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Autore: Gemad    06/07/2015    1 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 11


La prima settimana ad Hogwarts era passata, senza far mancare le sue sorprese anche se di risse, non se n’erano più viste. Più che altro, c’è stato qualche piccolo battibecco durante le lezioni condivise con i Serpeverde ma i professori sono sempre riusciti a placare gli animi e riprendere la loro lezione in tutta tranquillità, come se nulla fosse accaduto.
Probabilmente, la scena più esilarante, si è vista a metà settimana durante l’ora di Erbologia, quando il professor Paciock, ha fermato sul nascere una possibile rissa tra il Serpeverde Logan Harris ed il Grifondoro Amir Thomas, lanciandogli delle feci di qualche animale che le ha lasciate su una Mandragola, scatenando le risate generali. –Che sia di aiuto per la prossima volta! E dieci punti in meno ad entrambi!- aveva detto quel giorno il professor Paciock.
Adesso, un nuovo lunedì era arrivato e questo stava a significare una sola cosa: provini del Quidditch. Jackson era rimasto sveglio quasi tutta la notte. Non riusciva a sopportare questo tipo di ansia; non era come aspettare di eseguire un G.U.F.O. di Incantesimi, non era come aspettare un gruppo di Serpeverde intenzionati a spaccarti la faccia. Era un’ansia diversa, era un’attesa diversa, con conseguenze diverse.
–Ancora in piedi?- gli aveva chiesto quella notte una voce femminile alle sue spalle mentre il Grifondoro sedeva davanti al camino vuoto, fissando la cenere spenta.
–Sì, non riesco a chiudere occhio- rispose lui ad Andrew.
Lei aveva come una specie di radar o allarme e, quando Jackson aveva bisogno di una mano, lei era tra i primi che gli porgevano il loro aiuto.
–E tu?- domandò il ragazzo.
–Io ho sentito dei rumori di sotto e volevo controllare- disse lei –Perché non dormi?- continuò la ragazza.
–Non lo so perché- disse Jackson –E’ solo che mi sento come un peso sullo stomaco e sul cuore che, se non dovessi passare i provini, mi schiaccerebbe ancora di più-.
–Tu devi solo rilassarti Jackson- sentenziò lei facendolo distendere sul divano.
Poi, gli prese la testa e la fece appoggiare sulle sue gambe coperte dal pigiama liscio e morbido.
–Non so come…- tentò di protestare il giovane Potter, ma Andrew lo interruppe –Ssh- disse lei –Tu stai calmo, libera la tua mente e dormi-.
–Ma come…- tentò di protestare nuovamente il ragazzo ma per la seconda volta l’amica lo interruppe –Tu fallo e basta- gli ordinò senza aggiungere alcuno schiaffetto in faccia o in testa com’era suo solito fare.
Jackson chiuse gli occhi, rimase tranquillo e si fece coccolare e trasportare dalla mano di Andrew che gli accarezzava dolcemente la testa mentre cantava una melodia rilassante. Adesso, tutto sembrava più facile, Adesso, tutto sembrava più semplice. Adesso, tutto era più difficile da vedere, più sfuocato e gli occhi erano stanchi ed il cervello, riuscì a spegnersi e a farlo catturare dall’omino del sonno.

-Jackson?- la voce dell’amica lo riportò alla realtà, scacciando via quei sogni irrazionali che arieggiavano nella sua mente.
–Si?- chiese lui.
–E’ ora di svegliarsi-.
–Cinque minuti- chiese, anzi no, supplicò il Grifondoro.
–No, adesso- disse lei incominciando a mordergli la guancia destra.
–Cannibale!- scherzò lui facendola cadere dal divano ma rimase anche lui coinvolto nella caduta rendendo particolarmente esilarante questa scena.
–Dormito bene?- gli chiese Andrew dopo essersi sistemata.
–Sì, tu?-.
–Avere un ragazzo sulle mie gambe che mi sbava non è proprio il massimo, ma ho dormito bene anch’io-.
