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Autore: ffuumei    10/07/2015    2 recensioni
Suzuno/OC, side!HiroMido
Una bimba propose quel gioco e subito tutti furono d'accordo. Alcuni contavano e gli altri si nascondevano, attendendo di essere trovati.
Suzuno non era molto sicuro che il gioco consistesse solo nel nascondersi e cercarsi, non aveva mai partecipato: lui non aveva amici con cui poterlo fare e nemmeno li cercava, preferiva stare in solitudine, anche se spesso starsene perennemente solo lo portava a sentire come un piccolo spazietto vuoto nel petto, all'altezza dei polmoni.
Era piccolino, non sapeva cosa significasse, ma aveva capito che s'intensificava ogni qual volta lasciava cadere il proprio sguardo celeste su tutti quei bambini come lui, identici, ma con un sorriso solare stampato in viso che lui non conosceva.


Dedicated to TimeStrangerRey.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Dave/Saginuma, Jordan/Ryuuji, Nuovo personaggio, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I Never Forgot.

                                                                                                           

 

 

 

 La mamma di Fuusuke faceva la maestra in un orfanotrofio. Diceva sempre che tutti i bambini meritavano di sapere almeno le basi dell'istruzione, per questo aveva accettato di insegnare lì, al Sun Garden, che il giardino lo aveva ma non si può dire lo stesso del sole. Suzuno era sempre stato un bambino molto intelligente e anche all'età di sei anni capiva cosa volesse dire essere orfani. Significava non avere genitori, essere soli al mondo e l'albino immaginava che tutto questo fosse una cosa davvero molto triste. A volte la donna lo portava con sé alle sue lezioni nell'orfanotrofio e Suzuno storceva il nasino ogni volta; era noioso starsene lì in un angolo, seduto su una seggiolina ad ascoltare le parole di sua madre,  spesso noiose quanto il contesto, mentre fuori c'era l'aria fredda di novembre oppure il vento frizzante della primavera. Lui voleva uscire, voleva sedersi sotto un albero e godersi la piacevole sensazione del vento sulla sua pelle.

 La donna era solita portare gli orfanelli del Sun Garden in un parco appena fuori città, quando non aveva lezione. Ai bambini piaceva quel posto, era diverso dal solito giardino recintato dell'orfanotrofio, a partire dal fatto che l'erba cresceva ricoprendo di verde l'intera zona, non solo a tratti il poco terreno presente. Il prato era costellato da tanti piccoli fiorellini bianchi e azzurri, gli alberi si ergevano imponenti con le loro chiome creando ampi spazi d'ombra, cespugli circondavano l'intera zona e al centro vi era un grande scivolo in legno dipinto di rosso ed un'altalena. La campagna era senza ombra di dubbio più gioiosa e fresca della cittá, il luogo perfetto per far giocare i bambini.

 In quel pomeriggio di metá estate tirava un venticello piacevole e rigenerante, scuoteva appena le innumerevoli foglie degli alberi e si confondeva fra le voci allegre e infantili dei piccoli che si divertivano, spensierati, a rincorrersi nel prato. Fuusuke se ne stava in disparte all'ombra di un albero dalle fronde particolarmente fitte, che rendevano più fresco e ombroso l'ambiente sottostante. Gli piaceva stare così, in pace, immerso nella natura a bearsi del fresco venticello che a tratti spirava, smuovendogli appena i soffici capelli bianchi come la neve, pettinati in modo assolutamente originale.

 "Guardie e Ladri". Una bimba propose quel gioco e subito tutti furono d'accordo. Alcuni contavano e gli altri si nascondevano, attendendo di essere trovati. Suzuno non era molto sicuro che il gioco consistesse solo nel nascondersi e cercarsi, non aveva mai partecipato: lui non aveva amici con cui poterlo fare e nemmeno li cercava, preferiva stare in solitudine, anche se spesso starsene perennemente solo lo portava a sentire come un piccolo spazietto vuoto nel petto, all'altezza dei polmoni. Era piccolino, non sapeva cosa significasse, ma aveva capito che s'intensificava ogni qual volta lasciava cadere il proprio sguardo celeste su tutti quei bambini come lui, identici, ma con un sorriso solare stampato in viso che lui non conosceva.

 Correndo, un bimbo dai capelli verdi come l'erba alla luce del sole e la pelle abbronzata cadde e si sbucció le ginocchia. Rimase seduto un attimo a terra con gli occhi neri velati di lacrime, il tempo che ci volle perché un altro bambino, stavolta rosso di capelli, dalla pelle diafana e gli occhi color acquamarina, lo raggiungesse e gli porgesse la mano, sorridendo dolcemente. Appena i loro sguardi si incontrarono, gli occhi neri del piccolo verdino si illuminarono.

