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Autore: Spring_Sun    10/07/2015    4 recensioni
Questa storia è scritta in collaborazione con la nostra Crazy_YDA! ^^
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Tini e Lodo sono due ragazze che vivevano la loro vita in monotonia.
Questa solita routine noiosa verrà interrotta quando si conosceranno tramite Facebook.
Diventeranno non amiche, ma sorelle.
"...E ora che pensava a tutti quei messaggi inviati e ricevuti, alle loro chiamate, sorrise e si domandò scioccamente come avesse fatto a sopravvivere tutto questo tempo senza conoscerla, ma era sicura che ora senza di lei non ce l’avrebbe fatta e sapeva che questo suo pensiero era ricambiato affettuosamente. "
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|Tinivica| |Jortini & Dievica| |Amicizia| |Amore|
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“… Finalmente! Non posso crederci! Mamma sembrava impassibile e invece, dopo tempo, mi ha comprato il vestito che volevo tanto!” esclamò euforica una ragazza bionda, stringendo di più il cellulare, come se con quel gesto avesse potuto abbracciare la destinataria di tali parole.
Martina Stoessel avvolse con l’indice sinistro una ciocca ribelle uscita dalla coda ormai sfatta e cominciò a riempire d’urla –o scleri- la sua migliore amica, parlandole a raffica di quanto sia felice e orgogliosa di aver convinto la madre, sempre così rigida e severa, portandosi le gambe al petto, accovacciandosi quindi sul letto.
 
L’altra, dal canto suo, era contenta di sentirla così piena di vita, e si ritrovò a sorridere tra sé e sé, mugugnando qualche accenno di consenso mentre la Stoessel le raccontava tutto.
Lodovica Comello, così si chiamava.
“Beh, vedi che alla fine riesci sempre ad ottenere quello che vuoi?” chiese retorica la mora, particolarmente divertita.
“Ovvio, io invece dovrei darti lezioni per persuadere le persone” ammise, ridacchiando.
Dedicò per l’ennesima volta uno sguardo a quel vestito tanto bramato, che era ancora appeso momentaneamente al suo attaccapanni rosa. Non sapeva ancora in quale occasione avrebbe avuto l’opportunità d’indossare quel vestito, formato da un corpetto bianco d’avorio ricamato, con una gonna che scendeva morbida poco sopra il ginocchio, ricoperta da uno strato nero trasparente, ma era positiva al riguardo.
Lodovica rise di gusto.
Martina… la sua Martina era la solita
E senza accorgersene, rimembrò felice il giorno in cui si parlarono per la prima volta, allora ignare che ben presto sarebbero diventate molto più che due semplici conoscenti. 
 
 
La Comello vagava tra i numerosi commenti della nuova foto postata dal suo idolo incontrastato, Federico Bianchi.
Le veniva quasi da ridere nel leggerli: gli scrivevano di tutto e pensò subito che l’idol avesse la sua stessa reazione, nel leggerli.
La sua attenzione però venne catturata da un commento in particolare.
Non era il solito poema, i quali sembravano più che altro lettere d’amore.
No, questo era diverso. 
 
Ti voglio bene, idolo.
 
La fanciulla spalancò i suoi grandi occhi ambra nel leggerlo, mentre uno strano sorriso si faceva largo sul suo viso.
Qualcuno che non diceva ti amo.
Qualcuno che la pensava come lei.
Qualcuno che credeva il proprio idolo non un possibile fidanzato, ma un semplice ragazzo che, con la sua musica, riusciva a farla stare bene.
Senza pensarci, cliccò su quel contatto e le inviò l’amicizia.
 
