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Autore: Elenami55    05/07/2015    4 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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29. Un misterioso simbolo


L’arrivo al villaggio non è esattamente come me lo sarei aspettata. Nella mia mente, fin da quando siamo partiti dalla Moby Dick, si era creata l’immagine di un paesino le cui case erano costituite da tende di pelle animale di forma conica. Trattandosi di una popolazione di cannibali, ero più che certa di questa mia teoria che, una volta arrivati qui, si è frantumata come se fosse di cristallo. Gli edifici non sono tende, ma iglù, quelle buffe abitazioni di ghiaccio spesso usate dalle persone delle isole dal clima glaciale. Beh, diciamo che non sono esattamente iglù, ma ciò che ne resta, essendo il villaggio stato distrutto. Oltre a ciò la zona sembra anche disabitata, forse la tribù che qui viveva è stata sconfitta dalla rivale e costretta ad andarsene. Da una parte è una fortuna, almeno i cannibali non mi mangeranno, dall’altra una sfortuna, dato che la nostra missione non terminerà finché non faremo ritornare la normalità sull’isola. Certo, potremmo dire a Barbabianca di aver sistemato tutto e tornare indietro fregandocene altamente se un intera comunità di persone è sparita, ma questo sarebbe un inganno, un tradimento di fiducia verso la persona che ha accolto me e mia sorella sulla sua nave e ci ha fatte sue figlie, invece di ucciderci. In teoria dovremmo mostrargli riconoscenza, cosa che non facciamo dimostrandogli affetto o chiamandolo "papà", ma obbedendo ai suoi ordini e portando a termine le missioni; questo è il motivo per cui dobbiamo assolutamente ritrovare gli Shiituud.
- Qui è successo qualcosa di grave- la voce di Satch rompe l’inquietante silenzio che fino a poco fa regnava tra le macerie.
- Secondo me, l’altra tribù è passata all’attacco- dice Emi, le braccia incrociate al petto.
- No, altrimenti ci sarebbero dei corpi-
Ora che ci penso, è strano trovare un villaggio distrutto e depredato con la completa assenza di morti o superstiti sul campo di battaglia, dato che chiunque, indigeno o meno, combatterebbe per salvare il proprio paese, a costo di lasciarci le penne.
- Potrebbero averli seppelliti o magari gli animali hanno trascinato via i cadaveri per mangiarseli- insiste mia sorella.
L’idea di mangiare un cadavere mi si insinua nella mente rendendomi letteralmente schifata. Mi chiedo come faccia Emi a parlarne con così tanta semplicità.
- No, gli animali avrebbero consumato il pasto sul posto- Satch si fa pensieroso –e gli Shiituud seppelliscono i cadaveri vicino al villaggio, di solito costruendo sopra la tomba delle colonne di neve-
- E qui non ci sono colonne...- si guarda intorno la ragazza-tigre.
- E se non avessero avuto tempo per farle?- domando io, sicura che la mia domanda sia colei che farà avere un lampo di genio ai due.
- Non li avrebbero nemmeno seppelliti- risponde la mia "adorabile" sorellina.
Ed ecco come quella diciannovenne mi fa sentire un’idiota: trovando le risposte alle domande che secondo me non ne hanno. Forse dovrei considerare di più quel detto che dice di contare fino a 10 prima di parlare, almeno eviterei di deprimermi in seguito alle possibili parole di Emi.
Sotto consiglio di Pizzetto, ci dividiamo in cerca di indizi che possano in qualche modo aiutarci a comprendere il destino di quella povera gente o, più giustamente, poveri cannibali. Naturalmente io, per paura di avere qualche spiacevole incontro, rimango incollata a mia sorella.