- Grazie Hiroto! - disse il piccolo, ricacció indietro le lacrime per mostrare il suo bel sorriso al rosso, accettando la mano e tirandosi su con il suo aiuto.

- Che sbadato che sei, Midorikawa! - esclamó da lontano un terzo bambino dagli occhi dorati e i capelli rosso fuoco acconciati... a forma di tulipano?

 Il verdino si imbronció e nessuno fece in tempo a ribattere che un tipetto alto dai lunghi capelli neri sbucó dietro al terzo bambino, scompigliandogli l'acconciatura stramba.

- Saginuma, non toccare la mia fiamma! - si dimenó il rosso urlando e sbraitando frasi sconnesse.

- Capita a tutti di cadere, non solo a Midorikawa. Nagumo, dovresti essere meno arrogante e più gentile. - disse pacatamente il nero, lasciando in pace la presunta fiamma dell'altro.

- Uff, siete tutti pallosi... - brontoló il rosso (che pareva chiamarsi Nagumo, secondo le parole di Saginuma) per poi voltarsi e andarsene lontano da loro con un broncio infantile stampato in viso.

 Stupido tulipano, pensò fra sé e sé Fuusuke distogliendo lo sguardo e concentrandosi ora sui piccoli fiorellini che crescevano tra l'erba fresca. L'atmosfera si era fatta improvvisamente silenziosa e il prato si era sgombrato di colpo, fatta eccezione per pochi bambini che contavano ad alta voce. Suzuno rimase perplesso: dov'erano finiti tutti?

- Ehi, ciao! - una piccolina dai lunghi capelli color cioccolato correva velocemente verso di lui, bisbigliando. - Ti dispiace se mi nascondo qua dietro? - indicò il tronco dell'albero al quale era appoggiato l'albino. - Gli altri posti sono già occupati!

 Il bambino la osservò interdetto, senza sapere come risponderle. Lei lo guardò in viso con quei suoi occhioni castani, si incupí per un nanosecondo e infine gli sorrise raggiante, per poi andarsi ad accovacciare dietro all'albero.

 - Fai pure. - disse Fuusuke. Aveva un tono di voce piuttosto neutro per un bambino di soli dieci anni e constatarlo fece impensierire la castana.

 - State giocando a "Guardie e Ladri"? - le chiese Suzuno, spezzando il silenzio.

- Sí! Non trovi che sia un gioco molto divertente?

 Non smetteva mai di sorridere, lei. Proprio mai. L'albino era sicuro che le sue labbra fossero piegate all'insù soltanto ascoltando il tono di voce solare della piccola, nonostante fossero di spalle con un tronco a dividerli.

- Non ci ho mai giocato. - disse, questa volta il silenzio prese una nota di inaspettata tristezza, ma non duró molto. La castana, infatti, uscì dal suo bel nascondiglio e prese Suzuno per il braccio, trascinandoselo dietro verso gli altri bambini.

- Rebecca, ti ho trovata! - urló eccitato il verdino, correndole incontro.

- Pazienza, per questa volta avete vinto voi. - sorrise lei, contenta. - Guardate, ho trovato un nuovo amico! Giocherà con noi! - aggiunse poi indicando l'albino, rimasto interdetto. Che cavolo stava facendo quella bambina? Perché lo aveva trascinato in mezzo agli altri?

- Ma non è il figlio della maestra? - Nagumo, appena arrivato, si impose subito con il suo caratteraccio e una domanda impertinente. L'albino si riscosse immediatamente dai suoi precedenti pensieri.

- Sí. - gli rispose, gelido, senza scomporsi di un millimetro. Nell'aria, la tensione fra il rosso e l'albino era palpabile. Si davano ai nervi a vicenda, probabilmente. Una cosa abbastanza ovvia dal momento che parevano due opposti già dall'aspetto, per non parlare poi del carattere e del modo di esporsi.

 - Che cosa importa? Dai, continuiamo a giocare! - a rompere quel fastidioso silenzio fu Hiroto, fortunatamente tutti lo ascoltarono, compreso il tulipano che, prima di voltarsi, rivolse un ghigno di sfida a Fuusuke. Quest'ultimo non rispose, troppo occupato a tenere testa alla castana che lo stava trascinando in giro per il parco alla ricerca di un nuovo nascondiglio. Correvano senza meta fra i fiori e l'erbetta luminosa, Suzuno pensò che quel paesaggio fosse perfetto per lei: era felice e solare, proprio come il sorriso che ella rivolgeva a tutti, lui compreso. Era davvero carina. Per fortuna che c'era il sole e l'albino cominciava a sentirsi accaldato a forza di correre, altrimenti il leggero rossore che gli colorava le guance color caffèlatte avrebbe avuto un'altra motivazione per essere comparso.

