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Autore: vampiretta98    09/07/2015    3 recensioni
Cosa succederebbe se la cittadina di Storybrooke vivesse un periodo di pace, senza sortilegi, maledizioni o pericoli in agguato?
Cosa accadrebbe se, in un pomeriggio come tanti, i figli di due acerrimi nemici si scontrassero, quasi per caso?
Quali sarebbero le conseguenze?
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Le avventure accadono a chi le sa raccontare”*
 
 
 Rose alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, rivolgendo un breve sguardo al parco che la circondava.
I giardini pubblici di Storybrooke erano quasi deserti, fatta eccezione per un gruppo di ragazzini, che giocavano intorno a un vascello di legno, e Rose stessa, seduta su una panchina a qualche metro di distanza.
Quel giorno la bambina si sarebbe dovuta vedere con Frankie, una sua amica. Mentre erano a scuola, però, la compagna si era sentita poco bene e quindi, non avendo altri programmi per il pomeriggio e vedendo che era proprio una bella giornata, Rose aveva deciso di andare al parco portandosi dietro uno dei suoi libri preferiti: “L’isola del tesoro”.
Mentre stava leggendo dello sbarco sull’isola, però, senti degli strilli più forti del solito provenire dal gruppo di ragazzini che, già da un po’ di tempo, era salito sulla nave.
Allora Rose, da una parte curiosa di sapere che stava succedendo, ma dall’altra irritata per essere stata interrotta durante la lettura, ripose il libro nello zaino e decise di avvicinarsi all’imbarcazione per sentire cosa dicevano.     
-Non è giusto, Liam! Perché devi essere sempre tu il capitano della nave?- esclamò proprio in quel momento Neal, rivolgendosi a un ragazzino che si era quasi arrampicato sul timone, forse per far capire chi era che comandava.
-Come perché?! Sono stato io a proporre il gioco, voi avete accettato e quindi il capitano sono io- rispose l’altro, cercando di mantenere un tono autoritario.
-Avanti, ciurma! Salpiamo e andiamo ad affrontare i mari ignoti!- urlò poi, rivolto al resto del gruppo, che iniziò a spiegare vele immaginarie, pronto per partire.
A quel punto Rose decise di intervenire, incuriosita da questo nuovo gioco.
-E dove siete diretti? Quale luogo misterioso volete esplorare?-
-Come, scusa? Che vuoi dire?- chiese Liam, perplesso.
-Avrete sicuramente un obiettivo, una mappa o una rotta da seguire, no?- ribatté la bambina, sempre più stupita.
-E chi ci dice cosa dobbiamo fare? Siamo pirati, no? Andiamo all’avventura e affronteremo i pericoli man mano che ce li troveremo davanti.-rispose l’altro iniziando ad essere infastidito da quella ragazzina petulante.
Rose stava iniziando a perdere la pazienza, Liam faceva tanto l’arrogante e non aveva stabilito nemmeno una missione da compiere!
-Fai tanto il superiore, ma poi non sai nemmeno organizzare un gioco in modo decente. Che razza di pirata sei senza neanche una mappa?- sbottò salendo finalmente anche lei sulla nave, per sentire bene cosa le avrebbe risposto.
-Come osi parlare così al capitano e mettere in discussione le mie decisioni? Avanti, buttatela giù dalla passerella!- urlò il ragazzino, andando lui stesso vicino al parapetto.
La suddetta passerella altro non era che un’asse lunga un metro appoggiata alla balaustra e che distava circa un metro e mezzo da terra, sotto di essa c’era della sabbia, per attutire la caduta di eventuali “vittime”.
Rose venne accerchiata dal gruppo di bambini e si decise a buttarsi dalla passerella, non avendo modo di svignarsela. Non era tanto il salto in sé a farle paura, al massimo si sarebbe sporcata un po’ di sabbia. Era il fatto che l’avessero trattata in malo modo, nonostante fossero loro ad essere dalla parte del torto, e che non le avessero dato minimamente ascolto trattandola come l’ultima delle sceme, a farle provare una gran rabbia.
Così, mentre tornava a casa cercando, come poteva, di togliersi la sabbia dai vestiti decise che Liam e la sua “ciurma” non l’avrebbero avuta vinta, avrebbe mostrato loro con chi avevano a che fare.
 
