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Autore: Danail    10/07/2015    1 recensioni
Il viaggio della Jerle Shannara è ormai volto quasi al termine, e il decimato equipaggio non vede l'ora di tornare a casa con i propri Pokémon. Antrax, il Rotom troppo potente, è stato distrutto. Grianne, alias Strega di Ilse, ha deciso di cambiare. Ma a frapporsi fra loro e la via del ritorno è il Morgawr e Darkrai con la flotta della Federazione.
Redden Alt Mer decide di tentare il piano che aveva pensato ma ciò potrebbe costargli anche troppo...
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Bek Ohmsford, Redden Alt Mer, Rue Meridian
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Shannara's Pokèmon'
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Divenire
"Maybe I will never be
All the things that I want to be
But now is not the time of cry
"
-Live Forever, Oasis-

Il silenzio, che cosa strana. Redden guardava di fronte a sè, stava tutto per finire. O perlomeno per lui.
Forse c'era un'esile speranza, ma Redden sapeva di pretendere troppo. Aveva previsto le conseguenze della sua scelta, quella di abbandonare i suoi compagni a terra e la sua squadra di Pokèmon con loro, ma era necessario. L'unica morte, in quella folle impresa, sarebbe stata la sua. La Black Moclips, la nave che aveva pilotato per tanto tempo e poi affidata alla Strega di Ilse, si avvicinava sempre di più al cuore della flotta del Morgawr, l'essere che li aveva inseguiti fin lì servendosi della Strega e di quel Pokèmon infernale, Darkrai, un Pokèmon fatto di materia nera simile a gas. Mutava continuamente forma, non era facile distinguerlo. 
Gli equipaggi di Mwellret, rettili con un'intelligenza fin troppo acuta, e di morti viveni lo fissavano, i primi sbalorditi e i secondi con i loro sguardi apatici. I rettili probabilmente si chiedevano perchè la nave era tornata senza i loro simili e il Morgawr e perchè al posto loro ci fosse un umano incostrato di sangue che si accingeva a trascinare un veleggiatore su per il ponte. Redden gli rivolse un mezzo sorriso, si sarebbero accorti troppo tardi del suo piano.
Rivolse uno sguardo dietro di sè, Cloud ancora stava combattendo contro Darkrai. Si asciugò il sangue che gli colava dal naso, ammirava il coraggio della Zoroark. Era l'ultima della squadra di Furl Hawken, il suo secondo ufficiale. Il suo Furl.
Gli Zoroark sono Pokèmon che assomigliano vagamente delle volpi nere, camminano sulle zampe posteriori e hanno una corporatura esile, con una criniera rossa con punte nere che sembrano dei capelli cespugliosi, legati e tenuti insieme da un laccio che facevano loro, facendo assomigliare la criniera a una specie di coda di cavallo. La loro abilità principale consisteva nel cambiar forma a piacimento, trasformandosi in altri Pokèmon o addirittura imitare le persone. Per questo Furl aveva deciso di chiamarla Cloud. Mutevole come una nuvola. A differenza dei suoi simili, lei aveva il manto grigio invece che nero, la criniera era viola con punte rosso scuro. A causa dell'ultimo scontro contro i Mwellret aveva cicatrici in più punti, soprattutto sulla testa. Una le attraversava l'occhio sinistro, conferendole un'aria più minacciosa del solito. Ampie zone del manto le erano state strappate via, mettendo a nudo la pelle e altre ferite. Era incredibile la ferrea volontà del Pokèmon. Lei aveva sofferto per la morte dell'Allenatore, ma nonostante ciò la sua mente non crollò per il dolore e continuava a combattere con caparbietà.
Stava ancora combattendo contro Darkrai, il Pokèmon Neropesto, rimasto nascosto nell'abitacolo del veleggiatore, certo che Redden si sarebbe diretto lì per poi finirlo.