Lui rise e, probabilmente, non ricordava un momento in cui si svegliò e contemporaneamente fu così felice.
–Grazie- disse lui.
–Ti cacci sempre nei guai, sembra che tu vai a cercarteli!- disse lei abbracciandolo.
–Non sono io che vado in cerca di guai- rispose Jackson –Sono i guai che cercano me!-.
–Mmh, sarà, ma ti auguro comunque buona fortuna- disse lei baciandolo sulla guancia.
–Spero solo che il professor Richardson non se la prenda- disse il ragazzo ricordandosi che nella stesso momento in dovrà sottostare ai provini, si perderà due ore di incantesimi.
–Speraci, ma sai che ti ridicolizzerà anche tua assenza-.
–Vabbè, basta che sia circondato da amici pronti a difendermi, del resto non me ne frega nulla-.
–Se lo dici tu, ci si vede Jackson- concluse Andrew per poi sparire.
Ora, Jackson, decise di salire in camera sua, e trovare i suoi compagni già fuori coperta. –Ma dove sei stato?- chiese James mentre impugnava il suo borsone con all’interno la sua attrezzatura.
–Ho dormito di sotto-.
–Dormito? Oppure hai fatto qualcos’altro amico?- chiese malizioso Jonathan.
–Ma che dici?- chiese cercando di scagionarsi il giovane Potter.
–Guarda che ti ho visto mentre dormivi beato tra le gambe di Andrew- continuò il suo migliore amico.
–Avete fatto sesso?- chiese come se nulla fosse Eddie che si stava legando i capelli.
–Come diavolo fai a raggiungere considerazioni del genere Eddie?- chiese stupito ed imbarazzato Jackson continuando –Mi ha solo aiutato a chiudere occhio-.
–Sì, certo, come no- insistette con un sorrisetto sulla faccia Jonathan mentre prendeva la scopa in mano. Il giovane Grifondoro smise di stuzzicare l’amico dopo che quest’ultimo gli lanciò simpaticamente i suo guanti in pelle di drago. Dopo questo simpatico siparietto, i cinque Grifondoro scesero in Sala Grande con la loro attrezzattura ben predisposta nei loro borsoni.
Fecero colazione e poi si apprestarono a dirigersi al Campo da Quidditch. Jackson sentiva l’aria fresca del mattino che tentava, invano, di disfargli la sua splendida cresta, mentre Jonathan, aveva dei capelli che andavano da una parte ed altri che andavano da un’altra. James gli mostrò l’entrata dei giocatori e, per la prima volta, Jackson guardava il campo non dagli spalti, ma dal suo interno alimentando la sua curiosità.
Gli mostrò gli spogliatoi che erano vastissimi e, infatti, molti ragazzi erano già pronti per scendere sul terreno di gioco, mentre altri già stavano incominciando a volare. Tutti si guardavano in faccia ma non c’era silenzio, anzi; il casino ed il disordine regnavano sovrani nella grande stanza. Il giovane Potter si prese un posto affianco al suo amico dai capelli rossi e ad Amir che sperava di poter far parte della squadra anche quest’anno.
–Stai calmo Amir- gli disse Jonathan vedendo che il compagno di Casa stava incominciando a dare i suoi primi segni di ansietà.
–Non lo so- risponde il ragazzo marocchino –Ho paura che quest’anno sarà impossibile per me, con tutti quei bravi tiratori che si sono presentati oggi-.
–Ma che stai dicendo?- lo rimproverò amichevolmente il giovane Weasley –Miseriaccia, sei uno dei giocatori più talentuosi del Castello e, lasciatelo dire, se non passi tu non passa nessuno-.
Con quell’ultima battuta, Amir Thomas fu più rincuorato e sentì la fiducia dentro di lui; si vestì in quattro e quattr’otto e si diresse verso il tunnel che conduceva al campo. Quanto lo stava invidiando in quel momento Jackson; lui non solo si stava giocando un posto in squadra, ma si stava giocando la sua permanenza ad Hogwarts e, la cosa, lo faceva sentire non bene.
