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Autore: CatWhiskers    07/07/2015    1 recensioni
La musica ha un potere molto speciale: riesce a riunire due persone nonostante i litigi.
Phanfiction ispirata da "Neutron Star Collision" dei MUSE.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OUR SONG


Pioveva. Che novità, il tempo di Londra riusciva sempre a stupire Phil per l’ originalità. Odiava la pioggia, ma piuttosto che stare in casa con Dan dopo una discussione preferiva mille volte incamminarsi sotto il diluvio. Se c’era una cosa che Phil odiava più della pioggia era proprio discutere con Dan, sapendo che poi lo avrebbe ignorato per il resto della giornata e gli avrebbe rinfacciato ogni singola cosa gli fosse passata per la testa non appena ne avesse avuto l’occasione.
Tutto iniziò per un errore di Phil. Per sbaglio, infatti, si era completamente dimenticato di pagare una bolletta e di conseguenza non avevano più né telefono né Internet. E Dan non impiegò molto a chiedere spiegazioni.

-Phil?!- urlò dalla sua stanza Dan, -Che diavolo è successo?- disse raggiungendo il maggiore, brandendo il pc come una vittima di un assassinio.

-Dan… ecco.. scusa, mi sono dimenticato di pagare la bolletta…

Dan lo fissò stupito:

-Cosa?! Stai scherzando spero! Quindi adesso rimarremo senza Internet per una settimana?- lo fulminò.

-Mi dispiace Dan, mi è proprio passato di mente..- si scusò.

-Come può passarti di mente una cosa del genere? Abbiamo una casa da mantenere Phil, non abiti più coi tuoi genitori!

Dan ormai era furioso, davvero non concepiva come Phil potesse prendere con così tanta leggerezza una questione così importante.

-Dan ti ho detto che mi sono dimenticato, non accadrà più, lo giuro.

-Non mi importano le scuse, adesso siamo senza telefono e Internet, è questo quello che voglio farti capire! E se invece di questo ci avessero tolto luce e gas? Eh?!- urlò arrabbiato.

Phil chinò il capo, imbarazzato, e tacque.

-Sembra quasi che non t’importi di questa casa…- disse Dan, scuotendo la testa.

-Non è assolutamente vero questo- rispose prontamente  il moro, alzando il tono di voce.

-Ah sì? Ne sei sicuro? Beh, a me non sembra. Lo sapevi quando abbiamo deciso di andare a vivere insieme che ci sarebbero stati anche obblighi Phil- lo accusò.

-Dan ti ho già detto che mi spiace! È ovvio che mi importa, altrimenti non sarei venuto a vivere con te Dan!- stavolta il tono era quasi un urlo.

-Fa come ti pare….- fu la risposta di Dan, alzando le spalle come per voler chiudere la discussione all’istante.

Phil era incredulo, arrabbiato e deluso. Senza aggiungere altro, prese la giacca e uscì di casa.

°°°

Dopo una ventina di minuti, Phil fece ritorno a casa. Infilò la chiave nella toppa della porta, l’aprì ed entrò nel piccolo corridoio d’ingresso del loro palazzo, scrollandosi di dosso il grosso delle gocce di pioggia che l’ombrello non era riuscito a riparare. Richiuse la porta e salì i gradini fino al loro appartamento. Non appena vi fu davanti, gli parve di sentire una melodia provenire da dentro. Una melodia molto familiare per Phil, il quale non appena riconobbe la canzone rimase a bocca aperta davanti la porta.

Dan stava suonando al pianoforte “Neutron star collision” dei MUSE, il suo gruppo preferito.

Phil rimase stupito di questa sorpresa, incantato dalla melodia che conosceva a memoria. Entrò piano in casa per evitare che Dan interrompesse la canzone, appoggiò la giacca sul tavolo e si sedette sul divano, in ascolto. Quella canzone era così melodica, triste e romantica allo stesso tempo. Rimase fermo senza fiatare fino a quando le ultime note non si dissolsero nell’aria, lasciando dietro di sé una scia di silenzio. Il potere della musica di Dan era quasi ipnotico, e Phil accennò un timido sorriso. Subito, però, tornò quel senso di tristezza mista rabbia che lo aveva accompagnato finora. Perché Dan lo aveva trattato così? Perché si era arrabbiato così tanto? Le lacrime cominciavano a salirgli agli occhi. Phil dovette nascondersi quando Dan uscì dalla sua stanza: non voleva che lo vedesse intento ad ascoltarlo mentre suonava, non avrebbe retto ad un altro confronto. Il suo cuore non avrebbe retto alla tristezza. Dio quanto avrebbe volito correre da lui a chiedergli di nuovo scusa, ma sapeva che era inutile: nonostante le sue preghiere di perdonarlo, Dan era un tipo difficile da rallegrare. Specialmente dopo una lite.