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Darkrai e il Morgawr erano le faccie di una stessa medaglia, ma il comandante sapeva che quel leggendario fatto di incubi e male puro veniva dall'antico regno di Faerie, insieme al resto dei Pokèmon. Nonostante ciò, Darkrai ha preso parte ai conflitti dopo le Grandi Guerre: il Signore degli Inganni? Frutto della manipolazione di Darkrai. Le Mortombre? Esseri viventi creati da un libro che "casualmente" aveva una vita propria, ma che in realtà conteneva quell'incubo. Gli Ombrati, esseri consumati dalla magia? Creati grazie all'imprigionamento di una fonte di magia pura che trasformava chi ne attingeva, opera del Pokèmon. E ora Darkrai lo voleva morto. Comprensibile.
Redden sistemò il veleggiatore, una sorta di aquilone in grado di trasportare un uomo e farlo volare via dalla nave in caso di emergenza. E quella era un'emergenza. Aprì l'ala e sistemò le imbracature, stendendole a terra, pronte all'uso. Le ferite ai fianchi gli procuravano un dolore immenso, ogni movimento era una sofferenza. La testa gli pulsava terribilmente, quando era sceso giù nell'abitacolo non sospettava la presenza dei due Pokèmon, e questo aveva permesso a Darkrai di sferrare un colpo alla testa nella speranza di stordirlo e finirlo in fretta.
Alzò gli occhi al cielo, da un momento all'altro i tre leggendari sarebbero spuntati. La tempesta ormai era sopra di loro, e minacciava di rovesciare fuoco, lampi e grandine su di loro. Un pò di sangue gli colò dalla fronte dal punto dove il Pokèmon Neropesto lo aveva colpito, se lo pulì con la manica. Ormai era arrivato nel cuore della flotta, nessuno aveva tentato di fermarlo. Controllò un'ultima volta le condizioni della nave: le vele-luce erano aperte al massimo per incanalare maggior energia, le valvole di Parse erano coperte per accumulare energia, i cristalli di diapso erano ai loro posti, funi e grappini erano fuoribordo. Quindi ritornò alla postazione del comandante, pronto per la manovra con un sorriso folle stampato in faccia. Aprì i tubi di destra, voltò le vele verso sinistra, facendo voltare la Black Moclips bruscamente in quella direzione, mandando a terra l'apatico equipaggio di morti viventi. Quindi raddrizzò la nave, le fece riprendere velocità e la diresse verso le altre navi, più piccole. I Mwellret compresero di essere attaccati e si affrettarono a dispiegare le vele, a levare le ancore incitando i morti viventi ad aiutarli, ma rubandogli la vita gli avevano sottratto anche la capacità di reagire in fretta. La grossa nave passò in mezzo alle navi nemiche come se esse fossero fatte di carta: i rostri e la chinglia, più resistenti, spezzavano gli alberi mentre i grappini, simili ad ami, laceravano vele e strappavano i tubi che portavano l'energia in tutta la nave. Le navi che non precipitarono od esplosero subito persero immediatamente potenza, e cercavano con fatica di rimanere in volo. Le integre stavano già convergendo verso la Black Moclips, sicure di schiacciarla con la forza numerica. Le ripetute collisioni avevano aperto delle falle nella nave e i rostri si stavano spezzando, ma Redden voltò la nave per un secondo passaggio. Affrontava la flotta come un Tauros affronta il nemico: a testa bassa caricandolo con tutta la forza possibile. Scorse a malapena i corpi dei Mwellret morti galleggiare, era una gran bella strage. Il giovane comandante non fece in tempo a partire quando finalmente vennero.
Un Geloraggio per poco non forò il ponte della nave, e lo strillo acuto del primo uccello leggendario si fece udire. Furibondo, Articuno emerse dalle nubi, accecato dalla collera. Era un magnifico Pokèmon, simile ad un'aquila azzurra con una lunga coda. Articuno caricò alla cieca, senza un obbiettivo preciso, facendo esplodere altre navi con i suoi attacchi ghiacciati. Redden sorrise nuovamente: uno era venuto.