Le venne in mente un’idea per la sua vendetta mentre apriva la porta del negozio di pegni del padre per salutarlo e dirgli che era tornata: avrebbe costruito lei stessa una mappa, così gli altri avrebbero finalmente capito che aveva ragione lei, giocare su una nave pirata sarebbe stato molto più divertente con una rotta da seguire.
Salutò frettolosamente il padre e si chiuse nel retro del negozio.
“Tra tutte quelle cianfrusaglie” pensava “ci sarà pure qualcosa di simile a una pergamena o a un foglio polveroso…”
Sembrava proprio che Rose fosse stata troppo ottimista riguardo alla sua ricerca, dopo più di un’ora passata a controllare in ogni angolo del retrobottega aveva trovato di tutto (libri di ogni genere, un servizio di posate, vari bottoni e spille, tra le altre cose), ma non quello che cercava.
Intanto, dall’altro lato del negozio, il signor Gold stava iniziando a preoccuparsi: sua figlia era nel retro da molto tempo e, se all’inizio nel negozio c’era stato un silenzio assoluto, nell’ultima mezz’ora aveva iniziato a sentire degli strani rumori provenienti dal retrobottega.
Curioso di capire cosa stava combinando la figlia, andò finalmente a controllare per capire cosa stava succedendo.
La vide mentre stava quasi per venire sommersa da un mucchio di abiti, tutta intenta a frugare dentro un armadio, decise di intervenire per evitare che la valanga la investisse, chiedendo poi spiegazioni del suo comportamento.
-Si può sapere cosa stai combinando? Stai forse cercando di demolirmi il negozio?- disse in tono di finto rimprovero, volendo capire perché Rose stesse letteralmente mettendo sotto sopra la stanza.
 -Ehm… ecco, io…- iniziò la bambina, non sapendo bene cosa dirgli. Avrebbe riso della sua ipotesi di vendetta?
-Avanti, Rose. Puoi dirmi tutto, se posso aiutarti in qualche modo non esitare a chiedere- la incoraggiò l’uomo.
- Stavo cercando una pergamena o qualcosa del genere...- rispose lei, ancora un po’ esitante.
-Niente di più semplice, peccato che stessi cercando nel posto sbagliato. Perché tu lo sappia anche in futuro pergamene, papiri e documenti vari si trovano proprio accanto al bancone- disse Gold sorridendo, andando nell’altra parte del negozio seguito da Rose.
Aprì un cassetto e ne tirò fuori un foglio di pergamena, un po’ stropicciato e ingiallito dal tempo, ma senza una sola parola sopra, e lo porse alla figlia, che sorrise tutta contenta e fece per andare verso la porta.
-Rose, non ti stai dimenticando qualcosa?- la raggiunse la voce del padre.
-Come?- chiese lei, voltandosi e dando le spalle alla porta del negozio.
-Beh, io ti ho dato ciò che volevi, ma tu, in cambio, potresti anche dirmi cosa vuoi farne di una pergamena decrepita. Dubito fortemente che ti serva per la scuola, giusto?- continuò l’altro.
- La pergamena… io… Mi serve per fare una mappa!- esclamò Rose tutto d’un fiato.
-E per farne cosa? Penso che dopo nove anni che vivi qui sia impossibile che tu ti perda a Storybrooke- ribatté Gold, ridendo.
- Devo farla pagare a Liam! E’ solo uno stupido arrogante!- rispose lei, buttando fuori, senza sapere perché, la rabbia che aveva represso poco prima.
- Mi fa piacere che tu voglia farti rispettare, ma non vedo proprio come una mappa ammuffita possa aiutarti a raggiungere il tuo obbiettivo- disse l’altro, non ancora del tutto convinto dall’idea della figlia.
-Ti spiegherò tutto quando avrò finito, ora devo andare- disse la bambina, aprendo la porta del negozio.
-Ma non eri appena tornata? Non sei neanche passata da casa che esci di nuovo?- chiese Gold, sorpreso.