- Guarda lá, c'è un cespuglio enorme! - esclamò improvvisamente la bambina, destandolo dai suoi pensieri. Corsero in direzione di un groviglio intricato di rami e foglie scure, fitte. Lei si guardó intorno per accertarsi che nessuno l'avesse vista e aggiró il cespuglio, accovacciandosi dietro. Non appena si sedette -o meglio, tentó invano- sul terreno, si sbilanció all'indietro e cadde dentro al groviglio di rametti. Inaspettatamente, quella aveva tutte le carte in regola per sembrare una cavità all'interno del cespuglio. La piccola castana si massaggió la schiena dolorante, ridacchió per la figuraccia appena fatta e subito dopo chiamò Suzuno e lo invitó ad entrare all'interno anche lui, per non essere visto.

 Lo spazio dentro al cespuglio era poco e male allestito -d'altronde, cosa ci si può aspettare da un arbusto?-, il terreno era freddo e ricoperto di foglie secche e non entrava luce, tanto erano fitti i rami. A causa dell'umidità, l'aria che si respirava era pesante. Tuttavia, quel piccolo e angusto angolino di prato sembrava fatto apposta per loro. Suzuno non osava guardare la bambina negli occhi, troppo occupato a fingere di non sentirsi teso dall'improvvisa piega che aveva preso quel pomeriggio. Lei, invece, continuava a sorridere.

- Non mi hai ancora detto come ti chiami! - bisbiglió.

 - Nemmeno tu. - le rispose l'albino, utilizzando il solito tono distaccato.

 - E va bene, mi chiamo Rebecca. - gli sorrise ancora. - Ma se ti va puoi chiamarmi Bebe!

 Seguirono pochi attimi di silenzio prima che Fuusuke parlò.

- Suzuno. - disse, nulla di più e nulla di meno, perdendosi ad osservare distrattamente i piccoli buchini fra le foglie dalle quali provenivano sottili fasci di luce.

 - Piacere di conoscerti allora, Suzuno!

 In tutta risposta al suo sorriso smagliante, Fuusuke mugugnó appena in segno d'assenso. Di lí in poi, solo silenzio. In lontananza si sentivano le urla dei bambini che scovavano gli amici nei loro nascondigli e Suzuno si chiese se li avrebbero trovati, loro due. Non ne era affatto sicuro. Come per ottenerne una conferma, spostò il suo sguardo su Bebe e lei gli sorrise.

- Perché fai così? - fu una domanda che gli uscí involontariamente, senza che potesse controllarsi e tacere.

 - "Così" come? - chiese la castana, guardandolo interrogativamente.

- Sorridi sempre. Cerchi di far sorridere gli altri. - Fuusuke distolse lo sguardo. - Cerchi di far sorridere me. Perché? - se lo chiedeva veramente. Lui che non aveva mai avuto amici e nemmeno ne voleva (per quanto si ostinasse a dirsi) in quel momento aveva trovato un'amica. Un'amica sempre felice che cercava in tutti i modi di far sentire felice anche lui.

- Semplice: adoro vedere gli altri sorridere! - rispose serenamente Rebecca. - E lo stesso vale per te! Dovresti sorridere di più, Suzuno.

 L'albino non poté fare a meno di abbozzare un lieve risolino. Era incredibile ed inaspettato l'effetto che aveva quella bambina su di lui, mai se lo sarebbe immaginato. Non ebbe il tempo di spiccicare parola che sua madre, la maestra, richiamó tutti per tornare nell'orfanotrofio. Senza che se ne rendessero conto, infatti, il cielo si era già dipinto delle tonalità soffuse e calde del tramonto.

 

xxx

 

La mamma di Fuusuke morì qualche giorno dopo. Suo padre gli aveva detto che si era come 'addormentata' sulla sedia, davanti alla cattedra, e i bambini avevano pensato che avesse ceduto alla stanchezza. Quando poi si accorsero che non si svegliava più, chiamarono aiuto. Forse era destino, o forse no, fatto sta che subito dopo aver celebrato il funerale della donna, Suzuno e suo padre lasciarono quella città per tenersi il più possibile lontani dai ricordi e traslocarono dai nonni.