Aveva quasi la nausea, fra poco. Prese la sua maglia d’allenamento color rossa e s’infilò velocemente i guanti in pelle di drago nelle mani. Poi, guardò la scopa, la sua scopa. Non aveva speso tanto per essa, ma le modifiche apportate grazie all’aiuto di Andrew, lo fecero sentire più pronto. Lui ci doveva riuscire, per il suo bene!
–Silenzio per favore!- urlò la voce di James ad un certo punto interrompendo le chiacchiere di tutti.
–Bene, i provini stanno per cominciare e vorrei subito chiarire che aver giocato lo scorso anno in squadra, non assicura un posto nella squadra di quest’anno. In secondo punto, sono molto contento che molti ragazzi si siano presentati ai provini e sono grato a tutti voi. In terzo punto, divertitevi e buona fortuna!-. Tutti, ora, uscirono dallo spogliatoio, con le scope in spalla a semplicemente tenute in mano.
–Tutti qua per favore!- urlò ancora James a centrocampo.
Quando Jackson raggiunse l’amico ed il compagno di stanza, notò che al suo fianco stava un uomo che si reggeva in piedi con una postura pressoché perfetta, ben piazzato ed in ottima forma. I suoi capelli erano abbastanza lunghi, anche se non quanto quelli di Eddie o di Jonathan, mentre la barba, invece, era colta e ben tenuta e non cespugliosa come poteva essere quella del professor Paciock.
Mentre, per l’abbigliamento, indossava una canadese nera con delle scarpe da ginnastica bianche.
–Vorrei presentarvi un mio caro amico di famiglia che mi darà una mano nel selezionare voi giocatori-.
–Io lo so chi è!- urlò con voce stupita Eddie, così come Jonathan e così come il resto dei giocatori pretendenti ad un posto in squadra.
Jackson non comprendeva perché tutta quella gente era rimasta sorpresa e perché fissavano quell’uomo, che doveva avere circa una quarantina d’anni, come se fosse una grande reliquia.
–D’accordo, d’accordo- calmò gli animi il capitano dei Grifondoro –Allora possiamo procedere-.
Jackson si avvicinò ad un Grifondoro del terzo anno e gli chiese chi fosse quell’uomo a lui misterioso.
–Non sai chi sia quell’uomo?- chiese stupito il ragazzino –Insomma, tu non conosci Derek Bones?-.
–Ehm, no, a quanto pare- rispose Jackson.
–E’ semplicemente il giocatore di Quidditch Inglese più forte di tutta la storia di questo sport! Il suo ruolo, prima che si ritirasse, era il Cacciatore ed in carriera ha fatto trionfare la nostra nazionale per tre volte consecutive nei Mondiali e ha vinto praticamente tutto con i Falmouth Falcons! Senza parlare dei, quasi 5000 gol segnati in carriera!-.
Jackson rimase un po’ stupito della cosa, perché pensava che se ne intendesse di Quidditch, abbastanza da capire chi è o era un fuoriclasse e di riuscire a riconoscerlo. Comunque, dopo questo breve ragionamento mentale, i provini incominciarono con dei tiri liberi per i Cacciatori che si sarebbero sfidati in un tre contro tre: chi avrebbe segnato più gol nel giro di dieci minuti, avrebbe vinto. Ovviamente, questo sarebbe stato un ottimo test anche per i portieri.
I Cacciatori erano molti e si suddivisero in circa sei gruppi. Jonathan stava nel secondo gruppo, che avrebbe sfidato il sesto, mentre Eddie stava nel quarto gruppo, che avrebbe sfidato il primo. Invece, Amir stava nel terzo gruppo, che avrebbe sfidato il quarto. Poi, dopo quelle piccole partitelle, avrebbero dovuto tirare dei rigori e tentare dei lanci lunghi con la pluffa.