 -Sì, papà. Scusa, ma è una cosa urgente. Ci vediamo stasera, ciao!- lo salutò uscendo velocemente dal negozio.
Pochi minuti dopo la bambina entrò al Granny’s.
 Stranamente c’erano solo pochi clienti quindi Rose non ci mise molto a chiedere a Ruby una cartina della città. Uscì dal locale e si diresse verso casa a passo svelto, non voleva che i suoi genitori si preoccupassero non trovandola a casa a quell’ora, il sole stava per tramontare.
Fortunatamente, quando rientrò a casa, sembrava che nessuno dei due si fosse preoccupato per la sua assenza. Entrando sentì dei rumori provenire dalla cucina, segno che la cena era quasi pronta, e vide la madre intenta a compilare dei registri sul tavolo del salotto.
Poggiò lo zaino su una sedia in camera e tornò di là, pronta per la cena.
Appena finito di mangiare Rose si chiuse in camera dicendo che aveva molti compiti da fare per il giorno dopo, cosa che, in effetti, non era molto lontana dalla verità. Creare una mappa per la mattina seguente non era proprio una passeggiata.
La bambina inizio a tracciare delle linee per stabilire le varie parti della città, rappresentando strade, edifici e alberi, prendendo spunto dalla cartina che le aveva dato Ruby.
Quando pensò di aver raggiunto un risultato decente, poggiò la punta della matita sul parco pubblico e da lì, chiudendo gli occhi, disegnando una linea curva che, sperava, comprendesse buona parte della città.
Aprendo gli occhi rimase sbalordita, non credeva che sarebbe riuscita a rappresentare una mappa credibile al primo tentativo. La linea che aveva tracciato partiva dalla nave del parco, passava davanti alla casa del sindaco, faceva un giro attorno al Granny’s, andava al porto e da lì passava oltre fiume, entrando nei boschi circostanti, per poi terminare vicino al pozzo che si trovava nel bel mezzo della foresta.
Rose sorrise, pensando che, tra tutti i posti in cui avrebbe potuto trovarsi il “tesoro”, il caso aveva scelto proprio l’antico pozzo ai margini della città che, per qualche motivo a lei ignoto, l’aveva sempre attratta. Forse con la ricerca del tesoro avrebbe potuto osservarlo meglio e capire l’origine di questo suo interesse.
Soddisfatta della riuscita del suo progetto, spense la luce e andò a dormire, pensando a un modo per fare sì che Liam e i suoi amici trovassero la mappa in sua presenza.
La mattina dopo si svegliò di buon umore, certa che il piano che aveva ideato durante la notte avrebbe funzionato.
Uscì da casa un po’ prima del solito e chiuse la porta sotto lo sguardo sorpreso della madre che già si aspettava di dover metter fretta alla figlia, con il continuo timore che facesse tardi.
C’era un buon motivo se Rose aveva rinunciato a preziosi minuti di sonno.
Lungo la strada per andare a scuola, infatti, fece una deviazione e andò nel parco che, a quell’ora, era completamente deserto.
Si arrampicò sulla nave, tirò la mappa fuori dallo zaino e la arrotolò, infilandola in una fessura del legno della prua, così da ritrovarla facilmente se ce ne fosse stato bisogno.
Scese dal vascello e ritornò sulla strada che percorreva tutte le mattine, facendo gli scongiuri perché le nuvole che affollavano il cielo e davano un’atmosfera più cupa alla cittadina non decidessero proprio quel giorno di portare pioggia.
Le ore di scuola sembrarono interminabili, e Rose, contrariamente al solito, si ritrovò più volte a guardare distratta fuori dalla finestra, pensando a ciò che sarebbe successo quel pomeriggio.
