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Autore: Syd Sewell    10/07/2015    4 recensioni
John vestito da Tarzan, Pete con in mano un roll-on grande quanto una chitarra, Keith con un brufolo finto disegnato su quelli veri, Roger che rivendica il suo amore per la verdura, una bionda contesa ed imprevedibile nei suoi gusti in fatto di uomini, un produttore sull'orlo di una crisi di nervi, un fotografo sul punto di suicidarsi...
Insomma, cosa successe veramente il giorno in cui gli Who posarono per la copertina del loro terzo album?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kit Lambert stava bene fino a pochi minuti prima, quando era entrato sul set del servizio fotografico per la copertina del terzo album degli Who, ma era stato quasi subito raggiunto dall’emicrania che lo tormentava ogniqualvolta doveva sbrigare qualche faccenda con la sua band. Aveva lasciato scorrere lo sguardo sui ragazzi, iperattivi ed esagitati come sempre e ciò che aveva visto – al di là dei costumi che si erano dovuti mettere per il servizio, già di per sé eloquenti – non era confortante:Keith e Pete che si punzecchiavano l’un l’altro per motivi che solo a loro era dato sapere, John che osservava i due con un occhio e con l’altro lanciava occhiate alla modella incaricata di posare al suo fianco – e che lo ignorava del tutto per tenere sott’occhio i due litiganti – e Roger, ancora in jeans e maglietta, urlava a squarciagola contro un fotografo pallido e disperato accanto ad una tinozza colma di gelatinosi fagioli.
Fu proprio questi ad accorgersi per primo del suo arrivo e ad accoglierlo con la dolcezza che solo lui sapeva riservare a chi lo circondava...
-Ah, bene! Diglielo anche tu, Lambert! Io là dentro non ci vado! Mi rifiuto categoricamente di infilarmi un costume a righi dell'inizio del Novecento per entrare in una tinozza piena di…fagioli in salsa tedesca!- urlò il cantante, mettendosi le mani in tasca. Kit alzò gli occhi al cielo, sospirò e, in qualità di produttore della band, sfoderò il suo sorriso più amabile e convincente e sibilò: -Andiamo, Daltrey! Ne avevamo già parlato: a Keith Medac, a John il corso di culturismo à la Charles Atlas, a Pete Odorono e a te gli Heinz Baked Beans!-
-Non metto in dubbio che ne avessimo già parlato, anche perché lo ricordo perfettamente – sbraitò Roger, deciso a non mollare –ma ricordo soprattutto di aver già detto che questa cosa non mi andava giù! Io odio i fagioli! Sapete tutti che preferisco la verdura ai legumi!-.
 Queste parole, accompagnate dal movimento sinuoso della bionda e riccioluta chioma di Daltrey, fecero provare ad un Kit già inalberato l’impulso di infilargli un calzino in bocca per non sentire più la sua boccaccia urlare le proprie preferenze alimentari.
-Roger, ti prego, deciditi a spogliarti e ad entrare in quella piscina alla texana, è novembre e sono intrappolato nella camicia da notte di Tarzan, sto gelando!- lo supplicò John, attirando su di sé il gelido e furente sguardo del teddy boy e un verso smorzato che, dopo attente analisi, si rivelò provenire da Keith Moon.
-Io proprio non ti capisco...una bellissima ragazza ti abbraccia e tu trovi anche il coraggio di dire che senti freddo?- sghignazzò il batterista, che aveva indosso solo un asciugamano di cotone intorno alla vita.
-Non pensi che potrebbe essere colpa tua? Ricorda che sono sempre accanto a te durante i tuoi esperimenti pirotecnici sui bagni degli alberghi...mi sottoponi ad importanti sbalzi termici!- replicò John con un’espressione impassibile, provocando in Keith un indomabile attacco di risate sataniche.
