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Autore: Alice_Leonetta    09/07/2015    19 recensioni
Dal secondo capitolo:
|| “Non c’è stato un momento preciso, ricordo solo di esserlo sempre stata. Ed era magnifico”. Francesca sorride e mi accarezza il braccio destro con la mano. Ha gli occhi lucidi, come se le fosse stata appena raccontata la fine tragica di una bellissima storia d’amore. Forse è così. “Eravate davvero una bellissima coppia, Vilu”. Serro le labbra, abbassando la testa ed annuendo. “Già… eravamo”. ||
|| “Posso chiederti qual è la cosa che ti piaceva di più, di lui?” chiede alzando di poco gli angoli della bocca. Sorriso leggermente abbassando la testa sulle mie dita, poi la rialzo con lo sguardo nel vuoto. “Mi piaceva guardarlo negli occhi. Dio quanto mi piaceva! Ci passavo giornate intere, e ti posso giurare che non mi stancavo mai”.||
Salve a tutti! Questa è una piccola trama (Sempre se si possa chiamare così. Diciamo che è un piccolo pezzo di un capitolo) di questa storia. E’ il sequel di Salvami, Amore mio. Quindi, se avete intenzione di leggere questa, vi consiglio di dare prima uno sguardo all’altra. Spero di ricevere molte visite, soprattutto dai lettori della prima storia. Grazie, bacioni e alla prossima!
#Alice_Leonetta
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.
29 Marzo. Oggi è esattamente un anno che ci siamo lasciati. Un anno che non fa più parte di me. Un anno che vivo senza lui. Un anno che dimenticherei volentieri. Sono successe tante cose, troppe. Troppi sentimenti veri buttati al vento ed altri, più insignificanti, presi sul serio. E’ questa la vita. Devi soffrire. Soffrire, soffrire e soffrire. Non c’è via d’uscita. Non puoi scappare da una situazione, la devi affrontare a testa alta, gridandole in faccia che ce la puoi fare. Che sei forte, tanto abbastanza da riuscire a sconfiggerla e cominciare un’altra battaglia, sempre più dura, sempre più forte, sempre più difficile. Devi combattere, e sperare di uscirne a testa alta. Magari con qualche ferita qua e là, ma salva. Magari le ferite bruceranno, all’inizio. Faranno male, tanto da voler morire, tanto da togliersi la pelle, da bruciarsi. Faranno così male che sarà quasi impossibile riuscire a curarle, aspettare che guariscano e tirare un sospiro di sollievo quando vedrai solo cicatrici quasi invisibili. Allora cercherai di tornare alla vita di sempre, quella che hai sempre amato e nella quale hai amato e sei stata amata. Cercherai di tornare alla vita felice di una volta, quando ridevi e scherzavi, quando sorridevi davvero. Quando se una sera tornavi a casa tardi non te ne importava niente, perché tanto tutti sapevano che stavi bene, che eri al sicuro, protetta e sorvegliata. Cercherai di tornare a quella vita, ma ti accorgerai che qualcosa è cambiato. Qualcosa molto più grande di te, che ti sta distruggendo pian paino che passa il tempo. Sempre di più. Sempre più velocemente. Ormai non sei più la bambina felice e contenta di una volta, quella che rideva e scherzava con tutti. Quella che prendeva in giro il suo migliore amico perché mangiava come un maiale, o quella che lo costringeva a passare nottate intere a guardare le stelle. Ormai non sei più quella Bimba che ti piaceva tanto essere. Quella Bimba che tutti amavano, sempre solare e raggiante. Forte come un leone, con una forza di un uragano che riuscirebbe a spazzare via una città intera. Ma che si scioglieva se solo le dicevi “Ti voglio bene”. O con una semplice parole, quella più importante in tutta la mia vita. Quella che mi ha cambiata. Quel nomignolo che tanto ho amato e che continuo ad amare: Bimba. Ecco… con una semplice parola mi scioglievo. Bimba. Soprattutto se detta da lui. Solo Dio sa quanto mi manca questo nomignolo. Siamo a fine marzo e quest’anno ha nevicato molto, forse è stata la nevicata più devastante del secolo. Da fine gennaio, sì e no, una settimana ha smesso di fioccare. Poi ha ricominciato tutto insieme. Non si poteva neanche uscire di casa. Per fortuna da qualche giorno è tornato il sole, e pian piano si sta sciogliendo tutto. Le strade, così come il resto delle cose, sono ghiacciate. Ci sono lastre di ghiaccio dappertutto. Odio la neve, odio il freddo, odio la pioggia. L’inverno… non so, mi trasmette tristezza. Forse perché è tutto oscuro, tutto più tetro e spento. Per fortuna, da più di una settimana siamo entrati in primavera. Per così dire… Continua a fare molto freddo, e l’unica cosa che mi fa capire che l’inverno è finito, è il ciliegio nel mio giardino. E’ pieno di fiori rosa… amo quel ciliegio. Ho bellissimi ricordi lì. Belli, ma dolorosi. Guardo i raggi del sole illuminare la neve che ricopre il giardino. E’ strano, il ciliegio è privo di neve, è come se avesse una specie di forza protettiva tutt’intorno. Perfino sull’altalena che è attaccata ad un ramo alto, non c’è nulla. In un certo senso, è come se anch’io fossi circondata da una forza protettiva. Cerco sempre di proteggermi da tutto e da tutti, ma la prima a farmi del male sono io. Continuo a torturarmi, continuo a pensare al passato. Continuo a pensare a noi, ai nostri divertimenti e alle nostre risate. Ai scherzi che facevamo da bambini ed a quelli che abbiamo fatto quando ci siamo rivisti dopo tanto tempo. Continuo a pensare a tutto il nostro amore, a tutto il suo affetto ed a quanto mi sia stato accanto quando la mamma se ne è andata. Ricordo ancora perfettamente tutto il dolore che ho provato, e ce n’è voluto di tempo per farmi riprendere, ma lui c’è stato. Forse fu proprio questo il tassello fondamentale, anzi sicuramente. E’ stato lui a farmi riprendere, è riuscito a salvarmi. Mi ha strappato dalle braccia della depressione ed insieme siamo riusciti a sfuggirle. E’ grazie a lui se sono sopravvissuta. Gli devo la mia vita, ma purtroppo non mi permette di far parte della sua. Ma in fondo, siamo molto uguali. Dovrei smetterla di rifugiarmi in me stessa e isolarmi dalle persone che vogliono starmi accanto. Sono io la prima persona a voler rimanere sola, ma ogni volta che lo sono, e di questo periodo abbastanza spesso perché rifiuto tutte le persone che vogliono restarmi vicine, non vorrei esserlo. Maxi, Francesca, Diego, Camilla, Brodway, Ludmilla, Federico, Nata, Andres, Alex, Gery, papà, Angie, Pablo. Tutti. Provano tutti a starmi vicino, a restarmi accanto. Ma non riescono a capire che in questo momento non ho bisogno di nessuno di loro. Non ho bisogno dei loro incoraggiamenti o supporti. Ho bisogno solo di una persona. Solo di lui. Ma lui non c’è. Sono sola, anzi no, perché ci sono tutti i miei amici e famigliari, tutti loro, tutte le persone alle quali voglio un mondo di bene, ma non gli permetto di dimostrarmelo. Sono un’egoista. Perché penso solo a me