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Autore: cartacciabianca    18/01/2009    0 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Il Mio nuovo Desmond







-Sta mostrando un ottimo livello di sopportazione- disse Vidic avvicinandosi a Lucy. – Possiamo lasciarla dentro per ancora qualche ora- aggiunse.
Lucy chiuse il portatile con violenza, e il sistema operativo dell’Animus si spense all’improvviso.
-Cosa sta facendo?!- domandò sconcertato lui.
I miei occhi si aprirono a fatica, mentre il soffitto e il pavimento si rincorrevano. Provai a balbettare un timido –Come mai ci siamo fermati?- ma nessuno parve ascoltarmi.
-I livelli di tossicità mentale erano al massimo, e lo sapeva bene anche lei! Gli ho mandato gli ultimi aggiornamenti un’ora fa, alla sua scrivania! Non si è neppure degnato di guardarli!- sbottò gridando Lucy.
Vidic non parve sorpreso dell’accusa.
-Tossicità?- mi sedetti con le gambe a penzoloni massaggiandomi le tempie.
- Si stenda signorina Tomas!- mi disse Vidic nervosamente, poi si rivolse a Lucy che lo fissava rabbiosa. –Lucy farà ripartire l’Animus immediatamente-.
-Non credo proprio!- la donna staccò il portatile dalla piattaforma sul quale era appoggiato e lo mise sotto braccio. Poi si avviò verso l’uscita dando a tutti le spalle.
-Signorina Stilman, torni subito qui!- Vidic le corse dietro, ed entrambi sparino oltre la soglia della sala conferenze.
-Andrea!- Desmond comparve correndo e venne verso di me.
-Ce c’è? Anzi, se sai cosa sta succedendo…-.
-Lucy lo sta distraendo e lo terrà lontano da qui non per molto, ma ho bisogno che tu cerchi una cosa per me e lei- disse.
Io ci rimasi stranita. –Come?-.
-Nei tuoi ricordi c’è un’informazione che Vidic non deve assolutamente scoprire. Lucy mi ha incaricato di trovare il ricordo e cancellarlo. Non chiedere altro, perché concretamente non so neppure io di che ricordo si tratta. Se ne sarebbe occupata lei di persona, ma quando il Doc ha scoperto che Lucy era dalla mia parte, non le ha lasciato tregua ed io sono sotto stretta osservazione. Ora rimettiti giù!- le disse andando di corsa verso la scrivania del professore. Si sedette ed inserì nel PC una chiavetta.
Ci pensai un istante, poi mi ristesi e lo schermo dell’Animus mi coprì il campo visivo.
Mi aspettavo una luce accecante, ma quando la macchina dei ricordi fece il suo lavoro, un buio intenso mi pervase.
La mia coscienza si perse nell’oscurità come stessi sognando.

Desmond trovò facile accedere ai dati che Lucy aveva salvato sulla chiavetta che poi gli aveva affidato. I file che tenevano i ricordi di Andrea raggiunsero automaticamente l’Animus senza che lui avesse bisogno di alzare un dito.
Sullo schermo comparve una lista di cartelle, e Desmond seguì le indicazioni di Lucy a riguardo.
-Blocco 34…- lesse e vi cliccò sopra.
Nella cartella comparvero una decina di file molto differenti tra loro.
Con il doppio click del mouse aprì il ricordo.
A quel punto, come annotazioni laterali, Desmond vide che Lucy aveva allegato un documento. Quando vi cliccò sopra, vide che era una delle tante e-mail che mandava ai suoi riceventi fuori dall’Abstergo.

Vi informo su alcuni ultimi fatti:

--Ricordo AE.ff34. –

***Il soggetto 18 dimostra una compatibilità eccessiva con l’Antenato Alatir. Temo che certi   ***avvenimenti in questo ricordo possano compromettere i risultati della ricerca che sto portando ***a fine. Affinché in Vidic non sorgano dei dubbi, ho intenzione di eliminare il ricordo sia dal ***soggetto 17 che dalla ragazza. Lavorare con i due pazienti potrebbe essere rischioso se qualora ***Desmond o Andrea ne entrassero a conoscenza. Spero di aver fatto la cosa giusta.

