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Autore: _sonder    08/07/2015    4 recensioni
Naru dà appuntamento a Nephrite al cafè dove intende mangiare una torta con lui.
| Ottava classificata e Premio The Liar di categoria al contest Lies a warrior indetto da Fra.Efp sul forum di EFP. |
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naru/Nina, Shitennou/Generali
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie, Contesto generale/vago
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Nome (su EFP e sul Forum): _sonder su EFP/_Sonder sul forum
Titolo: In bocca, fragili speranze
Fandom: Sailor Moon
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo
Avvertimenti: Missing Moments
Gruppo: Bugie
Eventuali notte dell’autore: L'episodio è un momento mancante a seguito della morte di Nephrite (Nevius), nell'episodio numero ventiquattro della prima stagione animata della vecchia serie di Sailor Moon.
Naruru è la sorella minore di Naru (Nina) ed è dipinta nel manga come una piccola peste in formato "trendy".
La colazione è all'occidentale per via delle grandi contaminazioni utilizzate dalla creatrice all'interno di anime e manga.
Nephrite possiede una Ferrari Testarossa 512 TR, nel corso delle puntate in cui appare sotto le mentite spoglie di Masato (Johnny).
Per le poche linee di dialogo, ho seguito le norme redazionali dell'Einaudi.

Storia dedicata alla mia grande amica Ema, che ama questo pairing come me. <3 Lots of *crunchcrunch* solo per te. XD E noi sole sappiamo che voglia dire.
Banner del premio di categoria, a cura del giudice Fra.EFP.

In bocca,
fragili speranze



Le corde dell'altalena si crogiolano nel vecchio lamento della fatica.
Tendono le braccia per portarti in alto, verso l'oro dei raggi. All'ombra dei frassini, ricordi il modo in cui tuo padre ti issava e rideva a voce grossa, pronunciando il tuo nome. Dalle sue mani guardavi il mondo: i volti inorgogliti dei parenti, un fazzoletto di verde e blu, le perle al collo di tua madre e il suolo che brulicava di colori.

Le scarpe sfiorano il terreno, punta e tacchi si toccano sui lati, prima di tornare indietro per darti nuovo slancio.

L'azzurro si apre sopra la tua fronte: sgomita con gli stralci delle nuvole e impallidisce di fronte al sole che tutto sbianca. E la natura si offre, soffocando, agli occhi di un chiaro mattino.

I riccioli scendono sulla nuca, mentre carezzi le altezze del cielo estivo e chiudi le palpebre. Il sudore cola e s'insinua nella blusa leggera di cui fai sfoggio.
Scivola con le zampe di lucertola e scorre lungo il torace, per tirare fuori l'inquietudine chiusa nel cuore. Lascia una traccia di bagnato e rabbrividisci in attesa che Nephrite fermi i tuoi slanci con un lungo abbraccio.
Fatichi a contenerti, ogni volta che torni a un soffio dal prato: inspiri la sua colonia e l'imbarazzo affluisce sulle guance, come se avessi osato dargli un bacio. Trattieni la stoffa al centro del petto: non vuoi che il cuore fugga lontano da lui.
Non resisti e ti volti, curiosa di vedere in quale modo lo sguardo di Nephrite ti stia accompagnando.
La bocca compie una curva verso il basso; Nephrite volge altrove il suo viso. Sembra non soffrire l'aria torrida come gli altri esseri viventi; per te è superiore a chiunque, nella sua aura distante e selvaggia. La chioma mossa gli accarezza il collo, che vorresti lambire con le labbra e scorri il volto, impietrito in un'espressione di stizza. Le curve morbide dei ciuffi non ingentiliscono le palpebre né la mascella severa. Gli occhi blu fissano con insistenza un gruppo di ragazzini, fermi con le biciclette sulla collinetta di sabbia.
Sono loro a puntarti, a gridare e ad apprezzare quello che la gonna lascia alla vista.
Le labbra stirate a forza cacciano dentro la bocca parole che Nephrite non desidera lasciarti udire.

Tocchi terra e poggi le dita sulla giacca leggera. Non cogli la gelosia nella sua irritazione e lo chiami con voce chiara, sperando che gli illumini lo scuro sul viso.
Tiri un sospiro di sollievo, quando scorgi una sfumatura gentile nelle sue iridi.
Mia piccola Naru...

Stringi le gambe e l'ascesa dell'altalena strattona la gonna e gioca con le sue pieghe. Respiri l'odore dell'erba tagliata e la nostalgia ti punge il viso. Un altro anno scolastico sta svanendo fra le dita. Nonostante la tua presa sia salda e giovane, il tempo lancia in direzione del futuro, senza che tu abbia abbastanza fiato per opporti alle sua fretta. Chissà quante altre ragazze, sedute su questa seggiola improvvisata, hanno chiesto all'amato di spingerle in alto a rubare le gemme d'oro fra i rami... chissà quanti tra quegli amori hanno visto assieme il domani.