 
Da allora, cominciarono a chattarsi quotidianamente, scambiandosi i numeri e parlando del più e del meno, alternando momenti di pura follia ad altri tristi e malinconici.
Infatti, la corvina ricordava ancora di come la piccola Tini soffrì quando la sua ex-migliore amica, Mercedes, le aveva voltato le spalle senza un motivo ben apparente.
L’aveva consolata con piacere, raccontandole anch’essa di Candelaria, un’altra ragazza che era stata importantissima per l’italiana, ma che aveva calpestato il suo cuore e l’aveva lasciato in brandelli. Da allora, si era chiusa a guscio, costruendosi una corazza di freddezza che Martina, con dei semplici gesti, era riuscita a sciogliere.
E ora che pensava a tutti quei messaggi inviati e ricevuti, alle loro chiamate, sorrise e si domandò scioccamente come avesse fatto a sopravvivere tutto questo tempo senza conoscerla, ma era sicura che ora senza di lei non ce l’avrebbe fatta e sapeva che questo suo pensiero era ricambiato affettuosamente.
“A proposito… come vanno le cose con quel Jorge?” domandò con malizia la Comello, portandosi la gamba sinistra sotto quella destra e toccando ripetutamente la sua penna blu.
La bionda si alzò in punta di piedi, chiudendo attentamente la porta in legno di noce. Era sempre stata una ragazza riservata ed inoltre sapeva che alla madre non le andava a genio che parlasse con Lodovica. In più, ella non sapeva ancora della sua presunta relazione con Jorge Blanco, quindi meglio prevenire che curare.
“Ehm… a dire il vero…”
Nel sentire la voce tentennante dell’amica, Lodovica lasciò stare la biro e si alzò dalla sedia: “Dai, raccontami tutto. Perché è successo qualcosa, vero?”
Martina si morse il labbro inferiore.
Ormai sapeva che non poteva nasconderle niente.
Prese un pesante sospiro e cominciò a narrare quanto accaduto quella mattina, agli armadietti.
 
 
‘Che hai alla prima ora?’
Scrisse Martina alla Comello, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del suo smartphone.
Posò distrattamente la borsa nel suo armadietto, dopo aver afferrato il libro e il quaderno di Chimica.
‘Educazione fisica! Ma ti pare che alla prima ora, quando una è ancora assonnata, ha voglia di correre, giocare alla pallavolo o comunque fare qualcosa che includa muoversi e sudare!?’
La Stoessel rise, prendendo una penna e la sua agenda, nella quale scriveva i vari compiti assegnati.
‘Certo che no, ma per tua sfortuna, devi muovere il culo e farlo, se non vuoi beccarti qualche rimprovero o nota!’
Rilesse distrattamente e inviò.
“Ehy!”
Martina sussultò e, per un secondo, il suo cuore smise di palpitare. Si voltò e notò il ragazzo dagli occhi color smeraldo avviarsi verso di lei.
Sospirò, nascondendo un sorriso.
Era davvero bello con quei pantaloni rossastri e quella maglietta bianca a maniche corte, accompagnata da una camicia a quadretti rossi e blu, lasciata aperta.
Gli fece un cenno col capo, per poi chiudere l’anta metallica viola e dedicarsi alla sua corvina.
‘Beh, però non sei stata tu a dirmi che bisogna sempre fare nuove esperienze?’
E quella scosse il capo, ridendo.
“Con chi messaggi?”
Si ritrovò improvvisamente dinanzi al ragazzo che le piaceva maledettamente, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo a sé stessa, soprattutto a lui.
“Con la mia migliore amica, ma non credo t’interessi.” Rispose, senza rivolgergli sguardo.
‘Ma non queste, ti…’
Accadde tutto in un attimo, non ebbe il tempo di terminare il messaggio, che Blanco le strappò letteralmente il cellulare dalle mani, bloccando la biondina agli armadietti, impedendole via d’uscita.
Martina deglutì per la poca distanza che separava le sue labbra da quelle rosee e sensuali di lui. La sua temperatura corporea aumentò irregolarmente e il desiderio di sfiorare quella bocca  riaffiorò in lei.
“Guardami negli occhi.” Le sussurrò con voce roca e la Stoessel, come ipnotizzata, eseguì.
Gli occhi di Jorge apparvero così nitidi e quel verde aveva assunto una tonalità molto chiara, tanto che Martina ebbe l’impressione che potessero diventare quasi di colore azzurro.
“Mi attrai… e molto, ma ho bisogno della tua attenzione. Voglio conoscerti meglio e quindi t’invito ad uscire sabato, fatti trovare pronta per le otto, usciamo insieme.”
 
