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Autore: Alexander Bane    06/07/2015    1 recensioni
Ciò che ti viene strappato non fa altro che fartelo desiderare maggiormente, fino alla fine. Dopo un anno, le memorie ci sono ancora.
Tutto ciò che ci manca, siamo noi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Là, sotto un tendone sorretto da un legno a me molto noto, stanno ancora quei tre o quattro ragazzi in attesa dei genitori.
Tutto è silente, nemmeno le fronde degli alberi si azzardano a sfregarsi l'una sull'altra. Tutto ciò che all'orecchio umano è udibile, sono i fogli delle cartelline degli istruttori che tentavano di scapparvi, sotto la spinta del vento.
Gli occhi corrono lungo le estremità del campo da calcio, ma un paio in particolare rimane puntato verso il terreno, trascinandosi quasi con rammarico lungo le crepe nel fango secco.
Il loro profondo marrone si distacca dalla pelle rosea ed i capelli dorati e, se si concede a ciò la giusta attenzione, le righe color cioccolato che colorano la sua maglietta, in linea con gli occhi, paiono quasi come lacrime che colano fino a terra.
I decori sul resto del vestito sono coperti dalle ciocche biondi dei capelli, debolmente sospinti dal vento.
E così, mentre le ultime persone levano quel luogo lei rimane su una panchina, lungo le scanalature del legno, con le mani appoggiate sulle ginocchia e gli avambracci stesi sui pantaloncini verdi, appena sopra la pelle scoperta del ginocchio.
 
Gli occhi ora si spostano appena, uscendo da quel labirinto di crepature  e posandosi su un ciuffetto d'erba fra tutto quel fango secco, come oasi nel deserto più vasto.
I muscoli delle sue gambe parvero contrarsi per un attimo, come se riflettessero sul se alzare il suo corpo dal legno oppure lasciarlo lì, fra i suoi pensieri intoccabili.
Il silenzio venne spezzato dal rumore dei passi che echeggiavano ritmicamente sul terreno.
Da sotto un ciuffo di capelli, gli occhi nocciolati dell'istruttore scattarono da lei ai campi da tennis, verso l'uscita, poi si incamminò senza voltarsi.
Lasciando che dalle sottili labbra scivolasse via un lieve sospiro si alzò, perse qualche secondo per riacquistare l'equilibrio ed alzò lo sguardo, socchiudendo gli occhi per farli abituare a quella luce che avvolgeva tutti gli alberi e strutture attorno a lei.
Il verde dell'erba parve ancora più luminoso, mentre le pareti azzurre della piscina avevano acquisito un colore quasi celeste.
 
Ella posò i piedi uno davanti all'altro, seguendo un percorso solo a lei importante.
Sotto le sue scarpe da ginnastica, percepì un lieve calore.
Si fermò qualche secondo e chiuse gli occhi, contemplando la sensazione del vento fresco che le accarezzava la pelle.
Quando accennò a riaprirli, sul braccio sentì qualcosa diverso da quella tipica carezza, come qualcosa di liscio e caldo che disegnava una riga fino all'osso del gomito.
Quando essa arrivò al polso, lei non si girò, tantomeno provò ad opporre resistenza quando quella gentile sensazione si avvolse attorno ad esso per trascinarla dolcemente da qualche altra parte.
I suoi occhi erano incollati al terreno, dove osservavano le punte dei piedi entrare ed uscire dal il campo visivo, mentre le sue orecchie udivano solo il rumore dei sassolini e dell'erba sotto di lei.
Notò un'ombra che si avvicinava, poi smise di percepire il calore del sole sulla sua pelle.
Prendendo fiato, alzò lo sguardo, ritrovandosi faccia a faccia con lui.
 
Ogni rumore si spezzò di colpo, ogni movimento si bloccò.
Gli occhi parlavano da soli, come incastonati gli uni negli altri.
Sull'altro polso di ella si posò l'altra sua mano, con la stessa delicatezza della precedente.
Poi, lentamente, le mani iniziarono a risalire lungo le braccia, fino alle ascelle.
Lui la guardò per non più di qualche secondo, poi si abbassò alla sua altezza e la strinse a sé con forza.
 
Il dolore dei pugni spinti al petto lo ravvivò dalla morbidezza del giubbotto, il calore si disperse quando una folata di vento non gli fece avvertire i suoi capelli sulla pelle.
Egli fissò il vuoto con noncuranza, quasi si fosse aspettato un tale susseguirsi di eventi.
La sua mente riprese lucidità ed il suo corpo freddezza.
 
Si rimise a posto la felpa e si guardò intorno come uno scanner.
Il vento era la sua unica compagnia, fra l'erba e le fronde.
 
 
Era venerdì.
   
 
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