stessa? Cerco di farmi del bene, ma finisco sempre con lo star male. E tutto questo perché? Perché non permetto a nessuno di starmi accanto. Egoista. Dovrei mettere davanti altre priorità, prima della mia. Ma invece no, io penso solo a me stessa. Brava ragazza, vero? Non mi sorprendo che sia finit… no. Basta! Niente più sofferenze. Sono davanti alla finestra che da sul giardino, con un tè bollente tra le mani. Mi volto verso il cassetto del comodino, e tiro fuori il mio vecchio diario di due anni fa. Non ho più scritto, ho smesso di farlo. Mi siedo sul letto ed apro la prima pagina. Mi ritrovo davanti una foto. Dolore. Sofferenza. Male. Ricordi. Due bambini. Un maschio ed una femmina. Lei un sorriso raggiante, come quello di poche bambine alla sua età. Lui due occhi verdi da toglierti il fiato. Lei le circonda il collo con un braccio, mentre lui la tiene stretta a sé per la vita. Sotto la foto c’è scritto: ‘25 Giugno 2006, Aeroporto di Buenos Aires’. Ricordo quel giorno, come potrei dimenticarlo. Era il giorno che siamo partiti per Madrid. Avevo dodici anni, e stavo per affrontare cinque anni senza il mio migliore amico, senza la persona che amavo e che tutt’ora amo. I cinque anni più duri e devastanti della mia vita. Serro le palpebre violentemente, facendo uscire le prime lacrime. Lo sapevo che sarebbe stato difficile, ma l’ho voluto fare lo stesso. Scorro parecchie pagine avanti. ‘19 Dicembre 2009. Oggi è il compleanno di Leon. Compie quindici anni. E come ormai da tre anni, non potrò esserci. Non l’ho più sentito. L’ultima volta che ci siamo parlati al telefono è stata… due anni fa? Forse. Mi manca da morire, ogni giorno di più. Chissà  se un giorno lo rivedrò’. Sorrido timidamente davanti a quelle parole. Quanto ero ingenua, sciocca, testarda, innamorata e molto, ma molto stupida. Non dovevo innamorarmi di lui. Non dovevo cadere preda della sua trappola. Ma appunto come una stupida, mi ha stregato. Non rimpiango nulla di quello che ho fatto, di tutto quello che abbiamo passato e di tutto il nostro amore. Fosse per me, ricomincerei tutto da capo, dall’inizio alla fine. Senza nessun rimpianto. Se ho fatto quel che ho fatto, è perché ne ero sicura. Scorro in avanti con le pagine. ‘6 Aprile 2010. Mamma non si sente molto bene ultimamente. Ma non vuole che papà la porti in ospedale a farsi controllare. Dice a tutti di tranquillizzarsi, poi prende una medicina e va a riposare per un po’ in camera. Non è normale questo suo comportamento. Ho paura’. Serro di nuovo le palpebre, mentre le lacrime scendono come fiumi. Mamma. Quanto mi manchi. Ormai sono due anni che te ne sei andata, e non passa giorno che non senta la tua mancanza. Tutti ne soffriamo, anche zia Angie e zio Pablo. Un’altra pagina ‘14 Maggio 2010. Ho una super notizia! Papà mi ha promesso che se quest’anno verrò promossa con bei voti, durante l’estate torneremo per qualche settimana a Buenos Aires! Dio, ti immagini che bello sarebbe! Potrò rivedere i miei amici… Francesca, Maxi, Camilla… Leon. Santo cielo, Leon. Quanto mi manca… incrociamo le dita. Corro a studiare… quest’estate devo rivederlo!’. Sorrido ripensando a quanto mi ero impegnata quell’anno. Avevo studiato come una matta, per poi risultare tutto inutile. Volevo tornare a Buenos Aires a tutti i costi. Ero proprio una testarda. ‘30 Luglio 2010. Sta morendo. A mamma hanno diagnosticato un tumore al cervello. Pian piano non riesce più a muovere un muscolo. E’ sempre più stanca e non riesce a reggersi in piedi. Ho paura. Mamma ti prego, resta con noi’. Fitta allo stomaco. Fitta al cuore. Non dovevo leggerla. Chiudo di scatto il diario, gettandolo nuovamente nel cassetto del comodino e chiudendolo. E’ pieno di suoi ricordi, è pieno di ricordi della mamma. Ricordi belli e brutti. Per oggi ne ho avuto abbastanza. Mi rigiro nel letto, sto ghiacciando, benché sia in casa, con i termosifoni al massimo ed un piumino di lana sopra. Forse ho freddo, perché sono fredda anche dentro.
 
 
 “Ok, lo so che non è il massimo. Ma dai, Vilu. Siamo venute qui per tirarti un po’ su di morale!” esclama Camilla mangiando un’altra cucchiaiata del gelato alla fragola che ha in una coppetta. “Lo so, e scusatemi. Ma il periodo che sto affrontando non è uno tra i più facili”. Francesca sbuffa, pulendosi la bocca con la salviettina poi mi guarda “Sappiamo cosa ti sta succedendo. Sappiamo quanto sia difficile per te. Vogliamo starti accanto, e non ti abbandoneremo…”. “…come qualcun altro” sussurra Ludmilla ripulendo la sua coppetta per bene, e non avendo capito che abbiamo sentito tutte. “Ludmilla!” gridano in coro le altre tre, Nata le da’ una pacca sulla spalla, e lei alza la testa. “Oh scusami, Vilu. Non volevo, è solo che mi fa una così tanta rabbia che…” la interrompo con un gesto della mano ed un lieve sorriso sulle labbra “Tranquilla, Lud. Non fa niente, sto bene” rispondo ricevendo un sorriso da parte sua “Ok, grazie”. “Vilu, tu non stai affatto bene. E’ inutile dire il contrario, non mentire a te stessa” dice Fran poggiandomi una mano sulla spalla. E’ vero, non sto bene. Non sto affatto bene. Oggi sono uscita solo perché praticamente mi hanno obbligata loro. Volevo restarmene sotto le coperte, ripensando al passato e facendomi ancora del male. Abbasso la testa torturandomi le mani e facendo un respiro profondo. “Violetta, se c’è qualcosa che possiamo fare, diccelo. Noi ne saremo molto felici” dice la riccia sorridendomi. Ricambio il sorriso e sposto lo sguardo su Ludmilla che si è sporcata tutto il naso con il gelato al cioccolato. Cominciamo tutte a ridere, poi le capisce il motivo e si pulisce. Forse uscire con le mie amiche mi fa bene. Forse riuscirò a star bene. “Comunque, Nata a ragione. Non riusciamo a vederti così. Sappiamo bene quanto questo, tutto questo sia difficile per te. Affrontare una seconda volta nel giro di due anni, la stessa cosa, non è facile. Ti vogliamo aiutare” questa volta a parlare è Camilla. Si pulisce la bocca con la salvietta e si volta verso di me. Le sorrido e ricambia “Grazie, ragazze. Non sapete quanto mi ha fatto bene questo pomeriggio” dico rivolgendomi a tutte “Possiamo uscire quando vuoi. Siamo a tua completa disposizione!” esclama Francesca facendo scoppiare a ridere tutti. “Piano, piano, piano. Io ho anche altri impegni, eh” ci ricorda Ludmilla parandosi davanti le mani. Parte un'altra risata e sospiro. Già, ha anche altri impegni. Lei è fidanzata, ancora. Incredibile, vero? Nonostante tutti i rimproveri di sua madre, tutte le punizioni, tutte le volte che la picchiava e tutta la situazione che passò, è riuscita a restare accanto a Federico. Il loro amore è riuscito a sopravvivere, sono riusciti a resistere. Si amano, e non potrebbe esserci cosa più bella. Il loro amore è vero, e