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Autore: Adeia Di Elferas    10/07/2015    3 recensioni
Laurie sta tornando dall'Europa assieme ad Amy. Durante il viaggio e al momento di rimettere piede in casa March, il dolore per la morte di Beth e la consapevolezza del tempo passato, colpiscono entrambi, anche se in modo diverso.
Ripercorrendo - come a volte accade - il proprio passato, Amy e, soprattutto, Laurie dovranno fare i conti con tutti i castelli in aria che ormai non esistono più...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Josephine March, Theodore Laurence
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“A cosa stai pensando?” chiese Laurie, finendo di abbottonarsi la giacca.

Amy strinse le labbra, lasciando i suoi occhi blu liberi di vagare per la camera, prima di decidersi a rispondere: “Stavo pensando che sarà strano tornare a casa e...”

Laurie si fece più serio. Nemmeno lui riusciva a pensare a come sarebbe stato tornare nella casa delle sorelle March e trovarne una in meno.

“Non sarà facile.” convenne, dopo un po': “Ma dobbiamo affrontare la realtà. Vedere con i nostri occhi la sua mancanza di certo sarà il modo più efficace per renderci conto che lei non c'è più.”

“È proprio questo che mi spaventa più di ogni altra cosa.” disse piano Amy.

La giovane non si decideva ad alzarsi dal divanetto imbottito, parimenti Laurie sembrava volerci mettere un secolo a sistemarsi tutti i bottoni della giacca.

Poco importavano le tante valigie già pronte, il passaggio già prenotato e l'orologio a muro che ricordava loro che il tempo scorreva rapido e inesorabile.

“Quando saremo lì, vedrai, sarà difficile, ma poi staremo meglio. Quando avremo affrontato il dolore, staremo meglio.” concluse Laurie, infilando l'ultima asola e guardando sua moglie.

Amy ricambiò lo sguardo senza entusiasmo, né tristezza. Nelle sue pupille si poteva solo leggere scetticismo, così come nella sua voce: “Tu che parli di affrontare la situazione... Chissà perchè non mi sembra un discorso adatto a te.”

Laurie sbuffò: “Lo sai meglio di me, Amy. È finito il tempo dei castelli in aria. Non siamo più ragazzini. Meg è sposata, noi anche, Jo sta prendendo la sua strada e...”

“E Beth è morta.”

Laurie parve pentirsi subito di quello che aveva detto. Aveva parlato senza pensare, finendo solo per ferire ancora una volta Amy.

“Hai ragione – disse improvvisamente la ragazza, alzandosi di scatto – non siamo più bambini. La realtà è questa. I castelli in aria non esistono. Dobbiamo sbrigarci.”

 

 

“L'aria dell'oceano ha qualcosa di tragico, stasera...” disse a voce bassa Laurie, guardando l'orizzonte infuocato dal tramonto.

Mancava poco, ormai, al loro ritorno a casa. Il giorno seguente la loro nave sarebbe arrivata al porto e avrebbero rimesso piede in America. Era una sensazione così strana da sembrare irreale.

“Tutto sembra tragico, non trovi?” domandò Amy, con la voce trasfigurata dalla stanchezza. Imputava apertamente la sua condizione al viaggio, lamentandosi del mal di mare e della pessima cucina di bordo, mentre Laurie sapeva che tutti i suoi problemi erano dovuti alla mancanza, che, con l'avvicinarsi a casa March, si faceva sempre più pesante.

Ogni notte era costretto a vedere la moglie restare insonne fino all'alba, e poi la vedeva addormentarsi, sfinita, per poi risvegliarsi dopo pochi minuti, preda di incubi e inquietudine.

Amy non ne faceva parola, come se non volesse far sapere a nessuno, a nessuno al mondo, nemmeno a lui, quanto la morte di Beth l'avesse sconvolta e lui rispettava questa sua scelta.

Ognuno ha il proprio modo di reagire alle sorti avverse con cui la vita ci porta a confrontarci e se Amy voleva restare impassibile almeno all'apparenza, ne aveva tutto il diritto. Sarebbe stata lei a decidere se e quando confidarsi con lui, mettendolo a parte di un dolore così grande.

Tuttavia erano sposati, e così come lei non voleva esporsi, lui desiderava più di ogni altra cosa esternare la morsa di cordoglio e stupore che ancora gli premeva il cuore.

Deglutì un paio di volte, prima di risolversi a dire, lentamente, come se ogni parole gli facesse male, come se pronunciare ogni lettera fosse una tortura: “Per me era come una sorella...”

Amy lo guardò di sfuggita. Allo stesso modo Laurie guardò lei.

Egli fece appena in tempo a vedere le iridi del colore dell'oceano di sua moglie che si velavano, prima che lei si voltasse e se ne andasse con passo veloce.

