Salve! Mi chiamo vega e questa è la prima storia
che pubblico… No, fermi! Prima di farvi qualunque idea leggete!!! Per favore!!!
Dunque dunque, la storia parla di due personaggi che
mi hanno sempre incuriosito e che ho sempre visto bene insieme: Remus Lupin e
Ninphadora Tonks.
Per quanto riguarda il nome “Ninphadora”, forse
nella traduzione italiana “ph” è tradotto con “f”, ma a me piaceva di più così.
Inoltre non so se qualcuno abbia già usato Ninpha come soprannome, ma sono
un’appassionata di mitologia, quindi era d’obbligo! ^^
Per quanto riguarda gli anni di differenza… Chiedo
venia ma non so esattamente a quanto ammontino ^^’.
Sono riportate alcune strofe di Michelle, dei Beatles,
bellissima canzone che mi ha accompagnato nella stesura della storia. In realtà
solo della parte finale (buttata giù un pomeriggio in un campeggio vicino
Budapest), visto che l’inizio è pronto da almeno un anno…
Chiedo perdono per gli eventuali errori (anche di
html) scampati alla furia mia, di amiche varie, e del “Controllo ortografia e
grammatica” di Word.
Adesso chiudo e vi lascio leggere… Spero di
riuscire a farvi sognare un po’.
BLUE STAR
di vega
Michelle, ma belle.
These are words that go
together well,
my Michelle.
I need you, I need you, I need you.
I need to make you see,
oh, what you mean to me.
Until I do I'm hoping you,
will know what I mean.
Tonks si accinse a prendere due tazze dalla
credenza della cucina di Grimmauld Place n°12 -Thè?-
-Solo un pochino, grazie-
La ragazza sorrise alla risposta dell’uomo e iniziò
a preparare il necessario.
L’uomo seduto a tavola sembrava immerso nella
lettura della Gazzetta del Profeta, tanto da non accorgersi di
quanto lei fosse impegnata a non urtare e non far cadere niente.
Era così maldestra! Un attimo di disattenzione e
sarebbe andata a fuoco la cucina.
“No! Il cucchiaio, per un pelo!” Tonks strinse le
labbra fino a farsi male. “Avanti, ragazza mia. Dimostragli che sai cucinare!”
L’uomo seduto alla tavola intanto, castano di occhi
e capelli, masticava distrattamente una caramella mentre continuava a leggere
il giornale.
Tanto distratto poi non era… Visto come continuava
a lanciare occhiate all’improvvisata cuoca. Il volto, finalmente quello vero;
le spalle fine ma allo stesso tempo solide: la schiena dritta;i fianchi larghi,
ma non troppo; il fondoschiena e le gambe solide fino ad arrivare alle caviglie
e ai piedini… Quella mattina Ninphadora era davvero bella. Certo, non era la
classica ragazza che ti saresti voltato a guardare per strada. Oltre ad avere
assunto la sua vera immagine (capelli scuri della stessa tonalità di Sirius,
occhi chiari come quelli della mamma e sguardo perennemente fra le nuvole)
indossava dei Jeans al ginocchio e una maglietta senza maniche con una fantasia
dai toni chiari. Si era appena messa ,per cucinare, un grembiulino rosso che le
dava un’aria da cuoca navigata.
In poche parole: era semplice.
Semplice come la rugiada, come un raggio di sole, come
un fiore che sboccia… “Ma brilla,” pensò Remus con un sorriso “così tanto da
sembrare una stella”.
Era così carina, così intenta a preparare quel thè
per lui. Avrebbe fato di tutto per renderlo felice, pur di fargli scordare
almeno per un attimo della morte del suo migliore amico. Apprezzava quello che
aveva fatto fino a quel momento per lui, quando anche per lei era difficile
sorridere, visto che era morto un suo parente, il suo zio preferito. Ma c’era
una pecca. Una irrimediabile e irreparabile pecca. In quel modo l’aveva fatto
innamorare di lei.
-Due cucchiaini, vero?-
La sua voce che gli chiedeva dello zucchero lo
distolse dai suoi pensieri.
-Già, ormai conosci le mie abitudini quasi meglio
di me- Gli rispose abbassando il giornale.
Tonks si voltò e fece per rimettere a posto il
grembiule per nascondere il rossore che aveva preso a diffonderlese sulle
guance. “Arrossire per un complimento del genere! Devo darmi una regolata!”