riusciranno a durare. Sono certa di questo. Sono una coppia davvero bella, e sono felice per loro. “Ehi, ragazze. Come va?” chiede all’improvviso una voce sbucata dal nulla. “Ciao, Maxi!” esclamiamo tutte in coro, a parte Nata che abbassa la testa sulla sua coppetta ancora integra. Le cose tra di loro non vanno alla grande. Non si sono lasciati, sono in un ‘momento di riflessione’. Io sinceramente non credo a queste cose. Una persona o la ami o non la ami. Non esistono momenti che ti sembra di sì, ed altri che ti sembra di no. Se sei felice con la persona che ami, perché prendersi un periodo per riflettere? Che a dirci la verità, fai di tutto tranne che riflettere. Nata e Maxi erano felici insieme, poi da un giorno all’altro lui le ha chiesto una pausa. Ancora non si sa bene il perché, ma pare che Francesca e Ludmilla lo hanno visto in centro con una ragazza. Nata ovviamente non l’ha presa nel migliore dei modi, ed era molto triste, ovviamente. Abbiamo provato tutte a tirarla su di morale, proprio come stanno facendo in questo periodo loro con me. La mia situazione è molto differente dalla sua, come la sua dalla mia. La mia è più grave, ma la depressione o viene o non viene. Quando sei triste, ti fai temila film mentali, e pensi che non sei in grado di far nulla. Non sei all’altezza delle aspettative di tutti quelli che ti circondano. La paura di sbagliare ti perseguita sempre, ed è matematicamente testato che la paura di sbagliare, ti fa sbagliare. Più ti ripeti che non riuscirai ad affrontare una determinata cosa, più non riesci ad affrontarla. Devi passare davanti alla vita a testa alta, non ti devi abbattere, e devi combattere. Anche se sei in svantaggio, anche se parti in minoranza. Tu contro tutti. Tu, sola, contro tutto il resto, contro tutto il mondo. Le persone provano a starti vicine, provano a farti sorridere e fanno finta che tutto quello che passi, tutto quello che ti sta distruggendo non esista. Che il tutto sia frutto della tua immaginazione. Allora anche tu cerchi di fare come loro, fingi anche tu. Fingi un sorriso che per anni hai mostrato, un sorriso non vero, e cerchi di essere felice, fingendo. Fingendo, fingendo e fingendo. Cerchi in tutti i modi di far finta che tutto il dolore che ti circonda, non esista. Fai finta di essere forte, che riesci a superare tutto, come una volta. Come ai tempi nei quali eri felice. Ma ti rendi conto che adesso sei sola, non hai più nessuno con cui combattere. Ti rendi conto che lui non c’è più, se ne è andato, e non tornerà più. Mai più. Sei consapevole di tutto quello che sta accadendo, sei cosciente che tutto quel dolore ti sta mangiando viva e quindi di abbatti, e lasci che la depressione ti prenda fra le sue braccia. Ti lasci andare, senza più lottare, la lasci vincere e di deprimi sempre di più. Ti ha preso, sei consapevole che non potrai più vivere felice, che non lo sarai più. Non potrai più esserlo perché lui non c’è. “Ciao, ragazze! Tutto bene?” chiede il riccioluto sorridendoci, poi sposta lo sguardo su di me. “Oh, ma quale grande onore! Violetta Castillo ci ha onorato della sua presenza. Non vi sembrerà un po’ troppo?” chiede facendoci scoppiare tutti a ridere. Quant’è scemo! “Ah ah, molto divertente Maxi. Piuttosto, che ci fai qui?” domando accavallando le gambe. “Oh, niente. Stavo aspettando i ragazzi per andare a provare nel garage di Leon, e vi ho viste così sono venuto a salutarvi” spiega. Leon. Lo ha detto. Ha detto il suo nome. Da quanto tempo non lo sentivo venir pronunciato? Un’eternità. Le mie amiche cercano sempre di evitare di dirlo, anche a casa non viene mai pronunciato. Ma non posso imporlo anche ai miei amici… in fondo, è solo un nome. Giusto? No, sbagliato. Non è solo un nome, è la musica della mia vita. Le note della mia infanzia. Il ricordo dell’anno più bello della mia vita. Non è solo un nome, è molto di più. “Ah, quindi stanno… arrivando?” chiedo debolmente, poi vedo tutti diventare seri, e Maxi annuisce debolmente. “A-a-anche… L…” mi si mozza il nome in gola. Non lo voglio dire, non voglio dirlo. Fa troppo male, è troppo doloroso. “Sì” dice quasi in un sussurro per poi abbassare la testa, come per scusarsi di essergli amico, o di averlo pronunciato. Mi mordo le labbra, voltandomi verso Francesca che mi guarda quasi impietosita. “Stai bene?” mima con le labbra, senza proferire parola, alzo un angolo della bocca ed annuisco lentamente. “Se vuoi… posso andargli incontro, senza che vengano qua” propone lui. “No, tranquillo. Sto bene” mento fingendo un sorriso, poi sorride. Mi alzo dalla panchina, mettendo la borsa a tracolla “Però, credo sia meglio che vad…” mi blocco scorgendo alle spalle di Maxi un gruppetto di ragazzi, e lei. Stanno venendo tutti verso di noi, tutti sorridenti. “Ehi, Maxi!” grida Diego alzando la mano. Ormai sono arrivati davanti a noi. Da quanto non li vedevo? “Oh, ciao Vilu!” esclama Federico lasciandomi un bacio sulla guancia “Ciao, Fede” rispondo sorridendogli, poi lui prende la sua ragazza dalla vita e le lascia un dolce bacio sulle labbra. Sposto lo sguardo su Diego che mi sorride, poi su Brodway che sta baciando Camilla. Dopo su Andres che sta scrutando una… foglia? Lui è rimasto il solito Andres. Infine su di loro. Lui la tiene stretta a sé con un braccio intorno alla sua vita, mentre lei ha entrambe le mani congiunte sulla sua spalla destra. I suoi lunghi capelli neri le scendono delicatamente oltre la spalla, fino ad arrivare quasi al gomito. I suoi occhi come il ghiaccio sono capaci di trafiggerti con lame ghiacciate al minimo sguardo, resi ancora più grandi dalle lunghe ciglia ricoperte di mascara. Un viso perfetto, pelle chiara e liscia come seta. Labbra né troppo fine né troppo carnose, ricoperte da un live strato di rossetto chiaro. Indossa un paio di jeans chiari, che mettono ben in risalto le sue snelle gambe, ed un giaccone di lana nero, lungo fino a metà coscia, con dei bottoni. Sposto lo sguardo sul ragazzo accanto a lei, sempre perfettamente vestito, curato ma soprattutto perfettamente pettinato. Il suo ciuffo in su. Vedo lei guardarmi, senza nessuna emozione, mi fissa e basta. Le sue lame ghiacciate mi si conficcano all’altezza dello stomaco, e sposto subito lo sguardo altrove. Sento gli occhi pizzicare, e li alzo al cielo. Francesca mi affianca, poggiandomi una mano sulla spalla come se potesse infondermi coraggio. Le sorrido “Noi andiamo, allora” dice lei rivolgendosi alle nostre amiche. Aspetta, andiamo? Io, vado. “No, tranquilla. Se vuoi resta. Torno da sola a casa” le rispondo scuotendo la testa “Anche io devo tornare. La strada è quella, più o meno” dice con un sorriso. Annuisco salutando i nostri amici, per poi voltarmi un’ultima volta nella sua direzione. Le ha lasciato la vita.
