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“Ho già
preso accordi e la direzione ha accettato la mia
proposta”
“Non
lo so Maddie…”
“Ti
prego! Sarà solo per qualche settimana e poi l’hai detto anche tu che ti farebbe
comodo qualche soldo in più”
Con un
sospiro Samantha prese un straccio umido e cominciò a passarlo sul ripiano
lucido del bancone del bar. Si domandò, per l’ennesima volta, come aveva potuto
accettare quel patto: Madleine, la sua migliore amica, era stata ricoverata per
un’operazione ai legamenti della spalla e, per non perdere il posto di lavoro,
aveva suggerito che venisse sostituita da lei. Così, dopo una serie di suppliche
e occhioni spalancati, si era ritrovata ad accettare quell’assurda proposta.
L’intervento chirurgico si era rivelato più impegnativo del previsto e questa
era la seconda settimana che lei trascorreva preparando cappuccini e tè,
accompagnati da un dolce, ma falso, sorriso di cortesia.
Per
fortuna l’ora di punta della colazione era ormai passata e non le restava che
pulire e mettere tutto in ordine. Aveva appena finito di formulare quel
pensiero, e si stava già crogiolando all’idea di un po’ di riposo, quando Ryan,
l’altro addetto al bar, si avvicinò a lei. Era da qualche giorno che faceva di
tutto per starle sempre addosso, in un modo che non le piaceva proprio ma non
avendo fatto nessun gesto esplicito non poteva accusarlo di nulla.
“Sei
molto carina stamattina”
“Mmhh…
grazie”
Cercò
di allontanarsi da lui, con la scusa di finire di pulire.
“Che
ne dici se, quando abbiamo finito, ci sediamo insieme e… – il suono del telefono
interno lo interruppe – accidenti!”
Con
uno sbuffò si allontanò da Sam che, mentalmente, ringraziò chiunque avesse
chiamato bloccandolo.
“Va
bene. Arrivano subito” lo sentì rispondere.
Svelta
lei cercò di spostarsi, in modo da non rimanere bloccata tra Ryan e la fine del
bancone.
“Hanno
ordinato due caffè, stanza 512” le comunicò.
Felice
di avere una scusa per allontanarsi, colse la palla al balzo e subito cominciò a
preparare quanto richiesto.
“Li
porto io non preoccuparti”
Appoggiò
rapidamente su un vassoio l’occorrente e, appena il caffè fumante riempì le due
tazzine, sparì nell’ascensore.
Sola
nell’abitacolo, fissò il proprio viso nello specchio. La luce implacabile del
neon le rimandò un’immagine che non le piacque: i capelli tirati indietro in una
severa coda di cavallo e la divisa dell’albergo la facevano apparire così…
ordinaria. Proprio lei che amava i colori e la confusione. Le porte
dell’ascensore si aprirono e si avviò verso la camera 512.
Per
fortuna tutto questo era solo una soluzione temporanea, non era il lavoro della
sua vita e avrebbe fatto meglio a concentrarsi sui soldi che avrebbe guadagnato
e non sul colore dell’abito che le facevano indossare. Rimuginando ancora su
queste cose, girò l’angolo del corridoio e non si accorse che un ragazzo stava
camminando verso di lei.
In un
attimo si scontrarono e le tazzine che Samantha teneva fra le mani finirono,
rovinosamente, contro la camicia bianca dello sconosciuto.
“Ehi”
disse lui prima di urlare quando il caffè bollente arrivò a contatto con la sua
pelle.
“Oh
cielo!”
Lasciati
da parte tutti i suoi pensieri, lei rimase a fissare quelle macchie bizzarre
maledicendosi per la sua stupidità e non sapendo che fare.
“La
prego di scusarmi, non so come sia successo”
Lo
sconosciuto aveva afferrato la camicia scostandola dal corpo e cominciando a
muoverla modo da farsi aria.
“E’
stato un incidente non si preoccupi” cercò di
rassicurarla.
La
voce di quel ragazzo la colpì in quanto profonda e particolare. Non avrebbe
saputo spiegare esattamente perché ma le provocò un brivido di piacere. Si trovò
a fissare due splendidi occhi verdi, incorniciati da una cascata di riccioli
castani.
Gli
sorrise, grata che non si fosse arrabbiato e ne approfittò per osservarlo
meglio. Le sembrava un volto conosciuto ma, così sul momento, non riusciva a
ricordare chi potesse essere. Forse si erano già incontrati in albergo. Senza
dubbio era qualcuno di molto, molto carino. Ma poi lui sorrise e Sam fu
costretta a rettificare quanto aveva appena pensato: era qualcuno di molto,
molto affascinante e dolce.
“Posso
fare qualcosa per rimediare…”
Il
ragazzo scosse la testa in segno negativo.
“Non è
niente davvero”
Annuendo
lei si chinò a raccogliere quanto era caduto e, con un’ultima occhiata al suo
misterioso ragazzo, si voltò per andarsene.