--Memo—

 ***AE.ff34 eliminare e cancellare dal database.

Lucy


-Compatibilità con l’Antenato?…- Desmond allungò lo sguardo alla ragazza stesa sull’Animus, e gli passò per la mente che c’era qualcosa di strano che Lucy non gli aveva ancora detto. –Che cosa vuol dire?- si chiese tornando a frugare tra gli appunti.
Sul desktop comparve una barra rossa quasi del tutto completa.
Quando l’Animus ebbe finito di eliminare il ricordo, Andrea aprì gli occhi all’improvviso.

-Tutto apposto?- Desmond mi venne vicino e mi diede una mano a scendere dalla macchina.
-Sì, sì- risposi, ma sentii un giramento di testa inaspettato e dovetti tenermi al suo braccio.
-Eh, non te approfittare!- proruppe lui ridendo, ma il suo sorriso si spense in fretta.
Sentivo i muscoli venirmi meno e le forze prosciugarsi come se il semplice fatto di stare in piedi mi costasse uno sforzo disumano. Quando Desmond si accorse che non ero più in me, prese il mio volto tra le mani.
-Andrea, Andrea ci sei?- chiese e cominciò a schiaffeggiarmi.
Persi il senso del dolore, mentre la vista mi si appannava e sentivo di crollare al suolo.
Il mio ultimo ricordo fu Desmond, che tenendomi attaccata a lui, gridava: -Ho bisogno di aiuto qui!!!-

La porta della sala conferenze si aprì.
Desmond adagiò il corpo della ragazza al suolo e cominciò ad ammirarne il colorito pallido.
Vidic e Lucy lo raggiunsero, questo si chinò sulla giovane mentre Desmond si faceva da parte.
Lucy spostò lo sguardo da Andrea al ragazzo.  -Che cosa hai combinato?- chiese preoccupata.
-Ho fatto tutto quello che mi hai detto! Nulla!- sbottò Desmond. – è scesa dall’Animus ed è crollata!- aggiunse.
Vidic le strinse il polso, e dopo pochi secondi di silenzio pronunciò il verdetto. –è viva. Si può sapere che cosa è andato storto?- estrasse dal taschino del camice una piccola torcia e le illuminò le pupille. Erano dilatate al massimo.
-Le avevo detto di non esagerare, Vidic!- protestò Lucy chinandosi anche lei.
-Non sono effetti collaterali registrati nei precedenti pazienti, tanto meno dovuti all’eccessivo trattamento, signorina Stilman. Lo riconosco un ricordo cancellato, quando ne vedo uno!- gridò.
Lucy tacque assieme a Desmond.
-Come…-
-Ora non è importante, ne discuteremo a breve! Fatela stendere, tra poco ritornerà in sé- Vidic lasciò la stanza.
Desmond aiutò Lucy a tirare su da terra la ragazza, e insieme la portarono nella sua stanza.
-Mi spiace- disse lui mentre la trascinavano verso la camera.
-Non è stata colpa tua. Sapevo che rimuovere quel ricordo sarebbe stato pericoloso e anche azzardato, ma pensavo di poter contare sul tuo silenzio fin quando non si fosse ripresa- disse Lucy.
-Credevi che vedendomi crollare Andrea tra le braccia non avrei chiamato aiuto?- domandò stupito lui.
Lucy annuì.
-Certe volte le persone non sono quelle che pensi- borbottò.
-Più di quanto immagini- rispose.
La stesero sul letto.
-Se è svenuta- chiese Desmond. –Perché ha gli occhi aperti?-.
-Il suo non è uno stato di svenimento. È cosciente, e forse ora può anche sentirti-.
-Davvero?! Volevo dire, interessante…-.
-Non è affatto divertente, Desmond. Potevamo rischiare molto di più- mormorò lei.
-A cosa ti serviva eliminare qui ricordi? E di che ricordi si trattano?-.
Lucy lo guardò un istante senza dire nulla.
-Perché mi guardi così?- alzò le spalle lui.
-Nulla, nulla. Forza- disse la donna uscendo dalla stanza. –abbiamo molto lavoro da recuperare anche con te, e oziare nell’attesa che lei riprenda i sensi è totalmente inutile. Stenditi sull’Animus prima che Vidic torni-.
Tornò in sala conferenze a prendere il suo portatile e cominciò a risistemarlo dov’era.
Desmond si sedette sul bordo del letto massaggiandosi il collo. Per un minuto pieno fissò la parete dritto davanti a lui, poi spostò gli occhi alla ragazza che sembrava paralizzata da chissà quale shock.
-Cosa c’è nei tuoi ricordi che i miei non hanno?- domandò tra sé e sé.
Non si aspettava che lei le rispondesse, dato le condizioni in cui si trovava, ma gli sarebbe bastato che gli facesse segno che aveva almeno capito.
Di tutta risposta i gli occhi le si chiusero, e Desmond ne fu sorpreso.
-Ehilà, ciao. Ora va meglio?- le domandò avvicinandosi.