 A tredici anni, Fuusuke ripensava con nostalgia al tempo passato con la madre. Pur di riaverla avrebbe sopportato altri cento giorni in classe ad ascoltare le sue noiose lezioni, l'avrebbe accompagnata anche più spesso. Ma ormai era troppo tardi e quelle memorie non potevano far altro che restare tali e continuare a vivere unicamente nella sua testa.

 Aveva da tempo rinunciato ad avere degli amici. A scuola nessuno si avvicinava a lui per via del suo carattere cupo, disilluso, freddo. Per contrastare la solitudine si gettava a capofitto nello studio, riuscendo a constatare persino che era portato per le materie che richiedevano ampio uso della logica e aveva un'ottima memoria. Ma gli altri ragazzi non volevano come amico un silenzioso e cinico sapientone, così Suzuno si era trovato solo. Sempre.

 A volte gli capitava di ripensare al passato, ma non ai ricordi con la madre, bensí a quelli che grazie a lei gli era stato possibile vivere. Chissà, magari se quella mattina fosse andato all'orfanotrofio con lei, sarebbe riuscito a tenerla sveglia. Si era proprio addormentata, la sua mamma, prima che la morte se la portasse via... forse nemmeno se ne stava rendendo conto.

 E i bambini del Sun Garden? Adesso chi avrebbe insegnato loro? Chi li avrebbe portati in campagna, in quel prato, a giocare? E quella bambina, Rebecca, dov'era finita?

 - Ehi Suzuno, cos'è quell'aria triste? - capitava spesso che si ritrovasse i grossi rubini del suo vicino di banco incollati addosso, quando si perdeva nelle sue innumerevoli domande senza certe risposte. Afuro Terumi. L'unico ragazzo dell'istituto capace di atteggiarsi come se fosse un dio greco sceso in terra con l'unico scopo di farsi ammirare. - Qualunque cosa tu abbia, non preoccuparti, ci sono io con te! - concluse scostandosi egocentricamente la chioma bionda e lucente indietro, lungo la schiena, dando prova della sua importanza e magnificenza.

- Adesso sí che mi sento meglio.

 

xxx

 

All'età di sedici anni, finalmente Suzuno poté ritornare a far visita alla sua vecchia città, quella dove aveva vissuto con la sua famiglia fino a sei anni prima. Suo padre non sarebbe mai stato d'accordo, lui non aveva superato minimamente la perdita della moglie:  era caduto in una lunga depressione sfociata nell'alcol, farsi seguire da psicologi non era servito a nulla, era irremovibile. Ma Fuusuke voleva rivedere i luoghi dove aveva vissuto tutta la sua vita, voleva tenersi stretti i ricordi e non lasciarseli alle spalle. Non voleva dimenticare.

 La città non era minimamente cambiata. Camminare nuovamente su quelle strade era come fare un tuffo nelle memorie, con qualche microscopica differenza. A Fuusuke la città era sempre sembrata triste, soprattutto in prossimità dell'orfanotrofio. L'ambiente sembrava percepire la tristezza di un luogo simile e ne era impregnato, quasi per crudele scherzo. Quell'edificio spoglio e malconcio doveva accogliere i bambini e farli sentire a casa, come se lo fossero davvero. Invece era tetro, buio, copriva la luce del sole, era inospitale. Proprio come nei suoi ricordi. Il piccolo giardinetto che aveva all'entrata era completamente freddo ed in ombra, deserto. Ecco anche un altro motivo per cui odiava accompagnare la madre a lezione: quel posto era terribilmente infelice. Ma lei riusciva a renderlo migliore. Ci riusciva davvero.

 Fuusuke si chiedeva spesso perché erano sempre le persone migliori ad andarsene, eppure non sapeva darsi una risposta. Con l'autobus aveva raggiunto in maniera relativamente veloce la periferia della città, arrivando a piedi alla sua destinazione. Non era ancora primavera, l'aria pungente di marzo gli si insinuava nella camicia bianca come il latte facendolo rabbrividire. Avrebbe dovuto vestirsi un pó più pesante.

 Il prato era proprio come se lo ricordava: fresco, pulito, assolato, felice. Con lo scivolo e l'altalena, gli alberi, i cespugli, i fiorellini appena sbocciati timidamente tra i fili d'erba. Inspiró profondamente. Gli pareva quasi di sentire gli urletti eccitati dei bambini del Sun Garden quando, sei anni prima, sua madre li aveva portati proprio in quel posto. Suzuno si appoggió appena ad uno degli alberi all'entrata del parchetto. Ricordava bene quel giorno, il buffo Midorikawa, il dolce Hiroto, il saggio Saginuma, lo scontroso Nagumo. La piccola Rebecca, l'unica vera amica che lui abbia mai avuto. Erano passati sei anni, ma come poteva scordarsi di lei? I suoi occhi castani, i suoi capelli color cioccolato, quella sua bella vocina allegra che lo incitava a partecipare ai giochi, a sorridere. Indimenticabile.