Virò dietro al leggendario che continuava a distruggere le navi che cercavano inutilmente di colpirlo, spingendosi ancora più su. Qualcosa esplose da qualche parte nelle postazioni di combattimento, Redden sgranò gli occhi: Cloud e Darkrai combattevano ancora! Gli dispiaceva che la Zoroark morisse lì con lui, ma non aveva molta scelta. Perlomeno, anche lei avrebbe rivisto Furl.
Zapdos venne più velocemente di Articuno, attirato sicuramente dall'esplosione. Era simile all'altro, ma aveva il becco più lungo e le ali più larghe, era colorato di nero e giallo. Sembrava un rapace elettrico. Da quel momento andò tutto storto.
Si avvolse in un in un mare di scintille, dirigendosi verso Articuno con la chiara intenzione di aggredirlo. Aveva interpretato il comportamento dell'altro come un'invasione del territorio. Non riuscivano a pensare lucidamente, i millenni sotto la prigionia di Antrax li aveva fatti impazzire. Un Fulmine colpì l'albero principale della Black Moclips, facendolo esplodere in migliaia di schegge. La nave perse immediatamente potenza, cominciando a precipitare verso il basso. Redden si aggrappò disperatamente sui comandi, cercando di riacquistare l'assetto giusto. La battaglia dei due Pokèmon continuava ad infuriare, avevano perso interesse verso le rimanenti navi della Federazione, ormai alla deriva. Ma il colpo di grazia lo diede l'ultimo Pokèmon, Moltres. Era una grossa fenice con le ali perennemente in fiamme che si dirigeva velocemente verso la battaglia in corso. Oramai la Black Moclips era fuori controllo, ondeggiava pericolosamente e stava proprio andando verso il centro della furiosa lotta tra Fuoco, Elettro e Ghiaccio.
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Un'onda d'urto creata da una Fuococarica di Moltres ribaltò e spinse lontano la nave, scaraventando Redden contro il telaio e facendogli battere la testa. Il dolore esplose nella sua testa facendolo gridare. Un grosso errore. Infatti appena il comandante riprese i comandi Darkrai, attirato dal dolore del suo urlo, riuscì ad uscire lentamente da dove era emerso. A quella vista Redden si sentì morire. Alla fine Cloud aveva perso ed era morta. Il Pokèmon avanzava verso di lui senza curarsi dei tre uccelli leggendari, era evidentemente sfinito dalla lunga lotta con la Zoroark, ma voleva farla finita almeno con lui. Redden sapeva di dover morire, ma non in quel modo: virò la nave di nuovo verso la battaglia e portandola al di sotto di essa. Difatti alcune navi danneggiate stavano volando via, quelle potevano essere riparate e Redden intendeva distruggerle tutte. Le valvole di Parse, a causa della chiusura dei loro tubi di scarico a opera di Red, stavano continuando ad accumulare energia proveniente dalle vele-luce. Ancora un pò e la nave sarebbe esplosa insieme al Corsaro e a Darkrai. Quest'ultimo si stava avvicinando sempre di più, gli occhi rossi erano colmi d'odio. Poi un sibillo e un guizzo.
Una figura grigio-viola emerse da un punto imprecisato e con un'ultimo sforzo riuscì a mandare a segno un Focalcolpo degno di nota indirizzato a Darkrai, che si accatasciò a terra. Cloud era lì in piedi, con il muso insanguinato, piena di ferite gravi.
Lanciò un'occhiata triste a Redden, si era affezionata troppo a lui, per poi cadere in ginocchio sfinita.
La lotta furiosa continuava, ora la velocità d'azione era importante. Mantenne la rotta verso le navi rimaste, le valvore stavano fumando e presto sarebbero scoppiate. Red sganciò il cavo di sicurezza per correre sul ponte. Darkrai stava per riprendersi, stavolta Cloud non ce l'avrebbe fatta. Si avvicinò a lei, che lo fissava con aria depressa, e l'aiutò ad alzarsi e si diressero verso il veleggiatore. Cloud si lamentava e si dimenava debolmente cercando di sfuggire a Redden, il veleggiatore era l'unica via di fuga per lui. La Zoroark sapeva di poter essere d' intralcio.
