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Autore: coccinella_    06/07/2015    1 recensioni
Storia ambientata dopo la battaglia contro gli ottenebrati e Sebastian.
«Tu mi hai trovato quando ero smarrito dandomi qualcosa per cui vivere» mi perdo nei suoi occhi, provo a resistere al suo sguardo ma lui non mi lascia andare «Solo un po' in ritardo ma mi hai trovato» sorride carezzandomi la guancia
«Siamo nel mezzo di una battaglia e tu pensi a dichiararti?» gli chiedo divertita nonostante tutto.
«Sono un Herondale» sorride avvicinandosi al mio viso «Non penso...» sfiora le mie labbra con le sue «Agisco» pone fine alla dolorosa distanza baciandomi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jace Lightwood, James Carstairs, Nuovo personaggio, Un po' tutti, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zoe
 

Poggio la mano sulla porta dell’istituto con fare esitante chiedendomi se quello che sto facendo sia davvero la scelta giusta. Respiro profondamente e spingo la porta, una parte di me appare sollevata nel vederla aprirsi credendo che dopo tutti questi anni la mia parte di shadowhunter fosse sparita pure dal mio stesso sangue. Mi guardo intorno spaesata dirigendomi verso l’ascensore chiedendomi se coloro che vivono qui hanno già percepito il mio arrivo. Gli istituti sono dei rifugi per qualsiasi cacciatore in cerca di un posto dove stare ma sono scappata da quel mondo da così tanti anni che adesso mi sento in colpa per esserci tornata solo nel momento del bisogno. Mentre l’ascensore sale penso alla mia Zoe, cerco di mandare indietro le lacrime e credere che sia ancora viva da qualche parte, in fondo l’ho cresciuta forte.

Le porte dell’ascensore si aprono e uscendo dall’abitacolo incontro lo sguardo di ghiaccio di Myrise Lightwood, sgrano gli occhi stupita non la vedevo da diciassette anni. Lei mi restituisce lo stesso sguardo e restiamo in silenzio non sapendo esattamente cosa dire
«Qualcuno dovrebbe spezzare questo silenzio imbarazzante» dice la ragazza vicino a lei, sicuramente sua figlia notando la strabiliante somiglianza. È come tornare a guardare il viso di Myrise da ragazza, quando eravamo parabatai e ci difendevamo da ogni intemperie
«L’hai appena fatto» dice un ragazzo alto, biondo con gli occhi dorati. Lo guardo per qualche secondo non riuscendo a capire chi sia, non ricordo il piccolo Alec con i capelli biondi.
«Che ci fai qui?» finalmente la mia parabatai mi rivolge la parola e la sua voce è chiaramente rabbiosa, non ha tutti i torti
«Ho bisogno di aiuto» cerco di sembrare sicura di me ma mi rendo conto che la mia voce trema
«Dopo tutti questi anni pensi di poter tornare e pretendere l’aiuto da coloro che hai ripudiato? Da me?» mi guarda con rancore e i suoi occhi diventando lucidi
«Si tratta di mia figlia» la guardo seria ma la mia voce tradisce sofferenza «Rischia di morire» stavolta sono i miei occhi a diventare lucidi.
 

Mi sveglio di soprassalto infastidita dalle gocce d’acqua fredda che cadono dal tetto. Cerco di alzarmi ma non appena muovo le mani un dolore mi ferma. Urlo sofferente e guardo le catene attorno ai miei polsi che scottano al contatto con esse. Mi guardo intorno e quello che vedo è solo una stanza sudicia e abbandonata da chissà quanto tempo, credo si tratti di qualche cantina faccio per alzarmi ma nuovamente le manette bruciano i miei polsi
«Sono state intinte nel sangue di demone» una voce mi fa sussultare e incontro un paio di occhi grigi guardandomi con palese divertimento
 
«Devi proprio temermi» dico cercando di non sembrare stanca o spaventata
 
«Non si sa mai» l’uomo si avvicina e posso osservarlo meglio. Ha lunghi capelli biondi, quasi alle spalle e un viso spigoloso. Non credo abbia più di trent’anni , mi esamina come fossi una cavia da laboratorio poi mi sorride divertito «Finalmente ho l’onore di conoscerti» mi porge un bicchiere d’acqua, lo guardo muovendo poco le mani per fargli capire che non posso afferrarlo «Se mi fai il favore» dico seccata. Lui ghigna e avvicina il bicchiere alla mia bocca e con foga inizio a bere
«Non hai paura che sia avvelenata?» chiede curioso
«Non avresti fatto tutta questa fatica solo per uccidermi con dell’acqua avvelenata» lo guardo seria con un finto sorriso
«Astuta» mette la mano sotto il mio mento facendomi alzare viso e avvicinandosi pericolosamente sussurra «Non hai idea di quello che ho in serbo per te.»
 

