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Autore: Sakura Kurotsuki    05/07/2015    3 recensioni
- Se ti può consolare, nessuno aveva mai avuto il privilegio di attingere al sangue del tuo Signore.
- Ah, allora dovrei proprio sentirmi onorato – scherzò Simon.
Raphael era serissimo.
- Sì, dovresti – disse, e lo prese per la maglietta per attirarlo su di sé.
[Simael]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Il morso ti droga.
E' piacevole, come addormentarsi.
»

Raphael Santiago, Città di Cenere
 


 



 
 
Era una cosa che a volte i vampiri facevano, quella di mordersi a vicenda, bere l’uno il sangue dell’altro. Soprattutto all’interno dello stesso clan; era un segno di fratellanza, come un legame, oppure poteva tornare utile in situazioni di emergenza, quando per qualche motivo non era possibile procurarsi il sangue; allora ci si nutriva a vicenda. 
Raphael non era mai stato morso da nessuno, dopo il suo creatore. Non aveva mai permesso che accadesse, neanche con i suoi fedeli Lily e Elliott.
Probabilmente lo avrebbe infastidito se a farlo fosse stato qualcun altro, ma non se era di Simon Lewis il corpo che accoglieva il suo sangue; non se erano i suoi canini ad affondare nella sua carne fredda.
Per questo non lo fermò neanche quando cominciò a diventare difficile tenere gli occhi aperti e le ginocchia si fecero instabili.
Finché non gli cedettero.
-  Merda! Merdamerdamerda! – si agitò subito Simon, sorreggendolo. Imprecazioni di quel genere, che Simon non era solito usare nella sua vita passata, si erano rivelate un’ottima sostituzione ad eventuali invocazioni religiose. Distese l’altro vampiro sul divano di casa sua e rimase chino su di lui. Raphael era immobile, gli occhi chiusi sul viso di porcellana e se Simon fosse stato ancora umano, probabilmente gli sarebbe esploso il cuore nel petto.
Poi Raphael aprì gli occhi, all’improvviso, senza preamboli e senza scomporsi; Simon lasciò uscire l’aria tutta d’un colpo come se l’avesse trattenuta fino a quel momento.
-  Credevo di aver appena ucciso il Signore dei Vampiri di New York.
L’altro sorrise. -  Saresti diventato Signore dei Vampiri a tua volta. Non sarebbe stato male.
Simon si vantava di essere uno dei pochi ad aver mai visto il vero sorriso di Raphael, senza che fosse inquinato dal sarcasmo o da doppi sensi.  –  E poi non è così facile farmi fuori.
-  Be’, non è che di sangue, lì dentro, ce ne stia tanto – lo stuzzicò Simon, che si era seduto ai suoi piedi, sul divano.
-  Portami rispetto – lo ammonì Raphael con la sua voce morbida, -  sono sempre più vecchio di te.
-  Non si direbbe proprio.
-  Allora ti ricordo che sono stato io a crearti. Io ti ho morso… -
-  Veramente – gli ricordò Simon, -  ti ho morso io.
-  Ah, sì. E’ vero – fece Raphael con noncuranza, sollevando appena le sopracciglia sottili.
Ci fu una pausa, durante la quale Simon si perse a contemplare il contrasto dei colori di Raphael con la camicia bianca che indossava. L’altro lo guardava fisso senza espressione. A volte sembrava quasi che non sbattesse le palpebre. Sembrava davvero una bambola.
Fu Simon a rompere il silenzio.
-  Mi sono sempre chiesto – esordì, - del perché la tua pelle sia così strana.
Raphael sbuffò.
E bravo Simon, si disse il ragazzo, anche oggi sei riuscito a dire qualcosa di stupido. Complimenti. 
-  Noi siamo corpi morti. Il nostro colorito attuale è quello di un cadavere. La mia carnagione era più scura della tua quando ero in vita. Non è che tutti i vampiri si ricoprano di cipria bianca al momento della trasformazione. Non funziona così.
Quella spiegazione ricordò a Simon di ignorare ancora completamente le circostanze della trasformazione di Raphael. Era riuscito a farsi dire la data di nascita, ma per quella di… “morte”, ancora niente.
Fu sul punto di chiederglielo.
-  Credi davvero che siamo solo cadaveri ambulanti? – gli chiese invece. -  Magnus dice che pensi di essere senz’anima… -
-  Parli con Magnus di me, allora?
