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Autore: Everian Every    06/07/2015    5 recensioni
Partendo da un presupposto basilare, ovvero la mia ignoranza sul gioco, vi chiedo un momento di pazienza per leggere queste poche righe: Non sono un fan di Effe Enne A Effe, o fnaf, ma la storia che si è venuta a creare dietro, la possibilità di dare vita a numerose inedite trame alternative riguardanti questo gioco, mi affascina. Scriverò questa storia, che altro non è che una riflessione di uno dei personaggi (indovinate chi), proprio per dare vita ad un'idea venutami leggendo informazioni sul gioco reperite qui e là. Se vedrete errori tipo "HHHH, lui si chiama Steven, stupido, babbuino!", perdonatemi, non so tutto del gioco, anzi, so poco. Però spero lo stesso che vi piaccia. Se mi direte come migliorare sarò ben felice.
Avviso, inoltre, che io non ho idea se una fiction del genere esista già. Forse si, non lo so. Se esiste, mi dispiace, non lo sapevo, mea culpa ^^'.
*****
La storia tratta del gioco stesso, dell'esperienza di gioco vera e propria e un po' del mondo fandom che si è creato dietro, visto però dal punto di vista di un personaggio... insolito. Che avrà da dirci? scopritelo con me in questa breve one-shot
Enjoy this :D ...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da una altro punto di vista


Piacere. Mi chiamo John Smith e lavoro al Freddy Fazbear’s Pizza, cinque notti a settimana. A volte sei o sette, dipende dalla sorte.
So a cosa starete pensando. John Smith, che nome banale. Ma è l’unico che ho trovato adatto ad identificarmi.
Molti di voi, magari, mi conosceranno come, che ne so, Richard, McReady, Phill. C’è perfino chi pensa che io sia in realtà l’uomo viola, vero? Una sua strana reincarnazione, forse? Ma che ne so io. Potrei esserlo, in effetti, anche se, devo ammetterlo, sarebbe una teoria troppo fantasiosa, perfino per me. Dopotutto, chi di voi mi ha mai visto in faccia, eh? Chi di voi si è mai interessato davvero a me? Chi di voi ha mai avuto il coraggio di pensare, per un solo, misero, schifoso istante di non iniziare con questa storia? Con questa tortura? Ditemelo! Chi di voi, sporchi assassini?
Scusate, mi sono lasciato prendere dalla foga del momento. Come si dice, mi sono lasciato andare. Tutti devono farlo, ogni tanto. Ma andiamo con ordine, suvvia. Vi starete chiedendo di che diamine io stia blaterando, no? Fin’ora, probabilmente, i miei discorsi vi sono suonati un tantinello senza senso, vero?
Come dicevo, il mio nome è John Smith, ma se preferite chiamatemi come volete. Chiamatemi come avete sempre fatto. Carne da macello, magari, non suona bene? Ed è anche appropriatissimo per me.
La verità è che, per colpa vostra, e della vostra smania di inventare, di conoscere, di spiegare le cose, io sono diventato solo una piattafroma di lancio per i vostri deliranti raccontini horror. In uno ho un nome, in un altro ne ho addirittura due, perché vi piace far si che io muoia e risorga. Sono solo un cliché, un mero oggetto alla vostra mercé che eliminereste con tutta la facilità del mondo dalle vostre testoline, se solo poteste, se solo non facessi parte della “trama di base”. Dico bene?
Vi immedesimate in me senza nemmeno chiedere il mio parere, parlate con la mia voce, esprimendo pensieri che non mi appartengono. Non sapete niente di me, eppure vi divertite a prendermi e a farmi morire nei più folli dei modi. Quasi invidio quell’altro, un mio collega. Lui se la deve vedere con un tizio di quattro metri munito di tentacoli e faccia bianca, è vero. Forse un po’ più pauroso di quattro (pardon, cinque, oggi è sabato) robot arrugginiti. Però lui si può muovere, non deve restare fermo, immobile, inerte, attendendo che la morte lo colga per l’ennesima volta.
Tornando alle storie, non sapete quanto sia snervante sentire tanti salamelecchi e moine per quelle carcasse di metallo. Come se loro fossero le uniche vittime, qui. I vostri eroi, dico bene? Dio, che schifo. Innocenti bambini uccisi a sangue freddo e messi dentro carcasse ambulanti a forma di ridicoli animali atti ad intrattenere altri mocciosi come loro con insulsi spettacolini. Poveri, che destino crudele. Ma loro sono già morti, andati, finiti, lo volete capire o fate solo finta? Potreste salvarmi, invece continuate ad uccidermi, ed uccidermi, ed uccidermi. Non ce la faccio più!
Uff…
In questo fottuto locale non c’è niente di alcolico. Niente, nemmeno una birra, fantastico. Cosa? Siete ancora qui? Straordinario. Come dite? Non avete capito dove voglio andare a parare? Capisco. Ora dovrei essermi calmato.
Cercherò di essere più chiaro.
Il problema principale è che nessuno mi ha mai prestato attenzione o, se qualche anima pia si è ricordata di me, subito il suo operato è finito nel dimenticatoio. Io continuo a morire per il vostro divertimento, tutto ciò che vi chiedo in cambio è un po’ di attenzione.
Strillate, vi spaventate, magari spegnete in fretta e furia il gioco perché la tensione vi uccide, ma vi dimenticate sempre di me. Credete che io abbia la controfigura? Non sono uno di quei pupazzi che tanto vi stanno a cuore. Sono una persona, un uomo o donna, a seconda del vostro gusto, viva! E voi decidete di giocare con la mia vita (perché di questo si tratta) e di uccidermi a più ripetizioni solo per il gusto di prendere un po’ di strizza o perché volete tanto veder felici quei pezzi di ferraglia?
Per pietà, smettete di pigiare invio, start, ok, o quel cacchio che è, e lasciatemi vivere in pace! Non vi chiedo molto. Andate da chi potete salvare più facilmente, da chi non ucciderete a sangue freddo un centinaio di volte prima di finire la partita!
Se ho mai cercato di risolvere il problema da solo? Ovvio, che domande! Ho denunciato la cosa alle autorità, niente. Ho vinto il gioco (per pura fortuna, lo ammetto), niente. Ho smontato quei bastardi pezzo per pezzo e loro? Loro ne hanno fatti di nuovi! Ho infestato il locale di scarafaggi perché chiudesse e loro? Loro hanno aperto una casa degli orrori! Il prossimo passo quale sarà? Magari tornare indietro nel tempo e impersonare un altro me destinato a morire?
Sempre lì andiamo a parare. Morire, il mio unico destino. Ormai, la mia unica certezza.
Che fate? Iniziate una nuova partita? Come preferite. Tanto sapevo che parlarvi sarebbe stato del tutto inutile. Datemi almeno un secondo, voglio prepararmi. Generatori che si esauriscono. Ventole da riavviare. Sistemi che collassano. La mia vita che finisce per riiniziare.
 
Press Start to continue
 
Ditemi almeno cosa scriverete sulla lapide questa volta...
 
   
 
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