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Autore: SabrinaSala    10/07/2015    9 recensioni
"...Sdraiato supino sul letto, un braccio dietro la nuca e l’altro appoggiato sul ventre piatto, pantaloni e calzari ancora indosso, Johannes accolse così, sfacciatamente seducente, le prime, impertinenti luci dell’alba. «Proteggere una donna, salvaguardare la sua persona, è il compito più difficile e più importante al quale un uomo possa essere chiamato. Ne sarai all’altezza?»"
***
Sacro Romano Impero Germanico. Città di Rosenburg. Anno Domini 1365
Quando Johannes, altero e affascinante capitano delle guardie cittadine, riceve l’incarico di proteggere Madonna Lena, pupilla del Vescovo di Rosenburg, solo Justus, l’amico di sempre, può trovare le parole per chetare il suo animo inquieto.
Pedine inconsapevoli di un gioco iniziato quando ancora erano in tenera età, Justus, Johannes e Lena si troveranno loro malgrado coinvolti in un ordito di peccati e di colpe… Sarà sufficiente lo stretto legame con il Vescovo-conte, reggente della città, loro padrino e benefattore, a salvare le loro anime?
***
"Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam" ("Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia") – dal Salmo 51
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo, Inquisizione
Capitoli:
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Capitolo 3 - Madonna Lena 
 
 
Era appena suonata la Prima, quando con gesti e passi volutamente controllati, il capitano Johannes percorse la navata centrale della chiesa, accompagnato da una scia di canti gregoriani e dalle inutili proteste dei monaci. Superò il transetto e si fermò all’altezza del presbiterio, scivolando al fianco della figura inginocchiata e immobile di fronte all’altare.
Le mani giunte, la ragazza gli rivolse appena uno sguardo con la coda dell’occhio.
Johannes continuò invece a fissare il crocifisso in legno lucidato. Un’espressione troppo severa sul volto per presagire qualcosa di buono.
«Spero abbiate chiesto perdono, madonna» mormorò saturando l’aria con la vibrazione roca della propria voce.  
La ragazza, allora, si voltò di scatto,  trovandosi di fronte i suoi penetranti occhi grigi.
«Avete messo in pericolo la vita di tre uomini» la rimproverò secco, agganciando lo sguardo a quello scuro e imperscrutabile di lei.
Lena si fece frettolosamente il segno della croce e scivolò sulla sinistra percorrendo la navata con passi rapidi e decisi fino a riemergere alla luce del giorno. L’aria fresca del mattino le gonfiò i polmoni, ferendole la gola. Era stata scoperta. Prima del previsto. E a strapparle la maschera era stato quell’odioso armigero.
Lui le fu subito dietro e afferrandola per un braccio la costrinse a voltarsi. Una scena già vista da entrambi.
Lena gli scaricò addosso uno sguardo impetuoso.
Johannes lasciò la presa.
«Sono arrivata sana e salva, capitano, non vedo il problema»
Il giovane la guardò dall’alto al basso. Con un certo disprezzo.
Era bella, molto bella, ma arrogante e piena di sé. E questo lo infastidiva.
Respirò a fatica, reprimendo un moto di stizza. Non avrebbe mai alzato un dito su una donna, ma quella ragazza aveva il dono di condurlo al limite della pazienza. E si conoscevano da meno di un giorno.
«Non mi interessa molto di voi» ci tenne a precisare. «E’ per i vostri uomini che mi preoccupo. La vostra bravata avrebbe potuto condurli alla forca».
Non aggiunse altro. Si limitò a fissarla negli occhi. Poi le voltò le spalle e questa volta fu lei a seguirlo, sollevando le gonne per stare al suo passo.
Nel chiostro maggiore, Justus incrociò il loro cammino. Rivolse a Johannes uno sguardo interrogativo ma il gesto secco dell’amico lo indusse al silenzio. Inutile intervenire. Conosceva troppo bene il suono cadenzato e brusco del suo passo e l’espressione adirata del suo sguardo.
«Aspettate! »
Fu Lena, che lo inseguiva affannosamente, a parlare.
«Aspettate! » ripeté cercando di attirare l’attenzione del soldato.
Poi, vedendo che con le parole non otteneva risposta, si fermò improvvisamente prima dell’arcata che li avrebbe immessi sulla strada principale della città.
Se quell’armigero era davvero intenzionato a riportarla alla sua scorta e consegnarla al Vescovo, avrebbe dovuto ascoltarla.
Non avvertendo più il fruscio di gonne alle proprie spalle, Johannes si volse. La mascella serrata.
Una sfida? Era uno sguardo di sfida quello che aveva incrociato?
Quant’era vero che si chiamava Johannes e che era il capitano delle guardie di Rosenburg, avrebbe consegnato quella capricciosa ragazzina al Vescovo e se ne sarebbe lavato le mani.
Tornò indietro di un passo ma fu subito intercettato da Justus che gli posò una mano sul braccio, avvertendone i muscoli tesi. Duri come il marmo delle statue dei Santi che vegliavano sul monastero.
«Per la nostra paladina degli oppressi, non tutti gli uomini sono degni di essere salvati» si giustificò agli occhi dell’amico.
Justus spostò la propria attenzione da Johannes alla ragazza bruna. Come a pretendere tacitamente una spiegazione.
«Maddalena Aicardo, per servirvi… » confessò lei accennando un inchino.
Justus sollevò un sopracciglio, perplesso. Quel nome avrebbe dovuto dirgli qualcosa?
Johannes chiarì la situazione.
«Madonna Lena è la protetta del Vescovo Winkel» esordì con un sorrisetto ironico che non sfuggì alla ragazza «Ma invece di lasciarsi scortare in città, ha preferito inscenare la commedia di ieri sera e passare la notte al monastero, mettendo a repentaglio la vita degli uomini che avrebbero dovuto portarla da noi… » terminò.
Lena accusò il colpo e per un istante parve abbassare lo sguardo. Ma i suoi profondi occhi scuri si sollevarono repentinamente in quelli del capitano.
«Se foste al mio posto… » mormorò avanzando di qualche passo fino a raggiungere Johannes «anche voi non sareste così ansioso di presentarvi al Vescovo» concluse superandolo senza voltarsi. Allontanandosi dal fascino magnetico di quello sguardo che sembrava scivolarle dentro come la lama sottile di una spada.  
Inspirò profondamente.
«Portatemi dai miei uomini e loro mi condurranno dal mio padrino» ordinò.
 