Eppure Remus non era scemo: aveva più di trent’anni
e, anche se il suo aspetto mite poteva trarre in inganno, aveva diverse
esperienze alle spalle (non per niente era amico di James e Sirius, due fra i
donnaioli più incalliti di Hogwarts). Sapeva riconoscere se una persona, uomo o
donna che fosse, era attratta da lui o meno. E questo gli sembrava proprio il
primo caso.
Tonks si versò del thè e andò a sedersi a
capotavola, portando con sé anche un cesto di biscotti. Un politico si spostò
da una foto del giornale all’altra per parlare con una bella signora di mezza
età.
-Ne vuoi uno?- chiese con non-chalance.
-Perché no?-
Remus ne addentò uno e continuò ad intingere
biscotti nel suo thè. Ninphadora lo fissava come incantata.
-C’è qualcosa che non va, Ninpha?- La domanda la
colse così di sorpresa che quasi non fece cadere il solito cucchiaio.
-N-no, no… E’ che, beh, sono… Contenta che ti
piacciano, sai… Ecco… Visto che li ho fatti io…- Esitò e poi alzò gli occhi
speranzosa.
-Davvero li hai fatti tu?- L’uomo interruppe la
lettura ancora una volta.
-Ehi, sono davvero buoni, dove hai trovato la
ricetta?-
-Me l’ha data mia madre…- “Cos’è, vuoi far colpo su
un uomo?!”
-Mi ricordo dei biscotti di tua madre, è davvero
brava- Adesso la guardava negli occhi -ma tu la superi-.
“Ecco ora svengo” Tonks formulò un debole grazie e
ficcò la testa in alcuni appunti che erano sul tavolo, riguardanti un folto
gruppo di mangiamorte con a capo Lucius Malfoy.
Remus rificcò la testa nel suo giornale.
Ecco, l’aveva fatto di nuovo! Aveva approfittato
della situazione, l’aveva corteggiata spudoratamente. Iniziò a sentir salire il
familiare senso di vergogna che lo assaliva tutte le volte (per fortuna poche
fino ad ora) che gli capitava di fare cose di questo tipo. Diamine, poteva
essere sua figlia! Aveva quasi quindic’anni più di lei! Era quasi coetaneo di sua madre! Era stato
“zio Rem” per anni! L’aveva tenuta sulle sue ginocchia quand’era bambina… Che
poi, a pensare bene, si trattava solo di pochi anni addietro.
Tonks stava guardando distrattamente gli appunti su
Lucius (“il caro zietto”) e Co. ma la sua testa era da tutta un’altra parte.
“Ecco, dice cose del genere e poi sembra pentirsene
subito… Non voglio illudermi, ma non sono nemmeno cieca! Magari si fa solo
mille paranoie, sarebbe anche il tipo… Basta! Devo lavorare!”
Ma non riusciva ad evitare di lanciargli occhiate
di tanto in tanto.
Ma pochi per chi? Sicuramente non per lei.
Come era cambiata dalla bambina un po’ dispettosa
che continuava a cambiare pettinatura e colore di capelli solo per far
ammattire la madre… Era una donna adesso e lui poteva cercare di negare quello
che provava anche all’infinito… ma quella donna lo prendeva, come non era mai
successo con nessun’altra prima.
********** ********** **********
********** ********** **********
Michelle, ma belle.
Sont les
mots qui vont tres bien ensemble,
tres bien ensemble.
I
love you, I love you, I love you.
That's all I want to say,
until I find a way.
I will say the only words I know that
you'll understand.
Era passata quasi una settimana da quel pomeriggio
e Natale era ormai alle porte.
“Acc… Devo ancora fare tutti i regali!”
“Perché non andiamo insieme a Diagon Alley oggi?
Non ci dovrebbe essere molta gente, è mercoledì…”
“Con piacere”.
Remus aveva accettato.
Lo avrebbe ricordato come uno dei pomeriggi più
belli della sua vita. Lui e Ninphadora avevano percorso da cima a fondo Diagon
Alley diverse volte, per poi addentrarsi in un caratteristico quartiere
londinese babbano, addobbato a festa come tutte le strade di Londra in quel
periodo.
Sembrava incredibile pensarlo per un mago, ma
l’atmosfera era “magica” anche lì: le luci, la neve, il chiarore della sera… Ma
soprattutto il passeggiare a braccetto con Tonks. Avevano scherzato tutto il
pomeriggio come due bambini, cercando i regali per gli altri membri
dell’Ordine. Avevano riso a crepapelle mentre compravano un nuovo occhio
cambia-colore per Malocchio e mentre decidevano che genere di caramelle
mutaforma regalare a Silente (il nuovo negozio dei gemelli era davvero una
miniera d’oro per queste cose).
