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Autore: Error1811_98    06/07/2015    0 recensioni
[...]Questa non è una storia per deboli di cuore.
"Logan gli dava le spalle, un lampo bluastro attraversò il cielo, se ne stava andando. Non poteva permetterlo. Lo rincorse fermandosi, con una mezza scivolata, davanti a lui e mettendo le mani sulle sue braccia che in confronto apparivano talmente esili.
-Jake.. mi chiamo Jake..- il fragore del tuono spezzò il silenzio, anche i ragazzi sugli spalti avevano taciuto per guardarli, un secondo dopo l'acqua iniziò a cadere fitta fitta. I capelli che si appiccicavano alla fronte, le gocce che percorrevano veloci i loro corpi e il loro sguardo l'uno piantato in quello dell'altro."
"Logan gli raccontò di come avesse sempre amato il basket più di qualsiasi altra cosa al mondo, di come fosse l'unica cosa di cui non avesse paura di dire di essere bravo. Jake, invece, non sapeva cosa dire di sè. Probabilmente se gli avesse rivelato la verità Logan si sarebbe allontanato da lui, decise quindi di fargli credere di essere discretamente benestante, di avere una villa gigantesca.. Peccato che una bugia tiri l'altra.."
Due ragazzi reciprocamente opposti contro l'intero mondo e società.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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I


Quando Logan DeAngelis varcava la soglia di una qualsiasi porta tutti si voltavano a guardarlo, tutti lo conoscevano e la sua vita, ormai, era di dominio pubblico. Era scontato sapere se quel giorno sarebbe andato al campetto a giocare a basket o da quell'amico con cui non si vede da un po'. Cadere nei piaceri terreni è umano e Logan era davvero un piacere per gli occhi. Era bello, molto bello, così bello da riuscire a far mancare il fiato a tutta una folla. Aveva 15 anni ma di statura non era granchè anzi non superava il metro e sessantacinque con le scarpe, questo comunque non stonava con il suo fisico slanciato, la camminata sicura si poneva a contrasto a quell' interruttibile mania di coprirsi le mani con le maniche della felpa e di mordersi il labbro inferiore.
Il volto leggermente allungato, il nasino alla francese, le labbra sottili e rosee erano un perfetto mix, ma il suo vero punto forte erano gli occhi blu, due piccoli universi intrappolati e incastonati sul suo viso, due occhi capaci di raggelarti il sangue, due occhi capaci di attirare, come una calamita, lo sguardo degli altri, i quali si sentivano saltare un battito da tale illegale bellezza, distogliere lo sguardo pareva un' impresa degna delle 12 fatiche di Ercole. Due occhi che raccontavano tutta la sua storia..
Logan si stava infilando il suo paia di jeans preferito, quello con gli strappi su cosce e ginocchi, quando Zack suonò il citofono, quella sera sarebbero andati ad una festa della città vicina a quella che erano soliti frequentare. Loro abitavano a Gyven ma lì non è che ci fosse molto da fare. Abitare in montagna aveva i suoi difetti, tra una casa e l'altra c'era così tanta distanza che vi si sarebbe potuto costruire uno stadio e a meno che non ci fosse qualcuno che metteva a disposizione la propria casa, a suo rischio e pericolo, di divertimento per ragazzi non ce n'era proprio.
Il ragazzino andò ad aprire, il profumo della colonia usata dal più grande gli investì le narici prima che potesse vederlo. Capelli domati con un filo di gel, catena al collo, camicia bianca e jeans dai quali si poteva intravedere l'elastico dei boxer.
-Sei pronto?- gli chiese squadrando il 15enne da capo a piedi facendolo arrossire.
-Si- mormorò uscendo.
Camminarono con passo svelto mentre parlavano delle loro aspettative, e degli obbiettivi per la serata. Avrebbero dovuto prendere un pullman che li avrebbe portati nella città in questione: Shift; e infine un altro pullman per arrivare il più vicino possibile al locale.