«Quindi portasti avanti la gravidanza?» mi chiede Myrise seduta sulla poltrona della sua scrivania mentre sorseggia una camomilla. Ci siamo spostate nel suo studio in quanto non era consono, per lei,  parlare di certe cose davanti ai ragazzi
«Già» mi guardo le mani nervosa, mani che un tempo furono di cacciatrice
«Lui lo sa?» mi chiede guardandomi curiosa, faccio segno di no con la testa e lei assume un’espressione soddisfatta come sapesse che avrei risposto di no.
«Cosa vuoi che faccia Eleonor? La ragazza sa chi è in realtà?» sospira nervosa
«L’ho cresciuta come una cacciatrice, non che io volessi ma dovevo farlo» la guardo preoccupata
«Cosa non mi stai dicendo?» chiede seccata
«Ti ricordi quando scoprì che non potevo portare avanti nessuna delle mie gravidanze?» scosto lo sguardo nervosa ricordando quel periodo della mia vita
«Ricordo quanto fossi disperata per te e ricordo anche come pochi mesi dopo te ne andasti abbandonandomi» dice con voce grave
«Ti ho voluto e ti voglio sempre bene Myrise, sei la mia parabatai» incerta avvicino la mia mano alla sua, lei la guarda infastidita ma non la scosta. Guardo gli anelli delle nostre rispettive famiglie, Trueblood la sua e Ravenstorm la mia
«Non hai mai voluto indossare l’anello dei Lightwood» sorrido nostalgica ricordando quanto andasse fiera di portare quell’anello
«Apparteneva a mio fratello Max è l’unica cosa che mi rimane di lui» dice seria. Ci guardiamo per qualche istante in silenzio e respirando profondamente per farmi coraggio decido di dire la verità
«Valentine Morgestern mi aiutò a portare avanti la gravidanza» dico tutto d’un fiato
«In che modo?» mi chiede scioccata dalla rivelazione
«Nello stesso modo in cui aiutò
Céline Herondale, col sangue di angelo ma a differenza di Céline io sapevo cosa ingerivo.» chiudo gli occhi provando vergogna di me stessa «Lo presi per tutta la gravidanza e qualche tempo dopo la nascita di Zoe, in quanto era troppo debole per vivere e solo quello la rinvigoriva» mi mordo il labbro nervosa, ho trentasette anni ma lo sguardo di Myrise mi fa sentire come una bambina beccata a fare qualcosa di deplorevole
«Ha ingerito sangue angelico per anni?» mi chiede indignata
«E questo l’ha resa particolarmente speciale.» la guardo cercando di non sembrare troppo turbata, in fondo amo mia figlia più di me stessa.
«Quindi sei sempre stata con Valentine?» scosta la mano dalla mia come si fosse scottata
«Mi nascondevo nella vecchia casa di famiglia grazie ad un incantesimo, solo Valentine ne era a conoscenza ma scappai non appena capì che voleva uccidermi per usare mia figlia per i suoi scopi.» abbasso le spalle come segno di liberazione da quel peso. Finalmente qualcuno oltre me e quell’uomo orribile, ormai defunto, conosce la verità. Segue qualche minuto di silenzio in cui vedo Myrise ponderare la situazione.
«Non posso e non voglio darti il mio aiuto senza l’approvazione del conclave» mi dice con voce ferma
«Non credo mi aiuteranno, i cacciatori portano rancore e non perdonano» la guardo allarmata
«è la mia unica offerta, posso mettere una buona parola ma non metterò la mia famiglia in pericolo per te» mi dice sprezzante. Analizzo per qualche secondo la situazione e mi rendo conto che sono la mia unica possibilità
«Penso non abbia scelta no?» sorrido amara
«Mando subito un messaggio di fuoco» dice alzandosi con fare quasi professionale, come fossimo due estranee «Prima che mi dimentichi credo che tu non abbia scelta su un'altra questione» si volta prima di uscire «Adesso abbiamo un rappresentante per ogni nascosto al conclave e…» ci scambiamo uno sguardo intenso che vale più di mille parole «Lui sarà lì e gli dirai chi è Zoe».
 