Lo guardai farsi più vicino a me, mentre mi fissava inquieto. –Parla, ti prego, non voglio altri morti sulla coscienza. Il mio antenato ha smesso da un pezzo di uccidere, ti prego, parlami!- mi sorrise.
Accennai un sorriso divertito, e voltai la testa di lato. –Non preoccuparti, sto bene…- bisbigliai, ma aveva solo voglia di dormire, di tenere chiusi gli occhi anche per tutto il mese.
-Ottimo- batté le mani una volta e si guardò attorno.
-Sono… Sono tanto pesante?- chiesi d’un tratto, e lui si girò di nuovo verso di me.
-Che intendi?- mostrò ancora una volta il sorriso perfetto.
-Ti ho visto che mi hai messa per terra. E la mia schiena ne risentirà per qualche giorno, se sono fortunata…- gli dissi ironica.
-Davvero? Nel senso, no, non pesi così tanto. Solo che non sapevo cosa fare! Ehe…-.
L’avevo messo in imbarazzo, ed era il mio obbiettivo.
Un angolo della mia bocca si allungò oltre il dovuto.
-Perché ridi?- mi chiese Desmond.
-Ripensavo ad alcune cose. Ora vattene fuori, lasciami dormire e finisci di fare il tuo lavoro…- mi girai di lato stringendo tra le braccia un cuscino.
Sentivo lo sguardo di Desmond indugiare ancora su di me, e la cosa m’infastidiva quanto mi piaceva.
In fine si alzò e andò verso la porta. –Non possiamo chiamarlo lavoro- lo sentii borbottare. –non ci pagano abbastanza per chiamarlo lavoro…-
La porta della stanza si chiuse e alcune delle luci si spensero.
Rimasi al buio, tormentata da chissà quali pensieri.

