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Autore: IlaryCobain    11/07/2015    1 recensioni
Vi siete mai chiesti quale sia l'origine di detti come "essere baciati dalla fortuna" o "la fortuna è cieca"? Scopriamolo attraverso la storia di Tyche, che gli uomini hanno voluto dimenticare per continuare a sperare.
Genere: Sovrannaturale, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Vi siete mai domandati che origine abbia il detto "la fortuna è cieca" o la definizione della Fortuna come "Dea bendata"? No? Allora vi racconterò una storia che gli uomini molto tempo fa decisero di dimenticare per il loro stesso bene, ora questa storia deve essere ricordata o io svanirò insieme a lei, perché gli uomini meritano di sapere la vera origine della fortuna. Ma prima lasciate che mi presenti: il mio nome è Tyche e ho 17 anni. In realtà questa non è esattamente la mia età, avevo 17 anni quando sono morta ad Atene nel III secolo a.c. Per questo odio il numero diciassette e gli uomini superstiziosi lo odiano tanto quanto me.
Non ricordo le cause della mia morte, so solo che un attimo prima ero in un prato a raccogliere narcisi e l'attimo successivo ero un fantasma. Tecnicamente 'fantasma' non è il termine corretto, mentre 'anima in attesa di passare oltre' lo è, ma questi sono dettagli.
Dicevo, mi sono trovata ad essere un anima vagante sulla Terra e mi chiedevo perché Ade non mi avesse portato nel suo regno maledetto. Decisi di godermi il tempo che mi era stato dato prima di essere trascinata nel Tartaro, così presi a fare una passeggiata tra le strade affollate di Atene. Nessuno poteva vedermi, ma io potevo vedere tutto.
Infatti, avvicinatami ad un tavolo di giocatori d'azzardo riuscii a vedere le carte di tutti i goocatori, sebbene seduti dalla parte opposta del tavolo rispetto a dove mi trovavo io. Un ragazzo dai capelli neri e folti e la pelle piuttosto chiara sedeva alla mia destra, così sbirciai le sue carte. Aveva una buona mano, e sarebbe anche riuscito a vincere contro i suoi avversari, ma lui era convinto di perdere e voleva passare il turno. Pensai che che fosse uno spreco, per cui dovevo convincerlo a continuare a giocare e puntare tutto. Mi abbassai e gli sussurrai all'orecchio:
- Tu vuoi vincere?
Lui spalancò gli occhi, probabilmente pensando di essere pazzo, ma annuì.
- Bene, allora punta tutto quello che hai su questa mano e vincerai.
Lui sembrava titubante, ma fece ciò che gli avevo detto e vinse il triplo di ciò che aveva puntato. Preso dall'euforia, andò nella locanda più vicina e offrì da bere a tutti, dopodiché si diresse, ubriaco, verso casa.
Dopo un centinaio di metri barcollò fino a perdere l'equilibrio, ma essendo sul ciglio del sentiero rotolò in un dirupo privo di qualsiasi vegetazione a cui aggrapparsi. Mentre stava cadendo pregò:
-Salvatrice, salvatrice mia! Aiutami ancora una volta, salvami la vita!
Io, che essendo un fantasma potevo volare, lo presi tra le mie braccia e lo portai su fino alla stradina sterrata da cui era caduto. Ovviamente il giovane non aveva visto nulla e pensava che gli dei avessero ordinato all'aria di sorreggerlo e salvarlo.
Una volta tornato a casa si inginocchiò sul pavimento e ringraziò Era per averlo aiutato, gettando nel fuoco sacro i pezzi migliori della carne che aveva a disposizione. Io, che lo avevo seguito, mi misi a ridere. Lui si voltò di scatto e si guardò intorno. Intuii che poteva sentirmi, perciò mi rivolsi a lui così:
- Sciocco mortale, non è stata la divina Era ad assisterti, ma io Tyche. Dillo a chi conosci: Tyche mi ha aiutato, Tyche mi ha salvato dalla miseria, - baciai il ragazzo, in preda all'euforia e risi nuovamente. - Tyche mi ha baciato! Dillo a tutti, pregate Tyche!
Lo ametto, ripensandoci a posteriori sono stata piuttosto superba, ma al momento mi sentivo una divinità. Per quel mio peccato di hybris Era mi punì e questa divenne la mia maledizione: avrei vagato per l'eternità sulla Terra, senza sosta, e avrei baciato uomini e donne per aiutarli, ma quei baci avrebbero legato le loro anime ad una ruota che girava continuamente, passando dalla fortuna alla sfortuna, portando loro amore e ricchezza ma anche angoscia e morte. Se fosse stata solo questa la mia punizione,sarebbe stato facile per me rinunciare a baciare chiunque per il resto della mia vita (se così si può definire la mia condizione).
Purtroppo però Era mi cavò gli occhi e li trasformò in una benda, che sarei stata costretta ad indossare sul viso in ogni momento; ero cieca, e la benda non mi permetteva di vedere nulla tranne poche anime rosse, lo stesso rosso del sangue appena versato: quelle erano le vittime predestinate a ricevere il mio bacio e ciò che esso commportava. Io non potevo più decidere di non baciare, dovevo farlo.
Ad alcuni portai ricchezze interminabili, ad altri la morte o torture atroci, ad altri ancora entrambe le cose e continuo a vagare su questo pianeta trascinandomi dietro la mia maledizione. Alcuni di voi mi venerarono persino come una divinità, la Dea bendata, per attirare i miei favori, ma non potevano sapere che io non controllo ciò per cui loro pregano. E questo culto si è trasformato nel corso dei secoli, assumendo le forme più disparate, ma nel linguaggio di ogni popolo del mondo sono rimasti tre detti che derivano dalla mia vera storia, la storia dimenticata dall'umanità:
"La fortuna è cieca" ,
"Ruota della fortuna" ,
"Essere baciati dalla fortuna".
Tutti mi pregano, almeno una volta lo hai fatto anche tu. Non hai ancora capito chi sono? Ti do un indizio: Tyche in greco significa Fortuna.
   
 
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