Lo guardi di nuovo e sorridi. Il suono della tua gioia si abbatte sul lento muoversi delle fronde, sul frinire delle cicale. La pozza dell'asfalto si muove come colpita da un sasso per il colpo inflitto dalle tue risa. La felicità scroscia lungo le guance: è un fiume guidato dal letto di giorni lieti e di sogni ad occhi aperti.
Non ti senti in colpa se non hai voluto accompagnare Naruru alla piscina comunale, a sguazzare fra palloni colorati, ciambelle gonfiabili e cuffiette.

Le palpebre si schiudono a fatica. Allunghi una mano al soffitto e lo guardi come se avessi intenzione di perderti in una distesa neutra.
Le brioches salgono con la loro fragranza ad augurarti un risveglio dolce. Sono fili che solleticano il naso e al diavolo la dieta del bikini! Sotto le coperte, lo stomaco risponde con un lungo brontolio d'assenso.
A differenza di altre giornate, sei pronta a scendere gli scalini a due a due. Gli spiragli di luce dipingono le pareti di nuova vernice.

Tiri appena il lenzuolo per godere di qualche altro minuto in solitudine coi tuoi pensieri. Il lino premuto contro il naso odora di bucato e, mentre osservi il soffitto, provi una sensazione di pace, che non vuoi dividere con altri; neanche con tua madre, che impiatta la colazione. Neanche con tua sorella, che ne approfitta per rubarti il turno in doccia e tutta l'acqua calda...

Quella che avverti è completezza. La vita scorre nelle vene fino a renderti invincibile nei tuoi anni verdi.

Hai l'abitudine di dormire su un fianco e di consegnare il primo sguardo all'abbraccio della finestra. Accogli la luce con la delusione di uno studente che vorrebbe scampare la condanna delle lezioni. Talvolta, ti assale la paura di non aver concluso un esercizio di matematica o di aver dimenticato il libro di testo in qualche angolo della casa. Talvolta, sei di corsa e inciampi nelle bambole e negli scettri da principessa di tua sorella minore: sa costruire dei percorsi degni della professoressa di educazione fisica e tenderti trappole all'altezza di un controllore della stazione. In quei frangenti, cadi col muso sul pavimento e urli: Naruru!, tenendo stretta la cartella. Non hai tempo per le ramanzine e ti precipiti al primo specchio a sistemare i capelli. Pensi di strozzarla nel sonno e ti immagini già sulle prime pagine dei quotidiani come serial killer delle bambine disordinate; perché la bellezza alla tua età è tutto... e anche un foruncolo rovina il viso di una graziosa fanciulla.

Mentre un ciuffo non vuole proprio saperne di tornare al suo posto, ti monta addosso del nervosismo per il livido sulla punta del naso. Cosa diranno i tuoi compagni? Nascondi il gonfiore sotto le dita. Non c'è niente di più terribile delle prese in giro di Usagi-chan e dei commenti al vetriolo di Umino-kun.

Da quando frequenti Nephrite, non hanno importanza. Per quanto tu sia contenta di apparire perfetta, preghi che il vento scompigli i capelli, che il fiocco cada su una spalla... perché sia lui ad avvicinarsi, a portare alla bocca una ciocca e poi sistemarla nella morsa del fermaglio. Sotto le coperte, fremi al pensiero che si accosti tanto da lasciarti impresso il suo profumo sulle vesti. T'inebria e rende la testa leggera saperlo accanto a te.

Tasti la bocca e ne carezzi la carne piena; arrossisci, immaginando siano le sue labbra a sfiorare le tue appena schiuse, come un bocciolo che attende la piena fioritura.


Hai ancora i capelli umidi e sorridi allo specchio. Risponde una ragazza in abito acquamarina, con le pieghe gentili come foglie e il taglio a vita alta, che scivola sulle forme. La pochette si abbina ai volant delle maniche: un ciuffo di tessuto cade sul bottone per chiuderla.

Piroetti per confermare la tua scelta e mostrarti raggiante. Non è il vostro primo appuntamento, ma ha il gusto di una promessa che sta per avverarsi...
Appena avvicinerai Nephrite, dovrai raccontargli del tuo sogno. Ridacchi sotto il pugno della mano: quando premi sulla sua possessività, lui si imbizzarrisce e distoglie gli occhi da te. Li punta sempre così lontano, che per un po' ti penti di averlo infastidito con i tuoi giochi infantili. Non conosci i confini verso cui si spinge la sua mente. Però, sai bene che tornerà a posare lo sguardo su di te: lascerà un bacio sui capelli, uno sulla fronte e solleverà il mento, toccandolo appena, per catturare la bocca e dirti che gli appartieni... e nulla potrà cambiare il suo volere.