Alla fine, Jonathan segnò ben venti reti, Eddie ne segnò sedici ed Amir ne segnò diciassette. Jackson aveva guardato James mentre si godeva lo spettacolo da bordo campo, ed un sorriso gli macchiò il volto quando vide i tre Cacciatori in azione.
Questo, secondo la mente del giovane Potter, faceva presagire che i tre Cacciatori erano già stati scelti. James si consultava molto con Derek che, a sua volta, indicava con l’indice i Cacciatori che giocavano e disegnava delle traiettorie invisibili, cercando di commentare ogni singola azione e contrasto. Poi, era il turno dei Battitori.
Questo, probabilmente, era uno dei ruoli più difficili, perché James avrebbe dovuto scegliere chi dovrà giocare al suo fianco per tutto il Campionato. Gli esercizi che il capitano aveva programmato per coloro che aspiravano al suo ruolo, erano pericolosissimi e devastanti; due bolidi venivano liberati e, dopo aver colpito il bolide, bisognava farlo tornare indietro e tentare di schivarlo. Il ritmo era velocissimo e tutti avevano quasi toppato.
James era abbastanza preoccupato perché in questo ruolo, quasi tutti i pretendenti erano alla pari. Poi, infine, toccava ai Cercatori. Era il momento di Jackson, era il momento in cui il ragazzo avrebbe mostrato le sue abilità sulla sua scopa. L’ansia e la preoccupazione divoravano il ragazzo, gli facevano tremare le gambe, gli facevano venire coniati di vomito e nausea, gli facevano provare sensazioni mai provate fino a quel momento.
–So che ce la puoi fare testa dura!- gli disse Jonathan che cercava d’incoraggiarlo con la faccia bagnata dal sudore e le mani sporche di terra –Tu vali molto di più di tutti questi pivelli, ricordalo! Ora sali su quella scopa, e acchiappi quel boccino!-.
Il test del Cercatore era semplice: acchiappare il Boccino d’Oro, solo che James ha fatto il furbo anche in questo caso. Ognuno avrebbe posizionato la scopa in punto preciso del campo e si sarebbero allontanati di qualche metro: poi, sarebbero stati accuratamente bendati ed il boccino verrà liberato solo dopo che tutti i Cercatori avevano gli occhi coperti.
Poi, sarebbero passati cinque minuti e tutti si sarebbero dovuti sciogliere le bende e, dopo aver scattato verso la scopa ed aver spiccato il volo, avrebbero dovuto cercare il la pallina alata. Sarebbe stato molto complicato soprattutto perché ben quaranta giocatori avrebbero cercato la stessa pallina volante e sarebbe stato tutto molto complicato. Era una questione di nervi, concentrazione e sicurezza.
La benda gli fu accuratamente sistemata da James stesso che aggiunse anche un –In bocca al lupo Jackson-.
E lui rispose –Crepi il lupo-.
Intorno al ragazzo, un gran silenzio lo circondava e poteva immaginare lo stato dei suoi avversari; ormai, tutti avevano gli stessi pensieri per la testa, provavano le stesse sensazioni. Addirittura, potevano quasi tutti respirare allo stesso tempo.
–State tutti pronti!- urlò la voce di Derek con tono imperativo ed intimidatorio –Al mio tre! Uno-.
Ci siamo, pensò Jackson. –Due-.
Era arrivato il momento. –Tre!-.
Immediatamente si tolse la benda dagli occhi e scattò verso la sua scopa. Quello che, però, vide davanti ai suoi occhi, era un altro Grifondoro che tentava di prendere la sua scopa. –Ma che diavolo fai?- gli urlò contro il giovane Potter.
Il compagno di Casata sembrava che non lo sentisse o, almeno, non volesse sentirlo. Stava per spiccare ma prontamente Jackson saltò in avanti e, grazie alla velocità acquisita, il balzo fu lungo e alto. Lo prese per un piede ed impedì che potesse dirigersi verso il cielo e fregarlo.
