Prudenzia
Capitolo1
Prudenzia viveva a Firenze, ma non era nata lì. Lo si capiva subito guardando
gli occhi scuri e la pelle color nocciola. Il padre della sua padrona l’aveva
acquistata in India, di ritorno da uno dei suoi viaggi. Ernesto Gonfalonieri
commerciava spezie e l’aveva portata via dal suo villaggio tempo prima, a cinque
anni. Non aveva alcun ricordo del suo paese. Gonfalonieri era abbastanza in
vista a Firenze, e se non ricco si poteva dire che fosse benestante.
Sua moglie, Palmira Siattesi, era una donna di mediocre bellezza che gli aveva
dato molti figli tra cui la sua padrona, Saviana Alice Gonfalonieri, che ora
aveva circa tredici anni.
Prudenzia era affezionata alla bambina anche se più che un’amica era per lei una
sorta di sorella maggiore. Ernesto e Palmira avevano altri tre figli maschi
tutti più grandi di Saviana.
Non avevano molta altra servitù ed infatti Prudenzia conosceva meglio i figli
dei suoi padroni e non i suoi coetanei.
Nonostante tutto la vita non era così dura per lei: era una ragazza intelligente
anche se non sapeva né leggere né scrivere, e nella casa dove lavorava veniva
trattata piuttosto bene.
Prudenzia godeva di quella libertà che solo le serve hanno: gironzolava per la
città ed era a conoscenza di tutto. Cosa avrebbe dato la sua padroncina per
poter uscire dalle mura di casa!
Era una giornata estiva tra le più afose che Prudenzia avesse mai vissuto nei
suoi quindici anni di vita. Luca, il maggiore dei Gonfalonieri, sedeva nel
giardino con gli occhi stretti a fessure per via del sole che gli batteva caldo
sul viso. Luca era la persona che più amava in quella casa: era un ragazzo
silenzioso, non parlava spesso ma non era né timido nè stupido, anzi.
Le poche cose che diceva suscitavano scompiglio perché criticavano e irritavano
il padre, che nei suoi discorsi come nei battibecchi con il figlio rivelava le
sue origini umili e la sua poca cultura.
Luca la chiamò e lei aspettò che le ordinasse qualcosa da fare.
“Siediti!”,disse.
Prudenzia si mise in ginocchio per terra, stupita da quello strano
comportamento:“non pensi mai a liberarti?”le chiese. Eccome se ci aveva pensato;
Ma inevitabilmente si chiedeva:-Cosa farei se anche mi liberassi? Dove andrei?-
“Sì, ci ho pensato.”
Era ancora perplessa per quella domanda quando lui continuò “sei molto giovane,
forse potresti trovare un marito.se ti liberassero, i miei genitori! Io potrei
insegnarti a leggere ed a scrivere e poi… poi almeno saresti felice!”.
“Non troverei mai marito, nemmeno libera. Nessuno vorrebbe una moglie indiana. E
poi a cosa mi servirebbe saper leggere o scrivere senza sapere dove andare?”.
“Già. Comunque chiederò a mio se puoi venire a mio servizio. Tra poco Saviana
andrà in monastero e non voglio che tu vada con lei. Sappilo: io ero contrario
fin dall’inizio e non volevo che si facesse suora. Ma mio padre ha difficoltà
economiche e non può permettersi una dote per sposarla; il monastero era l’unica
soluzione per lei: venderà il corredo che le aveva fatto mia madre.” Quelle
parole furono sconvolgenti per Prudenzia: Saviana sarebbe andata in monastero.
In campagna, lontano da Firenze. Ancora non si poteva immaginare la sua vita
senza quella sorellina, e inoltre c’era il rischio che anche lei stessa finisse
tra le suore.
Forse in quel momento fu irragionevole o troppo impulsiva, ma corse su per le
scale fino alla camera di Saviana. La trovò che disegnava e guardava giù in
giardino: - Vi ho visto che parlavate, tu e Luca. A lui tu piaci molto, secondo
me…- Prudenzia la interruppe bruscamente: “Saviana, tuo padre di vuole mandare
in monastero!” Saviana la fissò incredula. “ ma mia madre mi ha già cucito il
corredo l’anno scorso e il pittore mi ha fatto il cassone nuziale…non può
essere!” era spaventata, anzi terrorizzata. “non può essere! Non può essere!”
Prudenzia cercò di consolarla evitando di dirle che forse non l’avrebbe seguita
dalle suore, ma sarebbe rimasta lì. Come l’avrebbe odiata se l’avesse saputo!
Purtroppo Saviana non lo seppe mai.
Dopo che Prudenzia se n’era andata dalla camera da circa mezz’ora e discorreva
con una delle serve nella sua stanza, sentì un urlo agghiacciante.
Riconoscendo la voce di Saviana salì le scale di corsa ma, nonostante fosse
veloce, ci mise un po’. La scena che vide la ossessionò per molto altro tempo.
Saviana era stesa per terra con una chiazza di sangue all’altezza del cuore ed
un pugnale per terra, caduto dalla mano che pendeva inerte dal bracciolo della
sedia.