 
 
 Sento suonare al campanello della porta. Sono sdraiata sul divano con Francesca e Ludmilla. Sono venute a casa mia per chiacchierare un po’, è da tanto che non passavamo del tempo insieme, e mi sono divertita molto, questo pomeriggio. Ora stiamo vedendo uno di quei film strappalacrime. Mi alzo stoppandolo, e mi dirigo alla porta. “Non mangiate i miei pop-corn! Ehi, ciao Amore!” esclamo ritrovandomi Leon davanti. Mi sorride, lasciandomi un dolce bacio sulle labbra. Mi volto verso le mie amiche che ci guardano con occhi da sogno “Hai un minuto? Devo parlarti” mi dice serio. Mi acciglio, chiudendo la porta alle mie spalle sentendo da parte delle mie amiche dei versi di disapprovazione. Rispondo con un “Certo” per poi uscire in giardino ed iniziare a camminare al suo fianco. Si para davanti a me, con le mani nelle tasche e la testa bassa. Guarda i suoi piedi. Perché guarda i suoi piedi? “C’è qualcosa che non va, Leon?” domando iniziando a preoccuparmi. Non sta bene, lo vedo. Ma non capisco cos’ha. Non è normale questo suo comportamento, e mi sta spaventando, e non poco. Non mi risponde. Perché non mi risponde! “Leon…” sussurro facendo diventare il respiro affannoso, ed iniziando a tremare. Improvvisamente un pensiero orribile si fa varco nella mia mente. Cerco di scacciarlo, ma è impossibile. Spero solo che non si tratti di questo. Continua a non rispondermi. “Leon, cosa mi devi dire?”. Alza la testa, ed i nostri sguardi si incrociano, prima di separarsi un’altra volta. Fa un respiro profondo, passandosi una mano dietro il collo. E’ nervoso. Dio, dimmi per favore che non è quello che sto pensando. “Violetta, io…” inizia deglutendo, per poi abbassare di nuovo la testa sui piedi. “…io n-n-on ti a-amo più”. Avete presente migliaia e migliaia di minuscoli pezzettini? Ecco, non è neanche le minima parte di come adesso è il mio cuore. Serro le palpebre stringendole, cercando di non piangere. Ma mi è praticamente impossibile. Porto una mano sullo stomaco, provando a calmare il dolore che ora provo. Non mi ama più. Lo sapevo. Era da settimane ormai che era più strano del solito, che passava meno tempo con me. “E’ per lei, vero?” riesco a chiedere serrando le mani in pugni, ancora con gli occhi chiusi. Il dolore prende possesso del mio corpo, mi ha completamente immobilizzata. Non riesco a muovere un muscolo. La delusione è troppa, e guardarlo in faccia per me sarebbe come perdonarlo. Come perdonarlo per avermi fatto soffrire, per avermi delusa. Dopo tutti questi anni, dopo tutto questo tempo. Ci conosciamo da quando siamo nati, praticamente, ed ora non lo riconosco più. E’ come se conoscessi in questo momento un nuovo Leon, che non mi ama più, che ha preferito lei, a me. Un Leon che ha scelto lei, che mi ha abbandonata. Un Leon che si è dimenticato di me… quando aveva promesso di non farlo. Non arriva nessuna risposta da parte sua, cosi gli volto le spalle, con la testa bassa e i pugni chiusi. “Congratulazioni, hai appena infranto la  promessa di una vita”. Raggiungo a grandi passi la porta, la apro per poi chiuderla violentemente ed accasciarmi a terra, scoppiando in un pianto isterico. Ho appena detto addio ad una parte di me.
 
 
 La depressione si fa sentire sempre di più. E’ sempre più difficile andare avanti, e fingere un sorriso. Lo stesso sorriso che da ormai un anno è stampato sulle mie labbra. Ma ultimamente sto fingendo sempre meno, mi sono stancata di mentire. Non resisto più, e sto per scoppiare. Fa male, fa tutto troppo male. Non riesco a parlare quasi più con nessuno. Certo, oggi sono uscita con le mie amiche, e sono stata felice di rivederle. Non che non ci vediamo spesso, anzi vengono quasi tutti i giorni a casa mia. Mi sono sentita meglio prendendo una boccata d’aria fresca, ed aver riso per un po’. Ma sono sempre del parere che non c’è posto più bello di casa. Qui mi sento bene, protetta, da queste quattro mura della mia camera, dal resto del mondo. Mi sento rilassata, come se potessero trasmettermi tranquillità, e calmarmi ogni qualvolta che sono agitata. Mi sento protetta, e forse non c’è migliore sensazione del senso di protezione. Forse… Però, a questo punto penso che la migliore sensazione sia sentirsi amata, amata dalle persone che ami, dalla persona che ami. Io sì, sono amata dalle persone che amo, ma non da quella più speciale. E’ un anno che continuo a ripetermi che andrà tutto bene, che ne uscirò e che come gli altri, riuscirò ad andare avanti. Continuo a ripetermi che sono forte, che il mondo è giusto e che la vita è bella. Ma la vita non è bella! Il mondo non è giusto! Tutto è ingiusto! La vita è ingiusta! La vita è cattiva, ti toglie sempre le persone di cui hai più bisogno. Prima la mamma, ora anche tu, nonna. Mi manchi tanto, sai. Ormai è un mese e mezzo che te ne sei andata, e la tua assenza si fa sentire sempre di più. Non sai quanto vorrei che tu fossi qui con me, come anche la mamma. Mi mancate entrambe, e non riesco più ad andare avanti. Senza di voi la vita è uno schifo, fa tutto pena. E’ tutto più difficile. Papà, zia Angie e zio Pablo, cercano tutti di farmi ‘ricominciare a vivere’, come se senza di voi potesse tornare ad essere tutto normale. Ma non è così, ovvio che non è così. Non può tornare ad essere tutto normale. Dopo la morte della mamma sono stata sempre peggio, fino ad arrivare quasi ad un punto di non ritorno. Ma alla fine ‘mi sono ripresa’, per così dire. Perché c’era lui, perché c’era lui al mio fianco. Era lì a sostenermi ad ogni ricaduta, provava sempre a strapparmi un sorriso dalle labbra, e ci riusciva sempre. Non so quale