 Effettivamente, si accorse tardi, nel prato c'erano dei bambini, quel giorno. Facendoci caso, si accorse che stavano giocando tutti insieme. Correvano da una parte all'altra del prato verde, guardando dietro ogni angolo, ogni posto, ogni albero. Guardie e Ladri.

 - Bebe! Dove ti sei nascosta?! - stavano urlando i bimbi, esasperati. L'albino si bloccó all'istante. Quel soprannome non gli era nuovo. Fu come se una lampadina gli si fosse improvvisamente accesa, nei meandri della mente: Suzuno attraversó il prato fiorito senza farsi notare e, attento a non fare rumore, aggiró uno dei tanti grovigli di rami e foglioline che formavano un cespuglio più grosso degli altri. Senza pensare a nulla si abbassó e andó ad accovacciarsi in un punto preciso, districandosi dai rametti, sedendosi rapidamente all'interno di quella piccola cavità, sul terreno. Lo spazio era davvero poco, quasi non si respirava ed era buio, la luce filtrava debolmente attraverso le fitte foglie verde scuro. Sentí il calore di un respiro molto vicino a lui.

- Ero certo di trovarti qui, - disse, continuando a guardarsi intorno fino ad incontrare lo sguardo castano di una ragazza dai lunghi capelli color cioccolato. Non era cambiata di un millimetro, solo il fisico si era sviluppato, assomigliando ora ad una ragazza e non più ad una bimba. - Rebecca. - concluse, accennando appena un sorriso. Ora che ci pensava, non era nemmeno sicuro che si ricordasse ancora di lui. Dopotutto erano passati ben dieci anni. E poteva non essere lei. Ma su questo non aveva dubbi. Era lei, era inconfondibile. Gli sembrò che stesse cercando di formulare una risposta, troppo presa dallo stupore. Poteva essere un effetto positivo.

 - Suzuno... ? - disse, titubante, con le guance leggermente imporporate.

- Suzuno Fuusuke. - ripeté lui, aggiungendo il nome completo. La vide cambiare rapidamente espressione, fare un sorrisone ampio e luminoso, tanto lucente da illuminare quel minuscolo spazietto fra i rametti.

- Quanto tempo... come hai fatto? - la castana si sedette più compostamente, andando leggermente a cozzare contro il corpo di Fuusuke. Ridacchió, imbarazzata dalla situazione. Due adolescenti che non si vedevano da sei anni, nascosti in un cespuglio di un parco. Decisamente poco consueto, eppure Suzuno parve non farci caso. Sgombró la testa da tutti pensieri superflui, parve non accorgersi nemmeno di aver perso momentaneamente la compostezza e rigidità di sempre, posó la fronte su quella della ragazza, la guardò intensamente.

 - Non ho mai dimenticato.

 .

 .

 .

Buongiorno, Bebe-chan!

Piaciuta la sorpresa? Io spero di shi uvu

Mi sono impegnata un casino a scriverti questa os lunghissima come mai prima d’ora mi era successo- questo per ringraziarti sia dei complimenti che mi fai sempre che della tua os che mi hai dedicato, aw. Spero ti abbia fatto piacere ciò che ho scritto, la SuzuBebe c’è, ma in pratica il finale è lasciato molto all’immaginazione, oserei quasi definirlo incompiuto. Ma mi piaceva troppo concludere con quella frase ç.ç

Mi sono ispirata alle poche cose che so di te –ami far sorridere le perone, ami il gioco ‘guardie e ladri’- e mi auguro di averti resa il più possibile IC x’’

Per quanto riguarda gli altri personaggi, io boh- sarà colpa di Changes se mi viene naturale descrivere la vita di Fuusuke, e renderla sempre malinconica al massimo. Poverino— Invece, stavolta Midorikawa l’ho fatto solo cadere lol. Niente alberi assassini E Hiroto è sempre dolcioso. E Nagumo si intromette sempre. E stavolta è spuntato pure un saggioh Saginuma! Per non parlare dell’apparizione random di Afuro- non riesco tutt’ora a capire il motivo, eppure mi ispirava infilare pure lui. Boh, chi capisce la mia ispirazione è bravo x°°

Neeh, spero che questa sorpresina chilometrica ti abbia fatto piacere e sorridere almeno la metà di quanto ho sorriso io grazie alla tua os c:

Grazie mille a chi recensirà/leggerà!

See you later,

 

_Breathing.

  
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