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Autore: IMmatura    06/07/2015    6 recensioni
E se la terza guerra mondiale fosse combattuta tra i corridoi di scuola e con delle pistole ad acqua?
In questa fic troverete un'epica (e comica) battaglia di quattro fazioni per la vittoria e la gloria. Atti di coraggio e momenti toccanti, battutine equivoche e tanti feels (assieme, soprattutto, a tante risate.)
Preparatevi ad assistere allo spettacolo, con una compagnia davvero d'eccezione: Ungheria ed il suo team di fujoshi.
Assurdo? Non per la IMmatura production!
[Gakuen AU] [Possibile OOC]
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Academy WWW (Water World War)

 

Capitolo 1 - Di idee bizzarre e dee bendate un po’ stronze

 

Chi fosse entrato in quel momento nell’aula informatica della WA (World Academy) sarebbe rimasto stupito dalla fremente attività in corso anche l’ultimo giorno di scuola. Tuttavia, dando un’occhiata ad uno solo degli schermi accesi, si sarebbe presto reso conto che l’attività in corso non aveva nulla a che fare con la didattica.

In cattedra spiccava un bizzarro duo composto da Estonia ed Ungheria, quest’ultima in piedi alle spalle del ragazzo, a braccia conserte, intenta a sorvegliare il suo operato e dispensare ordini.

-Dammi la quattro e zoomma il più possibile sul loro volti. Di più. Voglio vedere la goccia di sangue zampillare dal labbro che si sta mordendo in questo momento!-

Estonia smanettava al computer eseguendo, in bilico tra la paura di essere scoperto e quella di Ungheria stessa, che in modalità fangirl poteva essere anche più pericolosa di Russia.

-Osservatorio, che notizie?- chiese prontamente al suo team di supporto, ciascuno incollata ad uno schermo.

Il primo a parlare fu Polonia.

-Su Facebook abbiamo tipo un milione di like e le foto che mi hai fatto mettere...-

-Screenshots.- cercò di correggerlo Estonia, venendo sostanzialmente ignorato.

-...sono già virali. Tipo che certe sono piene di commenti! Senti qua: “OMG!” “Shipping intensifield” “Si stanno praticamente stuprando con gli occhi!”-

Ungheria ridacchio, per poi fare un gesto distratto, come a dire che bastava così.

-In aula magna i posti a pagamento sono andati tutti esauriti, secondo mio fratello.- annunciò Lily

-La diretta streaming è stata ripristinata senza problemi e stiamo facendo un numero di visualizzazioni indecente!- annunciò allegra Belgio.

-Ho appena finito l’album di stamps e Deviantart ne è già invaso!- esclamò Corea sotto shock, ricevendo una pacca sulla spalla da Taiwan.

-I server di Tumblr sono andati in sovraccarico. DI NUOVO. Ci è anche arrivata una mail di protesta...quella gente ci farà causa, di questo passo.- sospirò quest’ultima, per poi rianimarsi -Comunque su Twitter andiamo fortissimo e sono anche pronte le prime gif!-

-Vedere!- ordinò Elizaveta spingendo via la sua sedia girevole e contemplando quei rettangolini in movimento che riassumevano una giornata di intensissimi feels. Gli occhi si spalancarono rivelando un luccichio familiare, ed allo stesso tempo inquietante.

-Signore e signori...stiamo per conquistare l’internet!- annunciò l’ungherese trionfante sedendosi sulla cattedra e guardando il suo team con orgoglio.

---

Per capire come quel bizzarro gruppo di fangirls (e fanboys) fosse arrivato ad un passo dalla conquista del mondo virtuale è necessario fare un salto indietro nel tempo fino alle prime ore di quella mattina, quando America aveva fatto irruzione nell’aula del consiglio studentesco, annunciando di aver avuto un’idea geniale. L’idea perfetta, sosteneva, per movimentare un po’ quell’ultima giornata di scuola.

In genere, in questi casi, scattava un protocollo già collaudato: Inghilterra pronto a trascinare l’americano per un orecchio fuori dall’aula, Russia armato di tubo per “archiviare in fretta la pratica”, tutti gli altri pronti a rifugiarsi sotto i banchi al segnale di uno dei fratelli Vargas, particolarmente abili nel percepire il momento esatto in cui sarebbe scattata l’Apocalisse (c’era SEMPRE un’Apocalisse, dopo un’idea di America... che fosse un esplosione con conseguente crollo del tetto, o un’ancor più devastante rissa selvaggia tra lui e Russia).