Al suono della campanella dovette trattenersi dal precipitarsi fuori dalla classe, ma non appena i suoi compagni iniziarono a uscire, li seguì, superandoli, impaziente di tornare a casa per poi andare nuovamente al parco e dare finalmente una lezione a quegli antipatici.
Non era passata neanche un’ora dalla fine delle lezioni che Rose era già al parco e, approfittando del fatto che nessuno dei ragazzini era ancora arrivato, si mise seduta sul parapetto della nave e continuò a leggere il suo libro dal punto in cui si era interrotta il giorno precedente.
Da lì non le sarebbe certo potuto sfuggire l’arrivo della banda di “pirati”, una volta giunti al vascello l’avrebbero trovata lì ad aspettarli.
Dopo una mezz’ora sentì delle voci provenienti da uno dei cancelli del parco, era proprio il gruppo di ragazzini, con Liam in testa, che si dirigeva verso la nave.
 All’inizio non parvero accorgersi della sua presenza, troppo presi a scherzare tra di loro, ma una volta saliti a bordo, se la trovarono davanti e un’espressione sorpresa comparve sulle loro facce.
-Rose, ma che ci fai qui? Hai forse intenzione di fare un altro salto dalla passerella?- chiese Liam, il primo a riprendersi .
- Certo che no! Se avessi voluto avere un altro incontro ravvicinato con la sabbia, non mi avresti trovata qui, sarei là a giocare a fare castelli e costruzioni- rispose la bambina, indispettita dal tono dell’altro, indicando la buca piena di sabbia destinata ai più piccoli.
- Questa sì che è una bella risposta- disse il ragazzino ridendo divertito – Ma ancora non hai risposto alla mia domanda. Perché sei tornata qua?-
- Beh, volevo semplicemente vedere se la notte aveva portato consiglio. Non mi direte mica che la mia non è un’ opposizione valida al vostro modo di giocare, no? O forse le vostre menti superiori non riescono a elaborare un’idea così semplice e banale?- Rispose Rose, scendendo dal parapetto e facendo in modo di trovarsi davanti a tutti gli altri, mantenendosi vicina alla prua.
-Come hai detto? Credo di essermi perso metà del tuo discorso… Non è che potresti ripeterlo?- chiese Neal, con un’aria un po’ spaesata.
-Ma di cosa t’impicci, zuccone! Perché dobbiamo sempre spiegarti le cose due volte?- intervenne Liam, lasciandogli un’occhiataccia.
-Perché mai dovremmo darti ascolto adesso quando ieri non l’abbiamo fatto?- proseguì, rivolgendosi a Rose- Cos’è cambiato da ieri a oggi?-
-Ehm.. ecco…- iniziò a dire lei, indietreggiando per cercare di ritrovare la mappa nascosta in precedenza.
Gli altri si strinsero intorno a lei, curiosi di sentire cosa avrebbe detto, ma anche pronti a ricondurla verso la passerella se avesse iniziato di nuovo a mettere in discussione le loro idee e a disturbare il loro gioco.
Rose iniziava a provare una spiacevole sensazione di déjà-vu e stava già pensando che tanto valeva avviarsi verso la balaustra, quando le sue dita incontrarono un lembo della pergamena, la tirò fuori e sgattaiolò all'esterno del cerchio creato dal gruppo di ragazzini, andando al centro del ponte.
Gli altri la raggiunsero, curiosi di sapere cosa aveva trovato.
Come sempre, fu Liam il primo a parlare.
-Ma cos’è quello? Aspetta un attimo… Ma è una mappa! –esclamò strappando il foglio dalle mani di Rose. -E non una mappa qualsiasi, questa è proprio Storybrooke!
Gli altri ragazzini gli si avvicinarono per vedere anche loro la mappa e, una volta che si furono accertati che fosse una vera mappa del tesoro iniziarono a urlare entusiasti e a fare congetture su come organizzare la spedizione alla ricerca del misterioso bottino.
