questa volta fece attenzione a non fare rumore. Arrivò al letto, e prese la sedia, spostò delicatamente le cose ai piedi del letto, e si sedette accanto alla chioma riccia che era appoggiata al cuscino. Harry era sdraiato a pancia in su, senza maglia, ma con una fasciatura di garza bianca all’altezza dello stomaco. Louis accarezzò il suo petto, e gli prese la mano. La strinse leggermente, per paura di fargli male.
Sentiva lo stomaco stretto in una morsa di ansia, ma anche di felicità incontrollata, per aver ritrovato ciò che più contava nella sua vita. Intanto, la sorella, che Louis aveva scoperto si chiamasse Arianne, li aveva lasciati soli, commossa da tanto amore.
Quando Harry, mezz’ora più tardi, aprì quei meravigliosi occhi verdi, Louis era lì, con le lacrime agli occhi, stringendogli la mano.
-Ciao Babycakes.-
<>
 
 
 
E anche questa è finita. Un’altra avventura passata. Ringrazio molto le eventuali recensioni, se mai ce ne dovessero essere. Un grazie speciale va alla rompipalle di Roo, che è sempre con me. E che mi manca taaanto, vabb. Questo sequel l’ho scritto esclusivamente con ‘When the darkness comes’ a palla. Vi giuro che è perfetto.
Beh, alla prossima follia.
Sofii.
 
   
 
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