"Non ti lascio a morire qui. Se me ne vado, tu vieni con me" riuscì a mormorare il Corsaro con gelida rabbia. Furl Hawken era morto. Metà dei suoi marinai erano morti. Tutti per lui. Non avrebbe sopportato anche la morte di Cloud quando l'aveva difeso in quel modo. Si caricò il Pokèmon sulla schiena ed afferrò il veleggiatore senza far caso ai rumori assordanti della feroce lotta dei tre uccelli. Solo quando Cloud strillò di disperazione alzò gli occhi e si accorse dell'altro. Non Darkrai, che si stava rialzando. Ormai non era più importante, a confronto di quello che stava emergendo. Non si era aspettato di trovarlo lì, ma dopotutto per lui le distanze non erano un problema. Si chiese per un momento cosa lo avesse attirato. Che domanda stupida, equilibrava il meteo. Anche se Articuno, Zapdos e Moltres non erano completamente sotto il suo potere, poteva domarli, calmarli. Distruggendo anche gli aggressori. Peccato che gli fossero rimasti così pochi secondi, il Delta era così affascinante...
"E' il momento di muoversi, Cloud" mormorò alla Zoroark, che si era stranamente quietata. Aveva capito che era finita. Darkrai lanciò un urlo di orrore e di di disperazione.
Pochi istanti più tardi, come un toro infuriato in mezzo agli steli di mais in un giorno d'autunno, la Black Moclips s'infilò tra le chiglie delle navi vicine ed esplose in un globo di fuoco, mentre Rayquaza, avvolto in una luce bianchissima, sfrecciava per porre fine a quella assurda battaglia.
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Hunter Predd, il Cavaliere Alato, guardava attonito la battaglia che si stava svolgendo su nel cielo. Genewen pigolava triste vicino a lui. Portava ancora addosso la cintura che portava il resto della squadra di Redden. Genewen era stato il suo primo Pokèmon, era un grosso esemplare di Pidgeot maschio. Assomigliava tanto ai Roc, ma era più piccolo ed era di un colore marrone chiaro, con un ciuffo rosso che gli scendeva dalla testa fino alla schiena. Le penne della coda erano ugualmente rosse.
Kelson Riat, Spanner Frew e Britt Rill, i Corsari che Redden aveva lasciato a terra, gli avevano raccontato la battaglia: la Black Moclips che si schiantava contro le prime navi, la comparsa in successione di Articuno, Zapdos e Moltres, di come la nave pian piano si stava disfacendo, e poi il risveglio del Delta, il leggendario Rayquaza. Era uno di quei leggendari grossi, un lungo serpente-drago verde con il corpo formato da più segmenti e con quattro sottili corni che partivano dalla testa. Abitava nell'atmosfera, governava il clima e proteggeva la Terra dagli attacchi spaziali. O almeno questo dicevano i racconti.
Kelson, Spanner e Britt guardavano tristi i detriti della Black Moclips cadere in mare. Rayquaza di era gettato con furia proprio su quella nave, decretandone la fine. Hunetr Predd sospirò, ora toccava a Rue prendere il posto del fratellastro. Si girò verso il castello, vide Bek e la Corsara correre verso la spiaggia. O meglio, il ragazzo sorreggeva Rue che, a causa delle ferite, non poteva muoversi come prima. La donna aveva visto l'esplosione e gridava tra le lacrime il nome del fratello ormai morto, accatasciandosi sulla spiaggia. Bek si chinò vicino a lei per tentare di consolarla. Hunter sapeva che si sarebbe portata il lutto nel cuore. Lui non si era mai legato a qualcuno, ma il legamen tra i due Meridian era molto saldo. Quella era la prima volta che vedeva Rue piangere, e forse era anche la prima volta che lei piangeva così forte. Il dolore per la perdita doveva essere immenso. La vedeva scossa dai singhiozzi e mettersi le mani nei capelli stringendoli così forte da quasi strapparli.