Uscirono di casa alle 22 arrivarono solo un'ora dopo. A Logan scappò un sorrisetto quando il pullman oltrepasssò il cartello della città: Shift, la cui quarta lettera era stata rigoramente oscurata con una bomboletta spray. Il locale aveva appena iniziato a riempirsi quando vi entrarono. Un posto carino, a sinistra una sala un po' più appartata per parlare e bere senza dover urlare l'uno nell'orecchio dell'altro, a destra la discoteca vera e propria con luci psichedeliche, musica a palla, ragazzi e ragazze mezzi ubriachi, con gli occhi rossi e gonfi di chi si è appena fatto. Girarono a destra. All'inizio nessuno si accorse di loro ma poi una ragazza indicò Logan e tutte le altre si voltarono a guardarlo attirando l'attenzione di terzi, quarti e più. Il ragazzo fece un mezzo passo all'indietro sarebbe scappato se solo Zack non lo avesse preso in tempo per mano, facendogli coraggio.
I due si diressero verso il bancone. Il barman fece un sorriso di incoraggiamento al piccolo mentre asciugava un bicchiere con un logoro grembiule dal colore indefinibile.
-Che vi passo ragazzi?-
Zack stava per rispondere, solitamente prendevano coktails alla frutta buoni quanto alcolici, ma Logan lo precedette
-Qualcosa di forte-
-Ah, lascia fare a me!- Zack alzò gli occhi al cielo quando il barman gli fece un'occhiolino porgendogli i due superalcolici.
Si voltarono verso la pista da ballo e il rosso potè vedere il più piccolo bere tutto il bicchiere d'un fiato. Avrebbe dovuto tenerlo sotto controllo se avesse continuato a bere a quel ritmo per tutta la serata.
Si allontanò, non barcollava, per ora poteva stare tranquillo e andare a limonare con quella ragazza carina che aveva ricambiato il suo lungo, intrigante sguardo.
Logan andava verso la pista da ballo, si fece largo tra corpi vari, intrecciati o meno. Non gli piaceva ballare a bordo pista, gli sembrava di essere uno scemo e si vergognava, invecce al centro, sarebbe stato circondato da persone che ballavano mezze ubriache stonando ogni nota, insomma, giusto per non sentirsi fuori luogo.
Iniziò a ballare seguendo le note di una canzone dalla base conosciuta ma dal testo inglese. Alcune ragazze gli si avvicinarono ridacchiando, con quei tacchi erano più alte di lui, si capiva benissimo cosa volessero, Logan era gay, le ragazze non gli interessavano minimamente ma diede lo stesso un veloce appassionante bacio ad ognuna di loro, le sue guance diventarono rosse, non riusciva più a ballare, sentiva gli occhi degli altri puntati su di lui.
Logan era paranoico, non riusciva a lasciarsi andare, aveva bisogno un altro po' di quel superalcolico.
Lanciò un'occhiata disperata al bancone, possibile che a separlarli ci fossero così tante persone?
Cercò Zack con lo sguardo era attaccato ad una biondina vicino al muro opposto. Si morse un labbro e cercò di farsi strada in qualche modo, ma quando passava ragazzi e ragazze lo fermavano per una chiacchierata pur di attirare la sua attenzione.
-Ma di dove sei? Non ti ho mai visto in giro!-
-Sicuro di essere single?-
-Quanti anni hai?-
-Me lo dai un bacio?-
Lui restava lì a rispondere pazientemente ad ogni domanda, con quel sorriso stampato sulle labbra manco fosse una cameriera che ha portato una pietanza con un moscone annegato dentro. Logan non riusciva quasi mai a dire di no, baciava chiunque glielo chiedesse, ci ballava, si lasciava toccare.
Non sarebbe mai arrivato al bancone. Improvvisamente però qualcuno gli si avvicinò da dietro mettendogli un braccio attorno al collo e chinandosi quel che basta per parlargli all'orecchio così da farsi sentire.
-Hai bisogno di una guardia del corpo?-
Logan gli sorrise voltandosi, quel ragazzo era più alto di lui di almeno una trentina di centimentri, era un bel moretto con un ciuffo sparato da un lato, gli occhi di uno splendido color nocciola, il naso stretto e le labbra carnose di un invitante colore corallino.
Lo ignorò. Fece qualche passo all'indietro con quel sorrisetto stampato sulle labbra e poi si voltò continuando quel circolo vizioso, soddisfando ogni morbosa richiesta.
Jake si passò una mano tra i capelli non era mai successo che qualcuno lo rifiutasse, e quel ragazzino non solo lo aveva rifiutato, non lo aveva nemmeno calcolato. Si sentiva confuso, ci pensò un altro secondo ragazzo a togliergli certi pensieri, era uno spilungone, uno di quelli esageratamente alti ma scheletrici.
