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Autore: Moge_k0_02    08/07/2015    7 recensioni
[[Mogeko Castle][Bad End Toy][Yonaka/Moge-ko]
dal testo
Yonaka era lì, ai piedi della croce di Nega Mogeko, che dormiva. Si inginocchiò davanti a lei, sorridendo dolcemente e facendole appoggiare la testa sulle sue gambe e cominciando ad accarezzarle i capelli setosi, color corvino. All'improvviso saltò in piedi, come se si fosse accorta solo in quel momento di cosa fosse successo. Ricominciò a camminare avanti e indietro, più confusa che mai.
Perché le stava tanto a cuore quello che succedeva alla ragazza?! Erano cose che succedevano spesso in quel castello, era tutto normale per lei! E perché non riusciva a farle del male? A sfiorarla solo con un dito?! Stava andando tutto a farsi fottere! Lei, la sua vita, la sua sanità mentale di già dubbia esistenza!
'cause Yone-ko is love Yone-ko is life (?)
Allora
Sì, è una variante della bad end toy MUAHAHA *RISATE MALVAGIE* (??)
per l'ost vi consiglio questa: mogeko castle ost - I hope to be in tender rain
Ogni volta che finisce, rimettetela ;)
SPOILERS (maddai)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Era un po’ che si rifugiava a pensare lì.
Pur vivendo da ormai anni ed anni in quel castello, non avrebbe mai immaginato che ci potesse essere anche solo un balcone. Poi un giorno, alla ricerca disperata di un po’ di tempo e tranquillità per riflettere, senza essere condizionata da quelli che erano i suoi sudditi, o da quella che ormai era diventata, aveva trovato quella grande terrazza semicircolare, illuminata solo dalla luce delle stelle che le facevano compagnia.
Moge-ko se ne stava curva sulla ringhiera di marmo così freddo e così amichevole, osservando il cielo. Si accorse di avere gli occhi lucidi. Oh no, di nuovo… se l’avessero vista i mogeko, avrebbe potuto dire addio per sempre alla sua fama di dittatrice spietata.
Le capitava spesso, da quando era riuscita a catturare la sua Yonaka per farne il suo giocattolo, di scoppiare in lacrime senza un motivo, una ragione apparente.
Si sentiva debole, fragile, confusa. Stava rovinando quello che aveva costruito in tutto quel tempo, dalla sua nascita. Ora più che mai capiva cosa intendessero i mogeko definendo la sua creazione “uno sbaglio”. Era solo un errore, un fottutissimo errore. Si chiedeva spesso se fosse stato meglio non essere mai esistita… Se solo…  Forse avrebbe dovuto scappare, scappare lontano di lì e… diamine, era così confusa! Non capiva più nulla!
Si allontanò freneticamente dal bordo del terrazzo, cominciando a camminare avanti e indietro con passi sempre più svelti ed agitati, gli occhi che pian piano, si iniettavano di un rosso sangue, la fronte corrugata in un’ espressione di odio e dolore. Un mogeko la distrasse dalla sua lotta con sé stessa e con tutti.
Moge-ko, è praticamente una settimana che non si presenta nella sua camera delle torture dove è rinchiusa la scolara… devo dedurre che..?”
Lei lo guardò con la coda dell’occhio, portandosi una mano alla fronte per il mal di testa che le era scoppiato improvvisamente. Dopo qualche secondo si voltò verso di lui.
“Significa, caro ficcanaso, CHE DEVI FARTI GLI AFFARI TUOI! “ lo squadrò con rabbia e disgusto. Era un cosino giallo stupido ed inutile. Lui sobbalzò alla risposta. La ragazza provò a calmarsi. Le iridi le tornarono nere ed i canini si ritrassero. “Non ho voglia di andarci, non credo sia un problema tuo. Ed adesso và, prima che mi spazientisca.”
Lo strano animale si girò per tornare dentro, titubante, mentre Moge-ko era tornata a guardare il cielo, voltandogli le spalle. 
