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Autore: Padme Mercury    07/07/2015    3 recensioni
Una vecchia storia messa a nuovo.
Un sogno, una realtà. Uno strano incontro e tanta, tanta dolcezza.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anyway the wind blows



Non sono esattamente ciò che la società odierna definisce "una bella ragazza": bassa -non raggiungo nemmeno il metro e sessanta-, ho gli occhiali, tutt'altro che magra e i miei capelli sono così ricci da risultare quasi impossibili da tenere a posto. Nonostante ciò, sento dentro di me di avere tantissimo amore inespresso. Amore materno? No, assolutamente no. Non sono mai stata il tipo di persona che pensa ad avere una famiglia o vuole bambini. Posso anzi ammettere di essere molto diversa su questo frangente dalle mie coetanee. Ho sempre messo il lavoro e la soddisfazione personale di vedermi finalmente capace in qualcosa davanti a quello che le persone considerano "il più grande sogno di ogni donna": il matrimonio. A me non è mai importato molto. Certo, adoro vedere i vestiti da sposa e andrò volentieri alle cerimonie delle mie amiche quando si sposeranno. Ma non fanno per me tutte queste frivolezze.
Ma di certo, tutto questo a voi lettori non importa. Siete venuti qui a leggere una storia, non i deliri di una povera studentessa oberata di studio in vista degli esami. Vi voglio quindi raccontare una cosa strana e al contempo meravigliosa che mi è accaduta giusto ieri.
Londra è la mia casa ormai da due anni e mezzo, e sinceramente non potrei desiderare nulla di meglio. Ieri sera era il cinque settembre e per la prima volta dal mio definitivo trasferimento mi recai in un posto ben preciso: il numero 1 di Logan Place o, in altre parole, Garden Lodge.
Era fortunatamente un momento in cui il solito traffico che riempie le vie di Londra senza lasciare nemmeno uno spazio in cui respirare dell'aria non completamente inquinata non era presente. Questo piccolo colpo di fortuna mi permise di evitare le buche che il sindaco non si è ancora degnato di far riempire in modo da non far rovinare il bel fiore delicato che avevo poggiato dolcemente sul sedile del passeggero, di fianco alla mia borsa a tracolla piena dei libri dell'università.
Ci misi comunque un'ora ad arrivare, considerato che vivo praticamente da tutt'altra parte della città. Parcheggiai all'inizio della strada e mi assicurai di chiudere per bene l'auto. Tenni il fiore in mano dal gambo, cercando di non agitarlo troppo in modo da non sciuparlo e fargli cadere anche solo un petalo prezioso.
Camminai fino a quasi la fine della strada, fermandomi davanti al cancello circondato da un muro semplice. Posai lo sguardo su quei mattoni, sui pannelli di plexiglas dietro ai quali i fan di tutto il mondo arrivati a rendergli omaggio hanno scritto e lasciato lì come testimonianza. Anche io, anni fa, lasciai un piccolo biglietto per fargli capire quanto tenga a lui.
Guardai il cancelletto verde scuro con la scritta 'GARDEN LODGE' in caratteri dorati e sorrisi di nuovo, sistemandomi gli occhiali sul naso. Toccai piano quella porticina fredda e arrugginita sotto le mie dita e, per mia enorme sorpresa, la trovai aperta. Spinsi leggermente e quella si spalancò con un assordante rumore metallico. Entrai piano, quasi in punta di piedi, come spaventata di rompere il perfetto idillio di quel luogo.
Dentro era ancora più bella di come me la immaginavo, sembrava una sorta di piccola Versailles inglese. Sentii una sensazione di pace e felicità invadermi il petto e spandersi fino alla punta delle dita, facendomi sentire più calda.
Piano, con passi lenti e misurati, mi avvicinai alla porta d'ingresso. Volevo lasciare lì davanti il regalo che avevo portato, esattamente sull'ultimo scalino prima dell'entrata. Abbassai lo sguardo, sentendomi improvvisamente fuori luogo. Fuori avevo visto dei mazzi di rose, e lo sfarzo di quella casa e quel giardino mi metteva in soggezione. Mi sentii una poveraccia, dopotutto non potevo permettermi molto con i pochi soldi che mi rimangono che non vanno a finire in bollette o tasse universitarie.
Appoggiai la rosa dove avevo già previsto con movimenti delicati, mormorando una veloce preghiera per la sua anima.
"Ti amo ancora, tesoro..." soffiai piano, sottovoce. Quelle parole venivano dal cuore, e non fui in grado di trattenermi dal dirle davanti a quella porta che lui aveva varcato tante volte, sulle proprie gambe o in braccio o, nell'ultimo caso, dentro una bara.
Per essere solo l'inizio di settembre faceva molto freddo, e l'aria, altrimenti immobile e stagnante, era di tanto in tanto attraversata da folate di vento gelido che mi facevano scompigliare i capelli e stringere nel chiodo che indossavo. Sentii la carta scricchiolare e per un attimo, per un terribile istante ebbi paura che il fiore potesse spezzarsi. Quando la raffica finì, sentii improvvisamente una mano stringere la mia spalla destra. Questo contatto inaspettato mi fece sobbalzare anche abbastanza visibilmente.
Mi girai, osservando l'arto che delicatamente cadeva lungo il fianco di un uomo moderatamente alto e snello, il petto largo quasi a dare un'idea di sicurezza. Indossava un giubbotto di pelle simile al mio anche se dal taglio decisamente maschile. Una grande sciarpa gli copriva il collo e il mento, mentre gli occhi erano celati da un paio di occhiali da sole Rayban a forma di goccia. A completare la figura, un cappello di pelle morbido con la visiera rigida e delle borchie tonde appena sopra.