Un urlo, particolarmente acuto, costrinse la ragazza ad allontanare di poco il cellulare dall’orecchio.
“Ma è meraviglioso!” squittì la Comello, cominciando già a fantasticare su di loro.
“Tu ci andrai, giusto? Ti devo aiutare con i vestiti… non devi essere appariscente, ma nemmen…”
LODO!” la richiamò Martina, portandosi il pollice e l’indice destro alla radice del naso.
“N-non ho ancora deciso…” sussurrò, insicura.
“Oh, ma andiamo! Hai aspettato tanto questo momento! Ti devo ricordare quanto mi hai stressato perché ti notasse, all’inizio?” chiese Lodovica, incarnando un sopracciglio.
Ehy!”  la riprese scherzosamente l’altra.
“Okay, credo che ci andrò… ma non so come comportarmi!” continuò, per poi sospirare.
“Con Diego mi è successa la stessa cosa e tu mi hai rassicurato tante volte, dicendomi semplicemente: Sii te stessa. Ecco, adesso ti consiglio la stessa cosa”
Martina ricordò immediatamente il periodo in cui la sua migliore amica e il suo ormai storico fidanzato Diego Domiguez erano solo semplici conoscenti.
È vero, ricordò anche le titubanze della mora nel farsi avanti.
“Grazie” disse l’argentina, non riuscendo a trovare parola migliore, sorridendo.
 
Il rumore di una porta che si apre la distrasse e, girandosi, il suo cuore sussultò, nel ritrovarsi il volto della madre di fronte, visibilmente irritato.
L’espressione di Martina si trasformò da una di stupore a una di timore, ponderando il volto della mamma. Deglutì pesantemente e piegò il braccio destro, dove teneva il cellulare, facendolo arrivare alla sua gamba.
“Quante volte devo dirti che devi smetterla di parlare con quella ragazza!” la rimproverò.
“Mamma, m-ma…”
Mariana, così si chiamava, la interruppe, davvero arrabbiata.
“Niente ma! Capisci che l’amicizia a distanza non esiste!? Devi farti delle amiche vere e non attraverso quell’aggeggio!” le urlò contro e, detto questo, uscì dalla stanza della figlia.
Martina ebbe l’impressione di non riuscire più a respirare e così prese un profondo respiro, mentre le lacrime minacciavano la fuoriuscita dai suoi profondi occhi color nocciola.
Quelle parole le erano arrivate dritte al cuore, povero, già malconcio per brutti momenti ormai passati ed era stato trafitto, aprendo nuove ferite davvero doloranti.
Delle calde lacrime iniziarono a solcare spontaneamente il volto della povera giovane, rimasta distrutta dalle crudeli parole della madre.
Perché non riusciva a capire quanto fosse importante per lei Lodovica e che la distanza non aveva alcun significato?
 