fosse il suo segreto, ma ad ogni modo non smetterò mai di ringraziarlo. Purtroppo non mi permette di farlo. Ma ora che non c’è, ora che non può strapparmi un sorriso, come farò? Come riuscirò ad andare avanti. Ho bisogno di lui, ho bisogno di un suo abbraccio, di un suo bacio, di un suo “Andrà tutto bene. Ci sono io con te”, che mi sussurrava con gli occhi pieni d’amore ed un dolce sorriso stampato sulle labbra, mentre mi coccolava tra le sue braccia. Mi manca così tanto, ma in fondo è colpa mia. Camilla continua a chiamarmi, vuole scusarsi per sua cugina. Ma lei non ha fatto niente. Non è colpa sua se… lei è arrivata insieme ai ragazzi. Non è colpa sua se ora sta con lui. E’ colpa mia, solo ed esclusivamente colpa mia. Sono stata io la stupida che se l’è lasciato scappare, quella che non è riuscita a tenerselo vicino. Ma lei è meglio di me, è migliore. Lei è più bella, ha due occhi da favola, due occhi che ti incantano, ma che possono anche ucciderti ad un solo sguardo. Lei ha dei capelli bellissimi, neri come la pece, ma luccicanti come il sole, lunghi e senza nessuna imperfezione. Perché lei è perfetta, non ha nessun difetto, ed è questo quello che mi ferisce di più. Lui mi diceva sempre che la perfezione è sopravvalutata, che nessuno è perfetto. Mi ha sempre detto che la perfezione non gli è mai piaciuta, e mai gli sarebbe piaciuta, ed invece. “Lo sai che sono un gran bugiardo” dice con la testa bassa e le mani serrate in pugni. Il mio viso è completamente immerso nelle lacrime, ed i miei occhi sono rossi e gonfi per il troppo sforzo. Il cuore mi fa male, e non credo che riuscirò a sopportare ancora questa tensione. “Pensavo che con me saresti stato diverso. Pensavo che a me non mentissi” rispondo con voce spezzata dal dolore. Credevo davvero che fosse diverso, che fosse il mio ‘per sempre’, che spesso mi diceva. E’ stato il mio migliore amico per tanto tempo, eppure non l’ho mai conosciuto veramente. Fa così male. Siamo stati insieme per più di un anno, mi ha sempre riempita di dolcezza e amore. Tutte quelle parole e frasi… buttate al vento. Tutte quei ‘Bimba, devi stare attenta, perché sai come sono i ragazzi di oggi. Userebbero qualsiasi scusa, pur di portarsi a letto una ragazza bellissima come te’. Era tutto falso, è sempre stato un gran bugiardo. Lo conosco da quando siamo nati, eppure… non l’ho mai conosciuto. “Mi spiace che tu abbia creduto tutto questo”. “E allora, tutto quello che c’è stato? Tutti quei ‘Ti amo, non immagino la mia vita senza di te’? Che fine ha fatto il Leon di cui mi sono innamorata! Anzi, quello di cui sono stata sempre innamorata!”. “E’ andato avanti. E credo che debba farlo anche tu. Addio, Violetta” dice allontanandosi da me. Lo guardo come si guarda il mare alla fine dell’estate. E solo Dio sa quanto sto male, vedendolo andare via… quando aveva promesso di non farlo mai. E’ andato avanti. Sento bussare alla porta, ed improvvisamente mi riprendo asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. “Chi è?”. “Papà! Posso entrare?”. Faccio fuoriuscire l’aria dai polmoni poi rispondo con un “Sì, entra”. Dalla porta sbuca il viso di papà, e lentamente entra in camera, chiudendo la porta alle sue spalle. “Vilu, io non ce la faccio più” dice con la faccia stanca, ed un’espressione supplichevole. “Non ce la faccio più a vederti in questo stato. Non parli più con nessuno… io e tua zia siamo molto preoccupati, sai”. Chiudo gli occhi ed abbasso la testa torturandomi le unghie, si siede di fronte a me, e resta a fissarmi. “Abbiamo trovato… un centro di, ecco, di persone specializzate per il tuo caso”. Alzo di scatto la testa, incenerendolo con lo sguardo “Pablo ha un suo amico che lavora lì, e dice che sono tu…”. “NO!” grido fortemente “No, no, no! Assolutamente no! Mi rifiuto di andare in un centro per quelli malati di mente! Io sto bene”. Ecco, solita frase, sto bene. “No, non stai bene, Vilu. Lo vedo, lo vediamo tutti. Non parli più con nessuno, non esci, eviti i tuoi amici, me, Angie…”. “Papà… io non andrò in un centro di igene mentale. Io mentalmente sto benissimo… e non serve che vada lì” ripeto tranquillamente. “Sì, ma forse ti aiuteranno ad uscire da questo momento difficile. So che stai male, Tesoro. E magari lì pot…”. “Papà, per favore. Ho detto di no, ed è no. Ho vent’anni, e posso decidere per me stessa. Non ci andrò, punto e basta”. Fa un respiro profondo, ed annuisce leggermente “D’accordo” acconsente alzandosi dal letto ed afferrando la maniglia aprendo la porta. “Se c’è qualcosa che posso fare, dimmelo. Ah, sotto c’è Camilla”. Alzo la testa di scatto “Ok, falla salire”. Serra le labbra ed annuisce, lasciando la porta semiaperta. Sarà passata per scusarsi ancora. Ma lei non c’entra niente, non è colpa sua. Non poteva saperlo che sarebbe arrivata insieme ai ragazzi… insieme a lui. Dio, quanto mi manca. Quando bussa alla porta mi riprendo dai miei pensieri, e vedendola la invito ad entrare. Chiude la porta dietro di sé, e si accomoda di fronte a me. “Cami, se sei passata per scusarti ancora non ce n’è bisogno. Ti ho già detto che non è colpa tua, e non potevi immaginarlo… tranquilla”. Mi sorride sinceramente ed anche io, per quel poco che ci riesco, abbozzo un sorriso. “Grazie, Vilu. Ma mi sentivo in dovere di scusarmi, anche se non c’entro niente. Comunque non sono passata per questo, volevo vedere come stavi. Ti ho vista… triste, questo pomeriggio. E volevo accertarmi che ti fossi ripresa”. “Grazie, Cami. Ma sto bene”. Fa una faccia come a dire ‘Mi vuoi prendere in giro a me?’