–Lasciami stare!- gli urlava quel ragazzo che pareva del settimo anno –Leva la mano dal mio piede Potter!-.
Ma allora quel ragazzo lo conosceva, pensò Jackson che alzò lo sguardo fissando in faccia il ragazzo che tentava di sgraffignargli la scopa. “Ma io lo so chi è!” pensò Jackson. Quel ragazzo era rimasto tutto il tempo ad ascoltare le conversazioni di Quidditch tra il giovane Potter ed i suoi amici.
Si chiama Brad Wordsworth e, sicuramente, si era immaginato che avesse apportato qualche modifica alla scopa. “Che bastardo” pensò. Così, dopo aver fatto scendere a forza il suo rivale, Jackson inforcò la scopa e, dopo una leggera spinta con i piedi, la scopa prese quota più velocemente che poteva. Non si era certamente aspettato che la scopa prendesse velocità in maniera così rapida.
Vedeva gruppi di ragazzi che si affrontavano fra di loro, tentando di ostacolare l’altro avversario. Ora, il giovane Grifondoro, era disorientato, quasi completamente. Temeva che non riuscisse ad individuare il boccino prima degli altri, temeva che non avrebbe mai preso quella pallina alata che lo avrebbe salvato dall’espulsione, ma soprattutto, non aveva la minima idea di come dovesse muoversi.
Dopo qualche secondo, come un fulmine, improvvisamente, sentiva che i suoi arti incominciavano a muoversi naturalmente, come se avessero compiuto quei movimenti da sempre. Era tutto molto strano, perché riusciva contemporaneamente a guidare la sua scopa, scrutare il cielo per cercare il boccino ma anche schivare gli avversari con eleganza e grazia.
Sapeva cosa stava facendo e lo faceva anche bene. Poi, come se lo sapesse in anticipo, guardò la Torre alla sua sinistra che vestiva i colori di Tassorosso. Ora lo vedeva, risplendeva chiaro alla luce dei raggi solari mattutini che si scontravano sulla sua superficie metallica e dorata. Il Boccino d’Oro era riuscito a passare inosservato a tutti i trentanove Cercatori che volavano liberi nel cielo, tranne al quarantesimo.
Jackson, sempre notando il fatto che i suoi movimenti apparivano sicuri, come se lo avesse fatto milioni e milioni di volte, portò la scopa in avanti facendola avanzare verso la palla d’oro alata. Viaggiava a grande velocità ed il vento gli scompigliava i capelli freneticamente ma, nonostante ciò, la sua visione rimaneva perfetta.
Il boccino sembrava essersi accorto che Jackson lo stesse inseguendo, infatti tentò di scappare, ma invano, perché quando le mani la toccarono, immediatamente smise di muovere le sue piccole ali, ponendo fine ai giochi, ponendo fine alle selezioni.




Angolo d'autore: Credo che tutti voi abbiate notato che la frase di Jackson "Non sono io che vado in cerca dei guai, sono i guai che cercano me" sia una frase inventata dalla Rowling e ficcata nei libri. E' solo che io adoro quella frase e ho voluto assolutamente trovare un modo per farla pronunciare alle labbra di Jackson. Poi avrete anche notato la solita gentilezza e completa disponibilità di Andrew che non ho voluto non dimostrare anche in questo capitolo.
Poi, i provini: vi giuro che mi sono divertito ad ideare le varie tipologie di sfide, sopratutto quelle dei Cercatori! Infine, il giocatore di Quidditch Derek Bones è un personaggio completamente inventato da me che non compare da nessuna parte tra i vari libri riguardanti Harry Potter e mi sono ispirato per nome e aspetto dell'uomo a Derek Hale che è un personaggio che compare nella saga di Teen Wolf.
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo come sia piaciuto a me e spero che possiate recensire per darmi il vostro giudizio.
A presto!
   
 
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