Lei cammina lentamente, osservando scupolosamente ogni ammasso di macerie, ogni pezzo di legno, ogni impronta ed ogni oggetto sparso sulla neve. Io mi limito a seguirla a testa bassa, osservandomi i piedi ed annoiandomi a morte. Improvvisamente alzo gli occhi e sbatto contro la sua schiena. Mi tocco il naso, imprecando mentalmente per poi pronunciare alcune delle parole molto colorite imparate sulla Moby Dick. Stranamente mia sorella sembra non far caso alla mia dimostrazione di maleducazione, anzi credo non l’abbia nemmeno sentita. Decido quindi di sorpassarla per capire che cosa abbia attirato la sua attenzione e lo vedo. Lì, davanti a noi, su un palo di legno è inciso un simbolo, un simbolo che credevo di non dover rivedere mai più: una catena che lega un teschio ovvero il marchio dei mercanti di schiavi della Rayan Company.
- Emi, loro…- guardo in faccia mia sorella, sconvolta.
- Rayan…- fissa il marchio con un’espressione indecifrabile.
Non posso crederci, non voglio crederci, voglio dimenticare questo segno, voglio assolutamente togliermelo dalla testa!
- Emi, ti prego, andiamocene da quest’isola! Non voglio più avere niente a che fare con quelli! Mi fanno schifo, li odio!- urlo.
- Taci, piuttosto vedi di tenerti ben stretto quello che hai visto. Nessuno deve saperlo, nemmeno Satch- mi ordina con sguardo glaciale, per poi tranciare il palo con i suoi artigli e farlo cadere nella neve.
- Perché non dovrei dirlo a Satch?!-
- È una questione tra me e Rayan, tu e Satch dovete starne fuori-
Mi chiede di starne fuori quando sa benissimo che la questione riguarda anche me: io c’ero ed ho visto tutto quello che lei doveva fare per racimolare denaro.
- Sai benissimo che io c’entro quanto te in questa storia!-
- Tu non c’entri niente, invece io sì. Ero io che catturavo i pirati e li vendevo per avere la ricompensa-
Taccio, non sapendo cosa ribattere.
- Avevamo bisogno di soldi per proseguire il nostro viaggio ed arrivare nel Nuovo Mondo e ci era impossibile andare a riscuotere le taglie in una base della Marina, lo sai. Io non sono pentita di quello che ho fatto. Mi limitavo solo ad eliminare quella feccia che attaccava i villaggi e a venderla-
- Ma ora non abbiamo niente da vendere, perché vuoi tornare da Rayan?-
Lei mi ignora, voltandosi e ritornando dalla direzione dalla quale siamo venute. La rincorro, afferrandola per un braccio e costringendola a guardarmi in faccia.
- Dimmelo!- le ordino.
- Se ti fidi di me mi lascerai fare. Vedrai che risolverò un bel po’ di problemi-
Le lascio il braccio, chiedendole di spiegarsi meglio. Lei si limita a farmi le spallucce, dicendomi di stare tranquilla. Mi posa le mani sulle spalle e mi guarda, seria.
- Dì a Pizzetto che vi precedo al villaggio dei Sunnis, ma non fare parola di Rayan-
Azzardo un perché, ma lei finge di non sentirmi.
- Assecondami, Umi: Satch deve venire in quel villaggio- si trasforma in tigre.
- D’accordo, ti asseconderò, sorella- dico anche se con poca convinzione, osservando l’animale sparire tra gli abeti che circondano il villaggio.







 
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Una corsa di circa una notte per arrivare qui, in un altro villaggio distrutto e di Rayan nemmeno l’ombra. Sapendo di che razza di persona si tratta, molto probabilmente ha già preso il mare per andare a vendere la sua "merce". Se così fosse la nostra missione potrebbe dirsi conclusa, a meno che Satch non sia disposto ad inseguire gli schiavisti fino all’arcipelago Sabaody.
L’arcipelago Sabaody, un posto più brutto di quello non può esistere: venditori di schiavi e draghi celesti, un miscuglio perfetto di esseri luridi.