“Capisco, mia signora. Non la disturberò oltre, mia signora. Mi concede solo un’ultima domanda?” si prese coraggio e fece un respiro lungo.
Lei, senza guardarlo, rispose seccata: “Umf, cosa c’è ancora?!”
“Ecco, mi chiedevo se… intendo, lei non ha intenzione di… far visita a Yonaka-tan, giusto?”
“Sì, te l’ho già detto! E quindi?”
“E… si potrebbe…?” il mogeko lasciò la frase in sospeso, temendo di infastidirla. Lei realizzò cosa intendeva. Provò a controllarsi, anche se la cosa le aveva fatto venire una rabbia pazzesca. Cosa le stava succedendo…? Non voleva toccare la ragazza, non ci riusciva…  la cosa, in un certo senso, se la poteva anche spiegare.
 Ma allora, perché provava una tale repulsione al pensiero che qualcun altro lo facesse al posto suo?
Tossicchiò per assumere una voce calma e decisa, si preparò la risposta nella mente e si asciugò frettolosamente le lacrime di rabbia con i polsi, per poi voltarsi verso la soglia della porta finestra.
“Allora…?” il mogeko aspettava la risposta impaziente e già con la bava alla bocca. Lei provò a parlare, ma la voce sembrava non voler uscire, non voler pronunciare quel consenso. Maledizione, e adesso? Tossicchiò ancora una volta. “Io… credo che non sia… un prob…” nella testa le si formò una scena. La ragazza appoggiata ad una parete, spaventata, tremante… ed il mogeko che… IL MOGEKO CHE…. Non voleva nemmeno pensarci. La visione si interruppe di colpo, e qualcosa scattò dentro la ragazza. Gli occhi le tornarono rossi e lucidi, i canini si allungarono mentre lei stringeva i pugni, spiegazzando la gonna rossa. La sua rabbia scoppiò tutta in una volta, molto più isterica e malata del solito.
“NON… NON OSARE CHIEDERMI MAI PIU' COSE DEL GENERE!!!” Moge-ko sollevò il ginocchio e sbattè lo stivale a terra con così tanta forza da formare una crepa sul pavimento in marmo giallo, mentre puntava contro il gatto/coso/orso il suo coltello ricurvo, tanto lucido quanto affilato, quasi impazzita.
“Sc… scus… scusi, padrona, non sbaglierò più…”
“Beh, sarà meglio per TE. VATTENE, ORA!”
“Se mi permette di dirglielo, sua Maestà…. i Mogeko non resisteranno a lungo, presto la assaliranno. Con, o SENZA il suo permesso.
Il cuore della ragazza perse un battito.
No…
Non… NON GLIE L’AVREBBE PERMESSO, COSTASSE QUEL CHE COSTASSE!
“e ora che le prende, padrona…?”
Lei cominciò a correre verso la cella, più veloce che potesse. Spostò il mogeko con un calcio, non lo stava più neanche ad ascoltare. “Maledizione… Yonaka… sto arrivando”
Raggiunse la scalinata che portava al suo piano, piegandosi sulle ginocchia per la mancanza di fiato. Non poteva fermarsi, non adesso! Salì le scale a tre a tre, percorse tutto il corridoio e raggiunse la hall con i crocifissi, l’ascensore e le due stanze parallele. Si guardò attorno, mentre sputava i polmoni a furia di ansimare. Davanti alla porta a sinistra, vide una cinquantina di mogeko, che cercavano di sfondare la porta. Le venne un tuffo al cuore, temendo fosse troppo tardi. Si lanciò nella confusione, stremata, impugnando la sua arma fidata. Si fece strada, accoltellando quasi la metà del gruppo di ribelli. Un solo attimo di ritardo sarebbe stato fatale per la liceale. Arrivò davanti alla porta chiusa, infilò la chiave nella toppa ed entrò di corsa richiudendosela alle spalle.
Guardò in giro agitata. Fece un respiro di sollievo. Yonaka era lì, ai piedi della croce di Nega Mogeko, che dormiva. Si inginocchiò davanti a lei, sorridendo dolcemente e facendole appoggiare la testa sulle sue gambe e cominciando ad accarezzarle i capelli setosi, color corvino. All'improvviso saltò in piedi, come se si fosse accorta solo in quel momento di cosa fosse successo. Ricominciò a camminare avanti e indietro, più confusa che mai.