Rose sorrise mestamente, avviandosi verso la scaletta di corda per scendere dalla nave.
Alla fine aveva mostrato loro chi aveva ragione, peccato che, appena avevano visto la mappa, erano stati presi dall’euforia della nuova scoperta e sembrava si fossero dimenticati persino della presenza della bambina.
Mentre stava per mettere il piede sul primo gradino, però, si sentì chiamare.
Alzò lo sguardo e vide Liam che veniva verso di lei.
Pensando che avesse trovato un nuovo pretesto per litigare, non si fermò e, anzi, affrettò la sua discesa.
Quando toccò terra, però, si sentì tirare una manica della giacca.
Era di nuovo Liam, che, chissà come mai, sembrava volerle parlare a tutti i costi.
-Insomma, mi spieghi cosa vuoi? Prima non fai altro che trattarmi male e poi, appena me ne vado, mi corri dietro?!- urlò, stufa del suo comportamento-
-Veramente io…, ecco…- disse Liam, ma non ebbe nemmeno il tempo di formulare una frase di senso compiuto che Rose era già ripartita, con tutta l’intenzione di non fermarsi prima di essere arrivata a casa.
-Rose… Rose! Hey Rose!- Liam smise per un secondo di urlare, come preso da una forte indecisione, guardò per un attimo i suoi compagni ancora sulla nave che continuavano a fare festa e quindi si decise.
-Tenente Rose!-
L’urlo sembrò sortire l’effetto sperato, la bambina si fermò di colpo e si girò, stupefatta.
Tornò indietro di qualche passo, per capire perché l’altro l’avesse chiamata così.
-Perché mi hai chiamata in questo modo? Cosa vorrebbe dire? Prima mi butti giù dalla nave e poi così, di punto in bianco mi nomini tenente?!- sbottò Rose.
-Beh, visto che alla fine è solo merito tuo se abbiamo trovato una mappa per partire all’avventura e che hai dimostrato di aver davvero ragione, anche se non credo di averti ancora perdonato per avermi fatto fare la figura dello stupido davanti al resto dell’equipaggio…-
  -Liam, stringi! Arriva al succo del discorso, che tra un po’ si fa notte- lo interruppe l’altra, sorridendo, felice che lui ammettesse di aver avuto torto e divertita dal suo imbarazzo, infatti Liam era diventando rosso come un peperone nel giro di pochi secondi.
-Insomma, Rose, lasciami finire! Lo sai che a volte sei davvero insopportabile?- riprese Liam –Stavo dicendo… Penso che sia giusto che anche tu faccia parte della spedizione e spero che accetterai il ruolo di tenente... Allora?-
Rose fece finta di pensarci su, ma poi, vedendo che lo sguardo tranquillo del ragazzino iniziava a farsi pensieroso si affrettò a rispondergli.
- Certo che accetto, cosa pensavi, che mi tirassi indietro proprio ora? Forza, andiamo!-
Lo prese per un braccio e insieme tornarono verso la nave, per organizzare il viaggio insieme agli altri.
Una nuova avventura stava per iniziare.


*citazione di Jerome Seymour Bruner
   
 

Angolo Autrice
 
Innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno resistito alla tentazione di tornare indietro appena hanno aperto la storia e sono arrivati a leggere fino a qui.
Se vi state chiedendo il motivo per cui ho scritto questa “cosa”, non so darvi una risposta precisa. Stavo cercando di immaginare un possibile incontro/scontro tra l’immaginario figlio di Rumple e quello di Hook e questo è il risultato.
Spero che la caratterizzazione di Baby Neal non abbia offeso le sue possibili fan, l’ho trattato proprio male, poveretto ;)
Se vi fermerete a recensire, anche solo per dire che questa ff è un completo disastro, ve ne sarò comunque grata ;)
 
Vampiretta98

 
  
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