Logan nel frattempo aveva cercato di mischiarsi un po' tra la folla, si era rincattucciato in un angolo mentre con gli occhi cercava Zack, operazione tutto fuorchè facile per qualcuno della sua altezza.
-Ti sei perso?-
Voltò lo sguardo verso un uomo che si avvicinava, avrà avuto più di 30 anni, dai capelli brillava il gel, era rozzo, sia nei lineamenti che nel vestire. Non gli piaceva.
-N-No.. io..- Logan fece per allontanarsi, ma l'uomo non glielo permise, lo afferrò per il polso bloccandolo al muro senza lasciargli vie di fuga. L'uomo avvicinò il viso a quello del ragazzo, l'alito puzzava di alcool e fumo, Logan era nel panico non riusciva proprio a muovere il polso bloccato e non riusciva ad allontanre quel viso deforme dal suo. Presto anche l'altro polso venne bloccato. Non poteva scalciare o usare le gambe per difendersi perchè gliele teneva bloccate con il bacino. Il suo corpo iniziò a tremare in modo incontrollato mentre la vista si appannava dalle lacrime.
Sulle labbra contornate dalla barba dell'uomo si formò un sorriso che sembrava più ad uno spaventoso ghigno.
"Grida! Cazzo, fa qualcosa! Muoviti!!" Niente. Logan riusciva solo a pensarlo, era bloccato.
Lì vicino Jake aveva seguito tutta la scena, conscio di non poter rimanere con le mani in mano si avvicinò all'uomo congedando lo spilungone che ancora non accennava a volerlo mollare. Lavorava proprio in quel locale, il suo compito era far divertire chiunque lo volesse con il proprio corpo, come se fosse un oggetto, come se fosse solo un giocattolo da usare fino all'esaurimento, un gioco destinato a non diventare mai noioso. Come dipendente non poteva certo scatenare una rissa. Attirò l'attenzione su di sè.
-Hey, ma dai, ci provi con i bambini? Io posso soddisfare ogni tuo bisogno e desiderio.. e lo farò gratis se lo lasci-
L'uomo guardò per qualche istante gli occhi azzurri del più piccolo allagati dalle lacrime e allentò lentamente la presa, non appena Logan non avvertì più quella dolorosa pressione su suoi polsi corse via senza pensarci due volte, anzi senza pensarci e basta.
Riuscì a malapena riconoscere il suo angelo custode che ora aveva preso il suo posto. Logan si asciugò le lacrime precipitandosi da Zack, il quale notando l'espressione del più piccolo fece un cenno alla biondina per far si che se ne andasse. Lo tirò a sè e lo strinse. Aveva pianto, poteva nasconderlo quanto e come voleva, ma lui se ne sarebbe sempre accorto.
-Vuoi che andiamo via?-
-Si, scusa-
-E' tutto ok..- sospirò il rosso -oggi ti fermi a dormire da Haruka?-
-Si, mi ha dato la conferma questa mattina. Lo sai come sono i miei.. e almeno passiamo la Domenica insieme-
-Si, che rottura-
Il tempo passò più in fretta del previsto e il ragazzino si ritrovò a chiamare l'amico per telefono, gli aveva caldamente raccomandato di non suonare il campanello. Erano le 4 passate e i genitori giustamente dormivano, ed era davvero molto meglio che continuassero a farlo.
Haruka si presentò alla porta con maglietta e boxer, sapeva che l'amico si imbarazzava facilmente e all'ultimo si era ricordato l'indumento.
-Hey piccolo, entra. Ciao Zack- Haruka tirò dentro l'amico lasciando Zack a bocca asciutta, non aveva nemmeno fatto in tempo a salutarlo, rimanendo lì, fermo, come un baccalà.
-Haru..- mormorò Logan ritrovandosi da solo nel buio. Conosceva molto bene quella casa e non ebbe problemi a raggiungere la camera del ragazzo dove pensava lo stesse aspettando.
La stanza era illuminata da una lampada la cui luce era stata resa soffusa da un pezzo di stoffa letteralmente buttato sopra, senza un minimo di cura. La camera era apparentemente in ordine, apparentemente perchè bastava aprire un cassetto per capire dove tutto il disordine fosse finito. Logan poteva vedere i riflessi biondi dell'altro ragazzo che rovistava nell'armadio parlando tra sè e sè.