Phil ne approfittò ed nella stanza di Dan. Sapeva che non doveva, ma il richiamo fu più forte della prudenza. Il suo sguardo cadde subito sul pianoforte. Quell’oggetto aveva acquisito un significato così terribilmente importante nella loro vita che una lacrima troppo pesante gli cadde sulla guancia. Era troppo emotivo, troppo legato alle cose, troppo abitudinario, troppo tutto. Quel suo attaccamento alle abitudini che si erano costruiti insieme lui e Dan un giorno o l’altro l’avrebbero distrutto, logorandolo pian piano dall’interno. È questo quello che succede quando ci si affeziona troppo a qualcuno o qualcosa: quando la si perde, si perde anche una parte di noi. Phil temeva ogni singolo giorno che una lite li avrebbe divisi, che tutto sarebbe tornato come prima; lui e Dan due semplici amici, lontani l’uno dall’altro, impossibilitati di vedersi goni giorno. Forse, nemmeno più amici, e lui pregava che questo non sarebbe mai successo, nemmeno quel giorno.

Phil si sedette davanti al pianoforte, appoggiando le dita sui tasti neri e bianchi, senza però premerli. Non era bravo a suonare, conosceva appena due o tre canzoncine, non era certo come Dan, lui sì che sapeva suonare bene. Lisciò la superficie della tastiera con i polpastrelli, sfiorando i tasti che lentamente produssero una scala ascendente di note. Cercò di mettere insieme qualche nota, ma i suoi non erano altro che suoni a casaccio. Poi, iniziò a premerli con più decisione, cercando di dare un corpo alla melodia che si stava formando nella sua testa. C’era una canzone che Dan suonava sempre quando erano assieme e che entrambi adoravano. Guidato dal ricordo della melodia, Phil si impegnò a riprodurre i suoni, azzeccando qualche nota e mancandone qualcuna. Phil stava riacquisendo il sorriso, quando improvvisamente fece capolino da dietro la porta Dan.

-Oh…- fu l’espressione di stupore che uscì dalle labbra di Phil, -Scusa, non volevo usarlo.. io…

Non sapeva bene cosa dire, quindi rimase in silenzio a fissarlo.

Dopo un primo momento di esitazione, Dan affermò:

-Se vuoi imparare a suonare ti occorre un maestro, non credi?-e si posizionò esattamente dietro il maggiore, cingendogli le braccia con le sue, le mani sopra le sue. Phil non abbandonò la sua espressione di stupore nemmeno quando iniziò a suonare guidato dalle dita di Dan. Gli sembrava di sognare, a dire il vero.  Suonarono per una decina di minuti ininterrottamente, producendo la più bella melodia che avessero mai potuto inventare.
Poi, Dan appoggiò il mento sulla spalla di Phil, sospirando.

-Mi dispiace per quello che è successo oggi…- sussurrò dispiaciuto.

-No, sono io che devo chiederti scusa, sono stato superficiale a dimenticarmi…-  disse Phil, imbarazzato e confuso.

Dan rise:

-Non preoccuparti, non sono più arrabbiato con te se è questo che ti preoccupa- ridacchiò Dan, aprendosi in un grosso abbraccio, stringendo saldamente l’esile corpo dell’altro. L’abbraccio non si dissolse prima di una buona manciata di minuti.

-Sei il mio migliore amico, non potrei mai essere arrabbiato con te Phil. Sei troppo speciale per me- sussurrò infine Dan.

 

*Angolo dell’autrice*
Heeeyyy spero che questa Phan vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate ^^ se avete qualche particolare richiesta sarò ben felice di scrivere una phanfic e dedicarvela! <3

   
 
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