Stavolta però c’era qualcosa di diverso. America non era solo, ma accompagnato da Prussia, altrettanto su di giri, che posò sulla cattedra uno scatolone pieno di fucili e pistole ad acqua.

-Andiamo, sarà divertente!-

Di li era stato una specie di effetto cascata dell’idiozia. Avete presente?

Francia e Spagna si erano aggregati spontaneamente. Quest’ultimo si era trascinato dietro un Romano che dire riluttante sarebbe stato un eufemismo. Di conseguenza aveva voluto giocare anche Italia, che aveva convinto (o meglio plagiato) Germania e Giappone con i suoi migliori occhioni da cucciolo. Nel frattempo Francia aveva provocato abbastanza Inghilterra da spingerlo a buttarsi nella mischia, e Cina e Russia alla fine si erano convinti a partecipare. Al momento di distribuire le armi si resero conto che Canada si era già fatto avanti ed armato da se, senza che nessuno lo notasse.

-Come decidiamo le squadre?-

Dicevamo dell’Apocalisse, appunto...

-Ve, Germania, noi giochiamo insieme, vero?- chiese Italia prendendo il tedesco per il braccio e mandando a quel paese il contegno distaccato e scocciato che l’altro cercava di assumere.

-J-ja, se ci tieni...-

-Col cazzo, e leva le mani di dosso a mio fratello!- intervenne Romano, strattonando il fratellino, inutilmente.

-Romanito, a me sembra che sia lui a voler...-

E Antonio ebbe la prima testata della giornata. Cosa che non lo dissuase dal voler stare nella stessa squadra di Lovino. Il che mandò a quel paese il progetto di Prussia di creare un Bad Friends Team con i controfiocchi.

-O entrambi, o nessuno.- insisteva Antonio - io non abbandono il mio Romanito a se stesso.-

-Ma chi ti ha chiesto niente!-

Nel frattempo Russia aveva iniziato ad assumere un’aria minacciosa, asserendo che era inutile affannarsi a decidere le squadre, dato che tutti sarebbero presto stati sconfitti e pronti a diventare tutt’uno con lui.

-Secondo voi ha capito che è un gioco, aru?- chiese sottovoce Cina.

In tutto quel delirio Inghilterra si era già pentito di aver aderito a quella stupidaggine e si sfogava insultando ora America, ora Francia. Giappone aveva alzato timidamente la mano per proporre di estrarre le squadre a sorte, senza che nessuno lo considerasse. Tranne Canada che si sedette accanto a lui, lanciandogli uno sguardo di profonda simpatia e comprensione, per poi sospirare. Sobbalzarono entrambi sentendo un pugno rimbombare sulla cattedra.

-ADESSO BASTA! LE SQUADRE LE ESTRARREMO A SORTE! QUATTRO SQUADRE DI TRE PERSONE E NON SONO AMMESSI CAMBI!-

-Thank you, Germany, qui rischiavamo di non iniziare mai!- disse America, invadendo però lo spazio personale del tedesco per spingerlo a margine della cattedra e riprendere il centro della scena. -Allora, potremmo fare così: quattro persone saranno i capisquadra e pescheranno i nomi degli altri membri del proprio team. Ci state?-

Silenzio generale.

-Ovviamente io sarò uno dei leader... perché nessuno sta scrivendo?-

Canada andò alla lavagna, dividendo lo spazio in quattro riquadri e scrivendo nel primo il nome di America.

-Chissà perché, me lo aspettavo...- borbottò Inghilterra.

-Il magnifico me è stato il primo ad accettare la sfida, e creerà una squadra cento volte più fantastica della tua!- annunciò Gilbert.

-Si, si, continua a sognare...- rispose America, voltandosi a controllare che Matthew stesse scrivendo. -Poi... chi altri?-

Se il silenzio avesse avuto un peso, in quel momento sarebbero morti tutti schiacciati. Un conto era accettare quell’idiozia, un conto era avervi parte attiva e responsabile.

-Ahahahah! Capisco... nessuno se la sente di affrontare un grande eroe come me.-

-Io!-

-Io!-

L’alzarsi delle mani di Ivan ed Arthur fu praticamente un gesto unico. A quel punto Giappone prese a scrivere gli altri nomi su dei foglietti, mentre la scatola delle “armi” veniva richiusa e riadattata ad urna per l’estrazione.

