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Autore: fonzie19    09/07/2015    2 recensioni
Ross O'Ryan è una ragazza di diciassette anni di Belfast, Irlanda del Nord, nel 1978. Stanca della scuola, della famiglia che, sulle orme di suo padre, vorrebbe che diventasse avvocato e dei suoi amici, che lei stessa definisce "chiusi di mente", con i risparmi di una vita prende il fatidico volo per l'Inghilterra, per andare ad abitare dal fratello di suo padre, il cui indirizzo è stato ritagliato da una lettera trovata in un cassetto. L'unica cosa che, forse, sarebbe stato meglio sapere è che quella lettera era stata scritta da suo padre dieci anni prima e che gli inquilini della casa che era stata di Eric O'Ryan ora sono i Taylor, famiglia dal rampollo originale, vivace e con sogni grandiosi in testa...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornò a casa ancora soddisfatto di Michelle, che si era rivelata un'ottima amica. Avrebbe dovuto saperlo, pensò: Nick non sbagliava mai.

Entrò in casa e venne accolto da un profumino di fritto da far resuscitare un morto, e tutto pimpante varcò l'ingresso della cucina. Trovò sua madre ai fornelli che chiacchierava tranquillamente con Ross, seduta al tavolo, con un grosso libro di pagine gialle in mano.

- Se mi cercavate – disse con fare allegro – sono qui da voi. Donzella, potete anche chiudere il libro di pagine gialle, se non vi dispiace.

Lei alzò un sopracciglio e senza sollevare gli occhi dalla pagine rispose:- Donzello, scusa ma prima di cercarti sulle pagine gialle prima di tutto farei un festino e poi... - il viso s'illumino. - Trovato!

- Chi trovato?! - fece John, confuso.

- Ma caro, mio zio, Paul Kevin O'Ryan! - la ragazza, esultante com'era, non si accorse dell'espressione del ragazzo, che si affrettò a stamparsi un sorriso in faccia:- Fantastico.

- Meno male! Leggi l'indirizzo, così dopo pranzo mi ci potrai portare... sempre se vuoi – gli rivolse un sorriso supplichevole.

- Ah no, aspetta. - disse la signora Taylor. - Io non mi fido a lasciarti andare subito da un uomo che si ricorda appena di te, quindi Nigel ti accompagnerà, tornerete a casa, riferirà le sue impressioni, poi se vorrai ti potrai trasferire subito da lui. Altrimenti – proseguì – la nostra porta per te è aperta, cara.

Commossa per la seconda volta in due giorni dalle preoccupazioni che la donna dimostrava per lei, con affetto filiale l'abbracciò. Agnes Taylor, dal canto suo, la strinse come fosse sua madre e servì il pranzo per loro tre soli, dato che il signor Taylor lavorava tutto il giorno.

 

Erano le tre del pomeriggio quando, finalmente, i due ragazzi si misero in cammino in cerca di un certo Paul Kevin O'Ryan.

Per motivi noti a lui solo, John scelse di non prendere tram, taxi o qualunque mezzo potesse portarli più velocemente in centro, a suo dire “perché volevo mostrarti un po' Birmingham prima di consegnarti a tuo zio”. Ross, da vera patita del calcio qual'era, chiese di mostrarle lo stadio dell'Aston Villa, richiesta a cui il ragazzo acconsentì con un sorriso, portandola nel quartiere di Aston, a meno di un chilomentro da casa di suo zio.

- Ta daaaaaaan! - esclamò John, indicandole finalmente l'agognato stadio. Sorrise al vedere gli occhi di Ross che s'illuminavano mentre osservava la grande costruzione, e rapido tirò fuori dalla tasca del giubbotto una macchina fotografica, inserì un rullino nuovo e disse soltanto:- Sorridi!

La ragazza lo guardò stupita e sorrise allargando le braccia, mentre John, tenendo la mano il più ferma possibile, scattava la fotografia.

- Trova un'altra posa, così te ne faccio un'altra!

E stava premendo il tasto per scattare, quando vide una familiare testa bionda venire verso di lui.

- John! - lo chiamò la voce di Syliva Jackson, della cui esistenza il ragazzo si era quasi totalmente dimenticato.

- Syliva! - esclamò di rimando il ragazzo andandole incontro e mettendole un braccio intorno alle spalle – che ci fai da queste parti?

Shopping! - rise lei, sollevando una busta che John non aveva notato prima; poi chiese, con fare indifferente ma fissando il ragazzo come se dalla risposta ne dipendesse la sua vita:- Quella chi è?

Indicò Ross con un cenno della testa mentre lei era in contemplazione dello stadio, ma non era abbastanza lontano per non aver sentito. Stava lì, con gli orecchi tesi, a sentire la risposta di John Taylor, che nel tono più basso che aveva, ma che basso non era abbastanza, rispose:- Chi, la rossa laggiù? Non la conosco...

