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Autore: Oth    06/07/2015    1 recensioni
Scritta per l'Aokise day in ritardo.
Aomine e Kise sono cresciuti, ormai hanno 20 anni e frequentano l'università, vivendo insieme. Si sforzano di essere gli stessi ragazzi che erano, ma molto sta per cambiare o forse sono già cambiati senza rendersene conto..
Fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie ^^
[future fic]
[Aokise day]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Poche cose da dire, scritta per l’Aokise day di ieri di cui mi sono resa conto solo oggi XD..quindi sono in ritardo! Appena però mi sono fermata a pensare, mi è venuta l’ispirazione ed eccoci qua.
Mi raccomando come sempre mi farebbe piacere una vostra opinione e vi sono grata per aver deciso di leggerla.

Buona lettura ragazzi! Ci vediamo giù ^^


 

That's enough for me

 

Non importava quante partite, quante sfide giocassero, c’era sempre posto per un altro “ancora”
Quel giorno non era diverso, potevano crescere, la loro età anagrafica aumentare, ma fondamentalmente rimanevano degli idioti con i mente ben poche cose, una di queste indubbiamente era il pallone a spicchi che in quel momento rimbalzava tra la sua mano e il cemento del campetto.
Gocce di sudore che lente, ma inesorabili, dalle tempie scivolavano al collo infilandosi nel maglietta per asciugarsi lì o scivolando nei movimenti concitati a terra, abbandonate su quel campetto in cemento.
Per troppo tempo aveva aspettato di vederlo stanco quanto lui, provato, sudato e con quell’espressione, più simile ad un ghigno che ad un sorriso, a dire quanto fosse preso dalla loro sfida.
L’ennesima azione, si era concentrato e con il cuore in gola e l’aria assente nei polmoni aveva provato a scartarlo.
 
°°°°°°°°°°°°°
Completamente straiati a terra, pancia all’aria, le loro figure venivano accarezzate un’ultima volta dai tiepidi raggi del sole che pigramente sfumavano dai caldi colori del tramonto mutando in toni più freddi, spegnendo lentamente, ma inesorabilmente la luce che illuminava quella giornata invernale.
-Oi. Kise. Alzati- Niente
-Oi.-
- Sì. Ti ho sentito, smettila di avere quel tono minaccioso.-
Aomine lo guardava dall’alto, fronte aggrottata e sguardo scontroso, probabilmente si stava chiedendo perché non poteva essere più veloce o magari quei due neuroni che si ritrovava nella testa dopo lunghe peregrinazioni si erano incontrati dando vita ad un qualche pensiero più articolato di “Basket, Tette e Sonno”.
-Alzati. Ho fame idiota-
Ecco.
-Sai Aominecchi mi stupisci sempre..hai imparato una nuova parola! Se riuscissi ad imparare “per favore” credo che potrei essere il genitore più felice sulla terra.- glielo aveva detto con quel tono ironico e giocoso.
Doveva recitare la sua parte, sapeva farlo. Un sorriso di quelli troppo smaglianti, una battuta e poi qualche lagna qui e lì.
- Aominecchiiii!!! Aspettami!- una spinta e si era alzato –Aspettami ti dico!- le guance contratte in una smorfia infantile.
-Uhm? Perché dovrei idiota di un modello?!-
- Non ti cucinerò un bel niente-
- Mi fermerò al Maji burger-
- Non ti offrirò nulla!-
- Ahhh.-
Uno sbuffo o due, si erano guardati per una frazione di secondo, poi Aomine con passo svogliato aveva raccolto la borsa di Kise se l’era caricata in spalla in malo modo.
-Ehi! Posso portarla io! Lasciala! Guarda come la porti Aominecchiii-
La sua parte era quella..lamentarsi, fare il bambino, una maschera così presente da confondersi ormai con il suo vero volto…
- Ah! Aominecchi di qua, di là. Datti una mossa o ti lascio qui!- Si era voltato e aveva iniziato a camminare per scappare dal raggio di azione della voce squillante di Kise. Non c’era nemmeno da chiedersi come mai andasse così d’accordo con Satsuki. Due piattole.
Lo teneva d’occhio discretamente, ogni tanto rallentava il passo, mai abbastanza da farsi raggiungere, ma a sufficienza perché non dovesse forzare troppo l’andatura.
Poi, come da copione, si era fermato voltandosi.
Kise aveva sfruttato quella sua pausa per raggiungerlo a passo spedito e poi ormai vicino lo aveva spintonato con la spalla superandolo di qualche metro.
- Come mai ti sei fermato? Non mi stavi aspettando vero Aominecchi..?- aveva detto con un tono tra il curioso e il canzonatorio
- Tsè! Sai cosa me ne frega che rimani indietro! La tua stupida borsa pesa. Chissà quanta robaccia ci hai messo dentro. Ci sono anche i trucchi?-
- Sei proprio cattivo e stupido! Ganguro che non sei altro! Io non mi trucco e poi la borsa nessuno ti ha chiesto di portarmela. Riddamela!- aveva allungato il braccio e se l’era ripresa, le guance gonfie per l’offesa leggermente rosate per la rabbia e un pizzico di imbarazzo.
- Forza andiamo. Ho fame anche io.-
Il biondo davanti, lui a seguirlo avevano attraversato la strada per poi proseguire fino al Maji burger. Lì, avevano ordinato portandosi il tutto al tavolo.
 
