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Autore: NiathWantsCookies    06/07/2015    5 recensioni
[racconto]
Un piccolo racconto non molto normale senza un genere preciso, messo in una categoria a caso, con un titolo non da meno, e che spero vi piacerà. Buona lettura :3
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clarissa sciolse velocemente la treccia quasi totalmente disfatta. I capelli rossi le si attorcigliarono alle dita, e tentando di districarli, la ragazza finì per strapparsene qualcuno.
Si tolse la pesante giacca di pelle nera e la buttò sul letto, per poi togliersi le scarpe e immergere la testa nel cuscino.
Qualche calda lacrima le rigò il viso. Perché stava piangendo? La giornata era andata alla grande, a lavoro tutto bene… ma chi voleva prendere in giro? Se mentiva anche a se stessa, che razza di persona era? La giornata, in realtà, era stato un fiasco totale. Come suo solito, aveva fatto arrabbiare il capo, e si era fermata a parlare con i clienti ai tavoli.
‘Devi prendere le ordinazioni, non fermarti a chiacchierare!’
Il tono severo dell’uomo era vivido fra i ricordi di Clarissa. Ricordava troppo bene la sua espressione quando l’aveva vista parlare con quel ragazzo. Già, quel ragazzo… si erano addirittura scambiati i numeri. Che cosa le era passato per la testa? Poteva essere chiunque! Era stata così stupida… eppure quel ridente ragazzo riccioluto non sembrava essere cattivo.
Si asciugò l’ultima lacrima e si sedette sul letto. La sua mente fece miliardi di ipotesi insensate e film mentali, poi le sue mani ricorsero alla borsa e ne tirarono fuori il cellulare, fecero il numero che Clarissa si era segnata sul foglietto dove –in teoria- doveva scrivere le ordinazioni e portarono l’apparecchio all’orecchio.
Quando il telefono cominciò a squillare, si rese conto di cosa avesse appena fatto. Stava davvero chiamando quel ragazzo? Cosa doveva fare? Non poteva chiudere così… doveva farlo rispondere e poi scusarsi?
Quest’ultima le sembrò la soluzione più appropriata.
Quando sentì il ‘pronto?’ dall’altro capo si affrettò a dire ‘scusa, ho sbagliato numero!’ ma fu coperta dalla voce pimpante del ragazzo.
‘Oh, ciao! Tu sei la ragazza del bar, vero? Ti stavo proprio per chiamare!’
‘Cos-‘
‘Ti volevo chiedere, ti andrebbe di andare al parco, magari a prenderci un gelato? Con questo caldo restare a casa è una vera tortura! Poi, sai, io non ho l’aria condizionata quindi lo soffro ancora di più! E tu, ce l’hai l’aria condizionata?’
‘S-sì…’
‘Quindi, vuoi venire al parco?’
‘Beh io in realtà non-‘
‘Perfetto! Allora ci incontriamo alle cinque lì, okay?’
‘Ma io-‘
‘Non ti va bene l’orario? Facciamo alle cinque e dieci?’
‘No in realtà-‘
‘Allora va bene, non ci sono problemi! Ciao!’
‘Ma-‘
Aveva chiuso il telefono. Bene. Così ora si ritrovava a dover andare al parco, con un ragazzo di cui l’identità le era sconosciuta, e fra meno di un quarto d’ora.
Si rifece la treccia, si mise le scarpe e uscì.
Si diresse alla fermata della metro. Una volta salita, si abbandonò ai suoi pensieri.
Cosa voleva quel ragazzo? Non le era sembrato molto normale. Anzi, a dirla tutta, tutt’altro.
In poco tempo la metro arrivò nei pressi di un’agenzia immobiliare. Qualche decina di metri da là, si trovava un piccolo spazio con qualche panchina, abbondanti alberi a fare ombra, un minuscolo chiosco e uno scivolo con un paio di altalene di fianco.
Guardò attentamente se il ragazzo fosse già arrivato. Non lo vedeva, eppure…
‘CIAO RAGAZZA DEL BAR!’
Clarissa si voltò immediatamente nella direzione da cui proveniva la voce, e vide il ragazzo in tutto il suo ‘splendore’: jeans neri, felpa grigia e… pupazzo di Totoro?
Si avvicinò lentamente mentre lui la guardava con un sorriso da orecchio a orecchio, mentre agitava convulsamente la mano.
Appena fu abbastanza vicina per parlargli, il ragazzo si avventò su di lei.
‘Non ti ho ancora chiesto come ti chiami! Io sono Caleb, piacere. E tu?’
‘Oh. Io sono Clarissa. Piacere mio.’
‘Vieni, su, il gelato ci aspetta!’
La trascinò come un forsennato verso il chiosco, facendo lo slalom tra bambini stupiti. Clarissa provò a urlare a qualcuno un veloce ‘scusa!’ , ma non ebbe grandi risultati. Caleb prese due gelati, poi la trascinò nuovamente per posizionarsi su una panchina ombreggiata.
Parlarono del più e del meno, lui sempre abbracciato al suo pupazzo, e fu un pomeriggio piuttosto piacevole.
Stavano per salutarsi, o almeno così pensava Clarissa, quando si accorse di una figura scura che li fissava. Quando Caleb lo notò, girò la testa verso la direzione opposta e il suo volto assunse un dubbio colorito verdognolo.
La figura si avvicinò lentamente, fino a che non arrivò a circa un metro da loro.
Con una voce estremamente profonda, disse a Caleb di seguirlo.
 Lui ebbe appena il tempo di salutare frettolosamente Clarissa e di dirle di tornare a casa.
In un primo momento ascoltò il suo consiglio. Poi, arrivata alla fermata, si accorse di quanto fosse stupido andarsene così. Non poteva certo lasciare l’amico, se così si poteva chiamare, nelle mani di quel tipo losco.
Notò una scura zampa di peluche, segno che Caleb era lì.
Lo seguì.
Restò dietro i due per un tempo che le sembrò infinito. Era così che si sentivano le spie dei film?
Non fece altro che percorrere i loro passi fino a un vicolo buio.
Ormai si era fatta sera, e l’unica fonte di luce era una porta, probabilmente di un locale, semitrasparente, da cui filtrava una luce arancione.
L’uomo parlava a Caleb sottovoce.
Clarissa stava assistendo alla scena passivamente, quando vide che l’uomo tirò  uno schiaffo al ragazzo.
Quest’ultimo sbattè la testa contro il muro e si accasciò a terra. L’altro ne approfittò per riempirlo di pugni in pieno viso.
Clarissa non sapeva cosa fare. Presa dal terrore, si girò indietro e corse via.
 
 
 
 
 
 
Saaaaalve!
Questa è, uhm, la mia prima storia.
Se volete potete picchiarmi per aver creato ‘sto schifo.
Non chiedetemi cosa sia. Non ne ho idea.
Bene, detto questo… recensite :3
-Niath
   
 
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