Il naso e le labbra sono le uniche cose scoperte del viso e noto che ha un grande sorriso sincero e genuino che rivela una fossetta deliziosa sulla guancia destra.
Lo vidi aprire la bocca per prendere fiato prima di iniziare a parlare. La sua voce era melodiosa, dolce che si insinuò nella mia testa e prese posizione in modo da avere sempre il controllo sul cervello e la memoria.
"Credo che verrà a piovere" disse vago con una leggera risata. "Dove l'hai presa? La rosa, intendo" domandò, indicando il fiore con un leggero cenno della testa. Sorrisi abbassando appena lo sguardo.
"In realtà l'ho coltivata io. Nel giardino ho una piccola serra con viole, gigli e rose di diversi colori. Ho scelto quella rossa più bella che ci fosse e lo tagliata per portarla qui. Siccome è il mio fiore preferito, ho pensato che sarebbe stato bello... A dire la verità, era l'unica bella, quindi non ho dovuto cercare a lungo" risposi semplicemente, stringendomi nelle spalle. "Anche se è una sola e un po' sfigura, soprattutto pensando a com'era questo giardino..."
"Beh," riprese lui, sempre con quel tono divertito e dolce, "non ne sono così sicuro. È una sola e non è perfetta, è vero. Ma l'hai curata e fatta crescere tu, per non dire che l'hai scelta tra le altre. Direi che, almeno rispetto a tutte le altre che sono fuori, è molto più significativa. E soprattutto diversa, più bella. Non credi?"
Rimasi zitta, guardando a terra e trovando le mie scarpe improvvisamente molto interessanti. Sapevo che ciò che aveva detto era la sacrosanta verità, ma ho sempre avuto il problema di sottovalutare il mio lavoro, ritenendolo sempre inferiore a quello di qualsiasi altra persona. Sentii il suo sguardo bruciare sulla mia testa, sebbene avesse gli occhi coperti dalle lenti scure. Sapevo che mi stava guardando interrogativo e che aveva compreso la risposta che si aspettava dal mio non parlare.
Sospirai passandomi una mano tra i capelli. Oltretutto era sera ed ero di sicuro l'ultima che andava a salutarlo e rendergli omaggio in quella giornata così importante. Mi sembrava al momento un gesto irrispettoso nei suoi confronti. Nei confronti di quell'uomo che ha il mio cuore da anni ormai.
Non sapevo nemmeno cosa dire, era uno di quei rari momenti in cui mi trovavo senza parole. Volevo chiedergli il nome, chiedergli chi fosse, ma nessun suono riuscì ad uscire dalla mia gola. Mi resi conto solo in quel momento di quanto la sua mano, precedentemente sulla mia spalla, fosse calda, rassicurante e forte. Le dita affusolate che stringevano gentilmente davano una sensazione di protezione come non era mai capitato prima.
Si chinò per raggiungere il mio orecchio con le labbra, sfiorandomi leggermente la pelle. Rabbrividii, ma al momento non seppi se fosse per il freddo o per quel contatto. Il suo respiro era caldo e il suo profumo... Era un misto di molte cose. Era dolce, tipico dello shampoo della Johnson's & Johnson's, il profumo di Armani for Men e un odore orientale, di tabacco e dopobarba. Era un misto molto piacevole, e sarei potuta rimanere a sentirlo nelle narici per tutta la vita.
"Sono sicuro che tu abbia già pronta la risposta alla mia domanda, mia cara. So che ora ti sembrerà di essere un po' pazza e non crederai mai che tutto questo sia reale. Ma ti posso assicurare che lo è, che non sei troppo stanca per gli esami e io sono davvero qui" mi sussurrò, per poi rimettersi dritto e sorridermi facendo un leggero cenno di saluto con la mano. "Beh, credo di dover proprio andare ora. Non dimenticarti di me, Padme. Addio, tesoro!"
"No, aspetta! Non andare via..." come avessi fatto a non rendermene conto prima, non so spiegarmelo nemmeno ora. L'ultima parola aleggiò nell'aria attorno a me, senza poter mai ricevere risposta. "...Freddie".
Corsi verso l'angolo dietro al quale era sparito, ma di lui nessuna traccia. Freddie Mercury era sparito un'altra volta da questo mondo.
Era realtà o solo fantasia?
Ero convinta di aver sentito la sua mano, la sua voce e il suo profumo. Ero assolutamente convinta di aver sentito tutte quelle cose, e il mio cuore mi sussurrava dolcemente che sì, era la verità. Che Freddie era venuto lì apposta per me, per salutarmi e incoraggiarmi.
Ma come poteva essere lui? È morto da ormai troppi anni, magari era solo un imitatore che ha voluto prendermi in giro. Scossi decisa la testa. No, non potevo dubitare di quello che avevo visto e sentito. Era sicuramente lui, non poteva essere altrimenti. Nessuno poteva profumare così, avere quel calore e quella voce meravigliosa.
E so che, in un modo o nell'altro, si farà sempre sentire ogni volta che andrò a visitarlo. Anche solo una folata di vento profumato o una voce lontana nell'aria che mi chiama.
Una rosa, un pensiero, una frase e un profumo: niente di tutto questo può ripagare quello che è successo questa sera, tranne rivederti un'altra volta.
Era questo il mio pensiero mentre, con un sorriso malinconico e felice e le mani nelle tasche, mi avviai per la strada fino a montare di nuovo in auto. Inspirai a fondo, sentendo un alone di quel profumo rassicurante ancora lì, attorno a me in quel cubicolo. E tutto ciò non fece altro che rendermi ancora più felice e far rilasciare endorfine nel cervello.
E anche adesso so che rimarrà sempre con me. Comunque soffi il vento.