Non la inseguì. Sapeva che stava andando nella loro cabina in cerca di solitudine, per potersi ricomporre o forse per poter dar sfogo a ciò che le schiacciava l'anima.

Laurie si prese la testa tra le mani e sospirò. Non era sua intenzione iniziare la sua nuova vita a quel modo. Nella sua mente aveva sempre sognato un matrimonio pieno di gioia e allegria.

Un matrimonio in cui l'unica cosa che contava era l'amore, ma quello vivace, pieno, non quello che porta le lacrime, non quello tanto forte da far soffrire.

Gli sarebbe piaciuto un amore leggero, di quelli che fanno volare tra le nuvole.

Invece l'amore che provava era profondo, e non era solo per Amy, ma per tutti i March, per tutta quella famiglia, che era la sua ormai da troppo tempo.

Era attanagliato da quell'amore che lo intrappolava, lo legava mani e piedi, e che lo stava facendo soffrire così tanto che si sarebbe voluto strappare il cuore dal petto per non provare più nulla di tutto quello che stava provando in quei giorni.

Lo spettro di poter perdere a breve qualcun altro di loro, Meg, la signora March, Amy, Jo...

Laurie si asciugò una lacrima e tornò a fissare il tramonto, nel folle tentativo di distogliere la sua mente da quelle idee ombrose e deleterie.

L'amore, l'amore come lui l'aveva immaginato... Eccolo, un altro castello in aria che se ne andava per sempre...

 

 

Non erano ancora arrivati a destinazione, e cominciava a far buio.

Amy sembrava sempre più inquieta, anche se nelle sue parole – chiacchiere su un quadro che aveva visto a Parigi – non si poteva percepire la minima traccia di quell'agitazione.

Laurie preferiva tacere, sporgendosi di tanto in tanto nella speranza di vedere uno stralcio di strada, un pezzo di muro, un albero o anche solo un viso che gli fosse familiare.

Quello era un ritorno a casa amaro per entrambi. Anche nella sicurezza e nella gioia del matrimonio che finalmente aveva dato ad entrambi qualcosa per cui impegnarsi, il peso dell'assenza di Beth non se ne andava.

Erano stati folli a pensare che sarebbe bastato amarsi per dimenticarla.

“E anche i colori dello sfondo... My lord, non li hai trovati semplicemente meravigliosi? Proprio come fossero i veri colori dell'alba... Inutile, si vede quando il pittore ha...”

“Quando arriviamo puoi darmi qualche minuto di vantaggio?” chiese Laurie, interrompendo sua moglie di colpo e facendosi improvvisamente agitato.

Amy non lo guardò, alzando appena le sopracciglia: “Certo. Immagino tu voglia dare la notizia del nostro matrimonio per primo, vero?”

Laurie sospirò. Alle volte non sopportava il modo in cui Amy anticipava le sue mosse smascherandolo apertamente. Forse erano troppo simili, per certi versi...

“Ho sempre pensato che alla fine avresti scelto lei.” disse piano Amy, mentre tutta la falsa allegria di cui si era ammantata quando parlava del quadro francese se ne andava: “E che lei avrebbe scelto te.”

Laurie si massaggiò la fronte. Non gli piaceva quella frase. Non avevano mai affrontato con tanta serietà quell'argomento e mai avrebbe voluto affrontarlo in quel momento, mentre stavano per entrare in una casa ancora in lutto, in una casa in cui erano stati felici, in una casa che per entrambi era il più sicuro dei rifugi.

“Io ho sempre detto che avrei sposato una delle sorelle March, non ho mai detto quale.” notò.

“Sei stato davvero previdente.” commentò Amy, atona.

“Dubiti del mio amore?” chiese lui, accigliandosi.

Amy non rispose subito. Si lisciò il vestito di seta sulle gambe e alla fine concesse: “Credo di no.”

“E poi vorrei ricordarti che con te sono sempre stato onesto. Avevamo sottoscritto un accordo, e l'ho mantenuto.”

“Parli del bacio? Sul serio?” chiese Amy, con la voce che finalmente si coloriva un po': “Avevo dodici anni quando ti ho strappato quella promessa...! In seguito l'hai solo usata come scusa, perchè ti faceva comodo, per incastrar---”

Amy non riuscì a finire la frase, perchè Laurie stava premendo le labbra contro le sue, e non accennava ad allontanarsi.

Alla fine lei si convinse e ricambiò il bacio, chiedendosi se il giovane Laurence non stesse usando per la seconda volta la stessa scusa per il medesimo scopo.

“Va bene.” decise Amy: “Tu entri per primo in casa. Ti do qualche minuto e basta, però.”

