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Autore: Naephilim    09/07/2015    2 recensioni
"E dall’alto della torre a guardare quelle stupide persone stava un vecchio, tanto vecchio quanto la torre.
Una lunga barba d’argento gli cresceva nel mento e scendendo a spirale lungo la torre, arrivava a terra. Rideva quel vecchio vecchietto, e più il tempo passava, più lui rideva e più le campane suonavano".
Genere: Malinconico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Tempo

Risuonavano lente le campane in un lontano campanile, tanto vecchio quanto il sole in cielo. Sembrava la torre solitaria di un antico castello scomparso, immersa in un bosco silenzioso e triste. Alti i fusti dei pini, circondati da una foschia di mistero. Polveri di vecchio svolazzavano nell’aria rendendola calda e affannosa.
Tappeti di aghi rossi e molli attutiscono i passi dei curiosi viaggiatori. Mai nessuna di tali persone è riuscita a raggiungere la torre solitaria, ritrovandosi come d’incanto al punto di partenza. E intanto le vecchie campane continuavano a suonare come per beffeggiare quell’uomo ingenuo.
Tutti volevano sapere chi suonava quegli strumenti di tempo, ma nessuno riusciva a trovare la soluzione del mistero. Ma tanto era vecchio il campanile tanto era vecchia la magia che lo circondava, e quanto era potente! Le campane continuavano a suonare, e la gente l’ascoltava incuriosita, ma ormai rassegnata a non avere risposta alla domanda che come un ritornello gli rimbombava nella mente.
E dall’alto della torre a guardare quelle stupide persone stava un vecchio, tanto vecchio quanto la torre.
Una lunga barba d’argento gli cresceva nel mento e scendendo a spirale lungo la torre, arrivava a terra. Rideva quel vecchio vecchietto, e più il tempo passava, più lui rideva e più le campane suonavano.
Ma una notte, in un cielo scuro in cui solo la luna splendeva, il vecchio vide, all’ombra del pallido astro, la morte: l’unica immagine di qualcosa che poteva sconfiggere la magia. Ormai sconfitto e rassegnato, si mise a ridere ininterrottamente, e ad un’ora che non era un’ora, le campane suonavano allegramente. E il vecchio rideva e le campane suonavano.
E intanto la morte si avvicinava, con il suo nero mantello, e quella falce di luna che in cielo più non stava. La gente si svegliò di colpo, e sicura che qualcosa stava succedendo, uscì dalle case, per vedere lo strano avvenimento. La torre s’oscurò di colpo, le campane smisero di suonare, e la falce di luna ritornò a splendere in cielo.
Non c’era più la torre, non c’erano più le campane e non si sentiva più l’echeggiare di quell’allegra risa.
Nessun uomo riuscì a sconfiggere il limite dell’età, e ad arrivare all’eternità raggiungendo il campanile. Così la gente rimase immobile per sempre, aspettando di sentire di nuovo suonare le campane di quel vecchio campanile, che sembrava la torre solitaria di un antico castello scomparso. La morte del tempo era giunta.
  
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