La Comello, intanto, aveva sentito tutto e si sentiva cadere il mondo addosso.
Martina… che soffriva per colpa sua?
Sentiva i singhiozzi della ragazza e, per un momento, le balenò in testa di lasciare tutto, gettare il cellulare in alto mare, così che la Stoessel non avesse più problemi per colpa sua.
Ma abbandonò subito questa pazzia.
Non doveva farla soffrire ulteriormente, aveva già avuto tante delusioni e lei non voleva essere tra queste.
La bionda si riportò il cellulare all’orecchio, incapace di parlare.
“Tini…” soffiò l’altra con dolcezza, “vorrei essere lì con te per abbracciarti e dirti che tutto questo è solo una grande bugia. Ma non posso…” si sentì il cuore pesante, così si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli.
“Tranquilla…” sussurrò in risposta. “Non è colpa tua”
“Invece sì! Sono sempre io a causare guai, capisci?” disse Lodovica, con frustrazione.
“Non devi pensarlo minimamente” confessò, con una vena seria nella voce, nonostante altre lacrime minacciavano di uscire, facendole sentire la gola secca.
“Senti… mi piacerebbe parlare con tua madre” annunciò, con una nuova idea che le ronzava in mente.
Ne avevano provate tante, per far cambiare idea a Mariana, ma non c’erano mai riuscite.
Ora era il momento di affrontarla.
“Cos… sei impazzita?”
“No, Tini, no. Fammi provare. Inoltre, me lo ripeti sempre anche tu, no? Se ci crediamo veramente e ci mettiamo noi stessi nelle cose che facciamo, quello che vogliamo si avvererà.”
Martina si asciugò quell’ultima goccia perlacea che era rimasta sul suo viso, riflettendoci su.
“Va bene, Lodo, ma…” prima che potesse continuare, l’interlocutore cacciò un urlo di gioia, cosa che fece ridere la Stoessel.
“E poi non sono sola, ci sei tu. Ed insieme possiamo fare tutto.”
Sorrideva nel sentire la sua amica così forte, così guerriera.
Sorrideva quando faceva la pazza o la maliziosa.
Sorrideva quando l’appoggiava.
Non riusciva a togliersi quel maledetto sorriso, quando c’era lei di mezzo.
“Convincerò mio padre a portarmi da te. Sai che i miei sono più propensi a venire da voi e che…” “… amano viaggiare” concluse per lei, sbuffando divertita.
Glielo ripeteva sempre.
“Bene. Ora devo andare, ti faccio sapere tramite chat quando verrò, okay?” disse euforica.
“Va bene. Ciao” ridacchiò, mandandole un bacio, prontamente ricambiato, prima che entrambe staccassero.
****
Martina sperò tanto che Lodovica sarebbe riuscita a convincere la madre della positività della loro amicizia, ma sapeva che la sua pazza migliore amica era capace di tutto.
La Stoessel alzò lo sguardo e rivide quel vestito. Fu come un colpo di fulmine, oppure una lampadina accesa sopra la testa come nei cartoni animati.
Adesso sapeva quando indossarlo.
L’appuntamento con Jorge.
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Lodovica sorrise, l’istinto le diceva che presto tutti i suoi sogni si sarebbero avverati e immaginò il suo incontro con Martina, ma poi si disse che la sua fantasia non avrebbe mai potuto arrivare a qualcosa di così forte. I suoi pensieri furono interrotti da un toc toc, che proveniva dalla sua porta.
“Chi è?”
Quest’ultima si aprì, rivelando un ragazzo che la Comello conosceva benissimo.
Chioma corvina, piccoli occhi vispi e furbi, giacca di pelle e anfibi.
Il suo fidanzato.
Sorridendo, Lodovica gli fece segno di avvicinarsi, mentre chiuse il taccuino foderato in nero su cui stava appuntando i vari metodi per convincere la signora Stoessel.
“Che fai, amore?” gli chiese Domiguez, sedendosi sul suo letto, non prima di averle dato un bacio sull’angolo della bocca, cosa che fece arrossire l’italiana.
“Niente di nuovo…” sospirò seccata, non ne poteva più di quella situazione.
Diego afferrò al volo le emozioni della ragazza.
Martina.
“Ancora nulla? Eppure vi sentite da anni” esclamò, alzando un sopracciglio, mentre Lodovica, con uno slancio, si girò verso di lui, facendo roteare fortemente le rotelle della sedia girevole.
“No. Quella donna mi farà impazzire e Tini ci sta malissimo”
 
Ghignando, il ragazzo si avvicinò alla mora, che aveva un’aria particolarmente triste.
“Ma tu sei già pazza, amore mio…” le sussurrò sulle labbra, premendo la fronte contro la sua e ispirando quell’odore di fragole e cioccolato che la particolarizzavano.
Lodovica, nel frattempo, era arrossita vistosamente mentre si godeva quelle piccole attenzioni. Sapeva che lo stava facendo per farla ravvivare.
 