E così sorridenti e pieni di pacchetti erano
approdati in un caldo locale babbano, “Blue
Star”.
Era molto carino e appena si entrava si avvertiva
la differenza fra la confusione della strada e il basso mormorio della sala. Il
jukebox stava suonando una canzone dei Beatles, Michelle. I due si sedettero ad
un tavolino un po' discosto e ordinarono due tazze di cioccolata calda. Mentre
aspettavano che la cameriera tornasse con le loro ordinazioni, si guardarono un
po' intorno: la sala era dipinta di blu (come diceva il nome del locale) e di
blu, più scuro, erano anche le tende. Sulla carta da parati si intrecciavano
diversi motivi fantasia di vari colori. L'ambiente era nell'insieme molto
accogliente, ma allo stesso tempo particolare. Le lampade in angolo donavano
una luce soffusa che rendeva l'atmosfera ancora più tranquilla. Tuttavia era un
locale per tutti: nella parte più illuminata della sala si vedevano allegre
famigliole con diversi bambini.
-Ahi, mi sono bruciata!-
-Hai fatto bene a dirmelo, così non mi scotto
anch'io!-
-Grazie della comprensione!- Tonks fece una smorfia
e rituffò il naso nel vapore della cioccolata.
Quel giorno era davvero incantevole: indossava un cappotto
di panno nero, una vaporosa sciarpa a righe colorate e un cappello stile
peruviano. era davvero dolce mentre soffiava sulla cioccolata cercando di
raffreddarla. Altri pensieri così e lo avrebbe ricoverato nel reparto
psichiatrico del San Mungo.
Ormai si era deciso: glielo avrebbe detto. Era
sempre stato pratico in queste cose. Ok, questa volta era diverso... Ci teneva
veramente a lei. E se avesse frainteso i segnali? Non poteva rischiare di
perderla. Doveva trovare il momento giusto. Magari fra diec'anni.
Quando ebbero finito si alzarono e indossarono i
cappotti per uscire. Qualcuno doveva proprio amare i Beatles, visto che era la
terza volta che ascoltavano Michelle. Tonks superò Remus e si diresse verso il
bancone.
Lui rimase a fissarla stranito fin quando si decise
a parlare.
-Dove credi di andare?-
-A pagare il conto-
-E perché mai?-
Tonks sospirò e, voltandosi, prese a spiegare:
-Si da il caso che tu mi abbia offerto un caffè la
settimana scorsa, quando ci siamo fermati al Paiolo Magico. E un altro tre
giorni fa. E ieri...-.
-Grazie Signore , buon Natale-
Mai abbassare lo sguardo mentre cerchi di ricordare
qualcosa, quando vuoi pagare il conto.
I due si avviarono così verso casa, passando per
Hide Park. Faceva veramente freddo.
-Che ne dici se ci dondoliamo un po'?-
Dio, che invenzione le panche a dondolo!
-Perché no?-
Tonks si sedette accanto a lui sulla panca e
iniziarono a muoversi.
-E' stato veramente un bel pomeriggio-
-Già-
-Credo che
gli altri saranno contenti dei regali-
-Penso anch'io-
-E poi quel bar, come si chiamava? Blue... Star?
Sì! Carino, vero? E poi non ho neanche fatto cadere una tazza-
Remus si morse la lingua. Se non fosse stato per la
sua bacchetta…
-Carino-
-Remus?-
-Sì?-
-Stai bene?-
-Sì-
Tonks si voltò ancora di più per guardarlo negli
occhi, ma lui teneva lo sguardo puntato davanti a sé, lontano.
-Sei strano... Sei stato loquace per tutto il
giorno ed ora sei diventato così silenzioso... C'è qualcosa che non va?-
Remus fece una faccia imbarazzata.
-No, è che... Amo il silenzio-
Tonks sembrò perplessa, d'improvviso spalancò gli
occhi e si voltò.
-Oh, s-scusa, allora ti starò annoiando con le mie
chiacchiere inutili...!-
Rem sembrò risvegliarsi.
"Bravo cretino!"
-No! No, davvero, non volevo intendere questo! Amo
sentirti parlare, davvero... Amo il suono della tua voce-
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!!!!!!!!! "Si pregano
gli gentili passeggeri di tornare ai propri posti e allacciare le cinture di
sicurezza. Siamo attraversando una turbolenza nota anche col nome di
"punto di non ritorno per innamorati cronici".