Era stata una cena abbastanza normale. C’era stato qualche tentativo di furto di cibo da parte di Aomine prontamente fermato da Kise che era riuscito a mettere al corrente tutto il locale della cosa con la sua voce squillante, poi aveva iniziato un discorso senza capo né coda che li aveva trattenuti ulteriormente lì al tavolo nonostante avessero finito di mangiare.
Lui non si era premurato di fermarlo. Aveva sbuffato, risposto con qualche monosillabo. Tutto pur di tenere in piedi quel teatrino. Parti scritte, atteggiamenti soliti. Tutto nella norma. Non era cambiato nulla in quegli anni. Nulla
 
Mentre tornavano a casa un vento gelido aveva iniziato a soffiare contro le loro figure.
Freddo e pungente.
D’altronde si era appena affacciato l’inverno e il vento freddo era solo un preavviso della bianca neve che presto avrebbe ricoperto la città.
Non aveva fatto in tempo a pensarlo che piccoli fiocchi candidi avevano iniziato a cadere silenziosamente dal cielo posandosi sui loro vestiti e le loro teste.
Accidenti.
-Su sbrighiamoci Kise!-
Casa ormai non era lontana, avevano aumentato il passo, ma questo non li aveva salvati dall’arrivare a casa con i vestiti bagnati dalla soffice neve e il freddo che infido si era intrufolato nelle loro ossa.
Quello però era il loro mondo, lì potevano smettere di fingere di essere gli stessi delle superiori, quegli idioti che in fondo al cuore sarebbero sempre stati.
- Spogliati- un ordine. Poi un asciugamano pulito a coprire la sua pelle chiara, delle mani che seppur incerte avevano imparato ad essere delicate che frizionavano con calma i biondi capelli e poi una mano che lo aveva guidato fino alla porta del bagno lasciandolo lì.
 
°°°°°°°°
Era sdraiato sul divano da circa un quarto d’ora, teneva d’occhio l’orario grazie all’orologio sul muro. Si era cambiato indossando una tuta calda e comoda e preso un paio di plaid che giacevano aperti sulle sue gambe.
- Addirittura due?- Kise lo aveva raggiunto, finalmente asciutto e avvolto anche lui da una tuta calda e larga. Aveva tra le mani una tazza fumante di tè.
Non aveva avuto bisogno di chiedere un po’ di posto, le gambe di Aomine si erano ritratte permettendogli di sedersi sopra il divano.
C’era un caldo silenzio che li avvolgeva, come quella morbida coperta, spezzato solo qui e lì dal lieve rumore di Kise che beveva.
Caldo e avvolgente come quel tè appena finito, come quel plaid in più steso su Kise, come quelle mani scure che sotto la coperta aveva raggiunto le sue gambe e silenziosamente avevano iniziato un lento massaggio ai suoi polpacci.
C’era amore in ogni pezzetto di pelle accarezzata, in ogni accortezza che silenziosamente Aomine gli rivolgeva.
Quella gamba, quella partita. Era stata la chiave di volta del loro rapporto.
Non ne avevano mai parlato.
Uno troppo orgoglioso per chiedere aiuto e l’altro troppo codardo per chiedere perdono.
La paura aveva serpeggiato nel loro rapporto fin da subito.
La paura di essere rifiutati, la paura di essere stati la causa del dolore dell’altro, la paura di essere lasciati indietro.
Paure, ansie che loro, come un silenzioso accordo, avevano affrontato, recitando, comportandosi come se nulla fosse mutato. Litigando, facendosi i dispetti, sorridendo o sbuffando più del dovuto.
L’unica soluzione che tenesse lontano ancora per un po’ il timore, la paura di affrontare il cambiamento che inesorabile avrebbe invaso le loro vite.
Tutti i loro amici si lamentavano della loro immaturità. Erano tutti rimasti degli adolescenti senza ombra di dubbio, ma tra i rimproveri di Midorima e le liti di Aomine e Kagami, Kise quella mattina aveva potuto scorgere un leggero sorriso comparire sul volto del sesto uomo.
Un sorriso che racchiudeva consapevolezza.
Non erano poi così bravi a recitare.
Erano degli idioti innamorati e ogni gesto anche se ben nascosto era in funzione dell’altro, ogni cosa. Dall’andatura rallentata per non affaticarlo di Aomine, al sopportare le sue chiacchiere per farlo riposare e ancora il suo portargli la borsa per un po’ per poi restituirgliela con una scusa.
Doveva affrontare il discorso. Era tutto perfetto, ma percepiva sotto la pelle quel senso di colpa che gravava sul compagno e che accompagnava tutto anche i momenti in cui facevano l’amore.
 