Laurie fece un breve sorriso e baciò i capelli biondi di sua moglie, ringraziandola silenziosamente per la sua comprensione.

Casa March era avvolta da un che di misterioso e pacifico, quando Laurie e Amy la videro là in fondo, dove l'occhio si perdeva.

“Ci vediamo tra poco.” disse Amy, mentre suo marito scendeva dalla carrozza e si incamminava verso la placida dimora che li aveva uniti dieci anni addietro.

 

Quando Laurie entrò nel silenzio sonnolento di casa March, non colse subito il senso di vuoto e di lutto.

Vide solo la casa che aveva amato come una madre e sentì i profumi che lo avevano accompagnato nei suoi peregrinaggi in giro per il mondo.

Si rese conto che, per quanto avesse girato i quattro punti cardinali, in realtà non si era mai allontanato da quel posto.

Trovò Jo che dormiva vicino al fuoco.

Riconobbe il cuscino di Beth, ora monopolio di Jo e fu allora che il dolore lo colpì di nuovo.

Jo era rimasta sola nel momento più difficile. Era così legata alla sua sorellina che di certo per lei era stato come morire a sua volta.

Adesso sì, adesso sentiva il vuoto anche lui e non era solo il sapere di non poter mai più rivedere Beth, ma anche l'essere pienamente consapevole che Jo aveva dovuto passare attraverso l'inferno da sola e che di certo quel passaggio aveva lasciato bruciature e ferite che mai si sarebbero rimarginate.

Era straziante, più di quello che Laurie potesse sopportare. Ora che era lì lo capiva completamente e come non mai. Beth non sarebbe tornata. E anche Jo lo sapeva. Difficile dire quale delle due realtà fosse più dura da affrontare.

Jo avrebbe dato la sua vita per Beth, lo sapevano tutti. Beth era sempre stata la sua protetta, la sua sorella preferita. Jo era per Beth come un cavaliere dalla scintillante armatura, pronta a salvarla in qualsiasi circostanza, a proteggerla da qualsiasi pericolo. E per un cavaliere non poteva esistere rammarico e pena più grandi che non riuscire nella propria missione...

La guardò a lungo, mentre lei respirava ritmicamente e in silenzio.

Per qualche attimo ebbe paura che Amy arrivasse prima che lui trovasse il modo di svegliare Jo e dirle ogni cosa.

Amy, però, lo conosceva bene e lo amava, su quello non aveva dubbi. Gli stava lasciando molto più tempo di quello che qualunque altra moglie avrebbe ritenuto sufficiente.

Laurie ripassò i lineamenti del viso di Jo, ristudiò il colore dei suoi capelli e rivisse gli anni passati accanto a lei, tutto nell'arco di cinque minuti.

Desiderò di non andarsene mai più...

Si avvicinò, senza rendersene conto, come se le sue gambe fossero mosse da un burattinaio sconosciuto, fino a che fu proprio davanti a lei.

Nelle sue occhiaie, nelle rughe pensose che le oscuravano il sonno, nella riga severa che le si formava a lato delle labbra, Laurie lesse tutto il buio che Jo aveva dovuto vivere in quei giorni, in quelle settimane...

Un'improvvisa voglia di piangere a dirotto lo prese. Avrebbe voluto tornare indietro, cambiare ogni cosa, ma non poteva...

Non voleva mettersi davvero a lacrimare con un bambino, perciò tentò di ricacciare indietro le lacrime, una per una.

Pensò che forse sarebbe stato meglio tornare da Amy e approfittare del fatto che Jo fosse addormentata per fingere di non essere arrivato prima, di non essere rimasto lì come uno stupido a fissare una ragazza che coi suoi venticinque anni lo riportava a quando di anni quel viso ne aveva solo quindici...

Si stava chinando su di lei, per darle un bacio in fronte prima di uscire di casa e mettere in atto la sua recita, che Jo si svegliò di colpo.

Lo fissò per un istante eterno, con la bocca spalancata per la sorpresa e – Laurie sperò – la felicità.

L'impulso che lo prese fu più forte di ogni altra cosa, così Laurie la strinse a sé, senza parlare, tenendola tra le sue braccia come il bene più prezioso. Come Beth aveva tenuto tra le braccia le sue bambole rattoppate...

Jo scattò in piedi ed esclamò: “Oh, Teddy! Il mio Teddy!”

E mentre Laurie sorrideva e la guardava e le chiedeva se le fosse mancato, egli capì una cosa, fu come un'epifania, una rivelazione improvvisa.

L'amore era l'ultimo castello in aria e non sarebbe mai crollato, no, niente e nessuno lo avrebbero mai tirato giù dal suo regno di nuvole.

 

   
 
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