Videogiochi > Touhou serie
Ricorda la storia  |      
Autore: HanakoKomeiji    08/07/2015    0 recensioni
"All'interno dell'enorme palazzo, una sagoma venne illuminata dalla luce, che filtrava debolmente attraverso il vetro. Camminava con la schiena perfettamente dritta e con una grazia che solo una nobile donna poteva possedere. Era notte fonda, o almeno così credeva, visto che nel sottosuolo non è poi così semplice fare distinzione tra il giorno e la notte."
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Remilia Scarlet, Satori Komeiji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
All'interno dell'enorme palazzo, una sagoma venne illuminata dalla luce, che filtrava debolmente attraverso il vetro. Camminava con la schiena perfettamente dritta e con una grazia che solo una nobile donna poteva possedere. Era notte fonda, o almeno così credeva, visto che nel sottosuolo non è poi così semplice fare distinzione tra il giorno e la notte.
Un pulcino zampettò verso di lei, pigolando all'impazzata. Pareva spaventato da qualcosa, perciò Satori lo prese tra le mani, lo strinse al proprio petto e accarezzò le sue piccole ali.
«Quindi sei tu» disse una voce decisa, che fece eco per tutto il lungo corridoio. «Komeiji Satori».
La figura spuntò da dietro una delle possenti colonne: ampie ali da pipistrello, canini affilati e iridi che ricordavano il sangue più denso...
«Ti cercavo».
Satori non riusciva a leggerle nel pensiero: era troppo lontana; perciò, con distacco, le chiese: «Per quale motivo?»
«Perché sprecare il fiato, quando puoi benissimo avvicinarti e scoprire tutto da sola?»
Satori piegò le ginocchia e adagiò il pulcino a terra, ringraziandolo e dandogli un leggero colpetto per farlo andare via. Aveva notato che la sconosciuta lo stava osservando da un po', perciò intuì volesse farci colazione, o cena.
«Diciamo che sono accadute un po' di cose strane, in casa mia».
Remilia tese un braccio in avanti, osservò compiaciuta le sue unghie e fece qualche passo verso la padrona di casa.
«Non credo di capire».
La vampira soffiò sullo smalto rosso e ridacchiò.
«Oh, hai capito benissimo. Gira voce nella mia magione, che le cameriere abbiano sentito diverse volte la presenza di qualcuno, nella cella di Flandre. Ancora non ti viene in mente nulla?»
«Non so di cosa stai parlando, perciò ti invito ad uscire da casa mia. Adesso. Hai sbagliato persona».
 Remilia sorrise maliziosamente. Aveva un aspetto più infantile rispetto a Satori, ma la sua voce era decisamente più matura e il suo modo di parlare autoritario.
«Tsk, tsk, tsk. Fai silenzio, per favore. Fammi continuare. Non parlavo di te, ma di qualcuno a cui tieni molto».
Finalmente, fu abbastanza vicina da permettere alla youkai dai capelli lilla di immergersi nella sua mente. Koishi? La sua amata sorellina aveva fatto irruzione nella Magione Scarlet? No, non poteva essere lei; eppure riusciva a sentirla, la sicurezza della giovane vampira. 
«Non è così. Koishi non può avere nessun tipo di contatto con un essere vivente».
«Così tu credi».
Satori percepiva ostilità.
«Conosci Hieda No Akyuu, Satori?»
«Symposium of Post-mysticism, dico bene? Lo so, Hieda ha scritto che Koishi è in grado di essere ricordata e apprezzata dai bambini, ma tu e Flandre non siete poi così giovani».
«Non bisogna per forza essere giovani, per avere l'animo di un bambino. Siamo più infantili di quanto tu creda. Se un bambino sente la presenza di un qualcosa, che sia reale o fittizio, sarà convinto della sua esistenza. E io lo sono, così come lo è Flandre».
Dubbiosa, Satori mise la mano su una delle tante finestre colorate del palazzo e iniziò ad osservare l'arido paesaggio che si estendeva all'esterno di esse.
«Ciò che mi preoccupa, è il fatto che convinca Flandre a ribellarsi a me per raggiungere la libertà».
«Koishi non farebbe mai una cosa del genere».
Non ne era certa, ma da quel che aveva capito su quella ragazza misteriosa, non era il tipo da mentire; in più, Remilia tendeva a fidarsi molto facilmente delle persone che destavano il suo interesse, perciò si arrese praticamente subito e si lasciò il motivo per cui era finita là sotto alle spalle.
«Se ne sei così sicura, voglio crederti, nonostante tu non mi piaccia affatto».
«E' reciproco».
Satori racchiuse il terzo occhio tra le mani e squadrò Remilia dalla testa ai piedi, continuando a vagare tra i suoi pensieri. Si aspettava di trovare disprezzo, commenti negativi o di antipatia nei suoi confronti, ma quel che ascoltò la sorprese particolarmente. La youkai dalle ali nere non la disgustava, anzi, si stava facendo un sacco di domande sulla sua vera personalità, sul Palazzo degli Spiriti della Terra e su Koishi. Quindi, in  realtà voleva conoscerla meglio?