Perché le stava tanto a cuore quello che succedeva alla ragazza?! Erano cose che succedevano spesso in quel castello, era tutto normale per lei! E perché non riusciva a farle del male? A sfiorarla solo con un dito?! Stava andando tutto a farsi fottere!  Lei, la sua vita, la sua sanità mentale di già dubbia esistenza!  Ed ora si ritrovava lì a difendere la liceale da dei mogeko che in quel momento considerava capaci di qualsiasi cosa, ma che oggettivamente, tutti insieme erano MOLTO MENO PERICOLOSI di lei stessa, quando si trattava di scolare. Cominciò a sgranocchiarsi un’unghia, chiedendosi cosa fare. Cioè, ovvio, no? Adesso sarebbe potuta uscire tranquillamente ammazzando tutti quelli che fossero stati nel suo cammino.
Non era così semplice. Non se ne sentiva capace. Spostò di nuovo lo sguardo sulla mora. La appoggiò delicatamente alla parete, per farla stare più comoda. La luce della luna filtrava dalla finestra, illuminandole il volto. Le spostò una treccia da un lato per osservarle il viso. Era fottutamente bella. Fottutamente coraggiosa. In quel momento lo capì. Per lei, sarebbe stata capace di qualsiasi follia.
Doveva trovare un modo di non dare nell’occhio. Di non far capire ai mogeko quanto ci tenesse a lei. Ma come fare…? Forse… avrebbe dovuto essere semplicemente la sadica fuori di testa che era sempre stata?
Impugnò saldamente il coltello e aprì la porta. I primi mogeko furono tutti sterminati. La ragazza cercò disperatamente di farsi tornare gli occhi rossi, per sembrare sempre la stessa, quella che era un tempo. “Pensa a Yonaka, pensa a Yonaka, pensa a Yonaka!”
Ecco che i canini da vampiro spuntavano, insieme agli occhi color cremisi ed il solito ghigno malefico.
Era sempre lei, si potrebbe dire, eppure non vi si rivedeva in nulla.
“Dove cercate di andare, ragazzuoli?” ridacchiò. Era fin troppo vera.
“Un altro passo e siete dei mogeko morti, Gyayayaya!”
Loro ammutolirono, spaventati come non mai.
“Sapete, mi è stato riferito che volevate giocare con la MIA Yonaka-tan <3” fece roteare la lama in aria.
Uno di quei “cosi” si fece avanti. “Beh, sì, ma… noi pensavamo lei non la volesse più e ci sembrava un peccato…”
“Sentite, qua a pensare non siete voi. Voi ESEGUITE SOLTANTO, CHIARO!?! Mogege <3 ed ora, portate il mio nuovo giocattolo in camera mia, okaaaaaaaay? <3 MUOVETEVI!”
“sisisi, Moge-ko! Subito, stia calma però!”
“Ma Moge-ko è giaaaaà calma <3 e ora MUOVETEVI!!!”
La ragazza bionda tirò un sospiro e tornò la Moge-ko che era un attimo prima. Decise di seguire i mogeko per assicurarsi che non torcessero un capello alla liceale. Loro entrarono uno dopo l’altro nella cella di Yonaka, svegliandola con prepotenza e legandola con diversi strati di corda, per poi cominciare a tirarla dalle due estremità. La ragazza cominciò a dimenarsi, terrorizzata, presa di sorpresa in stato di incoscienza. Il gruppetto passò davanti alla bionda, persa nei suoi pensieri. Si accorse in tempo che qualcuno aveva notato il suo cambio di atteggiamento, così provò e riuscì a tornare apparentemente spietata e sadica, sfiorando il collo della ragazza con il suo coltello e sollevandole il capo.
“Ehi, ciao Yonaka-tan! Ti va di giocare con Moge-Ko?  <3” 
Il suo sguardo falso in quel momento incontrò gli occhi grigi di lei. Lucidi, arrossati per il pianto e spaventati. E poi c’era la seconda che beh, perse un frammento di anima solo a guardarli, senza poter fare nulla.