---

Nel frattempo Ungheria e Taiwan passeggiavano tranquillamente nel corridoio, approfittando della libertà che era stata concessa agli studenti per quell’ultimo giorno. Parlottavano del più e del meno, soprattutto di nuovi episodi di anime che Taiwan aveva visto in anteprima (approfittando della vicinanza di Giappone). Ungheria continuava a chiedere dettagli ben precisi, per poi rimangiarsi tutto e tappare all’altra la bocca prima di ricevere troppi spoilers.

-Ti dico sono che nell’ultimo episodio i feels ti faranno del male fisico, sul serio. C’è tanto di quell’angst che...-

Il discorso rimase sospeso. Entrambe avevano notato la porta di uno sgabuzzino, in genere vietato agli studenti, socchiusa. Dentro, Estonia digitava freneticamente di fronte ad un muro di schermi.

-Che stai facendo?-

Il ragazzo sobbalzò, per poi tirarsi su gli occhiali.

-Mi è stato chiesto di verificare l’efficienza del sistema di videosorveglianza, dopo che c’erano stati dei guasti. per fortuna adesso sembra tutto a posto, stavo giusto per andarmene.-

-Aspetta, quindi su quegli schermi si vedono...-

-Le nostre aule, il cortile, tutto.- spiegò, lasciando spazio a Taiwan che sembrava particolarmente curiosa, quasi rapita da quelle immagini. Da uno schermo in particolare.

-Ehi, ma quello non è Giappone?-

-Vero!- esclamò Ungheria -E quelli sono Italia, Germania, Spagna, Romano, Prussia e... ma che stanno facendo?-

-Non saprei. America è entrato poco fa in aula con quelle pistole ad acqua... credo stiamo mettendo su una specie di sfida.-

Un verso ultrasonico mise fuori uso il timpano destro di Estonia

-Liz, Liz! Pensi a quello che penso io?- domandò Taiwan afferrandola per le spalle ed iniziando istintivamente a girarle attorno, sotto lo sguardo confuso e preoccupato di Estonia. Perché aveva gli occhi così sgranati, e sembrava circondata da uno sbarluccichio? E perché adesso anche Ungheria sembrava a lanciare in aria festoni per l’entusiasmo?

-Se stai pensando a nuotatori mezzi nudi e al miglior OAV mai creato...si anch’io!-

-Ci pensi: è come averne un remake nella nostra scuola!-

-Con tutte le nostre ship preferite coinvolte... sostienimi, potrei svenire...-

Eduard aveva maturato una certa esperienza nel riconoscere crisi psicotiche, durante il periodo di permanenza a casa di Russia, sicché stava già iniziando ad indietreggiare lentamente, quando due braccia lo artigliarono, per poi ributtarlo sulla sedia.

-C’è modo di avere l’audio?-

-E di ingrandire le immagini?-

Le due domande erano state poste quasi contemporaneamente.

-L’audio ci sarebbe... ma sicuramente molto disturbato. Avrei bisogno di un computer migliore per filtrarlo. Le immagini invece si possono zoomare, in parte... ma io devo assolutamente chiudere questo stanzino. Non posso rimanere un minuto di più.-

Nella penombra Estonia vide un luccichio metallico che gli gelò il sangue tanto quanto quello del tubo di Ivan. Ungheria si era procurata dal nulla una padella e sembrava prontissima ad usarla, a giudicare dalle fiamme di ira violenta che avevano preso a circondarla.

-R-ripensandoci, nessuno avrà nulla da dire se ci fermiamo altri cinque minuti...-

---

-Ehi, dude, toccava a me!- protestò America, mentre Prussia lo scavalcava per estrarre i primi due nomi.

-Si procede in senso orario.- aggiunse Inghilterra, accodandosi seguito da Russia ed indicando all’americano il fondo della fila.

-D’oh!-

-Avanti, dammi qualcuno degno della mia magnificenza...- disse affondando il braccio nella fessura ritagliata nella scatola e rimestando per un bel po’.

-Una cosa di giorno, che già mi sono rotto le palle prima di cominciare...- borbottò Romano.

-Stai tranquillo, sono sicuro che finiremo in squadra insieme.- lo consolò Spagna, mettendogli un braccio attorno alle spalle.

-Per quel che mi frega... e lasciami!-

-Giappone!- Annunciò Prussia, soppesando il foglietto. -Non male.-

Kiku si limitò ad annuire, mentre il suo nome veniva trascritto.

-E adesso... foglio bianco? Cos’è, una specie di Jolly?- chiese confuso.