Kevin
rimase ad osservarla fino a quando non scomparve dentro l’ascensore. Aveva
trattenuto a stento una parolaccia perché quel caffè era davvero ustionante e
sentiva la pelle pizzicare in quel punto. Tuttavia era un altro il pensiero che
stava occupando la sua mente: era un evento raro che una ragazza, più o meno
della sua età, non lo riconoscesse cominciando ad emettere degli strani urli e
aggrappandosi a lui. Non era così ipocrita da non ammettere che gli faceva
piacere la notorietà, però era una bella sensazione quella di essere considerato
un semplice ragazzo e non solo “uno dei Jonas Brothers”.
Con
un’alzata di spalle liquidò quelle riflessioni e abbassò lo sguardo sulla sua
camicia. Non trattenne una smorfia di disappunto: purtroppo era rovinata e
avrebbe dovuto tornare in camera a cambiarsi. Ripercorse il corridoio e incrociò
suo fratello Joe che stava uscendo dalla stanza accanto alla
sua.
“Pronto
per registrare l’interv… - sgranò gli occhi adocchiando le macchie di caffè –
hai intenzione di lanciare un nuovo look?” lo prese in giro poco
dopo.
“Che
fratello spiritoso. Ho avuto un piccolo incidente”
“Vuoi
che chieda a mamma di farti mandare uno dei vecchi bavaglini di
Frankie?”
Come
risposta ebbe solo il rumore della porta sbattuta da suo fratello, ma anziché
offendersi quel comportamento lo divertì ancora di più.
*
Non ci
volle molto perchè Samantha si dimenticasse di quell’incidente. Ritornò a
lavorare e la sua mente fu occupata nel cercare modi per tenere Ryan a distanza.
Non aveva mai fatto nulla per incoraggiarlo, eppure ogni occasione era buona per
starle accanto o sfiorarla. Purtroppo era costretta a non reagire per non creare
problemi a Maddie. Per questo, quando arrivò il momento della sua pausa, si
fiondò letteralmente fuori dall’albergo, felice di essere finalmente libera.
Alzò la testa verso il cielo azzurro e respirò contenta prima di incamminarsi
verso un bar per mangiare un panino e, strada facendo, si fermò ad un’edicola
per comprare qualcosa da leggere.
Vista
la giornata abbastanza calda si incamminò verso il parco per sedersi su una
panchina. Dopo aver dato un morso al panino, si appoggiò la rivista sulle gambe
cominciando a sfogliarla. C’era un articolo dedicato all’uscita del sesto film
di Harry Potter, un’intervista ai protagonisti di Lost e un servizio dedicato al
film della Disney, Camp Rock. Si mise a leggere con vago interesse quest’ultimo.
Il martellante tam tam pubblicitario cominciato mesi prima l’aveva convinta a
guardarlo, più che altro per la curiosità di vedere le coreografie. Il film si
era rivelato piacevole e si era ritrovata, nei giorni successivi, a canticchiare
persino alcuni brani.
Oltre
alla trama, l’articolo si dilungava sul grande successo che aveva portato al
gruppo dei Jonas Brothers.
“Jonas
Brothers” ripetè ad alta voce agguantando la sua bottiglietta d’acqua, bevendo
un sorso.
Osservò
le foto dei tre fratelli.
Sulla
prima pagina campeggiava Joe, il protagonista del film nonché frontman del
gruppo, che ammiccava all’obiettivo della macchina e l’immagine la fece
sorridere: doveva essere un simpatica canaglia. Passò alla successiva. Nick, il
piccolo del gruppo, quello più dotato artisticamente e con un’espressione da
cucciolo che le faceva venire voglia di abbracciarlo. Voltò di nuovo la pagina e
si trovò davanti la foto del maggiore tra i Jonas: Kevin, il maestro degli
assoli alla chitarra, anche lui un ragazzo carino e, indubbiamente, molto
somigliante agli altri due. Stava quasi per passare oltre, quando corrugò la
fronte e fissò più attentamente la fotografia davanti ai suoi occhi.
In un
attimo la sua mente collegò quell’immagine con l’incidente di quella mattina e
le due si incastrarono, combaciando, come pezzi di un puzzle.
Kevin
Jonas.
Si era
scontrata con Kevin Jonas.
Peggio,
aveva versato del caffè addosso a Kevin Jonas.
Rischiò
di strozzarsi con l’acqua che stava bevendo e tossì più volte prima di stare
bene. Prese in mano il giornale avvicinandolo ai suoi occhi. Lei se lo ricordava
com’era apparso nel film della Disney, con i capelli lisci, per questo non
l’aveva riconosciuto subito. Squadrò per bene quei riccioli ribelli,
quell’espressione adorabile e quel sorriso capace di stregare chiunque. Per
quanto bella, quella posa non gli rendeva del tutto giustizia, dal vivo era
molto meglio.
Eppure lei si augurò, dopo la figuraccia fatta, di non incontrarlo mai più.