Note a piè pagina

Salve. Ben ritrovati (?)
Non so bene come salutarvi. Ci sono molte persone nuove e credo anche tante autrici che mi conoscevano già. Ok, non sto facendo altro che mettermi in imbarazzo. Bene, ehm... Parliamo della storia.

Risale al 2009 circa, è stata la prima storia in assoluto che abbia mai scritto. Dopo anni ho finalmente trovato il coraggio di riprenderla in mano e metterla a posto, sistemare un paio di cose e smussare gli angoli troppo appuntiti in modo da renderla più bella e più apprezzabile. Ho comunque cercato di tenerla il più possibile simile a quella originale perché... Beh, dopotutto era quella la vera Anyway the wind blows, questo è più che altro un lavoro di restauro.

Ci tenevo comunque a pubblicarla nuovamente come prima nell'account, dato che ha un significato particolare per me.

Devo ammettere che è la storia a cui sono più affezionata di tutte, forse perché appunto è la prima. Questo non vuol dire che non possiate criticarla, ma vi inviterei ad evitare le offese gratuite. Le critiche le accetto e apprezzo, anzi.
Ovviamente, sentitevi liberi di commentare anche positivamente, di sicuro non vengo a cercarvi a casa se lo fate ahah. Anzi, mi farebbe molto piacere conoscere la vostra opinione e, se volete, vi farò leggere la versione originale così potrete rendervi conto del cambio enorme che è intercorso tra i miei quattordici anni e adesso.

Spero di rivedervi presto!
Un bacio grande, my beautiful people.

Padme
   
 
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