***
 
Nel silenzio cupo del proprio appartamento, Johannes terminò di vestirsi.
La nuova convocazione del Vescovo non l’aveva sorpreso.
Si sorprese, invece, quando Justus bussò alla sua porta con il caratteristico codice che avevano istituito fin da ragazzini, durante gli anni trascorsi da entrambi in monastero. Fino a quando, destinato all’arme, Johannes non fu costretto a lasciare l’amico tra le mura del convento.
Grugnì qualcosa che il chierico percepì come un invito ad entrare.
Johannes gli lanciò un’occhiata.
«Come mai da queste parti? » domandò pronto a schermirsi. «Se sei qui per farmi la ramanzina…»
Il sorriso di Justus lo zittì.
«Niente ramanzina. Non questa volta» gli rispose l’amico. «Sono venuto a prenderti» ridacchiò divertito dall’espressione sorpresa dell’armigero.
«Proprio così! Mi accerto che ti presenti alla riunione... di famiglia»
L’espressione tesa di Johannes si sciolse per poi riproporsi ma per altri motivi.
Quindi non era per punirlo che il Vescovo l’aveva convocato… Ma l’idea di una riunione di famiglia non lo metteva certo di buon umore.
«Andiamo» tagliò corto precedendo Justus fuori dalla porta e prendendo le scale.
Tagliando per le strade secondarie, invece di attraversare la piazza principale straripante di banchi nel giorno del mercato, avrebbero raggiunto gli appartamenti vescovili nella metà del tempo, ma Johannes preferì allungare, intrattenendosi con il chierico e raccontandogli i dettagli degli ultimi giorni.
«Quindi sarai tu ad occuparti di lei… »
I due camminavano affiancati. Assaporando la complicità e la serenità che li avevano visti crescere insieme. Diventare fanciulli, prima, e giovani uomini poi. Soldato uno e uomo di Chiesa l’altro.
Johannes dissimulò un sospiro.
Justus comprese.
Era sempre stato così. E così sarebbe stato sempre.
«Proteggere una donna, salvaguardare la sua persona,  è il compito più difficile e più importante al quale un uomo possa essere chiamato» mormorò.
Johannes fermò il proprio passo e quando Justus, facendo altrettanto, si volse a cercarlo, lo guardò negli occhi.
Le labbra di Justus si piegarono in un sorriso.
«Ne sarai all’altezza? » domandò.
 
***
 
Konstantin Winkel era evidentemente compiaciuto.
Seduto a capotavola, le dita allacciate sotto il mento, il Vescovo-Principe, reggente di Rosenburg, si abbeverava avidamente alla vista dei suoi giovani ospiti. Ignare pedine dei suoi giochi di potere.
Scivolò con lo sguardo dall’uno all’altro, mentre Erasmus, in piedi al suo fianco, gli riempiva il bicchiere di un vino speziato. Dolce nettare decisamente  inferiore a quello che i suoi occhi stavano suggendo quella sera.
«Basta così» disse fermando la mescita e allontanando con un cenno della mano il segretario.
Portando il calice alle labbra, si avvide dello sguardo di Johannes, fiero e fermo, che seguiva la ritirata di Erasmus e di quello più pacato ma altrettanto deciso di Justus. Poi si perse nella contemplazione della  deliziosa figura di Lena.
La piega compiaciuta delle labbra si accentuò.
Sollevando il calice propose un brindisi. Sorprendendo i suoi ospiti. Evidentemente meno inclini ai festeggiamenti.
«Brindo ai miei pupilli! Nessun padre potrebbe essere più orgoglioso di me, credetemi! » rise apertamente, senza nemmeno tentare di nascondere la propria eccitazione. Non quella sera. Non in quel momento…
«Johannes! » richiamò poi «Ti ho già affidato la scorta della nostra gradita ospite… » gli ricordò. Dunque si rivolse a Justus «E spero che tu, Justus, voglia essere per lei la guida spirituale di cui avrà bisogno durante la sua permanenza in città».
Richiamò Erasmus e si fece riempire nuovamente il bicchiere.
Rivolse un’occhiata lucida e acquosa, segno che il vino aveva già fatto effetto,  a Lena.
«Una permanenza che spero non sia di lunga durata, per quanto io sia contento di avere qui la mia protetta… » comunicò sorprendendo i due giovani uomini.
Leggendo nei loro occhi, si lasciò andare in una breve risata.
«Madonna Lena è promessa sposa ad un ricco e blasonato marchese»
Assaporò un sorso di vino e le proprie parole «I dettagli non sono stati ancora discussi e il futuro marito è impossibilitato a raggiungere Rosenburg per via di una fastidiosa infezione alle vie respiratorie… Ma presto tutto sarà definito» detto questo, Konstantin terminò l’ennesimo bicchiere di vino. Compiaciuto della situazione e del proprio, finissimo ordito.
   
 
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