-Non capisco. Eppure ho ricontato i foglietti prima di iniziare a scrivere. Come posso essermi dimenticato qualcuno?- si chiese costernato Giappone.

-C-credo di essere io.- disse Canada con rassegnazione, per poi realizzare tutte le implicazioni di quell’affermazione. -Q-quindi questo significa che saremo nella stessa squadra...-

-Sono mortificato, Canada-san.- iniziò a scusarsi Giappone, mentre Prussia squadrava con un’occhiata il nuovo “sottoposto” (parole sue). Non aveva idea di quanto potesse essere forte, ma sembrava se non altro un soggetto interessante... se avesse optato per una strategia furtiva.

-Squadra A, ok!- annunciò America. -England, tocca a te pescare.-

L’inglese si prese un ultimo istante per pregare mentalmente.

“Chiunque ma non la rana francese. Chiunque ma non lui” si ripeteva infilando la mano nell’urna ed esitando al contatto con i foglietti.

La dea bendata però doveva avere un senso dell’umorismo davvero singolare, o semplicemente averlo preso in antipatia, dato che esaudì la sua preghiera, ma...

-Shit! Quando ho detto “chiunque” non intendevo questo!- borbottò a mezza bocca.

-Dude, hai una faccia da star male... fammi vedere!- disse America strappandogli il foglietto di mano- -Ma dai, non ci credo! Ahahah! Ragazzi, guardate qua!-

Sul pezzetto di carta che Alfred continuava a sventolare spiccava, perfettamente leggibile, il nome di Spagna.

-Non. Ci. Credo.- scandì Gilbert prima di dare sfogo ad una delle sue più cacofoniche e sguaiate risate.

-No bueno...-

Arthur si passò una mano sul volto, per poi fissare l’urna. Aggrottò le sopracciglia e si avvicinò circospetto. A quel punto si aspettava persino che quella scatola demoniaca gli sbranasse il braccio.

-Spero per il suo bene che estragga il nome di Romanito, o io...-

-ARE YOU FUCKING KIDDING ME?!- sbraitò l’inglese, lanciando per aria il nome estratto.

-Chi è? Chi è?-

-Moi?- chiese Francia, fregandosi le mani con un bagliore negli occhi.

-No... si tratta di... Cina-kun.- spiegò Kiku, che aveva diligentemente raccolto il foglietto e trascritto personalmente l’esito dell’estrazione. Incredibile come una frase pronunciata con un tono così neutro potesse generare tanta ilarità, ma...ehi, gente, ci sono sguardi che valgono più delle parole. Sguardi eloquenti. Sguardi che parlano. Lo sguardo che si scambiarono Spagna e Cina, per la precisione, sibilava gelidamente “vendetta”.

Quella squadra gridava “ammutinamento” prima ancora che i giochi iniziassero.

-Io non voglio stare in squadra con lui, aru!- protestò Yao.

-Poteva andarti peggio...- gli fecero notare.

-Per esempio?-

Ivan indicò con un gesto lo sghignazzante Alfred.

-In effetti... almeno non mi toccherà fare di nuovo il pokemon, aru.-

Venne il turno del russo. L’atmosfera si fece gelida e tesa. Ricordava vagamente quella degli attimi prima di una condanna a morte. I quattro poveracci rimasti si guardavano, dimentichi di rancori passati e antipatie, con reciproca compassione.

-Sembra che io abbia pescato... Italia.-

Il suddetto si era nascosto piangendo dietro Germania.

-N-no dai, seriamente. Questa va rifatta, giusto?- balbettò Romano. -Cazzo, non potete fare sul serio...-

-Mi sembra che Germania abbia detto niente cambi.- Precisò Russia, sorridendo ingenuamente (ma mettendo comunque i brividi a tutti, con il suo tono glaciale).

-Crucco, io ti uccido.- sibilò Lovino.

-A proposito, anche Germania è nella mia squadra, pensa che strano.- aggiunse Russia, mostrando anche il secondo biglietto.

-Dai, ma che fortuna sfacciata!- protestò America, realizzando che il suo nemico numero uno aveva pescato l’elemento più valido nel mucchio. Questo bilanciava persino il deficit di avere in squadra l’inoffensivo Italia.

-Ludwig, non sarà pericoloso vero? Insomma, sono... pistole finte...è solo un gioco, vero?- piagnucolava intanto Feliciano, rincuorato solo in parte dalla presenza di Germania.

-Certo, non c’è nulla di cui preoccuparsi...- si sentì rispondere in maniera non troppo convincente.