Pete osservava la scena ridendo e tremando nello stesso tempo –  era anche lui succintamente vestito –, ma trovò comunque il fiato per entrarvi a far parte:-Kif, ma lo sai che quando ridi si notano ancor di più i brufoli su quella faccia di focaccia all’uvetta che ti ritrovi?-
Keith interruppe la propria risata per indirizzare a Townshend una sonora pernacchia. -Me ne frega quanto della coda di un gatto! D’altronde pubblicizzo il Medac proprio per questo: io ho il coraggio di scherzare sui miei difetti...a differenza tua! Figuriamoci se anziché un deodorante ascellare avessi dovuto sponsorizzare uno spray per la rinite allergica, apriti cielo! Dovresti essere autoironico come me, non vedi che sono quello messo meglio qui?-
Aveva ragione, e Pete lo sapeva, ma non gliel’avrebbe mai data vinta, a quel pazzo furioso del suo amico: così assunse il suo stesso tono beffardo e puntualizzò:-Veramente quello messo meglio tra noi è John; non dimenticare Jane Porter!-. e osservò il bassista che ridacchiava compiaciuto.
Subito, però, intervenne Roger in tutta la sua tracotanza:- Goditi questo momento, Entwistle, non durerà a lungo; io non ho bisogno dei servizi fotografici per rimorchiare, le biondine le trovo già sulla porta di casa!-
-No, per favore, non dirmi che il tuo egocentrismo ha raggiunto livelli patologici così elevati da indurti ad appendere uno specchio sul portone!- rispose John con un sorrisetto sghembo che fece imporporare il viso del cantante ancor più della propria frecciatina.
-Però, se devo essere sincera, io tra voi quattro ho sempre preferito Pete...- sussurrò la ragazza, prontamente zittita da un John e un Roger molto risentiti.
-E poi – esclamò a tradimento Keith facendo sobbalzare Pete, intento a fare gli occhioni dolci alla tipa “porteriana” – io ho i brufoli perché sono piccolo!-.
 Nessuno sembrò tuttavia curarsi di questo intervento, e Roger, ripresosi dal duro colpo non tanto di essere stato rifiutato da una ragazza (-Non era neanche tanto carina!” avrebbe affermato in seguito), quanto di essere stato considerato meno desiderabile rispetto a quel nasone del suo chitarrista, si affrettò a ridacchiare con finta noncuranza:-Chi l’avrebbe mai detto? Jane lascia Tarzan per il re dei gorilla!-
-Rifletti un po’, Riccioli d’Oro, non sei tanto diversa: tu hai dormito con un orso!- disse Pete di rimando.
-Ehi, ehi, ehi, Riccioli d’Oro dorme nel letto di un orso, mentre l’orso non c’era, ok?- si difese Roger, alterandosi di nuovo.
-Nel letto di tre orsi diversi, dei quali uno è anche Mamma Orsa!- cantilenò Pete incrociando le braccia con aria di sfida.
-Mi rincresce dare ragione ad un tipo dal naso più grande di casa mia, ma...ha ragione da vendere!- asserì John indirizzando a Pete uno sguardo complice che irritò ancor di più Daltrey.
 Nel frattempo Keith continuava a parlare dei propri brufoli con il fotografo, sempre più pallido, sudato e disperato.
-Veramente – mormorò di nuovo “Jane” – il suo naso non è grande, è lungo, quindi...- ma John le impedì di finire la frase:-Ah, non interromperci, non vedi che stiamo parlando? Queste donne...-
-E’ vero,– concordò Pete – mi domando come facciamo noi uomini a sopportarvi!- concluse il chitarrista rivolgendosi a Roger.
Quest’ultimo era ormai giunto al livello di saturazione:- Vuoi che ti dia una dimostrazione di quanto sono uomo? Ehi, Jane, vieni qui, fammi da assistente in questa lezione di anatomia!-.
-Oh, taci, piccoletto!- sbottò Pete, atteggiandosi da persona infastidita, ma ridendo in realtà sotto i baffi che non aveva.
-Lascia che ti dia un pugno sulla zucca e vediamo di quanto riesco ad abbassarti, giraffa con la proboscide!- fu la risposta di un sempre più irritato Daltrey.
-Il fatto che io abbia l’acne giovanile significa che sono giovane, no?- proseguì imperterrito Moon, a voce volutamente alta, dandosi un’aria da retore greco.