Quella notte non riuscii a dormire.
Ripensai a parecchi aspetti della mia vita, che effettivamente non mi rendeva felice. Sapevo che prima o poi quel posto mi avrebbe portata alla depressione, che essere sottoposta a continui esperimenti ed estrazioni di memoria mi avrebbe portata alla follia. Se mi chiamavo “soggetto 18” ci sarà stato sicuramente qualcuno prima di me che non aveva fatto una bella fine. Pensai a Desmond e a come avesse fatto a sopportare più di un anno in questa topaia per topi di laboratorio. Le mie materie preferite al liceo erano lettere e grammatica, così a stretto contatto con computer all’avanguardia e tanti, tanti numeri mi sentivo un’estranea.
Se c’era qualcuno che mi mancava in quel momento come mai, era una persona che mi aveva abbandonata nel passato lontano e pochi mesi prima.
Mio padre era stato ucciso da un proiettile. Così mi avevano detto, ma sapevo che mio padre aveva sempre avuto dei precedenti per spaccio e traffico di cocaina al livello mondiale. Lui non ne aveva mai fumata, non assumeva alcolici e raramente beveva vino. Nonostante tutto, a causa dei problemi economici che avevano preso piede a partire dal 2009, era stato costretto a trovare un modo per guadagnare facile.
Pensai che in parte era stata colpa mia che gli ero rimasta sulla coscienza come una bocca in più da sfamare. Se invece di portarmi con sé, l’uomo che era diventato mio padre mi avesse lasciata sul marciapiede, sarebbe stato probabile che non fossi nell’Abstergo.
In qualche modo, i miei e i ricordi di Elena coincidevano alla perfezione.
Mio padre mi aveva venduta all’Abstergo, ora cominciavo a ricordare che il giorno in cui mi ero svegliata tra le mani di Vidic e Lucy, ero uscita con lui per andare al cinema. Nella sala c’eravamo solo noi, e quelli dell’azienda avevano preso me e sicuramente ucciso lui.
Ma se mio padre aveva contatti con l’Abstergo, perché lo avevano ucciso?
Era stata Lucy a dirmi che papà conosceva Vidic da molto tempo, ma non avevo mai saputo dove e quando si erano visti la prima volta.
Mi giravo da parte a parte del letto, arrotolandomi ciocche di capelli tra le dita e concentrandomi per tenere il conto delle pecore.
Lanciai un’occhiata all’orologio satellitare che brillava sulla scrivania e notai con sdegno che no era passata neppure la mezzanotte.
Trovai la forza per alzarmi e trascinarmi fino al bagno, dove mi guardai allo specchio per diversi minuti senza cambiare posa.
Avevo delle occhiaie che facevano paura, i capelli non erano più i miei, avevano cambiato colore. Dal castano brillante andavano a scurirsi sulle punte e in parte alla radice. Era solo un riflesso della luce, ma mi era parso di vedere alcuni capelli bianchi.
Possibile che lo stress che pativo in quel posto mi avrebbe resa più vecchia di quanto non ero già???
Come la mia antenata, avevo 17 anni, e l’Abstergo mi aveva strappata via dalla mia vita, da tutto ciò che di più noioso o eccitante mi avrebbe in futuro coinvolta.
Ora vivevo una maledettissima vita virtuale, quella della mia antenata che non mi sarebbe mai balzato in mente di conoscere!…
Tentai di legarmi i capelli con uno degli elastici neri vicino al lavello, ma i tentativi di sembrare quella di una volta furono vani.
Lasciai che i capelli a caschetto mi cadessero sulle spalle e tornai nella camera.
Andai verso la porta, e mi sorpresi davvero del fatto che appena feci un passo più avanti essa si aprì del tutto.
Qualcuno si era dimenticato di chiudere a chiave le stanze, perché seduto alla scrivania di Vidic, con la luce del desktop che lo colpiva in viso, c’era Desmond.
Il ragazzo alzò gli occhi dal PC e mi vide.
Lo raggiunsi mentre lui si alzava.
-Cosa ci fai in piedi a quest’ora?- domandammo all’unisono, e di seguito tacemmo entrambi imbarazzati.
Allungai lo sguardo al PC e vidi che stava curiosando tra gli appunti di Lucy. –Ma sei tutto scemo o cosa?- gli chiesi accusandolo.
Lui tornò a sedersi sulla poltroncina, e io mi accomodai sul bracciolo.
Fuori dalle vetrata brillavano i grattacieli di New York e i cieli stellati.