-  Non ne parlo – disse Simon, deciso, perché sapeva quanto Raphael potesse essere suscettibile su certi argomenti. -  Me l’ha detto, una volta.
Raphael si tirò appena un po’ su, puntellandosi sui gomiti. -  Perché ti importa tanto?
Simon avrebbe voluto rispondergli che c’erano un mucchio di ragioni per cui uno avrebbe dovuto preoccuparsi di essere senz’anima. -  E’ che non mi va di essere solo un pezzo di carne. Fredda, per giunta – confessò invece. -  E poi perché, se non ho l’anima, non so proprio da dove dovrebbe venire tutto quello che provo per te -  
Raphael sbatté le palpebre un paio di volte. Non era certo abituato a dimostrazioni d’affetto tanto aperte, nemmeno se avvenivano tra loro due, lontani dal Dumort.
-  Sei proprio patetico, non c’è niente da fare – disse alla fine, tornando a distendersi.
-  Ci ho provato -  alzò le spalle Simon.
Raphael sghignazzò.
-  Se ti può consolare, nessuno aveva mai avuto il privilegio di attingere al sangue del tuo Signore.
-  Ah, allora dovrei proprio sentirmi onorato – scherzò Simon.
Raphael era serissimo.
-  Sì, dovresti – disse, e lo prese per la maglietta per attirarlo su di sé.
-  Aspetta – fece Simon, ormai vicinissimo alle labbra dell’altro. -  Voglio provare una cosa –
Raphael sollevò un sopracciglio mentre Simon si spostava dalle sue labbra, a cui era vicinissimo, alla linea morbida della mandibola. Lo morse lì, piano, cercando di non pensare al sangue che vi scorreva sotto, concentrandosi invece sulla carne che stava saggiando, e ci riuscì: le zanne non uscirono.
Sbirciò il viso di Raphael e vide che aveva gli occhi chiusi, ma non era impassibile come al solito; una ruga di espressione varcava il suo viso dai lineamenti perfetti.
Simon sarebbe andato avanti, se un luccichio arancione non gli fosse saltato all’occhio. Capì che veniva dalla cornice sul mobile vicino al divano. E capì che era l’alba.
Con i riflessi e la velocità da vampiro, fece il giro della stanza, chiudendo tutte le tende scure al suo passaggio, per poi tornare sul divano nella stessa posizione di prima.
-  Ops. Ora della nanna.
-  Stavi cercando di uccidermi, per caso? – fece Raphael con la sua voce acuta.
-  Intendi con la luce o con…?
Allora Raphael alzò gli occhi al cielo. -  Sono stanco.
- Sì, dormi, recupera un po’ di sangue -  disse Simon, alzandosi. -  Prima o poi riuscirò a sincronizzare i miei orari con i tuoi, vedrai.
-  Perché dovresti? – borbottò Raphael dal divano, dove si era rannicchiato in posizione fetale.   
Simon sapeva che era un modo per stuzzicarlo a dargli a risposta che voleva, come un bambino bisognoso di rassicurazioni.
-  Perché mi sono stufato di farti da balia mentre dormi, ecco perché – gli rispose. Aveva imparato a controbattere ai suoi giochetti. Sapeva che la risposta giusta sarebbe stata “Perché preferisco passare il mio tempo da sveglio con te, piuttosto che con i miei insulsi amichetti Shadowhunters”.
Simon, che era in procinto di raggiungere il succo d’arancia che aveva abbandonato in cucina, sua ultima conquista nel campo dei liquidi mondani, tornò indietro. Fu tentato di dare a Raphael quel bacio che poco prima gli aveva negato.
Invece, si limitò a passargli una mano fra i morbidi ricci neri.
Era troppo presto, per entrambi.  






 
~   ~






 
Il mio primo lavoro in questo universo. 
Il personaggio di Raphael mi ha conquistata completamente, in ogni suo aspetto. Infatti ci sono rimasta male quando ho visto che su di lui ci sono così pochi scritti, spero che il Fandom lo prenda più in considerazione in futuro.
Devo dire anche che all'inizio non mi sarei mai sognata di accoppiarlo con Simon, eppure eccoci qua. Tra tutti i personaggi che ruotano intorno a Raphael, Simon non è il primo a cui ho pensato, ma quando l'ispirazione chiama...
Detto ciò, vi ringrazio se avete deciso di fermarvi un attimo a leggere il mio lavoro e sarei contentissima se decideste anche di lasciarmi delle recensioni, perchè fa sempre piacere.




I personaggi non mi appartengono e la storia non ha scopo di lucro.
 
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