«Già che sei qui, Remilia, sono sicura che vorrai un po' di tè».
Remilia assunse un'espressione confusa. Le aveva appena chiesto di chiacchierare come se nulla fosse accaduto? Era appena piombata in casa sua, distruggendo il soffitto! Ma forse non se n'era ancora accorta.
Si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Solo in seguito si ricordò del potere che aveva la youkai.
«Credo che ritirerò il mio invito» disse lei, voltandosi.
«No, no! Io... ti prometto che metterò a posto tutto, presto».
Cos'era quella strana sensazione? Soddisfazione? I sentimenti positivi erano un qualcosa di estraneo alla satori. Non perché non potesse provarne, ovviamente. A differenza della sorella lei era ancora un essere con delle emozioni e non solo guidato dall'istinto; semplicemente, nessuno prima della ragazzina aveva mostrato curiosità. La reazione migliore che aveva ottenuto in presenza di uno youkai o di un umano era stata vederlo scappare via urlando. Nel peggiore dei casi la insultavano pesantemente o provavano a farle del male fisicamente, finendo poi traumatizzati a terra e con la testa tra le mani.
Ora che ci pensava, non riceveva visite da parecchio tempo.
«Vieni con me».
Non se lo fece ripetere due volte.
Durante il tragitto verso la sala da pranzo, Remilia stette per tutto il tempo ad osservare quelle magnifiche vetrate tipiche delle cattedrali che ricoprivano le pareti del palazzo. Avevano ognuna una decorazione differente: una raffigurava una bella donna, dai lunghi capelli castani, un'altra una rosa nera dal gambo colmo di spine, un'altra ancora una brillante spada dall'impugnatura dorata. La sua magione, in confronto, le parve una comune baracca di periferia. Attraverso le porte aperte di alcune stanze, però, non vide assolutamente nulla; solo un'oscurità impenetrabile. Sì, arredare tutte quelle camere non doveva essere una passeggiata, però più proseguiva, più si sentiva malinconica e rifletteva su quanto doveva essere brutto vivere in un posto così grande da soli.
«Io non sono sola» affermò improvvisamente Satori.
Remilia sobbalzò.
«Ah, hai sentito tutto, non è vero?»
«Io non sono sola» ripeté, senza perdere le staffe.
«Scusami. E' che anche io mi sento un po' sola ogni tanto, nella mia magione. Ho sempre pensato fosse colpa della grandezza, sai, tante stanze vuote. Così ho pensato ti sentissi triste anche tu, dato che vivi in un palazzo come questo».
Anche per uno che non legge nel pensiero sarebbe stato facile capire quante menzogne stavano uscendo dalla bocca della vampira. Però lei era determinata a fare uscire la vera  Satori, quella che nessuno era mai riuscito a vedere; quella dietro la maschera gelida che era solita portare.
«Eccoci qui».
«Bene!» 
Rimase stupita da quanto lungo fosse il tavolo, ma rimase altrettanto colpita dal silenzio che regnava in quella stanza. Si aspettava di trovare almeno una cameriera, un maggiordomo. Nessuno.
«Siediti» le ordinò, infastidita dai suoi commenti.
La youkai dai capelli blu obbedì senza pensarci troppo. Satori si accomodò a capotavola e Remilia accanto a lei, sul lato destro. Guardò alle sue spalle, poi davanti a sé. Niente quadri, niente tovaglia, niente fiori o tappeti.
Si distrasse un attimo e appena tornò con gli occhi puntati sul tavolo sbarrò le palpebre: due piccole tazzine e un contenitore di porcellana con dentro dei biscotti al cioccolato. Come diavolo ci erano finiti lì? Che avesse avuto delle cameriere invisibili?
«Prima che tu te lo chieda, dato che mi stai facendo impazzire con le tue stupide domande, nel tè sì, c'è "quello", per questo motivo è rosso. Non te lo fai fare sempre in questo modo dalla tua fidata cameriera umana?»
«Intendi Sakuya? Come fai a... già, dimenticavo. Hanno ragione a dire che non è facile conversare con una persona che sa leggere nel pensiero. C'è una condizione di disparità abbastanza fastidiosa. Lei sa tutto di te e tu niente di lei. Tu non puoi mentire, ma lei potrà sempre farlo a tuo discapito».
«Meno male che non sono una che ama dire il falso allora, giusto?»
Ad ogni piccolo sorso poggiavano con delicatezza la tazzina sul piatto. Mangiarono biscotti e si studiarono a vicenda. Nessuna delle due provava affetto verso l'altra. Più che altro, si poteva parlare di reciproco interesse.
Alla fine, Remilia si alzò, credendo che la conversazione fosse ormai ad un punto morto. Le bastava così, per il momento. Avrebbe accettato la presenza di Koishi nella cella di Flandre e, chi lo sa, forse avrebbe ripagato la youkai dal terzo occhio invitandola in superficie, qualche volta. 
«Grazie mille, Satori».
«E' stato un piacere. Ti pregherei di uscire dal portone, questa volta. Il corridoio è uno solo, basta percorrerlo fino in fondo».

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Touhou serie / Vai alla pagina dell'autore: HanakoKomeiji