“Lodo, mi dici dove hai messo la spazzol… oh, scusate” ridacchiò Ilaria, sorella di Lodovica, mentre irruppe nella camera.
“Quante volte devo dirti che devi bussare, prima di entrare!?” esclamò irritata l’italiana, con le gote in fiamme.
“Oh, perdonami, mia regina, vado, che devo vedere se la pentola sta bollendo” sorrise vittoriosa l’altra, per poi sgattaiolare via.
La  piccola Comello strinse le mani in due pugni, sua sorella era davvero una… una…
Stronza” sussurrò, socchiudendo gli occhi, mentre un losco sentimento di rabbia si appropriava di lei. La odiava profondamente quando si comportava in quel modo.
Avvertì la mano di Diego accarezzarle la guancia, in un gesto delicato, che riuscì a calmarla in parte, sapeva sempre come prenderla e certe volte lo invidiava.
Gli sorrise timidamente, mentre non riusciva a pensare cosa avrebbe fatto talvolta senza di lui.
“Io devo andare…” disse tristemente il giovane.
“Ma come, di già?” lo guardava supplichevole mentre la sua mano s’intrecciava con quella del corvino.
“Sì… il volo è tra un po’” sospirò Domiguez, “ ma ci sentiamo stasera?”  le chiese dolcemente.
Sorridendo, ella annuì, gettandogli le braccia al collo.
“Ti amo”
“Anch’io”
E diedero vita ad un dolce ed intenso bacio, sperando anche in un certo senso che così avrebbero potuto colmare la futura mancanza fisica l’uno dell’altra.
Lodovica fu assalita da una voglia irrefrenabile di lui e, leccandogli le labbra, lo costrinse a schiuderle, mentre si stava sporgendo per sedersi sulle gambe del ragazzo.
Dal canto suo, Diego non era contrario, ma sapeva che se avrebbero continuato così non avrebbe più lasciato casa Comello.
“Mh, amore” mugugnò e si staccò contro la sua volontà dalle labbra dell’amata, che gli rivolse uno sguardo malinconico.
“Resterei con te per tutta la vita, lo sai, ma devo andare, altrimenti mio padre mi manda a calci nel sedere fino a Madrid”
Lodovica rise, stampandogli un ultimo bacio sulle labbra, mentre si scambiarono gli ultimi saluti, sorridendosi a vicenda e Diego, per un momento, si chiese cosa avesse fatto per meritare una ragazza meravigliosa come la Comello.
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Quella casa.
Quella doveva essere la casa di Martina, secondo le prospettive.
Eh già, Lodovica era riuscita a convincere suo padre ed ora eccola lì, indecisa se bussare o meno, con l’indice a mezz’aria.
Mordendosi il labbro inferiore, ella abbassò lo sguardo, frustata.
Una mano però le si posò sulla spalla.
Il padre.
Il padre la stava incoraggiando e, anche se non diceva nulla e se ne rimaneva sempre in disparte, era capace di aiutarla anche con un semplice gesto o sguardo.
Prendendo un gran respiro, si decise a bussare e il tintinnio del campanello le risuonò in testa.
Una signora di mezz’età, mora, aprì la porta e rimase paralizzata sul posto.
“Salve, signora Stoessel” disse Lodovica, col mento alzato.
“L-Lodovica Comello?” balbettò la donna.
“Che ci fai qui?”
“Quello che avrei dovuto fare tempo fa, mi sembra ovvio.” Alzò un angolo delle labbra, “Parlare con lei.”
Mariana strinse le sue labbra, tramutandole in una sottile linea dura, mentre aumentò la presa sulla maniglia della porta, ancora incredula di avere quelle due figure dinanzi, ma alla fine, prese la sua decisione e li fece accomodare in casa.
 