-No, questa no.. questa nemmeno... ecco.. tieni- Gli diede una maglietta che Logan indossò dopo essersi spogliato. Haruka lo guardava in silenzio sapeva che al ragazzo piaceva dormire vicino al muro quindi avrebbe dovuto aspettare che fosse pronto.
-Frega a tua madre gli struccanti o faccio un pasticcio- bisbigliò mordendosi un labbro.
-Ah dio, gli emo e le loro manie!- esclamò esasperato il biondo strappandogli un risolino. Non ci mise molto ma quando tornò Logan si era addormentato in una posizione improponibile. Haruka sospirò levandogli le scarpe e lanciandogli le salviette sul viso.
-Mhh Haru..-
-Svegliati, non te lo faccio io..- Logan aprì il contenitore di carta estraendo una salvietta umidificata per ripulirsi gli occhi che, con tanto impegno e spreco di tempo, aveva truccato di nero. Quando ebbe finito lanciò la salvietta nel cestino che sapeva esserci di fianco la scrivania ad angolo, contro la parete opposta.
-Buona notte..- mormorò con una voce davvero stanca.
-Sicuro di averlo centrato?-
-Certo..-
-Ma è buio-
-Zitto, ho sonno- Il ragazzino si rannicchiò ancora di più e Haruka gli si sdraiò a fianco.
-Non mi racconti niente di oggi?-
-E' andata come al solito..-
Haruka a quel punto si arrese, spense la luce, gli carezzò i capelli e chiuse gli occhi addormentandosi.
Il giorno dopo era Domenica, Jake rientrò nella sua casa vuota solo la mattina. Aveva ricordi confusi della sera prima dallo specchio mezzo rotto del bagno potè notare il succhiotto che aveva al collo e che, inutilmente, aveva cercato di nascondere con il maglioncino azzurro a collo alto che lui odiava quanto sè stesso, non ricordava chi fosse ad averglielo fatto, la sera prima aveva bevuto a non finire, aveva ballato, poi c'era un buco che si interrompeva al suo risveglio, il soffitto di legno che non era di casa sua, le pareti bianche, quell'odore nauseante di vodka e fumo, e quella mano sui suoi fianchi. Jake aveva il cuore a mille, provava disgusto al pensiero di quello che poteva essere successo, l'incessante mal di testa lo faceva sentire ancora intontito. Si alzò piano in modo da non svegliare il ragazzo con cui aveva dormito (e non solo), potè notare alcune nuove tecnologie: tv, console.. che lasciavano intuire lo stato economico della famiglia del ragazzo. Il ragazzo.. chissà come si chiamava.. Jake non se lo chiese, era fin troppo abituato a ritrovarsi in queste situazioni per riuscire a fare gli errori dei dilettanti. Non doveva assolutamente soffermarsi a pensare a quello che probabilemnte era successo, come, dove o con chi, ma doveva guardare avanti. Il suo prossimo obbiettivo era uscire di lì prima che si svegliasse. Raccolse i propri vestiti sparsi per la stanza e cercò il bagno: grande si e no come il suo soggiorno, progettato interamente in marmo, con una piscina al posto della vasca. Imprecò contro quel dannato riccone, non aveva nemmeno la doccia, ci avrebbe impiegato molto più tempo del previsto se avesse dovuto aspettare che quell'enormità si fosse riempita. Bhe pazienza, un bagno rilassante non gli avrebbe certamente guastato la giornata. Si immerse e iniziò a sfregare con energia ogni centimetro del suo corpo, gli veniva da vomitare e non era per l'alcool. Cercò di scacciare quei pensieri, era stato in quel bagno per fin troppo tempo, non poteva rimanerci un secondo di più, e farsi venire il vomito non lo avrebbe aiutato. Sospirò tornando alla realtà e in casa sua, aveva bisogno di mettere qualcosa nello stomaco e di un po' di aria fresca. Fu così che si ritrovò a bazzicare per le vie del centro di Loux, la città in cui emigravano la magior parte dei ragazzi annoiati. Si stava ancora godendo il sapore del panino al prosciutto che era riuscito a comprarsi in una paninoteca lì vicino quando passò di fianco al campetto da basket, una rete lo delimitava per non far scappare via la palla, appena fuori, da un lato c'era la siepe che oscurava la vista della strada trafficata, dall'altra c'erano dei gradini in pietra, tutti rigorosamente decorati con le bombolette spray da qualche "artista" emergente. Jake non eccelleva particolarmente nello sport e anche di altezza non è che fosse qualcosa di straordinario quindi solitamente non si fermava mai a guardare gli altri ragazzi che giocavano. Non gli interessava. Di solito facevano un sacco di rumore, quando c'era qualche partitella si potevano sentire urla di incitamento e imprecazioni, magari qualcuno riusciva a anche a portare della musica, mentre nell'aria galleggiava un familiare odore di erba. Questo avveniva di solito dopo le 17. Però quel giorno Jake si voltò verso il campo da basket, non si sentiva nulla del genere, solo la palla che rimbalzava, nessun odore strano, forse un leggero profumo di pioggia. Ah quanto adorava la pioggia! Non c'erano tante persone a giocare, bensì ce n'era solo una, qualcuno sugli spalti parlava e ridacchiava sorseggiando tranquillamente un po' di birra fumando delle normalissime sigarette.