-Quindi suppongo che a me...- iniziò America, rivoltando direttamente la scatola -Non restino molte opzioni. Cavolo, questo non è neanche un team...è un bus*!- aggiunse sconsolato vedendo suo fratello scrivere sulla lavagna i nomi rimasti, cioè quelli di Francis e Lovino.

-Amerique, non ho capito... cosa intendi?-

-Spero per te che non sia un insulto, visto che tutta questa cazzata è stata una tua idea. No perché...- iniziò a protestare l’italiano, per poi interrompersi di scatto -E tu stammi lontano e tieni le cazzo di mani a posto!-

- Guarda che hai frainteso, volevo solo creare un po’ di spirito di squadra...- tentò di spiegare il francese, che effettivamente aveva fatto solo un passo nella sua direzione.

-Beh, crealo lontano da me!-

-Lovi, tranquillo, il boss verrà a salvarti presto!- promise Antonio con le lacrime agli occhi, per poi prendere sotto il suo braccio il suo vecchio amico francese con un po’ troppa energia.

-Mon amie... mi stai strozzando.-

-Ti comporterai bene con il mio Romanito?-

-Oui.-

- Non devi toccargli neanche un capello...-

-Oui.- rispose di nuovo il francese, che iniziava ad assumere un colorito cianotico.

-SOPRATTUTTO non devi torcergli un capello.- precisò lo spagnolo.

-Ma che cazz...dagli pure dei suggerimenti adesso! Ma pensa te... quasi quasi preferivo stare col crucco, maledizione.-

-Cos’è questo cambiamento improvviso?- chiese Prussia, sogghignando -West, ti sei dato di colpo alle cose a tre?-

il suddetto West era troppo impegnato a tappare appena in tempo le orecchie di Feliciano per ribattere.

-NON INTENDEVO QUELLO! CHE...SCHIFO!- gridò invece Romano, gesticolando vivacemente per scacciare l’aria attorno a lui che, di colpo, gli sembrava sporca.

Nel frattempo Francia aveva deciso di approfittare della situazione per punzecchiare qualcun altro.

-Angleterre, mi prenderò personalmente il piacere di eliminarti.-

-Fuck you!-

-Se proprio ci tieni. Per stavolta potrei anche farti stare sopra. Al momento però mi sembri tu quello fottuto...in tutti i senti possibili del termine.-

---

-QUESTO. È. ORO.- disse Ungheria, osservando nello schermo Inghilterra che reagiva al doppio senso di Francia con una tipica zuffa da tensione sessuale irrisolta.

-Ne voglio ancora.- aggiunse Taiwan, per poi prendere in mano il cellulare. Doveva assolutamente avvisare anche le sue amiche. Tutto ciò era troppo bello per non condividerlo. Anche a loro dovevano spalancarsi le porte del Nirvana delle Fujoshi!

 

 

*Dal dizionario nerdese-italiano

bus: dicasi di un “party” nel quale un personaggio di livello molto alto si allea con uno molto più debole al puro scopo di far livellare quest’ultimo.

 

 

Angolino di IMma

“Figurati se mi dilungo troppo nel primo capitolo... già è tanto se riesco a buttar giù dieci parole per iniziare” #Einvece

Ok, credo che una breve spiegazione di questo sclero sia d’obbligo:

L’idea di questa fic nasce con la visione prolungata e ripetuta di video parodie sul OAV di Free Eternal Summer (quello citato anche da Ungheria e Taiwan, ad un certo punto della storia) in cui i protagonisti sono coinvolti in una battaglia con le pistole ad acqua. Il “ragionamento” è stato qualcosa tipo “Battaglia=?... Nazioni!”. Il fatto che questo mio viaggio mentale abbia preso forma concreta è dovuto soprattutto al supporto della cara Lady Withe Witch, che si presta sempre a vagliare i miei headcanon, aiutarmi a trovare battute a doppio senso per Francia e Prussia, supportare (e sopportare) i miei scleri.

(Facendomi virtualmente pat-pat sulla testa quando, per esempio, insisto nel sostenere che Makoto Tachibana è EVIDENTEMENTE Spagna in incognito...).

Spero che l’idea possa piacere e che il capitolo non risulti troppo confuso. Dal prossimo in poi seguirò pochi personaggi per volta, quindi probabilmente sarà tutto più semplice. In compenso potrebbero diventare più frequenti e invasivi i siparietti paralleli di Ungheria e co. (quelli in corsivo).

Saluti

IMmatura

  
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