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Autore: AThousandSuns    05/07/2015    2 recensioni
Dal videogioco Arkham Knight. Spoiler sulla sua identità, perciò non aprite se non volete sorprese! Un piccolo frame sui pensieri dell'Arkham Knight, prima che il caos inghiotta Gotham.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Barbara Gordon, Batman, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La cappa di nuvole che torreggiava sulla città impediva alla luna di affacciarsi su Gotham.
Aveva scelto il grattacielo della Wayne Enterprises per godersi l'ultima notte della Gotham che conosceva, in cui era cresciuto, e che l'aveva tradito. Dolorosamente ironica, come situazione. 
Sembrava fosse la sua condanna, odiare fino allo spasimo qualcosa da cui non riusciva ad allontanarsi.
Da ragazzino aveva amato osservare quel buco dannato che qualcuno aveva ancora il coraggio di chiamare città dall'alto, ridurre auto e persone a semplici puntini in movimento. Lo faceva sentire forte, al sicuro. Se avesse potuto sarebbe tornato indietro e si sarebbe preso a calci da solo.
Un idiota, ecco cos'era stato. Un idiota che seguiva uno psicopatico vestito da pipistrello. Avrebbe dovuto capirlo che sarebbe finita male, ma Batman l'aveva accecato, con le sue balorde manfrine sulla giustizia e sul dovere.
Ma non era stato certo il pipistrello a pagarne le conseguenze. Non era stato lui a marcire ad Arkham per mesi, preso a sprangate, picchiato, plagiato e marchiato da un altro psicopatico.
Quando Joker l'aveva catturato, lui aveva fatto tutto ciò che il pipistrello gli aveva insegnato: aveva cercato di liberarsi, senza successo. Aveva perlustrato quel lurido posto dimenticato da Dio alla ricerca di una via di fuga, ma dove sarebbe potuto andare? Allora aveva parlato, e parlato, per guadagnare tempo. Ma non si era presentato nessuno, a salvarlo. E nonostante tutto, dopo mesi di torture, ancora tentava di difendere l'uomo che si fingeva suo padre. Finché il Joker non gli aveva mostrato una foto, la foto del suo rimpiazzo. Un altro povero scemo infilato in quell'orrido costume da Robin. E una foto era stata capace di fare ciò che la tortura aveva tentato invano per settimane: l'aveva spezzato. E così il clown gli aveva aperto gli occhi.
Ora capiva: il Joker era migliore di Batman. Il Joker ammetteva di essere un mostro, non si nascondeva dietro pallide giustificazioni morali, non rinnegava la sua natura, no, la celebrava.
La ruota stava girando, e presto tutta Gotham avrebbe visto ciò che l'Arkham Knight già sapeva.
Il pipistrello non uccideva, certo, ma questo non escludeva che le sue mani fossero sporche di sangue. Il sangue degli innocenti che ogni giorno pagavano con la vita a causa della sua morale inflessibile. Il sangue dei suoi alleati, di Robin e Oracle. A Batman non interessava difendere gli innocenti, no, lui desiderava solo punire i colpevoli. Era quella la sua vera missione: poteva mentire a se stesso, a coloro che ciecamente ancora lo seguivano, perfino a quella fottuta città. Ma non a Jason Todd. Non più.
Era giunto il momento di mettere fine a quella patetica recita, di finire Batman. Ma non senza farlo soffrire almeno un po': avrebbe distrutto il mito, e poi avrebbe distrutto l'uomo dietro la maschera.
L'Arkham Knight sorrise mestamente nella notte, mentre il messaggio dello spaventapasseri si diffondeva come un virus letale in ogni angolo di Gotham. Era l'inizio, l'inizio della fine.
   
 
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