Il ragazzo aveva un' aspetto familiare ma non riusciva a collegare. Si fermò ad osservarlo appoggiando una mano sulla rete, era bravo, non sbagliava mai nessun tiro, sembrava avesse iniziato da una distanza piuttosto ridotta per arrivare fino alla linea di metà campo. Era pure bravo ma con quella altezza, se possiamo così definarla, non sarebbe arrivato molto lontano. Ad un certo punto fece una cosa strana, tirò su le maniche fino all'avambraccio, grazie a quel gesto Jake potè notare che il ragazzino teneva, fino a poco prima, le maniche fin sopra le dita, lasciando esclusi solo i polpastrelli, giusto per riuscire a palleggiare. Prese dunque la rincorsa e saltò a schiacciare. Ok, forse sarebbe arrivato lontano nonostante l'altezza, il salto fu davvero impressionante, sia per l'esplosività dei movimenti sia per l'elevazione. Mentre giocava sorrideva, quel sorriso.. come poterlo dimenticare? Era il ragazzino emo della sera prima, quello che lo aveva deliberatamente ignorato, quello che lui aveva aiutato. La palla gli rotolò vicino e quando Logan gli si avvicinò per recuparla si accorse di lui, le sue guance si fecero rosse, Jake gli sorrise, avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere se avevano assunto quelle mille sfumature di rosso a causa sua o semplicemente per lo sforzo fisico. Anche quella volta lo ignorò, riprese a giocare senza nemmeno rivolgergli mezza parola. Jake si ritrovò a varcare la soglia della recinzione, ebbe l'onore di assistere ad un nuovo salto, questa volta fu lui a recuperare la palla, logora e così consumata da essere liscia. Tirò a canestro ma la palla rimbalzò contro il ferretto.
A Logan sfuggì una risata.
-Che imbranato!- commentò avvicinandosi a lui palleggiando e facendosi passare la palla tra le gambe e poi sulle braccia, dal destro al sinistro, con una tale naturalezza che era a dir poco disarmante. Faceva sembrare il tutto una magia.
-Almeno io non mi faccio stuprare- rispose Jake con un sorrisetto soddisfatto. Logan si bloccò stringendo i pugni avrebbe voluto trattenersi, ma era così impulsivo che nemmeno trovò il tempo per pensarlo. Lo colpì al viso con un pugno, per un attimo il moro perse l'equilibrio, si tenne una mano sulla parte colpita che già stava arrosandosi. Quando rialzò lo sguardo Logan gli dava le spalle, un lampo bluastro attraversò il cielo, se ne stava andando. Non poteva permetterlo. Lo rincorse fermandosi, con una mezza scivolata, davanti a lui e mettendo le mani sulle sue braccia che in confronto apparivano talmente esili.
-Jake.. mi chiamo Jake..- il fragore del tuono spezzò il silenzio, anche i ragazzi sugli spalti avevano taciuto per guardarli, un secondo dopo l'acqua iniziò a cadere fitta fitta. I capelli che si appiccicavano alla fronte, le gocce che percorrevano veloci i loro corpi e il loro sguardo l'uno piantato in quello dell'altro.


Angolo dell'autore:
Ogni settimana mi impegnerò a cimentarmi nella pubblicazione di un nuovo capitolo.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno permesso di scrivere questa storia, e che mi stanno aiutando con il loro sostegno e le loro preziose ispirazioni a proseguirla.
Spero vi piaccia, recensite, non mordo.
Ciao, Grazie a tutti!  


   
 
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