. “No seriamente, Vilu. Come stai?” solita domanda “Bene” solita risposta. Fa un respiro profondo “Comunque devo dirti una cosa…”. “Brutta immagino”. Annuisce serrando le labbra tra loro “…brutta. Sono tornati insieme”. Abbasso lo sguardo sorridendo amaramente “Adesso perché sorridi?”. “Grazie dell’informazione, ma già lo avevo notato da questo pomeriggio” rispondo, tornando subito seria. Sbatto le palpebre in modo convulsivo ed i miei respiri sono intervallati da inspirazioni rumorose dal naso, classico comportamento di chi sta per scoppiare a piangere. Grazie al mio autocontrollo, so già che non verserò una lacrima. Finché Camilla non se ne sarà andata. “Quando?” chiedo quasi in un sussurro “Proprio oggi”. Annuisco tristemente, poi cerca di tirarmi su il morale. Oggi… 29 Marzo. “Certo che… lasciamo stare che è mia cugina, ma è proprio una cretina!” esclama. Aggrotto la fronte “Perché dici questo?”. “Perché l’ha lasciata due volte nel giro di un anno! Dimmi tu se ha cervello! Ok, ci può stare che gli piace e tutto il resto, ma dai! Se Brodway mi lasciasse due volte in un anno da tempo gli avrei rifilato un bel pizzone!”. La fisso negli occhi, mentre dentro di me sto morendo. Ho lo stomaco sottosopra e il cuore mi fa male. “E’ solo innamorata” dico sorridendo amaramente, mentre lei mi prende le mani “Chi non si innamorerebbe di uno come lui?”. Cerca di ribattere ma la precedo “Comunque, non importa. Se è felice lui, lo sono anche io” continuo cercando di sorridere, ma invano. “Ho un unico desiderio” continuo fissando il vuoto e sorridendo debolmente “Quale?”. “Voglio vederlo felice. Non mi frega niente della mia felicità, non me ne frega niente del mio sorriso, voglio vedere il suo. E anche se non vuole che sia io a farlo, so che lei gli darà tutto ciò di cui ha bisogno. Deve dargli il mondo, perché lui è perfetto. E’ perfetto, e se lo merita. Sai… mi diceva sempre che la perfezione non esisteva, ma si sbagliava, ed anche di gran lunga. Lui è la perfezione. Si merita di essere amato e di essere felice. Non mi importa se vederlo con lei mi ucciderà, voglio vederlo felice. Deve essere felice, perché lui mi ha reso felice ai limiti dell’umano. Anche se poi mi ha distrutta. Voglio vederlo felice. Che almeno la parte migliore di me sia felice”. Avete mai amato qualcuno così tanto da preferire la sua felicità alla tua? Io sì. Sposto lo sguardo nei suoi occhi, sono lucidi. Un sorriso compare sulle sue labbra “Sei davvero forte, Vilu”. “Ho solo imparato com’è la vita. Devi rialzarti da sola, senza l’aiuto di nessuno.” “So che hai bisogno di Le… cioè di lui in questo momento. So che avresti bisogno di un suo abbraccio, ma… ti dispiace se te ne do uno io?” chiede allargando le braccia e sorridendo. Rido e mi avvolgo tra le sue braccia. “Grazie, Cami”. “Non devi ringraziarmi. Sono una tua amica, ed è mio dovere”. Le sorrido tornando con le gambe incrociate. “Ah ti ricordi che domani abbiamo le prove della band? Però se non te la senti, possiamo vederci anche in un altro posto”. La rimango a guardare, intuendo quello che vuole dirmi. “Ci saranno anche…” non riesco a finire la frase, le parole mi si mozzano in gola. Annuisce tristemente, ed abbassa la testa, come se dovesse scusarsi di qualcosa. Serro le labbra, e la abbasso anche io “No, va bene. Solito posto, solita ora” affermo. “Sì, solito posto, solita ora. Ma… sei sicura di farcela, Vilu? Davvero, non ci sono problemi, possiamo vederci da un’altra parte”. “Tranquilla, Cami. Non voglio spostare tutti gli strumenti solo per…”. “Tranquilla, ho capito. Grazie, comunque. Non so come fai ad essere così forte, davvero. Delle volte ti invidio, sai…”. Alzo le sopracciglia, meravigliata dalla confessione della mia amica “Tu che invidi me? E’ una candy camera?”. “No, sono seria. Hai una forza incredibile. Riesci ad affrontare tutto questo da sola. Non vuoi nessuno accanto, ma noi cerchiamo sempre di spronarti, ma vediamo che peggiori ogni volta. Siamo noi che sbagliamo?”. “Oh no, Camilla. Assolutamente no! Anzi, vi devo ringraziare per lo splendido pomeriggio di oggi. Era da molto che non mi sentivo in quel modo, e mi ha fatto davvero bene…”. Sorride “Però…”. “Però non riesco a dimenticarlo. E’ davvero difficile” ammetto con gli occhi lucidi. “Lo so, penso che non riesco neanche ad immaginare quanto tu stai soffrendo. Deve essere davvero dura… prima tua madre, poi lui, ed ora tua nonna. Non sai quanto mi dispiace, Vilu. Sei una delle mie migliori amiche, e voglio che tu stia bene. So che ora non hai bisogno di nessuna di noi, solo di lui e…”. “No, invece ho bisogno di voi. Siete le uniche persone che mi sono rimaste, oltre a papà, Angie e Pablo. Ormai voi siete parte della mia famiglia, e se un giorno dovessimo allontanarci non saprei davvero dove andare a sbattere la testa”. “Non succederà, Vilu. Te lo prometto”. “No, niente più promesse” ordino abbassando la testa e scuotendola. “Non voglio più che qualcuno mi faccia delle promesse. Non ci credo più, ormai”. La vedo sorridere ed annuire “Hai ragione, niente più promesse. Non servono promesse, perché so che la nostra amicizia durerà per sempre. Non serve promettere nulla”. “Esatto”. Ci restiamo a guardare, poi si alza dal letto “Adesso devo proprio andare. Ci vediamo domani, Vilu. Stesso posto, stessa ora”. “Certo, a domani”. Esce dalla stanza sorridendomi, e chiudendosi la porta alle spalle. Vorrei che si fosse trattenuta di più, ora sono di nuovo sola. Non ho voglia di cenare, né di fare qualunque altra cosa. Mi infilo sotto le coperte, e spengo la luce della stanza. Buonanotte, Amore mio. Ci vediamo stanotte: stesso posto, stessa ora, stesso sogno.