Per quanto il suggerimento della hostess dell’aereo
Buonsenso fosse allettante Remus sembrò dare ascolto alla sua
parte virile (che, diciamocelo, se di solito spara cavolate, questa volta ci azzeccò).
Tonks sembrava stupita e si era voltata di nuovo
nella sua direzione.
-Come...?- chiese con una vocina appena udibile.
Decisamente quella cioccolata era stata corretta con qualche liquore.
-Ninphadora, devo parlarti-
-Dimmi pure-
-...E' difficile, non so... Da dove
incominciare...-
-Dall'inizio-
-Ed è una cosa lunga...- Azzardò guardandola con
sguardo implorante di lasciar cadere l'argomento.
Lei sorrise.
-Abbiamo tutto il tempo che vogliamo-
-Ti amo-
Ok, il liquore doveva essere forte. Troppo forte.
-Mi... Ami...?-
La voce le era uscita come un sussurro. Aveva la
gola secca, non riusciva a dire altro, non riusciva a pensare a niente.
Rimasero un po' in uno strano silenzio, in cui Tonk
pensò seriamente di rivolgersi ad uno bravo. O almeno di denunciare il titolare
del bar.
Remus non vedendola parlare iniziò a preoccuparsi.
"Vuoi vedere che ho fatto una cazzata?"
Il cuore non se lo sentiva più da quanto batteva
forte.
-Ninpha?- Provò.
Tonks spostò lo sguardo su di lui e provò e
parlare.
-Quello che hai detto... E'-è tutto vero?-
Barlume di speranza.
-Non sono il tipo che dice certe cose per hobby, te
l'assicuro-
La stava guardando negli occhi e mentre si
avvicinava le aveva preso una mano fra le sue. Ormai non dondolavano più.
-Senti, ci ho pensato molto prima di dirtelo...
Io... Lo so, c'è una notevole differenza d'età, mi chiamavi zio fino a poco
tempo fa...-
-Era dieci anni fa, Rem-
-Sono praticamente coetaneo di tua madre...-
-Hai dieci anni di meno-
-Per non parlare della nostra amicizia...-
-Rem-
-Del fatto che lavoriamo insieme...-
-Rem-
-E poi non facciamo un lavoro normale, c'è una
guerra in corso...-
-Rem-
-Rischiamo la vita tutti i giorni...-
-Rem!!!-
-Sì?- Lui sembrò riscuotersi e si voltò a
guardarla. Per tutta la durata del monologo aveva tenuto lo sguardo basso
davanti a sé.
-Mi ami?-
-...Sì-
-Anch'io ti amo. Vedi qualche problema? Io no-
Rem non ebbe il tempo di realizzare la frase che
Ninphadora gli aveva già tappato la bocca con un bacio.
Fu un bacio dolce e passionale allo stesso tempo.
Non fecero in tempo a staccarsi che Remus abbracciò Ninpha, attirandola a sé e
stringendola forte.
-Non mi sembra vero-
-Neanche a me- Rispose lei.
Si coccolarono un altro po' e poi decisero di
rincasare.
Mentre camminavano, mano nella mano, sembrava a
tutti e due di volare. Chissà se il proprioetario del locale avrebbe accettato
una statua come ringraziamento.
FINE
Fine è una parola un po’ grossa… Magari mi viene in
mente di scrivere un continuo!
Che ne dite? Ne vale la pena? (No!!! Ndlettori-con-sguardo-omicida
Aiuto!!!!! Ndvega-che-scappa)
In tutta sincerità non credo che questa storia sia
bellissima, ma è la prima (e finora unica) che ho finito, quindi ci sono molto
affezionata. ;-P
Se volete lasciare un commentino (o magari anche qualcosa
di più sostanzioso) non esitate!
Critiche e suggerimenti sono ben accetti!^^
Infine vorrei ringraziare due persone che mi anno
sostenuto in questa prima “impresa” e che ne hanno permesso (forse non
sapendolo) la pubblicazione.
XIago: lo so che dirai che non ce n’era bisogno,
ma per me la tua opinione era ed è
fondamentale. Un grandissimo GRAZIE alla migliore pm del mondo!
XSunny: tessssssora! Un grazie a te non poteva
proprio mancare. Mi hai dato la forza di continuare a scrivere (detta così sembra
un po’ melodrammatica ^^’) dopo la prima brutta esperienza. Con le tue storie
mi fai sognare!
Infine grazie ad Erika, alle bimbe (che forse non
leggeranno mai queste parole!) e a tutte le persone che hanno letto e mi hanno
dedicato qualche minuto del loro tempo!
A presto, spero!
vega