Perlomeno Redden era in un posto migliore insieme agli altri caduti.
I tre uccelli stridevano, dopo la venuta di Rayquaza si erano immediatamente placati.
"Io non riesco a vederla in quello stato.Vado a darle una mano" disse all'improvviso Kelson, per poi andare da Rue.
Rayquaza era scomparso all'interno della nube che si era formata dopo l'esplosione. A parte questo, il mare era tornato tranquillo, il cielo immobile. Le battaglie si erano concluse, avevano vinto. Ma quella vittoria aveva un sapore amaro.
"Britt, Spanner, andiamo a radunare gli altri. Vieni anche tu, Genewen" disse infine il Cavaliere girandosi e aspettando che i due lo seguissero. Ma i due si erano come incantati. Genewen guardava la nube con occhi lucidi. Stava per piangere per la perdita dell'allenatore? Hunter scrutò bene, e vide qualcosa volare incerto. Poteva essere un uccello, un Pokèmon o un Roc. Ma non era nessuno di quelle opzioni.
"Per tutte le Ombre" mormorò Spanner. Hunter sorrise.
Era un veleggiatore. Con un uomo e una Zoroark particolare attaccata alla schiena. Il Delta emerse dalla nube, silenzioso e letale, con una forma completamente diversa. Andò tutto bene, finchè l'uomo per la fatica non lasciò la presa sul veleggiatore per precipitare in mare. Rayquaza scattò.

Sembrava viaggiare nel vuoto, uno spazio di sola luce. Redden sentiva lo spazio intorno a sè muoversi lentamente, ma lui rimaneva sospeso. Era quella la morte?
Poi la luce si diratò come nebbia, lasciandolo sul ponte di un'altra nave. La riconobbe subito: era la Tempesta, la nave dove aveva lavorato come primo ufficiale. Si guardò intorno, era una notte senza nuvole, la Luna piena si vedeva perfettamente e le stelle brillavano in cielo. C'era una specie di festa, ma Redden notò due ragazzi isolati dal resto dell'equipaggio che avevano scelto di stare in pace dulla punta di prua. Un sorriso malinconico comparve sulla faccia del giovane comandante, si avvicinò lentamente per andare ad ascoltarli. Li aveva riconosciuti, come aveva riconosciuto quell' episodio di sei anni prima. Ricordava le parole dette dai due ragazzi, ma era come se le sentisse per la prima volta.

"Secondo me ti fai troppi problemi, Red". Sì per lui era semplice. Lui era semplice.
"Hai talento, sei ancora giovane e in forze. Io credo in te, sono sicuro che arriverai in alto".
"Furl, lo sai meglio di me. Il mio carattere..." cominciai, ma il mio amico m'interruppe.
"Lo vuoi capire sì o no che non significa niente? Hai visto cos'è successo oggi. Il comandante è ferito, potevano seguire chiunque, e invece hanno dato ascolto a un adolescente. Redden, hai qualcosa che pochi hanno. Hai carisma, capacità e soprattutto fortuna" continuò Furl. Lo osservai meglio, era un sedicenne grosso e robusto, un tipo che poteva diventare senza difficoltà un costruttore. Capelli corti e bruni, due occhi di un nero profondo. Sospirai distogliendo lo sguardo, avevo solo quindici anni, lui era sempre quelo più grande e forse più esperto di me, ma non mancava mai di sostenermi.
"Non c'entra niente, se il comandante è indisposto è il primo ufficiale a dare gli ordini".
"E secondo te ti avrebbero ascoltato?"
Quella domanda mi sorprese. Non ci avevo pensato.
"Red, ti ho visto mentre gestivi la situazione. Tu sei fatto per comandare. Ti conosco meglio di chiunque altro, oltre a Rue. E lei, se fosse qui, ti direbbe la stessa identica cosa". Si poggiò sul parapetto, apparentemente stanco. Io rimasi in silenzio, senza sapere che dire.