-Prendi la scala e vediamo se ci arrivi!- fece Pete, senza staccare gli occhi di dosso a Roger, e John rincarò la dose:-Suvvia, Pete, una ragazza bellina come lei preferirà sicuramente dei tacchi a spillo!-.
-Ma bravi, complimenti, proprio una bella coppietta, voi due! E prendiamo in giro Roger per la sua altezza, no!, prendiamolo in giro perché ha i capelli ricci e biondi! Aspetta, ma ora ho capito tutto! Sì, voi mi invidiate la chioma! La vostra è tutta in-vi-dia!- esclamò Roger saltando da una parte all’altra e concludendo la sua replica con uno sberleffo che finì solo per suscitare nuova ilarità nei due avversari.
-Invidia di che? – domandò asciutto John – Del fatto che se vuoi puoi infilarti una ghirlanda di fiori tra i capelli?- e il bassista battè un cinque a Pete, che si sganasciava ormai dalle risate.
-Altrimenti la chiamerebbero “acne vecchile”, non “giovanile”!- aggiunse Keith/Demostene sotto effetto.
-Chi glielo dice che è “senile” e non “vecchile”?- chiese Pete; ma nessuno di loro si azzardò ad interrompere gli sproloqui del folle batterista, troppo intenti a ridere del suo logorroico e folle attacco di filosofia.
Infatti Keith continuò:-I brufoli sono il biglietto da visita della mia età, la carta di identità della mia giovinezza, i marchi di fabbrica della mia adolescenza infinita, l’emblema della mia gioia di vivere...-
-...e del fatto che ti piacciono tanto le torte!- completò Roger con un tono da lui ritenuto abbastanza basso, ma che fu comunque captato da Moon.
Questi interruppe il proprio fiume di parole, fissò il biondo con uno sguardo penetrante, gelido ed inespressivo, allungò una mano verso un vaso di fiori lì poggiato su un mobile lì vicino, prese una margherita e se la cacciò in bocca per intero.
-Sarà il caso di iniziare a mangiare più vegetali, allora...- sentenziò a bocca piena, sputacchiando pezzi di petali dappertutto. I tre si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere simultaneamente, poi da tre divennero quattro, e fu allora, con l’unione di Keith, che il rumore raggiunse livelli insostenibili.
 Kit Lambert era rimasto, fino ad allora, zitto, con un’espressione di tormentata ma quieta sofferenza dipinta sul volto, assistendo a quel siparietto domandandosi quanto sarebbe durato ancora. Ma, dopo tre minuti di risate ininterrotte, non ce la fece più e proruppe in un urlo terrificante. –Demoni, siete dei demoni, creature infernali, screanzati, pelandroni, folli! State zitti, non fiatate e fatevi scattare queste fottutissime foto, sottospecie di esseri matti come cavalli con la camicia di forza!-.
Di fronte ad un Lambert incavolato come mai l’avevano visto, i quattro si chiusero per un attimo in un interdetto ed attonito silenzio...solo per un attimo. Dopo appena trenta secondi Keith domandò con voce infantile ed innocente:-Ma i cavalli non dovrebbero indossare una sella di forza?-.
Le risate tornarono, ancora più forti di prima, e Lambert ed il fotografo si osservarono entrambi rassegnati. Sì, sarebbe stato un pomeriggio molto lungo per entrambi...




***ANGOLO DELL'AUTRICE***
Hello, folks, altro parto della mia mente malata; ancora una volta al centro dei miei pensieri ci sono loro, gli Who, in tutta la loro follia. Non c'è molto da dire su questa fanfiction, solo che questa volta sono riuscita a buttar giù qualcosa che abbia un senso, creando anche un evento abbastanza verosimile (magari una scenetta del genere è accaduta davvero, chi lo sa...). 
Ancora una volta grazie per aver letto questo frammento di follia racconto, qualsiasi cosa abbiate da dirmi a riguardo, sia essa una critica, un complimento o il più pesante insulto che vi venga in mente, ditemela senza timore e, anzi, vi ringrazio in anticipo! 
Syd Sewell

 
   
 
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