-Voglio solo capirci qualcosa di più- sbuffò Desmond. –Sono confuso, e non negare che ultimamente le cose stanno prendendo una buffa piega- mi disse.
-Non lo nego affatto. Oggi ero sotto l’effetto di una crisi epilettica, perché dovrei non essere preoccupata?-.
-Guarda- lui spostò il mouse e aprì una cartella.
-In questi appunti Lucy parla di qualcosa che non riesco a spiegarmi. Dice che c’è qualcosa tra te e il mio antenato, o tra la tua antenata e Altair, non capisco. Vorrei che mi dessi il tuo punto di vista-.
Mi mostrò gli appunti di Stilman che lessi con molta attenzione.
-Sai che fine ha fatto il ricordo cancellato?- gli chiesi leggendo.
Lui scosse la testa. –Ora sarà sicuramente in culo al mondo- fece con tono arrabbiato.
-Se sapevi che era qualcosa che riguardava entrambi, perché lo hai fatto?- mi venne spontaneo porgli quella domanda, perché mi era parso davvero da deficienti quello che aveva fatto.
-Non lo sapevo, Lucy mi ha dato la chiavetta che conteneva delle azioni registrate. Non ho fatto nulla, non ho dovuto, ecco, alzare un dito perché il file si cancellasse-.
-Credi che questo influirà molto sui miei ricordi?-.
Desmond tornò a guardare lo schermo. –Da quanto ho scoperto, non dovresti avere problemi fino al sesto blocco di memoria. Da lì, come mi ha spiegato Lucy, potrebbero cominciare alcuni piccoli anacronismi per entrambi-.
-Roba grossa?-.
Lui annuì. –Molto grossa. In ballo ci sono la vita della tua antenata e quella dell’informatore di cui Vidic è alla caccia. Ma per quanto riguarda le ricerche che Lucy sta portando avanti per sé, so ancora poco-.
-Ben lavoro per un barista- commentai.
Desmond mi guardò, e i suoi occhi brillarono di azzurro alla luce che il PC proiettava su di noi.
-Era il minimo- mi disse. –Ti ho quasi uccisa-.
-So che non è stata colpa tua, e comunque Lucy mi aveva assicurato che l’Animus non mi avrebbe uccisa sul momento- scherzai.
Desmond chiuse il portatile e fu tutto buio.
-Che succede?- chiesi.
-Ah, veramente stavo per chiudere prima che arrivassi tu- mi disse staccando la chiavetta.
-Ok- mi alzai e feci un passo indietro per lasciarlo passare.
Lui al contrario non si mosse e rimase a fissarmi.
-Che c’è? Non…- provai a dire qualcosa, ma provai piuttosto ad immaginare dove voleva arrivare.
Si sollevò dalla poltrona e i nostri visi furono l’uno poco distante dall’altro. –Chissà di quale legame si trattava tra te e il mio antenato…- mormorò.
Era imbarazzante che potessi sentire il suo respiro a pochi centimetri dalla mia pelle, e tanto meno, non ero mai stata così… non mi ero mai sentita così.
Mi guardava dall’alto al basso, perché come tra di noi c’erano quasi dieci anni di differenza, c’erano almeno anche una decina di centimetri.
Mi schiarii la gola e tentai di scostarmi, ma potevo dire che lui mi era addosso, mi copriva quasi.
Così tentai di rammentargli quanti anni avevo: -17, Desmond…- bisbigliai stringendomi nelle spalle.
Non mi diede tempo per aggiungere altro. Con un passo in avanti, mi baciò sulle labbra stringendomi il collo con una mano.
Fu orribile e meraviglioso allo stesso tempo, ma votai più per il meraviglioso.
Ora capivo quanto fosse… meraviglioso sentirsi toccare da un ragazzo che non era un fratello o un padre, ma qualcuno in cui riponevi fiducia e tutta te stessa.
Desmond solo in quegli ultimi minuti mi era parso attraente e… carino. Per il resto della mia permanenza nell’Abstergo avevo continuato ad odiarlo per il semplice fatto che a me interessava quello che l’azienda stava testando su di noi, mentre a lui frullava in testa solo il modo più veloce per filarsela.
Mi appoggiai a lui come avevo fatto nello svenire poche ore prima, mi strinsi alle sua braccia mentre lui continuava a sfiorare le mie con le sue labbra.
Ero incantata da come, ecco, da come ci sapesse fare!
Improvvisamente mi staccai dalla sua bocca e mi gettai ad abbracciarlo.
Ne rimase colpito, anzi, stupefatto, ma alla fine mi strinse a sé come avrei voluto che facesse.
Mi appiccicai a lui, affondando la faccia nella sua felpa bianca e, ascoltando il ritmo del suo cuore notai che, a differenza del mio, restava costante e tranquillo.

   
 
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