Sulle labbra della diretta interessata apparve un sorriso di sdegno tale che se ne accorse pure Sylvia, perché domandò:- Oh oh, sicuramente ci ha sentiti...

Il primo pensiero di Ross, si capisce, fu quello di andare da lui e fargli fare una figuraccia con la suddetta biondina, ma poi pensò che era qualcosa di grossolano e optò per la soluzione “migliore”: girò i tacchi, prendendo una direzione a caso, e s'incamminò, tremando di orgoglio e di rabbia contro colui che aveva osato umiliarla.

Naturalmente non aveva capito che John l'aveva fatto per non compromettere l'uscita con la ragazza dell'indomani, o se l'aveva capito non dava segni di pietà verso il ragazzo che, dopo che Ross aveva girato l'angolo, aveva frettolosamente salutato Sylvia Jackson e l'aveva seguita passando per un'altra strada.

I capelli rossi di lei fiammeggiavano nel raggio di sole che si era aperto tra i nuvoloni di pioggia, il portamento eretto di una duchessa e la bocca atteggiata a una leggere smorfia non lasciavano trasparire niente se non una leggera superbia. Gli occhi grigi, invece, mandavano lampi, tuoni e fulmini di un uragano in Polinesia con un nome di donna, e, quando John la intercettò per strada, capì che l'indesiderato oggetto della burrasca era proprio lui.

Ross... scusa se io..

Venne interrotto da una risata squillante, tanto falsa quanto sdegnosa, della ragazza a cui stava parlando.

Levati dai piedi, caro, prima che cacci un urlo davanti a un poliziotto e dica che tu mi stai importunando.

Ma io... veramente...

Nigel – gli disse freddamente, guardandolo in una maniera tale da farlo sentire un verme – vattene.

Cosa dirò a mia madre? - borbottò tra sé e sé; lei lo sentì e gli rispose, con la stessa risata di prima:- Caro, sono affari tuoi. E adesso, davvero, lasciami andare o griderò finché mezza polizia di Birmingham non sarà lì ad inseguirti. Chiaro?

Lo spostò con uno spintone, proseguendo con una camminata veloce e rabbiosa. John Taylor, stanco di inseguirla, si diresse dalla parte opposta per tornare a casa, maledicendo la gentilezza di sua madre, i genitori di Sylvia per averla messa al mondo, sé stesso (in modo molto modesto, si capisce) per essere così affascinante e i genitori di Ross, per la loro mentalità troglodita.

Presto, però, si ritrovò a chiedersi cosa gli avrebbe detto sua madre e come avrebbe reagito suo padre non vedendo la ragazza tornare a casa con lui. “Solo io riesco a cacciarmi in guai del genere”, pensò, entrando nel quartiere di Hollywood.

 

Ross aveva continuato a camminare, finché la rabbia non aveva sbollito un po', poi aveva iniziato a chiedere in giro informazioni sulla via in cui doveva andare. Dopo un paio di tentativi riusciti male e un terzo di un tale che le aveva fatto uno scherzo di cattivo gusto, una ragazza sui venticinque anni che spingeva una carrozzina con un neonato le aveva dato le indicazioni chiare e giuste da seguire. Dopo aver benedetto lei, suo marito e tutto il loro albero genealogico ancora da svilupparsi, Ross trovò la via che cercava e il numero civico la portò in una casa ristrutturata vecchio stile, a due piani, stretta tra una casa in mattoni rossi e una piccola palazzina in pietra. Le imposte delle finestre erano tutte chiuse e fu allora che, con una morsa allo stomaco, si ricordò la passione per i viaggi di suo zio. “Ma porca miseria” pensò irritata, mentre suonava il campanello “devono succedere tutte a me!”. Al primo squillo non rispose nessuno, così Ross riprovò.

Niente.

Ancora una volta.

Ancora niente.

Suo zio era in viaggio da qualche parte nel mondo e lei era sola, a Birmingham, dopo aver orgogliosamente rifiutato l'aiuto che le era stato offerto. Si stava quasi per mettere a piangere, quando sentì il rumore di una persiana che si spalancava e alzò gli occhi sulla casa, speranzosa. Ma non era dalla casa di suo zio che le era arrivato il rumore le era arrivato, ma dal piano superiore della casa in mattoni di fronte. Uscì sulla piccola terrazza una signora sui cinquantacinque anni sorridente, dall'aria pettegola, che le chiese dal terrazzo:- Mi scusi, signorina, cerca per caso il signor O'Ryan?

Il viso di Ross s'illuminò di speranza:- Sì, mi può dire se è in città?

In città? - chiese la signora, sporgendosi pericolosamente dal terrazzo per osservare meglio la ragazza.

Sì – disse Ross, che iniziava a innervosirsi – è in città o è partito per uno dei suoi numerosi viaggi?

Cara, l'unico viaggio che Paul O' Ryan ha fatto negli ultimi tempi è stato da casa sua in chiesa e dalla chiesa in cimitero. E' morto più di un mese fa'...

  
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