“Volete qualcosa da bere? Cibo?”
Nonostante quella ragazza non le andasse a genio, la donna continuava ad avere quell’atteggiamento educato che le era stato insegnato da bambina.
Il padre e la figlia scossero il capo.
“Sono venuta innanzitutto per chiarire le cose qui con lei, signora. Ho bisogno che mi ascoltiate, senza controbattere”
La fissò negli occhi, questa volta decisa e Mariana si meravigliò.
Assomigliava a lei da giovane, così determinata, sognante, bella.
“Va bene” acconsentì, per poi sedersi su una sedia, pronta ad ascoltare la ragazza.
Educatamente, Lodovica prese posto e disse, sospirando: “So che probabilmente non mi crederà, ma devo chiarire almeno la situazione. Il fatto che lei sia contro l’amicizia che lega me e Tini fa soffrire sua figlia…” e me, ma questo se lo tenne per lei.  “… non se ne rende conto?” domandò la ragazza, con una luce negli occhi che sorprese la donna.
“Io non ho mai creduto nell’amicizia a distanza. Non può esistere e questo lo sappiamo tutti” ribatté ugualmente, stizzita.
Alzandosi dalla sedia, la giovane sbatté una mano sul tavolo, furiosa: “Il fatto che mi sia fatta chilometri e chilometri in auto non vogliono dire niente, per lei!?”
Mariana non sapeva che pensare.
“Non capisce che un legame forte può superare qualunque cosa? Non ha mai avuto una migliore amica, della quale sapeva che vi si poteva fidare ciecamente e che ci sarebbe stata sempre?”
La donna abbassò il capo, mentre tanti laceranti ricordi le tornarono in mente, soprattutto l’ultimo, che vedeva come protagoniste lei e la sua vecchia migliore amica Aurora salutarsi in un aeroporto, mentre la vedeva scomparire pian piano, dopo averle rubato una parte di sé.
Scosse il capo, come se potesse scacciare quei ricordi e Lodovica, vedendo la sofferenza in quegli occhi ebbe come un illuminazione e si ricordò di quell’autore che aveva studiato. Esisteva un motivo per cui quella donna si comportava così.
“Non si lasci influenzare da niente e da nessuno. Io voglio bene a sua figlia, per me è come una sorella e credetemi quando le dico questo, ci completiamo a vicenda” gli occhi di Lodovica si riempirono di lacrime.
Mariana spalancò gli occhi nel vederla così fragile ma al contempo… forte.
“Mamma ho sentito delle voci. C’è qualcuno?”
Una testa bionda fa capolino all’interno della stanza e la sua bocca minacciò di aprirsi nel vederla.
 
Lodovica.
 
Di fronte a sé.
 
Senza aspettare altro tempo, le si avvicinò e le gettò le braccia al collo.
L’altra le posizionò subito una mano dietro la schiena, mentre con l’altra andò ad accarezzarle i capelli.
“L-Lodovica, sei davvero tu?” le chiese sorridendo, allontanandosi quel tanto da guardarla in faccia.
“Sì, sono io”
Nel vedere la figlia così felice, Mariana non poté far altro che accettare le parole di quella ragazzina impertinente, a malincuore.
Mentre le due cominciarono a conversare, il campanello suonò nuovamente.
“Sarà mia moglie” prese parola il padre della mora, “le ho dato l’indirizzo. Era a lavoro” spiegò brevemente.
La donna andò ad aprire, leggermente irritata dal fatto che ormai conoscessero così tante persone estranee dove abitasse.
 
“Aurora?” spalancò gli occhi nel rivedere quella ragazza, ormai donna.
Era molto diversa, ma i lineamenti del viso erano gli stessi.
La riconobbe subito.
“M-Mariana?”
Si sorrisero, per poi abbracciarsi, rimembrando mentalmente tutti i momenti passati assieme, sia positivi che negativi e  in quel momento Mariana non ebbe più dubbi su quella storia.
 