"Non intendere quello che sto per dirti nel modo sbagliato. Per un attimo non ho visto il solito ragazzino magro e pallido, ma un uomo sicuro di sè e delle proprie possibilità. Un uomo che ha fatto dei propri ideali e delle proprie verità la sua realtà. Un uomo di cui non puoi non farne a meno, che senti che devi seguire. Un uomo che crede in quello che fa e ci mette l'anima, dando al proprio lavoro un cuore, infondendo nei suoi sottoposti speranza e donando alla nave vita. Redden, tu sei speciale, sei unico! E averti incontrato è stato un grande onore per me".
Quel discorso mi stupì. Non mi aspettavo un discorso del genere. Lui mi strinse le spalle, inchiodando il suo sguardo nel mio.
"Capisci ora perchè gli altri ti seguono e ti rispettano?"
Mi resi conto che Furl mi aveva capito meglio di tutti. Furl, Furl, amico mio, perdonami. Perdona quello che ho fatto, quella volta avevi guardato quello che sono diventato. Ma per un certo verso ti sei sbagliato. Io non ho la forza sufficiente. Avevo promesso che non ti sarebbe successo nulla, che avrei lottato anche a costo della vita al tuo fianco in ogni momento insieme a Rue. Ma ho fallito, come persona e come comandante. Nessun altro oltre voi due credeva in me, voi condividevate le mie aspirazioni, i miei sogni, i miei progetti, senza chiedere nulla in cambio.
Furl, aspettami. Sto arrivando.

Il ricordo stava svanendo piano piano, Redden si sentiva fluttuare come se fosse in acqua. I lunghi capelli rossi sembravano ancora più disordinati e selvaggi di prima. Redden non sapeva di amare ancora, prima di quel viaggio, e lui... Tutte quelle notti insieme, tutti i momenti passati nascosti, solo loro due. Non avrebbe dimenticato. Mai. E finchè il ricordo sarebbe sopravvissuto nel suo cuore e di quelli che lo avevano conosciuto, allora sarebbe vissuto anche lui. Chiuse gli occhi, sapendo cosa fare.
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Rayquaza volò dolcemente fino alla spiaggia dove l'equipaggio ancora in vita si era riunito. Rue aveva smesso di piangere. Rayquaza aveva accolto le involontarie preghiere di tutte quelle persone, ed era riuscito a megaevolversi. Sul dorso, vicino alla testa, Cloud teneva stretta a sè un corpo tutto coperto di sangue. Rayquaza lo prese con estrema delicatezza con i denti e lo posò con cura sulla spiaggia. La Zoroark spiccò un breve salto e fu subito al fianco di Redden. Rue si staccò da Bek e, senza badare agli sguardi degli altri, camminò con passo malfermo verso di lui, per poi crollare vicino al corpo. Cloud alzò lo sguardo senza staccarsi dal comandante. Gli occhi brillavano di una strana luce. Si trascinò fino al corpo del Corsaro, scuotendogli piano la testa. L'esplosione non gli aveva fatto praticamente nulla, ma aveva ancora le ferite causate dal combattimento di Darkrai. Rue aveva ricominciato a piangere in silenzio, accucciandosi vicino a lui. No, non poteva morire. Non in quel momento. Non lui. Rue poggiò la testa sul petto del fratello e cominciò a singhiozzare più forte, mormorando il suo nome. Non sarebbe riuscita a sopportare la sua assenza.
"Rue".
Era un mormorio appena udibile, ma riuscì a sentirlo, come sentì un braccio passare per il suo fianco ed abbracciarla. Lei continuava a piangere.
"Sei uno stupido, Redden. Mi hai fatto prendere un colpo" singhiozzò
"Era necessario, sorellina. Ma non succederà più. Voglio vivere, devo vivere. Per Furl, per tutti quelli che sono morti". La voce di Big Red era stranamente distorta, forse per lo sforzo.