Il cuore pare avere la meglio sui pensieri: corre fuori casa, tenta già d'individuarlo a bordo della sua auto sportiva, un'italiana fiammante. Oltrepassi il portone in punta di piedi e sgusci all'aria aperta, senza neanche salutare Naruru, che ti ha soffiato metà della brioche e un paio di caramelle alla frutta. L'amore non ti dà il tempo di badare al cibo e i gorgoglii dello stomaco possono attendere la torta al cioccolato.
Ti affretti, perché vuoi anticipare Nephrite e arrivare al cafè in men che non si dica.

Sulla strada, cambi idea. Ogni vetro che rende la tua immagine è un accessorio della trousse: ne hai bisogno per essere sicura del tuo aspetto, per sentirti bella. Pensavi di restare tranquilla; invece, vuoi la certezza di udire lo stesso battito accelerato, quando ti vedrà, quando adagerai la guancia sul suo petto.
Rallenti: in fondo alla via, dinanzi al locale, Nephrite è chino a guardare la vetrina dei dolci esposti. Si carezza la mascella con una mano. L'altra è nella tasca e ogni tanto la tira fuori per giocare con un mazzo di chiavi.
Ti stringi nelle spalle e prendi fiato per attirare la sua attenzione. Alza la mano per rispondere al saluto e scopre i denti, in un sorriso genuino. L'asfalto sembra burro in quel momento. Non lo hai visto guardare qualcun'altra così. Le lacrime bruciano sugli angoli delle palpebre.
Ti fermi a un palmo da lui e lo prendi sottobraccio. Sei un timido fuscello, quando raggiunge un orecchio e sussurra il complimento che tanto speravi di ricevere. Non volevi altro...

Il cafè è un angolo d'imitazione francese. Immerso nel viavai di pendolari e di turisti, si apre con tendaggi bombati e tavolini in ferro battuto. Le sedie hanno schienali tondeggianti e dalle decorazioni arricciate verso l'interno.
L'odore del cioccolato fuso t'investe e tiri d'impeto il braccio di Nephrite. Risponde ridendo: in questo momento, saresti un'avversaria più coriacea di Sailor Moon.

Uno dei proprietari ti dà il benvenuto e adocchia il ragazzo che ti segue. Lo chiama giovanotto e si assicura che ti scorti come si deve. A mani giunte dietro la schiena, decanta come la vecchia generazione approcciasse le ragazze con tatto e galanteria; maniere perdute con i tempi che corrono. Un monocolo ingigantisce il suo occhio pigro e dei baffi dritti gli rigano la pelle in un pettine di peli candidi; oscillano appena quando apre bocca e li sfiora con un dito.

Trattiene lo sguardo su di te in un moto di tenerezza e solleva una mano per tirarti la guancia. Ti conosce da quando eri alta così, spiega al tuo cavaliere; e ti ricorda con l'affetto tipico dei nonni, che diventano di cuore molle a guardare le dita paffute di un bambino stretto alla giovane mamma.

Nephrite getta una veloce occhiata attorno a sé, prima di volgere gli occhi al cielo e di porgerti la sedia come il principe che hai idealizzato. Gli consegni il menu, anche se ordinerete la torta al cioccolato. Vuoi tornare lì. Vuoi che il soffitto del cafè divenga il cielo da cercare con gli occhi, mentre Nephrite passa le dita sul tuo braccio e arretra verso la mano, intrecciando le vostre dita.

Legge i tuoi desideri. Inclina il capo sul palmo aperto della mano. Ti guarda, rapito nell'atto stesso di scoprire quanto lo ami e non ha parole per definire la rivoluzione nel suo animo. Non comprende come sia cambiato dal giorno in cui si è accorto di essere attratto dalla tua instancabile voglia di vivere. Si chiede se sia stata la tua giovinezza ad avergli sconvolto il cuore; perché lui è antico e conosce cose remote di un mondo distante. Un pianeta che era in guerra e la solitudine di non avere più una casa erano tutto il suo bagaglio, finché non sei arrivata.
Nephrite ti osserva in silenzio. I minuti scorrono senza che tu capisca cosa gli passi per la testa. Si annoia? Il cioccolato non è di suo gradimento?
Allunghi un cucchiaino verso la sua bocca. Spalanca le palpebre e poi abbassa gli occhi sul pezzo di torta. Sulle labbra sfuma un sorriso più tenero.
Piccola Naru...