“Aurora, devi raccontarmi subito cosa è successo dopo tutto questo tempo” la guardò con occhi dolci, mentre erano sedute una di fronte all’altra, poco convinte.
“Sono stata in Francia per un breve periodo, non riuscivo a sopportare la nostra lontananza” le rivolse un sorriso “però al mio ritorno non ti ho più trovata. Mi avevano detto che vi eravate trasferiti, ti ho cercato, ma…” le si inclinò la voce.
“Oh Aurora, anch’io ho cercato di contattarti per anni!” ammise l’altra, stringendole la mano.
 
“Mamma?” chiesero in coro due ragazze, sull’uscio della porta.
Le due donne si voltarono verso le figlie, con le lacrime agli occhi per la commozione e le due ragazze ne restarono addolcite e stupite allo stesso tempo.
“Vado a mostrare a Lodo Buenos Aires! Quindi noi due andiamo!” affermò Martina, felice come non mai prima d’ora.
“Va bene. Fate attenzione” disse con dolcezza Aurora, mentre le due ragazze uscirono e vagarono per la città fino a sera, divertendosi tantissimo e beandosi una della compagnia dell’altra.
 
L’amicizia non parte dal rapporto fisico, ma da quello psicologico e quindi caratteriale.
 
Questo lo avevano imparato bene, sia madri che figlie.
 
Fine
 
Angolo autrici:
Spring_Sun: salve gente! ^^
Crazy_YDA: Ehilààà!! *saluta con la manina come la bimba di fronte casa sua*
Spring_Sun: siamo particolarmente gasate, questa OS è il frutto delle nostre testoline malate ormai fritte(?) dal calore!!! ^-^
Crazy_YDA: E non dimentichiamoci della voglia di buttarsi in quella meravigliosa distesa d’acqua salata, soprannominata ‘mare’! *-----*
Spring_Sun: *si deprime nell’angolino*non farmene ricordare TwT sai che il tempo che trascorro al mare è parecchio breve  T.T
Crazy_YDA: No, dai, non fare così! *le va vicino e l’abbraccia affettuosamente* concentriamoci su questa cosa che è uscita fuori!
Spring_Sun: okay ^^ *si riprende* alluora… devo dire che questa OS è molto autobiografica, per quanto ci riguarda
Crazy_YDA: Infatti, e volevamo tanto far capire che un’amicizia, una vera, non ha limiti, anche se a distanza e che in compagni di qualcuno tutto si può superare *vince l’Oscar* grazie, grazie *piange*
Spring_Sun: n-non fateci caso ^^””… comunque… CONQUISTERÒ IL MONDO; MUAHAHAHAHAH(?)
Crazy_YDA: Massimo puoi conquistare il mio pupazzo che usavo da piccola e che ripete sempre ‘Ciao! Ti voglio bene!’
Spring_Sun: no, voglio conquistare il cuore di Dora l’Esploratrice(?), colei che insegna l’inglese meglio di chiunque altro uwu
Crazy_YDA: ma che senso ha questo cartone, dico io? Davvero i bambini rispondono quando chiede? Generazioni sprecate *piange a dirotto*
Spring_Sun: io rispondevo uwu mi ha insegnato tutto *-*
Crazy_YDA: e sto ancora a parlarti? No, Giovanna, io esco… o era Maria? O.O
Spring_Sun: tch UwU .. okay, basta scleri.. e.e
Crazy_YDA: infatti! Speriamo vivamente che apprezziate questa OS e che la leggiate in molti e, se vi fa piacere, lasciate una recensione col vostro parere, che è sempre ben accetta ^-^
Spring_Sun: vero! Speriamo piaccia… TwT
Crazy_YDA: vi salutiamo! Ciauuuuuu! Vado ad assillare mia mamma per preparare da mangiare, ve se ama!
Spring_Sun: io…  vado a cercare Dora!!! ^^
 
Bacii dalle vostre <3
Crazy_YDA & Spring_Sun ^^
 
 
 
 
 
   
 
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