 
 
 Devo essere forte, chi l’ha detto che deve andare tutto male? Non sarà per niente facile, ma ce la posso fare. Ce la devo fare. Suono il campanello di Villa Ponte e in un attimo Dominique, la madre di Maxi, mi apre la porta. “Oh ciao, Vilu! Come stai? Vieni entra”. “Ciao, sto bene grazie” rispondo varcando la soglia della casa, ed entrando nell’immenso salotto della casa. “Gli altri sono già giù” m’informa lei indicandomi le scale. “D’accordo. Grazie, Dominique” le rispondo con un sorriso, per poi dirigermi verso le scale di legno e scendere piano, cercando di non far rumore. Alla fine della scalinata c’è una porta semichiusa, la apro e vedo tutti i miei amici guardarmi. “Vilu!” esclama Ludmilla alzandosi da sopra a Federico e correndo ad abbracciarmi “Lud…”. “Oh, scusa!”. “Non sai che ti sei persa, Vilu!” esclama Maxi sorridendo, ed agitando la mano destra come se si fosse scottato. “Ludmilla ha fatto una ‘fantastica’ scenata di gelosia a Federico” m’informa Francesca con un sorriso sulle labbra. “Dovevi esserci!” interviene Diego. “Ehi! Ripeto: non è colpa mia se quella rossa mi veniva dietro!” si difende l’italiano alzando le mani. La bionda raggiunge il suo ragazzo, sedendosi nuovamente sulle sue gambe ed allacciando le braccia attorno al suo collo. “Certo, però eri tu quello che faceva il figo mostrando i muscoli!”. “Biondina, sono un maschio. Devo ricordarti che i muscoli sono i nostri migliori amici? Come per voi i trucchi, i capelli e tutte quelle cosa da femmina, lo stesso è per noi con i muscoli”. Tutti scoppiano in una fragorosa risata, tranne me ovviamente. Niente mi fa più ridere ormai, non riesco più a provare emozioni… se non tristezza, dolore, depressione… Guardandomi intorno mi rendo conto solo adesso che loro non ci sono. Perché non sono qui? Fanno parte anche loro della band, forse non vogliono venire? Hanno altri impegni? “Amore mio, non sto dicendo che non devi andare in palestra…” risponde la bionda cercando di risultare più sdolcinata possibile “…sto solo dicendo che non devi fare il figo davanti a quella puttana!” grida, questa volta facendo abbozzare un sorriso anche a me. Lud è la più forte! “Ehi, ehi, ehi! Cosa sono tutte queste grida?” domanda una voce cristallina, che mi trafigge il cuore con una lama ghiacciata, scendente dalle scale. Il mio cuore si blocca improvvisamente vedendoli, mano nella mano, attraversare la stanza e sedersi sul divanetto in pelle bianca, poco distante dalla batteria. Non riesco a staccare gli occhi da lei seduta sulle sue gambe. Mentre lui la tiene stretta a sé, circondandole il ventre con le braccia. “Chiedilo a quei due! Non ne posso più!” esclama Diego alzando le braccia al cielo, per poi farle ricadere lungo i fianchi. “D’accordo, la smetto solo se mi promette che d’ora in avanti in palestra ci andremo insieme” propone Ludmilla incrociando le braccia al petto, e spostando lo sguardo sul suo ragazzo, che è sbiancato di colpo. “CHE!”. “O questo o ti puoi scordare di andarci da solo”. L’italiano sbuffa alzando gli occhi al cielo “Va bene, ma tu in cambio mi devi promettere che non farai l’isterica solo se una ragazza mi chiede qualcosa”. La bionda alza le mani come per difendersi “Io non prometto niente, dovresti saperlo”. “Già, le promesse non dovrebbero essere fatte se si ha intenzione di non mantenerle” dico senza pensarci, spostando lo sguardo su di lui. I nostri occhi si incrociando per una frazione di secondo, ma non riesco a reggere la tensione, quindi torno a guardare Ludmilla e Federico, che a loro volta mi stanno fissando. “Cosa intendi, Vilu?” domanda improvvisamente Nata accigliandosi. Ecco, non me ne potevo stare zitta? Perché ho parlato? Perché ho messo bocca? Non potevo tenermelo per me? “Intendo che… se si fa una promessa, anche la più insignificante, bisogna rispettarla. Non dico che è una regola, ma sarebbe bene fare così. Cioè, se poi non viene rispettata, che senso ha avuto il tutto?”. Ho gli occhi di tutti puntati addosso, sento delle lame ghiacciate trafiggermi il cuore. Non ho il coraggio di guardarla, mi ucciderebbe in meno di un secondo. “Hai ragione, su questo sono d’accordo con te” risponde Francesca annuendo. Sicuramente si sta riferendo a Diego. Si sono lasciati da parecchi mesi ormai, e lei non fa altro che soffrire. Ma nonostante tutto cerca sempre di far divertire me, di tirarmi su il morale di non farmi pensare a… lui. E’ una buona amica. Ricordo come se fosse ieri il giorno nel quale Diego l’ha lasciata. E’ successo appena qualche giorno dopo la festa di Federico, sulla spiaggia… ricordo bene quel giorno. Mi sembra che fosse il tredici Settembre, mentre la festa era stata il dieci. Ero a casa, e d’un tratto il campanello comincia a suonare come un matto. Chi era? Francesca. Sono scesa di corsa ad aprire, visto che Olga era uscita, e papà era ad una riunione con Roberto. Ero da sola in casa. Ho aperto la porta, trovandomi una Francesca in lacrime. I suoi occhi erano così rossi e gonfi che inizialmente ho fatto fatica a riconoscerla. Si è subito gettata tra le mie braccia, alla fine dopo una buona mezzoretta di pianto, sono riuscita a tranquillizzarla. Ho preparato due thè, ci siamo messe sul divano in salotto e mi ha raccontato tutto. Diego l’aveva lasciata perché diceva che non provava più nulla per lei, e che si stava sentendo con un’altra ragazza. Praticamente la mia stessa, identica situazione. Alla fine è rimasta a dormire da me, e il giorno dopo sembrava essersi tranquillizzata, ma niente. E’ andata avanti per giorni, per fortuna adesso si è ripresa… più o meno. Ha imparato a controllarsi, e a non scoppiare a piangere in pubblico. Mi ha confessato che quando torna a casa, e ripensa a Diego, passa ore ed ore chiusa nella sua stanza a piangere. Oppure, quando viene da me, e ‘cerca di rianimarmi’, alla fine sono io che devo consolare lei. Non che mi dispiaccia, anzi, credo che sia meglio così. Non ho voglia di parlare con nessuno di tutta questa situazione. Sono un’egoista, lo so. Preferisco che sia lei a piangere, invece dovrei essere io. Ma io ho imparato a non piangere più davanti agli altri. A parte qualche eccezione, ovvio. Ogni tanto con Fran, Diego e Maxi mi sfogo… ma giusto qualche minuto, non voglio farmi vedere debole. Per lo più delle volte, diciamo che non sorrido. Cercano tutti, in tutti i modi, di farmi ricominciare a vivere. Ma tra la nonna e… lui, non è facile. Non è assolutamente facile. Per un breve periodo il silenzio regna, nessuno osa dire una parola, troppa è la tensione. “Chi manca ancora?” domanda improvvisamente Maxi facendoci riprendere tutti dai pensieri. “Camilla, Brodway, Andres, Alex e Gery” risponde Ludmilla. “E no, sbagliato… Camilla e Brodway” corregge una voce roca e famigliare che scende dalle scale. Alex, Gery ed Andres sono arrivati, meno male… prima iniziamo, prima finiamo. Non fraintendetemi, amo la musica, amo la nostra band, è solo che stare a pochi passi di distanza da loro, da lui… è difficile. Forse aveva ragione Camilla… dovevamo vederci in un altro posto. “Menomale, siete arrivati! Ci stavamo preoccupando!” esclama lei sorridente. Quant’è bello quel sorriso, quanto la invidio. Non mi sorprendo che abbia scelto lei, non mi sorprendo che abbia preferito lei a me. Ovvio, lei ha tutto quello che io non ho. E’ ricca, due fratelli e due sorelle, una villa bellissima, un fisico da paura, e due occhi che riescono ad ucciderti. “Ah ah, spiritosa Garcia… ma non ridere, stavamo per fare un incidente!” risponde Gery sfilandosi il giubbotto e lanciandolo su uno dei divanetti. “Come mai?” chiede preoccupato Diego “Un deficiente con un camion ci stava quasi venendo addosso” risponde il francese buttandosi sul divano accanto a lui, prendendo la sua ragazza per la vita e facendola sedere sulle sue gambe. “Ahi! Ma vuoi far piano!” esclama Gery dando una pacca sulla spalla al suo fidanzato. “Sapete dove son finiti quei due?” chiede Federico. “Ora mando un messaggio a Camilla” gli risponde l’italiana prendendo il suo cellulare e iniziando a digitare. In pochi secondi arriva la risposta. Francesca a scoppia a ridere, facendoci accigliare tutti “E adesso perché ridi?” domanda Maxi spaesato. “Sentite la sua risposta: Seria, Fran! Adesso me lo chiedi! Siamo qui fuori!” legge la mora. Scoppiano tutti a ridere, ed un secondo dopo si vedono Camilla e Brodway scendere mano nella mano dalla scale. “Certo che tu sei di una puntualità, eh!” esclama la rossa togliendosi il giubbotto e lanciandolo addosso all’italiana. “Senti eh, non è colpa mia se siete sempre in ritardo, voi due!”. “Già, chissà cosa stavano facendo” interviene Federico dando una gomitata al suo amico brasiliano, appena sedutosi accanto a lui. Brodway lo guarda riducendo gli occhi a due fessure, dandogli poi una pizza dietro al collo. Parte un’altra risata da parte di tutti poi Maxi, alzandosi e sfregandosi le mani, dice: “Iniziamo?”. “Sì”. “Io propongo di far cantare prima i ragazzi, poi noi ragazze, ed infine tutti insieme” propone lei gesticolando. “Per me va bene” concorda Maxi posizionandosi alla tastiera. “Sì, perfetto” risponde l’italiano alzandosi e prendendo in mano la chitarra elettrica. Tutti i ragazzi si posizionano alle loro postazioni “Che suoniamo?” domanda Alex mettendosi la chitarra a tracolla. “Mmm…”. “Che ne dite di questo?” dice Federico cominciando a strimpellare qualche accordo. Tutti riconoscendo la canzone, annuiscono. “Mi piace!” esclama Maxi. Lo vedo sorridere ed annuire, mentre cerca di ricordarsi gli accordi della canzone. Andres batte tre volte le bacchette, per poi iniziare a suonare insieme ai suoi amici.
