Salve sono valechan91.
Eccomi qui con un tributo all’AoKise Day. Benchè non sia fan di questa coppia, sono due tra i miei personaggi preferiti. E un piccolo omaggio lo meritano.
Buona lettura!

Scambio di sguardi e di anime

Solita routine. One-on-one. Aomine e Kise.  Sembrava di essere tornati  ai tempi della Teiko, e invece erano lì, con divise diverse in un campetto. Con una cosa che li accomunava, il basket.
Aomine aveva parlato con Kise dopo aver perso con Kuroko, e piano piano i Miracoli stavano tornando.
“Tetsu non ce la farà contro Akashi” commentò, con un leggero fiatone,  il bruno. Con Kise non poteva andarci leggero, anche se era infortunato. A causa sua. Un po’ si sentiva in colpa.
Il biondo, in risposta, mettendo su un sorrisino sghembo, con il fiatone disse “Se Kurokocchi e Kagamicchi sono riusciti ad aiutare te, forse possono farcela anche con Akashicchi”
La questione terminò li.
Aomine ghignò. “Ce la fai a reggere, Kise?”
“Ancora, Aominecchi! Vedrai che una volta ti batto!”
Ricominciarono a giocare, come facevano sempre. Da quando si erano conosciuti. Kise forse, in fondo al proprio cuore, ammirava ancora il ragazzo che lo aveva sorpreso dalla prima volta che si erano incontrati, la ragione per la quale aveva iniziato a giocare a basket.
Aomine aveva sempre apprezzato  il desiderio di non arrendersi mai del modello, benchè lo avesse sempre battuto. Era la loro routine. Kise piagnucolava, e lui si divertiva a concedergli al rivincita. Era un tacito accordo, il loro. Che forse, in fondo, celava altro.
E stavano recuperando, dopo essersi persi.
Aomine faceva una delle sue giocate, a volte bloccate da Kise. Un alley-oop, uno dei suoi tiri privi della minima forma. Il biondo teneva il passo, come se non esistesse altro. Erano ormai alla sesta sfida, e il sole stava tramontando. Movimenti laterali, dribbling. Che senza che se ne accorgessero li facevano avvicinare, nuovamente, come un leggero sfiorarsi.  Uno spostamento laterale di Kise, pronto a tirare. Ma Aomine ruba la palla, avvicinando inconsciamente le dita al limite consentito.
Un altro canestro di Aomine. Kise lo replicò. Occhi dorati, seri e concentrati, in quelli scuri e profondi.
Ma il dolore alla caviglia si fece sentire, e Kise cadde. Il suo volto si sciolse in un’espressione sconsolata.
Contro chi apprezzava, non voleva sembrare uno stupido moccioso. Ma a tratti il dolore lo sentiva. E non era solo fisico.
Aomine, stavolta, lo sorprese. Gli tese la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Ma Kise, orgoglioso, fece da solo. La sua parola era una. Erano amici, e forse, altro. Chissà. Ma non era più il cagnolino che gli scodinzolava sempre dietro.
Sguardo nello sguardo. E sorridendosi appena, gli sguardi dei ragazzi nascondevano sentimenti non detti, nascosti in fondo al loro cuore.  Come una muta promessa che la routine quotidiana non sarebbe stata spezzata ancora.  E chissà che poi, con una palla, quei sentimenti ai due ancora sconosciuti potessero venire finalmente alla luce.
Uno scambio di sguardi, anima nell’anima. Ancora tutto da scoprire.
“Aominecchi, ancora uno! Ancora uno!” piagnucolò Kise
Si, il loro solito modo di essere sé stessi, di appartenersi inconsciamente. Sfiorandosi l’anima.