Al centro del villaggio ecco un altro palo di legno con il famoso simbolo. Distruggo anche questo; se Pizzetto lo vedesse capirebbe chi è il nostro nemico ed io non voglio che lo scopra, almeno non adesso.
- Ferma dove sei!- urla un uomo alle mie spalle, il rumore dei fucili caricati e pronti a sparare.
Involontariamente ghigno in modo leggermente sadico, riconoscendo la voce che mi ha parlato.
- Girati lentamente-
Obbedisco all’ordine per poi poter notare un’espressione stupita sulle facce dei miei assalitori che, avendomi riconosciuta, abbassano i fucili.
- È questo il modo di trattare una vecchia amica, Lest?- mi rivolgo al loro comandante.
- Sì, lo è. Che ci fai qui?- lo stupore si trasforma in disprezzo.
Burbero come al solito, quell’uomo non ha mai potuto vedermi. Non si fida di me e questa potrebbe essere una complicazione.
- Sono venuta a negoziare della merce con Rayan-
- E chi mi dice che questa sia la verità? Infondo è da un bel po’ di tempo che non ti fai viva. Hai lasciato la compagnia di punto in bianco, senza far sapere più niente di te- mi punta una pistola alla tempia.
- Avanti, spara, fammi fuori, vediamo quanto ti conviene-
Posso permettermi di provocarlo, tanto sono certa che non oserà mai farmi del male, soprattutto se c’è il rischio che il suo capo venga a saperlo. Infatti Rayan ci tiene molto a me, mi considera una valida alleata e, da come ho potuto capire quando lavoravo per lui, vorrebbe qualcosa di più da me…
Lest abbassa la pistola con una smorfia e mi guarda con odio puro, facendomi sentire superiore a lui dato che vorrebbe ammazzarmi ma non può.
- Vieni con noi- ordina, scocciato.
I suoi uomini, avvolti nei loro cappotti verde scuro, mi fanno strada ed io li seguo in silenzio. La strada è lunga e man mano che proseguiamo la neve che cade nuovamente dal cielo ricopre le nostre tracce. Sarà un problema per i miei compagni ritrovarmi, cavolo.
Stiamo arrivando in una zona di foresta molto intricata. I rami degli abeti sono molto bassi (certi toccano il suolo) e folti e la poca luce solare già in parte coperta dalle nuvole del cielo fa ancora più fatica a penetrare qui sotto; nonostante ciò la strada precedentemente creata dagli schiavisti prosegue. Ci infiliamo in mezzo ai rami, li spostiamo, a volte ci cadono dei mucchi di neve addosso.
Ad un certo punto noto un cambiamento di luminosità ed alzo lo sguardo, constatando che finalmente della luce riesce a filtrare attraverso questo muro di aghi. Sposto l’ultimo ramo e si presenta ai miei occhi la spiaggia. Sulla spiaggia c’è l’accampamento degli schiavisti e in mare la loro nave. La osservo attentamente: non è minimamente cambiata da come la ricordavo.
Ci avviciniamo alle tende e tutti gli uomini del campo mi osservano, alcuni con curiosità, altri con disprezzo ed altri ancora con stupore. I primi devono essere le nuove reclute, i secondi sono i sottoufficiali di Lest rimasti qui e gli ultimi sono coloro che mi conoscono ma che non avrebbero mai pensato di rivedermi proprio su quest’isola.
- Aspetta qui- mi dice Lest per poi entrare in una tenda leggermente più grossa delle altre.
Io obbedisco, ma con un certo fastidio dato che odio ricevere ordini.
Quando quell’odioso esce, non è da solo.
- Emi? Che diavolo ci fai qui?- ghigna Rayan.
- Oh, niente di speciale, voglio solo parlarti- sogghigno.
Non è cambiato di una virgola, solamente i suoi capelli biondi sono cresciuti di qualche centimetro.
- Allora non perdiamo tempo, vieni- rientra nel suo alloggio provvisorio.
