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Autore: looking_for_Alaska    08/07/2015    3 recensioni
Eos è una dea minore bellissima, pacifica e piuttosto solitaria. Un giorno però decide di giacere con Ares, dio della guerra e amante della dea Afrodite. Quest'ultima appena viene a sapere del fatto, s'infuria e scaglia una maledizione contro Eos.
Passeggiando una volta per Troia, Eos incontra un giovane principe di cui si innamora follemente; decide quindi di implorare Zeus di renderlo immortale.
Da suo marito avrà due figli. Uno di essi però perirà sotto la lancia di Achille nella guerra di Troia.
Eos piangerà lacrime di rugiada, capendo fino in fondo la maledizione lanciatole da Afrodite.
Storia di una dea minore di cui non si parla molto, ma che mi ha colpito per il dolore che ha dovuto subire.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bella Eos si distese nell'erba, lasciando che i raggi del sole le baciassero la pelle bianca e fredda. I capelli rosso scuro brillavano di mille sfumature, mentre gli occhi verdi erano celati dalle lunghi ciglia nere. Il corpo nudo, coperto solo da un velo trasparente, era magnifico e statuario, paragonabile a quello della stessa Afrodite. 
A proposito di Afrodite...
Eos spalancò gli occhi, terrorizzata. Aveva appena giaciuto con l'amante della dea e l'ira vendicativa di Afrodite era conosciuta in ogni dove.
Nessuno verrà a sapere di noi, le aveva sussurrato Ares all'orecchio, mentre le lasciava una scia di baci infuocati sul collo. 
Ma Eos sapeva che stava mentendo.
Lo avrebbero saputo tutti, avrebbe reso pubblico il suo tradimento. E tutto solo per vedere quanto Afrodite lo voleva per sé. 
Socchiuse gli occhi, lasciando lo sguardo libero di vagare.
Era in una radura; al centro di essa c'era uno specchio d'acqua limpida, un piccolo bosco lo costeggiava e una grande quercia ombreggiava sulle gambe della dea. Mille fiori coloravano l'erba fresca e per un attimo Eos desiderò di poter restare lì per sempre. Era un luogo così pieno di pace, così silenzioso.
Ma sapeva che doveva tornare all'Olimpo.
Si alzò lentamente, come se volesse che milioni di occhi invisibili la studiassero e la giudicassero.
Non aveva paura dei giudizi, Eos.
Era una dea minore, la poco conosciuta dea dell'aurora, soprannominata anche " la dea dalle dita di rosa". Non era importante, ma lei non voleva il potere. Lei voleva la pace, la tranquillità.
Giacere con l'amante di una dea maggiore non é il modo migliore per preservare la tua tranquillità, Eos.
Eos annuì. In effetti, quello era stato un errore. Ma a lei piaceva divertirsi, essere allegra. La tristezza non faceva per lei.
Prese il suo velo e se lo avvolse intorno al corpo statuario e con un ultimo sorriso al sole, si incamminò verso l'Olimpo.

                                                                                            *       *      *

Afrodite le stava di fronte, bellissima e terribile. Un peplo rosso le fasciava la vita e sfiorava il pavimento della Sala dei Dodici. 
Erano sole, faccia a faccia.
I boccoli dorati della dea dell'amore le incorniciavano il viso perfetto e gli occhi nocciola le scandagliavano il corpo, cercando quella bellezza che doveva aver distratto Ares abbastanza da fargli dimenticare per un attimo lei.
Afrodite teneva il mento alzato, imperiosa.
Ares era il suo amante e non avrebbe permesso ad una sciocca dea minore di portarglielo via.
Eos la raggiunse a passo lento e le sorrise, senza cattiveria. Sapevano entrambe cosa aveva fatto, non c'era bisogno di nasconderlo.
<< Eos >> sibilò la voce di Afrodite. Eos arricciò il naso. 
La dea della bellezza aveva una voce sgradevole, brutta da ascoltare, cattiva. Si inchinò davanti a lei, perché era sua superiore e doveva mostrarle rispetto.
Afrodite non sembrò toccata dal suo comportamento. Non la lodò, non la ringraziò, non le chiese nemmeno di rialzarsi : voleva solo vendetta.
<> ripeté, più lentamente. << Non dovevi farlo >>.
La dea dell'aurora scrollò le spalle e abbassò la testa. << Ne sono consapevole, mia signora >>.
Afrodite le si avvicinò, tirandole il velo trasparente verso l'alto e obbligandola ad alzarsi. << Sai che devo punirti >> provò ad imitare un tono dispiaciuto, ma poi scoppiò a ridere. 
Eos annuì, sottomessa. La bionda dea le accarezzò il viso, saggiando la sua pelle di seta e paragonandola mentalmente con la propria.
<< Sei molto bella, Eos >> disse inaspettatamente.
Quel commento spaventò la dea più di ogni altra parola. << Grazie, mia signora. So che merito una punizione, perciò punitemi nel modo che ritenete migliore >>.
Afrodite sorrise  a denti stretti. Conosceva la paura più grande di Eos. Era una dea pacifica, piuttosto solitaria, che amava la felicità e la vita. Si scervellò per trovare una punizione degna per il dolore e per l'umiliazione che aveva provato lei, quando Ares si era vantato con tutta la Dodeca di ciò che aveva fatto. Poi le venne un'idea che superò in grandezza e in malignità tutte le altre. 
<< Io ti maledico, Eos, dea dell'aurora >> il tono di Afrodite era un misto tra il dispiaciuto e il trionfante. << Io ti condanno ad innamorarti  di un mortale e a conoscere le lacrime di una morte >>.
Eos abbassò la testa, mentre una voluta di denso fumo nero le si addensava attorno per un secondo, prima di scomparire. La maledizione era stata lanciata. Incrociò lo sguardo della dea: << E' tutto, mia signora? >>.
Afrodite le sorrise. << Oh, no. Saggerai la mia condanna in tutta la sua potenza solo al momento esatto >>.
Eos se ne andò dalla Sala dopo essere stata congedata, domandandosi cosa mai aveva in serbo il destino per lei.
   
 
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