"Te lo prometto, Rue. E stavolta manterrò la promessa".
Lei annuì, senza trovare la forza di sciogliersi dall'abbraccio.
"Rayquaza ci aiuterà. Torneremo a casa".

Il viaggio di ritorno parve semplicissimo. Articuno, Zapdos e Moltres volarono via, finalmente liberi. Rayquaza mantenne la promessa di aiutarli volando intorno alla nave e scacciando i pericoli. Le tempeste non li colpirono, nessuna malattia colpì l'esiguo equipaggio e Redden si rimise in fretta. Anche Cloud recuperò ben presto le forze. Darkrai era morto. O, se non lo era, non avrebbe rotto per un bel pò di tempo.
Per tutta il viaggio di ritorno la Zoroark si isolò dal resto dei Pokèmon, stando in disparte a guardare il cielo. A Bek le ricordava tanto sua sorella Grianne, un tempo conosciuta come la Strega di Ilse. Rue ancora provava una forte diffidenza verso di lei, ma Bek sapeva che non poteva farci niente.
Riflettendoci bene, Cloud rispecchiava tutto l'equipaggio della Jerle Shannara, vivi e non. Aveva il dono di cambiare forma, come il defunto Truls Rochk, metà umano e metà spirito. Aveva un legame con l'oscurità, come Grianne. Aveva della magia in sè, come lui e Walker, il druido, e la usava per difendere i suoi amici, come Quentin Leah. Era resistente come Panax e dolce come il principe elfo Ahren. Era particolare come Rue e imprevedibile come il Morgawr. Era determinata come Redden e ferrea come Hawken, il suo allenatore. Probabilmente stava pensando a lui in quel momento. Sentì qualcuno toccargli la spalla con un movimento. Si girò e vide Rue che gli sorrideva.
"Redden come sta?" chiese il ragazzo.
"Molto meglio ora. Sopravvivere ad un'esplosione del genere..."
Guardarono per un momento Cloud. che pareva non aver notato i due che la fissavano. Era rimasta immobile lì, senza muovere un muscolo.
"Lei è stata il primo Pokèmon di Furl. Loro due erano molto legati. Big Red mi ha raccontato della sua lotta contro Darkray".
Ecco come si era procurata quelle terribili ferite, persò Bek. Pian piano il pelo stava ricrescendo nelle zone dove era stato asportato. La lotta con i Mwellret e poi con il Pokèmon Neropesto dovevano essere state delle prove difficilissime.
"Si sentirà sola, è l'unica rimasta della squadra di Hawk. Ha visto i compagni morire" notò Bek.
"Sai, penso che l'unica cosa che ha impedito alla sua mente di sgretolarsi doveva essere il ricordo di Red. Lui la vuole adottare, e lei lo seguirà"
Rue sorrise, Bek sentì che stava cercando di dirgli qualcosa.
"Rue, cosa vuoi dirmi?" chiese sospettoso. Lei rise e corse via.
"Ah no! Ora me lo dici! Vieni qui!" le urlò per poi inseguirla. Lei continuava a correre sul ponte della nave, continuando a ridere.

Cloud li osservò allontanarsi. I due umani pensavano che lei era assorta nel ricordo dell'allenatore. In parte era vero. In realtà ricordava tempi ormai remoti, quando era solo una piccola Zorua che aveva perso i genitori e poi adottata da un umano. Da allora erano passati diciotto anni, e non aveva pù ritrovato i suoi genitori. Ripensava a tre bambini che si rincorrevano nelle strade di March Brume, due fratellastri dai capelli rossi e uno bruno. Il rosso era seguito da un piccolo Pokèmon Volante che aveva chiamato Genewen. La sorella da una specie di volpe che aveva la sua stessa particolarità. Il bruno era il suo Allenatore.
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"The word is grey, the mountains old
The forge's fire is ashen-cold,
No arp is wrung, no hammer falls
The darkness dwells in this halls
"

-add. The Song Of Durin-
   
 
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