-Smetterò di giocare-
Le mani si erano fermate, gli occhi blu spalancati.
- Che cosa dici?!- quel tono..era ferito e arrabbiato.
- Finita l’università smetterò di giocare.- -Non guardarmi così-
Avrebbe voluto stringere spasmodicamente quella gamba. La causa di tutto, la causa di quel futuro ritiro.
Sapeva che sarebbe arrivato quel momento, ma mai una volta era riuscito a chiedergli perdono, mai una volta era riuscito a dirgli che lo amava e che era stanco.
Stanco di quei sorrisi che sembravano voler nascondere il dolore che provava, stanco di quel comportamento che lentamente aveva cercato di lenire il senso di colpa nel suo cuore.
Stanco.
Non sarebbe mai riuscito a sdebitarsi di quell’amore, non importava quanto Kise gli dicesse di amarlo o lo accarezzasse quando lui gli massaggiava la gamba le mattine d’inverno o quante attenzioni, silenziosamente accettate, gli prestasse.
Era così arrabbiato con se stesso!
Non voleva rimanere lì eppure si sentiva schiacciato dalla forza di gravità o forse era l’amore che provava per l’altro a tenerlo ancorato a quel divano.
Era confuso, non sapeva cosa avrebbe dovuto dire.
- Sei libero di andartene se vuoi, io ho solo il vecchio Kise da offrirti. Non sarò più ai livelli di adesso, non giocheremo in nazionale insieme, ma per il resto sarò sempre io…
- Ti basta?-
Avrebbe voluto prenderlo a pugni.
Aveva lottato così tanto contro quel sentimento che provava, per accettare di amarlo e ora lui buttava tutto all’aria.
Sentiva le mani prudergli per quanto aveva voglia di picchiarlo. Era pronto a farlo quando lo aveva guardato ed era rimasto spiazzato.
Non c’era rimpianto, né tristezza. Non aveva mai visto Kise così serio e sereno in vita sua.
Aveva un vago tremore, ma era sicuro. Sicuro della sua scelta e di loro.
Erano cambiati. Erano cresciuti.
Il Kise di prima avrebbe avuto paura di tutto quello, ma silenzioso il filo rosso che li legava si era rafforzato, più forte dell’acciaio.
Aveva capito.
Quella gamba li aveva salvati.
Niente sarebbe stato possibile senza.
Kise era arrivato da lui con quella ed era un prezzo che entrambi potevano pagare per il loro amore.
Non c’erano colpe, non c’erano futuri distrutti, nulla.
Solo un futuro da riprogammare insieme.
Tutta una vita davanti da vivere con tutto quello che avevano imparato, tutte le accortezze, tutte le difese distrutte e la fiducia l’uno nell’altro.
Lo aveva preso per mano, intrecciando le dita, e si erano diretti in camera da letto.
Aveva spogliato lentamente Kise e poi partendo dalla caviglia aveva baciato tutta la su gamba fino a tornare alla sua bocca.
-Mi basta-
Valeva molto più di mille “ ti amo” sussurrati all’orecchio, molto più di un anello intorno al dito.
-Ti amo anche io, Daiki-
 
Dopo tante crepe, le maschere giacevano in frantumi sul fondo del loro letto e mentre la neve scendeva candida su Tokyo, due persone scrivevano un nuovo capitolo della loro storia.
 
Fine
 
° Angolo dell’autrice°
 
Eh niente che dire? Ho visto che ieri era l’Aokise day e anche se in ritardo ho prodotto questo.
Mi sentivo in vena di coccole e amore <3
Comunque credo che abbia fatto male molto a Kise vedere Aomine voltargli le spalle dopo essere stato sconfitto, però nella mia mente, soprattutto dopo la sconfitta di Aomine, dopo il pugno che ha dato ad Haizaki, ci sono sviluppi consistenti per la mia coppia *-*
Spero tanto sia piaciuta e che mi facciate sapere qualcosa nei commenti fanciulle/i.
Grazie per averla letta! A presto
 
Ganguro: termine in giapponese con cui si indica una persona con carnagione scura.
  
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