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Autore: sallythecountess    07/07/2015    0 recensioni
E’ che a me non importa, va bene? Non mi importa se sei un maledetto riccio e farai ogni cosa per tenermi lontano. Io sono forte, molto più di quanto tu pensi, e con pazienza e dolcezza mi farò piano piano strada tra i tuoi aculei. E sì, farà male, fa male ogni volta. A volte fa tanto male da spingermi a chiudermi da qualche parte per leccare le migliaia di ferite che mi infliggi, ma poi torno sempre, perché malgrado l’apparenza, non sono una facile da vincere. Non mi arrenderò, perché credo fermamente che la parte morbida, dietro a tutte quelle spine, sia la cosa migliore che esiste al mondo. L’ho intravista, credo per mezzo secondo, ma è bastato. E da allora ho deciso che non importa quanto ci vorrà, quante lacrime dovrò versare e quanto dura sarà la battaglia: mi farò strada piano piano tra le tue spine e riuscirò ad accarezzarti la guancia morbida, per farti capire che va tutto bene e non sei in pericolo.”
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
E così si era allontanata. Ci aveva messo un attimo a farlo, involontariamente aveva tirato su una specie di muro di protezione e Luca era rimasto quasi mortificato da tutta quella storia. Ok ora aveva capito: non si poteva fare nessunissimo tipo di accenno alla sua relazione precedente. Neanche un vago e indiretto riferimento. Ora lo sapeva e non avrebbe fatto più lo stesso sbaglio. Dio, perché non ci aveva pensato prima? Insomma era ovvio che lei non volesse parlare del suo ex. Così ricominciò a provare a parlarci e Chiara rispose cortesemente, ma non era più loquace come prima.
Si era sentita ancora una volta sotto assedio e questa volta non aveva potuto sopportarlo perché aveva abbassato le difese. Vedete, la storia tra lei e Davide era epocale, tutti si aspettavano che si sarebbero sposati e dunque tutto il mondo da giorni si sentiva in diritto di chiederle cosa fosse successo tra loro, di darle consigli non richiesti e tutto il resto. Molti le dicevano con fare amichevole e quasi di superiorità “Oh ma vedrai che è solo un bisticcio tra ragazzi…” ma la verità era molto diversa. Chiara avrebbe dato qualunque cosa perché fosse così. Ovviamente tutti avevano dato la colpa a lei, perché Davide era troppo adorato e adorabile per essere accusato di qualcosa. Lui era il ragazzo bravo e dolce, sempre presente e sempre perfetto, quello che ogni madre vorrebbe sposasse le proprie figlie e non si potevano trovare difetti a uno così. Nessuno avrebbe mai più amato Chiara come faceva Davide, nessuno l’avrebbe mai più messa sempre al primo posto nella sua vita, e per questa ragione tutti accusavano Chiara per la loro rottura. E persino lei, che si rimproverava giorno e notte per quella sua stupida colpa, non riusciva a trovargli colpe nella fine della loro relazione, anche se oggettivamente Santo Davide ne aveva qualcuna.
E poi improvvisamente Chiara aveva intercettato uno sguardo di Luca e le era venuto da ridere: aveva l’espressione attenta di un cane che ha appena fatto un guaio e sta cercando di osservare il padrone per capire se verrà cacciato via o meno. Avete presente? Quando il cane ha quell’espressione seria, le orecchie dritte e gli occhioni spalancati a metà fra il triste e il curioso? Fu un attimo: a Chiara venne da ridere e lui paradossalmente trovò le parole giuste da dire e sussurrò “…insomma io non volevo mettere in mezzo argomenti tristi. Quello che volevo sapere è se…hai perso la ragione o se il tuo ingresso nel nostro gruppo è in qualche modo imputabile a un qualche tipo di lavaggio del cervello alieno…”
“Sì, in realtà ho l’ameba aliena in testa stile personaggio di Futurama…” rispose Chiara laconica, ma fu altro a riavvicinarli.
Luca voleva parlare della loro vita reale, ma Chiara lo conosceva appena e non se la sentiva di parlare dei suoi guai, malgrado la voglia di sfogarsi fosse davvero tanta. Ci aveva pensato, qualche volta. Aveva avuto la tentazione di parlargli, credeva che lui avrebbe potuto capirla ma poteva davvero fidarsi di uno sconosciuto che magari avrebbe rivelato gli affari suoi al mondo? No, no non poteva sbandierare i suoi guai. Questo, fino a quando lui non espose in prima persona i suoi.
Gli ci volle un attimo per smettere di essere amichevole e allegro e diventare malinconico quanto Chiara. Avevano parcheggiato l’auto in centro, così da poter fare due passi sul lungomare prima di arrivare al locale. Vivevano in una piccola cittadina di mare, di quelle che d’estate sono meravigliose ma d’inverno sembrano spettrali e deserte. Erano tranquilli quella sera, era marzo eppure si stava bene vicino al mare. Luca era perfettamente a suo agio e rilassato, e un tacito accordo di entrambi sembrava aver riportato le cose al loro posto: Chiara non voleva parlare della sua vita, e non lo aveva nascosto, così Luca aveva ricominciato a parlare di film e, malgrado una certa distanza, la loro conversazione era continuata tranquilla. Fino a quando, passando accanto ad un grande ristorante, Luca non sentì chiamare il suo nome e strinse gli occhi pensando solo “no, no…questo no.”
Aveva riconosciuto la voce e non era proprio il momento adatto per quello che lui chiamava “l’incontro mensile con l’umiliazione”, ovvero con suo padre.