Oh Yeah.
Tu mirar, tu caminar. (Tu caminar).
Todo en ti me hace volar. (Yeah).
Eres muy timida lo se (Yo lo se)
Y me enloquece.
Yeah, tu voz es terciopelo
Cuando me hablas, viajo y toco el cielo.
Pienso en ti por darte un beso,
Dime si tù te sientes asì.
Dime que al verme tu tambien temblas,
Por ti loco estoy bella.
Dime que hacer para que me quieras,
Debo confesar que solo pienso en ti.
La canzone finisce dopo qualche minuto. Federico strimpella gli ultimi accordi, poi parte un applauso collettivo, e dei sorrisi sono stampati sulle nostre labbra. Che ricordi questa canzone…
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Ma beeene! Rieccomi qui! Penso che ormai vi sarete stufati di me! Storie su storie, che ormai fanno sempre più schifo. No dai, scherzo. Sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, anche perché ne vedrete delle belle con questa storia… anzi, ne VEDREMO delle belle. Io starò qui con voi… e’ tutta opera della mi strana mente. Io non c’entro niente, sono una sua marionetta, metto solo per iscritto tutto quello che vuole lei. Ma ora facciamo i seri… Che ne pensate di questo capitolo? Lo so, è lungo, ma spero che non sia troppo pesante. Se lo è stato ditemelo, così li farò un po’ più corti. Che dite del titolo della storia? E’ azzeccato? Direi di sì… ahahahah. E per questo titolo devo ringraziare una delle mie… fan (? Sempre se di può dire fan), nonché mia consigliera e torturatriceperricavareinformazioni… LOLAAAA! GRAZIE PER AVERMI AIUTATO MOLTO! LA STORIA E’ SOPRATTUTTO PER TE! Allora, devo confessarvi che ho iniziato a scrivere questo capitolo quando ero ancora al numero cinque di Salvami, Amore mio. Praticamente ancora non sapevo come far finire la storia, e già stavo scrivendo il tanto attesissimo sequel. Mi avete riempito di messaggi privati, eravate molto curiosi di sapere qualcosa riguardo a questa storia. Spero davvero che come primo capitolo vi sia piaciuto. Inizialmente troviamo Violetta che ripensa a Leon, non viene mai menzionato il suo nome, è scritto come ‘lui’. Credo che si sia capito, no? E’ come una specie di Voldemort. Mi sono immaginata una scena nella quale ci sono Francesca e Camilla a parlare di Leon e di tutta la sua rottura con Violetta e vabbè, allora Camilla fa: “Certo che Leon poteva anche risparmiarsela quell’uscita, eh!”. E Fran: “Camilla non devi nominare quel nome!”. “Oddio, Fran! Siamo in Harry Potter?”. Non potete capire nella mia mente come sia questa scena. Non credo che l’aggiungerò nella storia, visto che questa volta a narrare è Violetta in prima persona, e non è il terza. Anche se l’idea è molto carina. Comunque… dopo una lunga, lunga, lunga riflessione sulla rottura con Leon (Ma non solo), Violetta apre il suo vecchio ed inseparabile diario sul quale non scrive da tanto tempo, e rilegge alcune pagine. Alcune sono dedicate a Leon, altre a Maria. Man mano che andremo avanti con i capitoli gliele farò leggere tutte, giusto per ricordare l’altra storia. Nel secondo blocco ci sono le ragazze al parco, che mangiano il gelato *---* dovevo assolutamente aggiungerlo… AMO IL GELATO! Comunque… cercano di far sorridere Violetta ma invano… ancora non si capisce cos’abbia. All’inizio avevo pensato di farla rimanere incinta di Leon (un’altra volta). Ma poi mi sono detta: “Alice… ma cazzo, vuoi avere un po’ più di fantasia!” così ho pensato a lungo, e le idee sono arrivate per fortuna (scusate non volevo essere volgare). Quindi ripetiamolo insieme: VIOLETTA NON E’ INCINTA. Chiaro? Poi appare Maxi. Da quanto abbiamo capito sono rimasti tutti in buoni rapporti, anche se la scuola è finita ormai da due anni. Sono rimasti tutti buoni amici. Anche se alcune coppie si sono sciolte. Le uniche che sono rimaste sono Camilla e Brodway e Federico e Ludmilla. Gli ultimi due li ho voluti far rimanere insieme, perché se lo meritavano dopo tutte le opposizioni di Priscilla. Arrivano i ragazzi… e si scopre finalmente perché Leon ha lasciato Violetta. Isabel. Ehi… * alza le mani per difendersi * avevo detto che era buona… ma nell’altra storia! Con una descrizione pessima si Bel, si capisce che è diventata un vero schianto! So che ora vorreste uccidermi, ma…. Non vi dico nulla. Comunque, nel terzo blocco c’è un ricordo di Violetta. Il momento della rottura con Leon… ci saranno altri ricordi simili… mentre nel quarto inizialmente Violetta parla con German, che cerca di convincerla ad andare in un centro di igiene mentale, ma le ovviamente rifiuta. Poi arriva Camilla che si sente tanto in colpa per sua cugina, e finiscono per parlare di Leon e Bel, e alla fine delle prove della band. Il giorno dopo (quinto blocco) Violetta è a casa Ponte, dove si terranno le attesissime prove. E qui c’è tutto un parlare… insomma… fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuto. Lasciatemi una recensione, e per tutti i dubbi e/o chiarimenti contattatemi in chat privata. Bacioni e alla prossima!
#Alice_Leonetta
P.s. HO. I. BIGLIETTI. PER. IL. LODOLIVE2015. A. ROMA!!!! ANCORA STO SCLERANDO DA LUNEDI’!!!!                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               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