Mi avvio verso il tendone e prima di sparire al suo interno lancio un ultima occhiata di superiorità a Lest.

- Siedi- mi indica con lo sguardo una sedia posta davanti ad una tavola quadrata.
Obbedisco, ringraziando mentalmente il biondo: ho corso molto per arrivare da lui e le mie gambe sono doloranti.
Rayan si siede di fronte a me e mi osserva attentamente.
- Di che sei venuta a parlarmi? Vuoi per caso riunirti alla mia compagnia?-
- No e comunque non ne ho mai fatto parte- stronco il discorso con una delle mie frasi dirette ed efficaci.
Il mio interlocutore sorride leggermente, per poi appoggiare i gomiti sul tavolo che ci divide e sporgersi verso di me.
- Vero, tu facevi solo fuori i pirati ed io li compravo. Ora mi sorge spontanea una domanda: per quale motivo hai smesso di lavorare per me? Perché quello che facevi era un lavoro, carina…-
- Sono stata impegnata negli ultimi tempi, diciamo che ho avuto dei problemini con uno dei quattro imperatori, Barbabianca. Lo conosci, vero?-
Lui si limita a scoppiare a ridere, come se non gli potesse fregare di meno dell’imperatore bianco. Sentendomi presa in giro, gli lancio un’occhiataccia.
- Certo che conosco Barbabianca, sono anche sul suo territorio, no? Forse è per questo che sei venuta, ora che sei una sua affiliata-
Rimango lievemente stupita dal fatto che lui sappia, ma non lo do a vedere.
- Dimmi Emi, cosa ci fai tra le file di quel vecchio?-
- Cosa ci faccio?- sorrido malignamente –Sopravvivo. Sopravvivo come ho sempre fatto-
- Oh, ne deduco che non sei cambiata per niente- si alza dalla sedia ed inizia a passeggiare intorno al tavolo.
- Esatto, a me interessano solo i soldi e la mia sopravvivenza, mia e di mia sorella. Proprio per questo sono venuta da te- sento i passi di Rayan dietro di me, ma non mi volto –Vorrei scappare dal vecchio, ma ho una palla al piede: si chiama Satch ed è il comandante della quarta flotta. Molto probabilmente è qui per controllarmi-
I passi si bloccano ed una lieve tensione si crea nell’aria.
- So che Satch come schiavo varrebbe molto e si da il caso che mia sorella lo stia conducendo qui. La mia proposta è questa: aiutami a scappare ed io ti aiuterò a catturare Satch- continuo.
- Devo ammetterlo Emi, la proposta è allettante, ma io voglio qualcosa di più da te- sussurra al mio orecchio –Dammelo e non dovrai più preoccuparti di Barbabianca o della Marina-
- Cosa vorresti di preciso, Rayan?-
- Te- appoggia la mano sulle mie gambe.
- D’accordo, ma prima catturiamo il comandante. Non mi fido di te-
Effettivamente quest’uomo è capace di tutto, anche di venire meno ad un patto. Non posso permettermi errori: devo essere più furba di lui.
- Diffidente come al solito… va bene, ma domani sera sai cosa ti aspetta- ridacchia, per poi uscire dalla tenda.
Non posso che non ripensare a cosa ho appena fatto: mi sono venduta.
Una fitta al cuore mi colpisce. Scusa, Ace…












Nota dell’autrice ritardataria
Ok, eccomi tornata! Spero ci sia ancora qualcuno che legge la mia storia, dati i miei ripetuti e noiosi ritardi senza un senso logico. Beh, mi scuso per questo ritardo di circa un mese, però vi avevo avvertiti che avrei tardato un po’… *un coltello le sfiora il viso* …ok, un po’ tanto!
Per sapere, cosa ne pensate di questo capitolo? Fatemi sapere con una recensione, anche mini!
Ciao!

 
   
 
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