 
«Erano parabatai?» chiede ancora stupefatto Jace, lo guardo male e mi distendo sul divano di fronte a lui. Siamo in biblioteca in attesa che mamma ritorni
«Sì ne sono convinta, una volta mi raccontò della sua parabatai che voltò le spalle ai cacciatori. Mi fece vedere una foto ed era lei, ne sono sicura» mi metto comoda e chiudo gli occhi per riposare un poco. La caccia a quel vampiro oggi mi ha davvero stancata.
«Quindi aveva un parabatai?» chiede nuovamente Jace facendomi sbuffare
«Jace!» dico infastidita
«Isabelle!» risponde lui con lo stesso tono
«Perché sei così odioso?» chiede Alec sedendogli vicino
«Perché sono bello e dannato» alza le spalle Jace
«Non sei dannato» gli ripete Alec con tono seccato
«Ancora non hai risolto con Clary?» chiedo stuzzicandolo
«Simon invece come sta?» chiede lui stuzzicandomi
«Smettetela.» ci riprende nostro fratello, poi voltandosi verso Jace chiede «Effettivamente sono curioso anche io, come va con Clary?» gli sorride divertito
«Come siete invadenti! Ne stiamo ancora parlando» sbuffa seccato «è l’unica cosa che saprete da me» ci guarda male. Il telefono di Alec segnala l’arrivo di un messaggio che legge con il sorriso ebete che riserva solo a Magnus
«Almeno ad uno di noi le cose vanno bene» dico sconsolata.
La mamma entra di corsa in biblioteca con fare nervoso, mi lancia un’occhiata veloce e indaffarata scrive qualcosa in un pezzo di carta
«Alec puoi dire a Magnus di venire qui immediatamente?» chiede nostra madre nervosa, Alec annuisce confuso
«Mamma puoi spiegarci che succede?» chiedo rimettendomi in piedi, mi guarda insicura se dirmi o meno la verità ma poi sospirando si decide a parlare.
«Quella donna è Eleonor Ravenstorm, la mia…» prende fiato come se le venisse difficile pure parlare «La mia parabatai» ci guarda nervosa
«Ravenstorm? Simbolo della famiglia tre corvi che formano un cerchio al cui centro vi è un fulmine» dice Alec sforzandosi di ricordare le lezioni di stendardi e storie delle famiglie di tutti i cacciatoril, gli tiro un cuscino per zittirlo
«Pensavo fossero tutti morti» interviene Jace curioso ed eccitato da qualsiasi cosa che non gi faccia pensare a Clary
«è rimasta solo Eleonor e a quanto pare sua figlia» risponde mia madre guardando Jace strana «Jace invece puoi chiamare Clary e dirle di venire qui con la sua famiglia?» chiede improvvisamente
«Perché?» chiede lui curioso
«Fallo e basta per favore» con fare sbrigativo esce dalla stanza lasciandoci perplessi.
 

«Non capisco cosa succede» mia moglie sbuffa per l’ennesima volta facendomi sorridere, quando si tratta di questioni shadowhunters  non riesce a stare tranquilla
«Sei sicura di non aver combinato niente?» chiedo a Clary divertito mentre entriamo al Santuario, sono un lupo mannaro quindi non mi è permesso entrare nell'Istituto.
«Grazie per la fiducia» risponde facendomi una linguaccia. Ci guardiamo intorno e troviamo Myrise aspettarci camminando avanti e indietro nella stanza.
«Luke, Jocelyn grazie di essere venuti» si avvicina Myrise nervosa non appena si accorge di noi «Clary puoi gentilmente raggiungere Jace e gli altri in biblioteca  mentre parlo con i tuoi genitori?» le chiede il più gentilmente possibile. Noto lo sguardo di Clary deluso dal non poter rimanere con noi ma annuendo si allontana.
«Venite sediamoci» ci invita Myrise sedendosi su una poltrona lì vicino a noi, la seguiamo e per qualche istante ci guardiamo imbarazzati
«Si tratta di Clary?» chiede Jocelyn preoccupata
«No assolutamente, anzi il suo addestramento sta proseguendo bene» si zittisce e prende un profondo respiro «Eleonor vieni avanti» per un attimo non capisco con chi sta parlando ma quando apro bocca per chiederglielo vedo svoltare l’angolo da un donna con i capelli biondi e gli occhi grandi e azzurri; chiudo la bocca deglutendo nervoso.
Jocelyn è la prima a parlare «Eleonor Ravenstorm? Non ti vedo da…»
«… diciassette anni» Eleonor la interrompe sorridendo sedendosi vicino a Myrise. È così strano vederle nuovamente l’uno accanto all’altra, quando eravamo più giovani erano inseparabili.
«Ciao Lucian» mi guarda Eleonor imbarazzata
«Sei uguale a come ti ricordavo» sorrido imbarazzato anche io
«Intendi a quando mi hai lasciata?» sottolinea rancorosa lei
«è stato tanti anni fa» prova a difendermi mia moglie
«No, non ho scuse. Avevo promesso di sposarla e invece scappai senza neanche dirle addio» guardo Jocelyn vergognandomi di me stesso ma lei mi stringe la mano rassicurandomi
«Sappi che non ti avrei mai voltato le spalle solo perché eri diventato un lupo mannaro ma credo che il motivo per cui mi lasciasti fu un altro» interrompe quel momento Eleonor posando il suo sguardo su Jocelyn
«Io direi di arrivare al solo, il conclave ci aspetta a Idris in mattinata» interviene sbrigativa Myrise
«Giusto scusa» risponde la sua parabatai torturandosi le mani, la guardo meglio e mi accorgo solo adesso delle occhiaie e del suo viso eccessivamente stanco «Lucian ti devo dire una cosa» mi guarda disperata
Mia moglie mi stringe forte la mano come sentisse la bomba ad orologeria star per scoppiare davanti a noi
«Hai una figlia, il suo nome è Zoe e una setta l’ha rapita per ucciderla».
  
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