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Moge-ko era rimasta sulla soglia della sua camera, guardando la porta chiusa, con uno sguardo spento e confuso. Yonaka era lì, la ragazza che aveva tanto desiderato ed inseguito per tutto il castello era lì dietro di lei, imbavagliata, con i polsi legati dietro la schiena, in ginocchio.
Rimase qualche minuto là, in silenzio, ponendosi un mucchio di domande alle quali non sapeva rispondere.
In quel momento si girò verso Yonaka, e probabilmente fu la cazzata più grande che avesse potuto fare. Le trecce nere le ricadevano sulle spalle, morbide. Solo Dio, semmai fosse esistito, poteva capire quanto le amasse.

Si avvicinò lentamente alla scolara. Si chinò su di lei per slegarla, mentre Yonaka indietreggiava da seduta sul tappeto rosa, spaventata e ribelle, accompagnando il movimento con un urlo di sforzo, soffocato dal bavaglio. Non sapeva cosa le sarebbe successo adesso, ed era allarmatissima. Forse l’avrebbe uccisa, o torturata… o ancora… sobbalzò al pensiero. Cominciò a dimenarsi, cercando di mettersi in piedi, ottenendo soltanto di ricadere sul pavimento.
“tranquilla…” sussurrò a quel punto Moge-ko. “non ti farò del male”
Le slegò i polsi e la aiutò ad alzarsi, facendola sedere sul suo letto rosa e panna. Maledizione, senza accorgersene stava di nuovo mandando tutto a puttane.
Le tolse il fazzoletto dalla bocca cercando di non guardarla negli occhi. Sapeva che se l’avesse fatto, non avrebbe più risposto delle proprie azioni.
“Cosa… cosa vuoi farne di me, Moge-ko?” domandò freddamente Yonaka, serrando i pugni sulla gonna a quadri. Nonostante volesse apparire impassibile, stava tremando. Di paura, probabilmente. O di freddo. D’altronde, aveva passato parecchio tempo, svenuta, in quella cella buia, tutto il tempo da sola, fin quando i mogeko non l’avevano legata e portata lì. Ma allora, perché sentiva le guance prendere fuoco? Forse aveva la febbre. Pensandoci, c’era stato qualcuno lì. Ricordava di aver sentito qualcuno accarezzarle i capelli nel sonno. Era… dolce.
“…credo tu abbia capito cosa io dovrei farne di te, non è vero?” rispose lei, evitando i suoi occhi grigi, affacciata alla finestra. La mora annuì con un cenno del capo.
“E sai anche… perché… non ci riesco?” continuò la bionda, con la voce spezzata e le iridi nere lucide. Alzò lo sguardo, incrociando quello della liceale. Lasciò cadere sul pavimento il coltello ricurvo, con le lacrime agli occhi.
“Sai perché all’improvviso non capisco più chi io sia, non riesco più a dormire la notte, né solo a pensare di toccarti o di farti del male? Sai perché perdo un battito ogni volta che ti guardo, o perché tremo solo al sentire la tua voce? Sai perché, nonostante ti desideri come non mai, voglio che tu sparisca dalla mia vita per sempre? Perché credimi, proprio non riesco… a capire…!”
Si appoggiò alla parete, scivolando fino al pavimento, inginocchiata, con gli occhi che non smettevano di lacrimare in un pianto silenzioso, mentre cercava di smettere strofinando i polsi sulle palpebre. Yonaka si alzò in piedi, con la faccia arrossata che scottava e ribolliva quanto un vulcano. Fissò la ragazza, porgendole un braccio per sollevarla e farla appoggiare al muro, poi si affacciò alla finestra, sempre con quello sguardo irremovibile.
“Tu mi hai fatta tua prigioniera.”
Moge-ko girò la testa verso di lei, con gli occhi più vivi ed innocenti che mai, pieni di sofferenza e rassegnazione.
“Ed hai ucciso Defect Mogeko” continuò la mora.
“Lo so…” non le venne in mente una frase meno scontata e stupida, faticava già a parlare per lo sforzo che le pesava sul cuore. Rivolse le pupille verso il pavimento, rassegnata. Si sentiva colpita da miliardi di spilli nel petto, sempre più in profondità. Yonaka le si avvicinò, appoggiando le braccia sul muro, l’uno a destra e l’altro a sinistra del busto della bionda. I loro volti erano a qualche centimetro di distanza.
“Allora, sai dirmi… perché non riesco a odiarti?” sussurrò, con un nodo alla gola e gli occhi sgranati.
Moge-ko capì a stento la frase, con il cuore in gola e l’emozione per avere il respiro della liceale sul collo. Sorrise, incredula e confusa. “Yon-…!”
Non fece in tempo a pronunciare il suo nome che l’altra le si aggrappò alla cravatta per reggersi in punta di piedi e la baciò. Le pupille di Moge-ko si dilatarono per la sorpresa, opponendo resistenza alla passione che l’avrebbe travolta facendole perdere la testa, poi chiuse gli occhi e le prese il viso, lasciandosi prendere da quello che aveva evitato per troppo tempo -che avrebbe rovinato tutto-  e che adesso la rendeva la ragazza più felice del pianeta. Era un gioco di sguardi e lingue che si cercavano continuamente. Cominciarono a camminare un po’ per tutta la stanza, senza allontanare le loro labbra per un solo secondo, fin quando Yonaka perse l’equilibrio cadendo e trascinandosi Moge-ko sul pavimento, finendo tutte e due in quella strana posizione, con le mani della bionda già nella camicetta della mora, la quale intanto sollevava la minigonna rossa della prima, senza smettere di cercarsi, né con l’intenzione di lasciarsi solo per un attimo.
 
 

Angolo autrice
‘CAUSE 
YONE-KO IS LOVE, YONE-KO IS LIFE (?)

Fine angolo autrice
 
VI PIACEREBBE, EH? *trollface*
OTP FOREVAH AND EVAH END EVAH –cit. Mary che dice sempre “staremo insieme forever and ever and ever” e poi viene bruciata poveretta
Sì perché io le adoreo (?) e quindi niente, evah (?)


BAT DER’S A PROBLEMA
Sì perché se Alessandra, che se l’avete conosciuta su facebook la chiamerete Sandra e se l’avete conosciuta su efp la chiamerete lacrimedistorte anche se all’inizio si voleva chiamare “AleXGarryForevah” [per chi non la conoscesse, è la mia famosa cugina rompina (però tranquilla ti voglio bene lo stesso) che commenta le mie storie in modo tipo “PUZZI” oppure “DEVI ANDARE DA LORETO, CRIBBIO” e niente mi vuole bene]  legge questa storia mi ricorderà A VITAH le frasi finali “strane” e “poco romantiche” che ho scritto perché appunto ci vogliamo bene (?)


Moge-ko <3
 
 

 

   
 
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