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Autore: riribb    07/07/2015    1 recensioni
-In fondo, ciò di cui avevo realmente paura non era la morte, ma la vita..-
Salve, questo è il primo testo che pubblico. Fatemi sapere cosa ne pensate e come migliorare. Grazie a tutti quelli che leggeranno. (:
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi trovavo in una grotta completamente buia, se non fosse stato per quel piccolo spiraglio di luce che scendeva dal soffitto. Ero immerso nell'acqua gelida dell'enorme lago che occupava quasi interamente la caverna, spaesato. Non capivo come fossi arrivato in quel luogo nè perchè, ma dopo poco tempo smisi di chiedermelo e mi rilassai. Stavo bene lì, a galleggiare sulla superficie dell'acqua, con la sola compagnia dei miei pensieri. Pensieri  che divennero immediatamente qualcosa di orrendo, oscuro, pauroso. Riflettevo sulla vita, sulla mia vita, e provavo terrore puro.
Ma ad un tratto vidi una figura familiare distesa sul pavimento vicino a me. Socchiusi li occhi, misi a fuoco e capii. Era quella mia vecchia amica che non vedevo più da tempo, la più fedele che chiunque potesse desiderare. Allungai una mano verso di lei e strinsi forte. L'emozione di un tempo ormai lontano tornò vivida nel mio cuore, quando la mia pelle entrò in contatto con lei.
Si alzò e cominciò a camminare lentamente, con movimenti eleganti, sulle antiche colline biancastre, lasciando cadere dei petali di rosa rossi dietro di sè, ad indicare il suo passaggio. Ogni passo si fece più rapido, fin quando cominciò  a correre. I petali si spargevano tutto intorno a me, soffici e delicati.
Anche quella volta era riuscita ad incantarmi, con la sua leggerezza che non la abbandonava mai.
Un lieve bruciore mi percorse il braccio all'improvviso. Pensai che si trattasse di una spina proveniente dalle rose, ma quando abbassai lo sguardo vidi nient'altro che buio, così intenso che si poteva tagliare a fette. Mi mancò l'aria, ma quando aprii la bocca per respirare i polmoni mi si riempirono d'acqua. Lottai contro quel buio e, dopo un tempo che mi parve infinito, riemersi, ansimando.
In quel momento tutto divenne chiaro, la realtà si mostrò per ciò che era.
La grotta tramutò nelle pareti del mio bagno, il lago nella vasca in cui stavo disteso. Le candide colline erano le cicatrici che avevo disegnato sul mio braccio insieme alla mia cara amica, la piccola lama di metallo, ancora affilatissima dopo tutto quel tempo. E infine.. I bellissimi petali non erano alto che sottili rivoli di sangue che scorrevano sulla mia pelle, per poi gocciolare lentamente nell'acqua, tingendola di rosso.
Fissavo il vuoto e pensavo, stupito del mio gesto. L'avevo fatto di nuovo, dopo tanto tempo. Rimasi ancora un attimo immobile, poi presi finalmente una decisione, la più importante di tutte. Strinsi ancora una volta la vecchia lama e la premetti sul braccio, questa volta con più forza e determinazione. Non sentii alcun dolore, e capii che quella sarebbe stata l'ultima volta. Chiusi gli occhi e aspettai,  senza nessuna paura, senza rimorso. In fondo, ciò di cui avevo realmente timore non era la morte, ma la vita, così lunga, contorta, opprimente, forse senza senso.
La mia testa lentamente si svuotava, sempre di più, fino a quando nella mia mente comparve una sola ed unica parola, la più bella.
Libertà
Mi librai in volo per un attimo, il tempo necessario per contemplare il mio corpo morto e per capire che avevo preso la decisione giusta, per poi dissolvermi nell'aria e sparire per sempre, finalmente felice e libero.
 
   
 
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