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Autore: deine    10/07/2015    5 recensioni
"Sei una donna straordinaria, Minerva"
2 maggio 1998. La battaglia di Hogwarts è appena finita e Minerva McGranitt riattraversa il castello per cercare una persona, o meglio il ricordo di una persona, l'unica da cui si sia mai lasciata giudicare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Tic tac. 
I miei passi risuonano decisi sul pavimento di pietra, rovinato e in alcuni tratti mancante. In questo preciso istante mi sembra di vedere ogni solco, buco, riga che grattano la superficie di questo freddo suolo artificiale, che però per me ormai significa "casa". Sono qui da tanti anni e non ho mai notato quante volte i miei tacchi hanno battuto questo pavimento. Eppure mi vanto di essere una donna precisa, anche se in questo momento non ne ho l'aspetto: mi vedo riflessa in un pezzo di vetro rimasto intatto sul muro e noto il mio aspetto scarmigliato, le rughe evidenti, le mani tremanti dalle dita sottili, ma soprattutto i capelli sciolti e disordinati.
Come in preda a un raptus, mi avvento sulla mia chioma ancora corvina, cercando le forcine che vi sono rimaste impigliate; poi, trovatene un paio, mi rifaccio uno chignon, come l'ho portato per tanti anni. Ora va bene.
Raggiungo finalmente la sala grande e trattengo appena un singhiozzo: anche se è finita, anche se abbiamo vinto, non c'è un'aria euforica qui. Supero George Weasley, accasciato sul petto immobile del fratello, in lacrime; sorpasso svelta anche la signorina Patil,  immobile come sotto shock davanti al corpo della sorella e a quello della migliore amica, Lavanda Brown, che respira appena; non posso sopportare di guardare Remus Lupin e Tonks, sdraiati vicini: ho insegnato a entrambi, in momenti diversi; non mi fermo a guardare il corpo di Bellatrix Lestrange, che è stata messa in un angolo, esclusa dagli altri cadaveri, come se non fosse degna di godersi il sonno eterno vicino a loro. 
Esco dall'altro ingresso della sala e passo davanti al muro dove, cinque anni fa, Mrs Purr è stata trovata pietrificata. Mi rendo conto che non so dov'è Gazza, e se è sopravvissuto: in fondo gli sono affezionata, anche se è un vecchio idiota brontolone. Invece la sua gatta è lì, un po' malconcia ma viva; faccio una smorfia vedendola, non mi è mai stata simpatica, come il suo padrone, del resto.
Dopo tutta questa morte, quasi sono contenta di essere sola: non avrei sopportato di perdere qualcuno in questa guerra, come invece è toccato a tanti altri.
Una vocina nella mia testa mi dice: "Ma tu non sei sola, hai lui". Le rispondo, o meglio mi rispondo, che lui se n'è andato, e mi ha lasciato sola qui, in una scuola in mano ai mangiamorte per un anno intero. La vocina continua: " Sei una donna forte, Minerva, una donna straordinaria. Te la caverai egregiamente, perché non hai mai aspettato niente e nessuno". Bugiarda, queste sono le ultime parole che lui mi ha detto, ma ora non ci voglio pensare. Sorpasso l'aula di Trasfigurazione, la mia aula, dove ho insegnato per... non ricordo più da quanto tempo son qui, eppure una volta contavo i giorni, le ore, per essere sicura di non perdere nemmeno un minuto del tempo che mi trovavo ad Hogwarts, dove stavo bene ed ero al sicuro. 
"Ma al sicuro da cosa? Dalla tua famiglia? Dai tuoi genitori? O dalla tua solitudine?" È sempre quella voce fastidiosa a parlare, che mi ricorda quanto sono imperfetta. È d'impaccio, come un salvagente lo è per un sub; vorrei solo andare a fondo con i miei pensieri e rintanarmi lì, a riguardare il suo volto calmo, le sue lunghe dita, le sue movenze agili e pacate, che conosco a memoria. Vorrei ricordare l'autorità e la superiorità da cui mi sentivo schiacciata, che si esprimeva attraverso gli occhi azzurri e limpidi e mi faceva sentire di nuovo una bambina ignorante. 
Io, che, per tutta la vita, non ho mai piegato la testa davanti a nessuno dinnanzi a lui mi sentivo impotente ed emozionata, come se stessi per ricevere un premio o un rimprovero, e non sapessi quale dei due aspettarmi.
Sono infine arrivata; il gargoyle è a terra, in pezzi, e lo scavalco silenziosamente, con il rispetto che bisogna portare a un nobile guardiano caduto. Salgo la scala a chiocciola e finalmente sono arrivata alla mia meta. Per un attimo, il mio respiro si ferma e il mio cuore perde un battito: in quell'ampia sala circolare nulla è stato cambiato dal conflitto, tutto è ancora immobile all'anno prima, gli amennicoli sui tavolini, la scrivania di legno ordinata nell'angolo; c'è addirittura ancora il trespolo di Fanny, come se lei dovesse tornare da un momento all'altro.
Manca solo lui, ma per un attimo, ed è la ragione del mio spavento, sono così sedotta da quell'atmosfera familiare da immaginarmelo irrequieto che va su e giù dietro la scrivania. Poi mi ricordo dolorosamente che non è possibile, e la mia mano si stacca dal mio petto, dove si trova la medaglietta che mi ha regalato per il mio compleanno, anni fa. 
Vedo il grande ritratto dietro la scrivania e mi avvicino, presa dall'ansia e dall'emozione. Lui è lì, nella cornice, con la stessa espressione che aveva in vita di pacata curiosità e mi osserva, sorridendo. 
-Albus -dico, il fiato mozzo- Albus, ce l'abbiamo fatta, abbiamo vinto. È finita.
So che lo sa già, lui sa sempre tutto, ma non mi importa, perché se sono venuta qui è proprio per dirgli questo, perché lo senta dalle mie labbra. 
Albus Silente sorride nel ritratto.
- Si, Minerva, abbiamo vinto. E, anche se sei troppo modesta per ammetterlo, è anche merito tuo. Credo di averlo già detto, ma merito di sentirlo una, dieci, cento, mille volte, Minerva. Sei una donna straordinaria.
Finalmente mi lascio sfuggire una lacrima di dolore, e insieme una di gioia: non ho mai lasciato che nessuno mi giudicasse, tranne lui. È lui il mio unico giudice.
   
 
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