— Questo posto è libero?
Una voce maschile vi interrompe. Si tratta di un ragazzo. Lo incontri spesso di recente e tenta di attaccare bottone, si intestardisce come un animale, come un bambino capriccioso. Ha i capelli impomatati da un gel in voga fra i tuoi compagni di classe e provi un forte senso di disgusto a immaginare le tue dita smaltate che toccano quell'ammasso appiccicoso.
Ti volti verso Nephrite, con la posata da dolce a mezz'aria e metti il boccone sul piattino. Sei imbarazzata e anche un po' confusa. Torturi una ciocca fra le dita e prendi coraggio; non vuoi che Nephrite perda la pazienza per un errore di poco conto.
— Scusi, non vede che stiamo mangiando?
Dentro di te speri che non insista e che i convenevoli ti aiutino ad aumentare le distanze. L'interlocutore ammutolisce. Con un calcio allontana la sedia dal tavolino.

Porti le mani alla bocca e ti domandi come riesca Nephrite a mantenere la calma. Lo hai visto agire senza pietà. Lo hai visto colpire senza scrupoli. Invece, è ancora lì, dinanzi al tuo sguardo, che sorride per il pan di spagna che sporca la tua bocca e per le briciole che si accumulano sul polsino.
Sorride, nonostante le lacrime nei tuoi occhi. A testa bassa fissi la tovaglia apparecchiata soltanto per te e i due piattini che hai ordinato. Sollevi il mento e stringi le palpebre per non perdere di vista i lineamenti nobili che tanto hai amato. Sulla bocca offre ancora la tenerezza che hai sognato. E il pianto scorre lungo le guance. Brucia come fuoco e divora il volto nei tuoi ricordi...
I singhiozzi ti scuotono e uno dei camerieri tenta di calmarti, per carità, per amor del cielo. Vuoi che il nonnino ti dica che quella felicità non sia stata un sogno.

Sorride, anche lui, mentre discorre con Nephrite e gli consiglia qualche cocktail da bere la sera, ma solo quando Naru-chan è a nanna, mi raccomando. Le loro risate complici ti arrivano come un suono distante, che torna nelle risacche dei morti e delle loro parole dolci; quelle che mai sono state e mai saranno.
Non capisci. Dev'essere un incubo, perché Nephrite non ti avrebbe abbandonata. Allora, raccogli la borsetta e lasci banconote più del dovuto e togli il disturbo. E il cameriere ti fissa, con il cuore un po' più stretto, dopo averti osservato per settimane compiere quel rituale. Con un inchino a salutarti per nascondere il nodo alla gola e in mente ben delineato il desiderio di abbracciare la consorte che è ingrassata. Non gli importa granché della carne in eccesso che le arrotonda le gambe e dei chili che la rendono più virile di lui. Quella sera vorrà serrarla al petto e sentirla sotto di lui, a ogni amplesso, per ricordare che entrambi vivono ancora...

Le gambe ti portano lontano, ma non sfuggi alla verità. Perché per quanto tu possa frugare tra le vie, dietro i vicoli e fra i passanti, l'unica traccia di Nephrite in questo mondo è nascosta nella tua borsetta. L'unico passaggio è il lembo del tuo pigiama strappato; quello che gli legasti al braccio, quello che cadde mentre il suo corpo più non era, nemmeno per un'ultima stretta, mentre gridavi che non era giusto e non per questo il mondo ti rispondeva.
Non per questo, il mondo ti graziava dal dolore.

E continui a raccontarti la bugia che per generazioni si ripete: che l'amore, quello vero, duri tutta una vita, che il matrimonio possa unire due anime senza che la morte schiacci la sua immensità. Prosegui nella menzogna, perché solo quella ti resta; e un quadretto di tessuto, imbevuto del suo profumo, che hai l'abitudine di portarti alle labbra ogni notte, prima di addormentarti.
Le guance tirano e vorresti strappare la pelle dalla disperazione. Essere bella non importa più, se non c'è lui ad allungare le dita per asciugare le lacrime.

Siedi sull'altalena. I lampioni si accendono e sottraggono buio all'ora di cena. Persino le loro luci intermittenti muoiono nei suoni abituali del parco. Emettono un breve ronzio prima di spegnersi e di tornare alla notte.
Tieni la testa fra le mani e versi le tue lacrime in singhiozzi ripetuti, che curvano le spalle. E sai che non esiste parola di conforto in grado di spingere le corde verso il nuovo sole.
In bocca, il sapore metallico del cucchiaino, l’acqua salmastra del pianto e il cioccolato si fondono.
Per ogni singulto, comprendi: sei cresciuta e non hai più il lusso di credere alle bugie. Nemmeno alle tue.

  
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