Chiara si girò distrattamente a guardare dove fosse andato, e in un attimo lui attirò nuovamente la sua attenzione, aveva ancora una volta un atteggiamento da cane, stavolta bastonato. E poi, improvvisamente, aveva dato cenno di insofferenza e aveva voltato le spalle a suo padre senza neanche salutare i suoi amici e la sua compagna. Aveva solo fatto un gesto con la mano, di quelli scortesi ed era tornato dai suoi amici, che già sapevano tutto e non chiesero nulla. Solo Chiara non aveva idea di cosa fosse successo, e non aveva neanche capito che l’uomo scuro e quasi di colore fosse il padre di quel ragazzino dalla pelle chiara e dagli occhi color smeraldo. Aveva solo notato che lui era giù di corda ma non disse nulla, fino a quando, arrivati in pizzeria, decise di volersi sedere accanto a lui.
Luca si era sentito terribilmente umiliato e non aveva neanche il coraggio di guardarla. Non voleva che lei scoprisse che era un dannato morto di fame e non voleva che pensasse male di lui, ma suo padre come al solito lo aveva umiliato davanti ai suoi amici e lei certamente aveva sentito. Perché doveva sempre tirare in ballo i soldi ogni volta? Perché doveva sempre criticarlo pubblicamente, ovunque fosse e con chiunque andasse in giro?
Vedete, nessuno aveva in realtà sentito il loro discorso, ma Luca si sentiva  tanto umiliato perché pensava che la scenata di suo padre fosse stata pubblica, ma in realtà era stato un discorso tra loro due. E mentre duemila pensieri lo attanagliavano, Chiara si sedette accanto a lui con un sorriso e porgendogli il pane sussurrò solo “allora…pillola blu o pillola rossa?”
Ecco, ora aveva la certezza matematica di averle fatto pena. Ma lei era carina e dolce così sorrise e prese il pane e poi successe una cosa che lui non poteva prevedere: Luca aveva detto tante cose che a Chiara piacevano, erano andati d’accordo su migliaia di affermazioni, ma niente toccò il cuore di lei come quelle due parole che si sarebbe fatta incidere nella carne se solo avesse potuto. Luca, con fare teatrale le disse “maledetti matematici…” e Chiara letteralmente si sentì colta nel vivo. Che sapesse? Beh no, non era possibile che lo avesse saputo anche perché lei non lo aveva detto a nessuno. Ma allora che significavano quelle parole? Perché lui aveva detto quelle cose e in quel momento? E poi lui continuò “sono persone fredde, fatte di calcoli. Noi umanisti, invece, siamo diversi. Abbiamo un cuore e…”
“…e non è fatto di numeri. Non funziona col codice binario e per noi le cose non sono solo giuste o sbagliate, noi percepiamo le sfumature…”
Non aveva idea di cosa la avesse spinta a dire quelle cose, che pensava da sempre, a Luca che però rimase senza fiato e rispose “no infatti. Loro sono dicotomici, in tutto. Una cosa o va bene oppure no…e non sentono ragioni! Per loro è sempre tutto semplice, è sempre un 2+2=4 ma non è così nella vita. A volte 2+2 non ha un risultato o…”
Chiara sorrise dolcemente, perché aveva appena dimostrato di avere tutte le carte in regola per vincere la sua amicizia, e così senza volerlo sussurrò “…o magari fa sei. Però loro trovano le loro certezze rassicuranti e chi siamo noi per mettergliele in discussione? Non sai quante volte avrei voluto vivere una vita in cui 2+2= 4. Infondo noi non possiamo capirli. Abbiamo proprio una ripulsione fisica per certe cose. Loro sono fatti di numeri e noi…beh non posso dire che siamo fatti di lettere, perché loro usano le lettere…”
“Sì, certo le usano…ma come? Privandole del loro valore più importante, ossia della loro capacità di veicolare i messaggi…sono capaci di rendere sterili anche cose così preziose…” ringhiò Luca, che da sempre aveva un odio particolare verso i numeri e quella sera sembrava aver trovato una degna compagna e Chiara  ridacchiando pensò tra sé e sé che aveva trovato un degno compagno nella sua lotta ai numeri, ma sorridendo sussurrò “ma vedi…è che siamo troppo diversi per capirci e per…volerci bene…” per un attimo aveva sussurrato quelle parole in modo così felpato e dolce da far capire a Luca che c’era un matematico dietro quei suoi occhi tristi, ma poi, parlando sempre a se stessa più che a Luca, aggiunse “…però non possiamo farcene una colpa. Noi siamo solo esseri umani di un tipo diverso…loro sono fatti di numeri e noi…beh di storie, di tutti i film e i quadri che abbiamo visto, delle canzoni che abbiamo urlato tra le lacrime, dell’odore della carta che abbiamo inspirato, del profumo della legna che arde misto a quello della cioccolata calda, e soprattutto di tutti i personaggi che abbiamo amato e di tutte le avventure che abbiamo vissuto in questo o quel libro. Noi…beh siamo fatti di favole. E se è vero che lettere e numeri possono convivere qualche volta, nelle loro equazioni o cose così, tu hai mai visto numeri e favole insieme?”
Luca sorrise dolcemente e sussurrò in risposta “beh credo che esista qualcosa per bambini ma…no, direi di no.”
“E allora è inutile colpevolizzarli. Accettiamo di essere troppo diversi per capirci e…prendiamo le nostre decisioni…” disse Chiara, che in realtà aveva fatto quel suo meraviglioso discorso a se stessa e non a Luca.
E così quella sera successe una cosa strana, involontariamente, senza sapere bene cosa stessero facendo, i due ricci si scontrarono tra loro, e nella collisione qualche aculeo andò perso e si ritrovarono entrambi doloranti, ma più esposti.
Nota:
Eccomi qui ancora una volta. Allora, che ne pensate? Voi siete fatte di numeri o di favole? O magari di entrambe le cose? Fatemi sapere.
   
 
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