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Autore: MuchLoveNoah    12/07/2015    2 recensioni
Noah Regan si trasferisce all'estero per portare avanti i suoi studi. Incontrerà quattro ragazzi un pò strani, ma tutto sommato simpatici, durante il suo soggiorno. Non può immaginare a cosa la porterà questo incontro.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Capitolo 1
 
Non mi immaginavo che Boston fosse così bella in autunno. Era ancora più magica e assolutamente bellissima. Mi stavo guardando intorno già da un po’, e non c’era nulla che non mi piacesse. Decisi di prendere le mie valigie e mettermi in cerca del mio college.
Dopo qualche informazione dei passanti e un po’ di intuito, finalmente ci arrivai. Era un blocco di edifici rosa, pieno di giardini e natura, al centro un’enorme edificio argentato pieno di vetrate. Fui immediatamente accolta d una ragazza sui 25, di nome Catherine. Mi disse che lei era la responsabile all’accoglienza per il college, conosceva qualsiasi cosa lo riguardasse, e dovevo chiedere a lei se avessi avuto dei problemi.
Finalmente entrai nell’edificio infondo ala strada. Catherine diede due pugni alla cabina dell’ascensore dopo che lo aveva chiamato, ma nulla, sembrava non volerne sapere. Risultato: trasporto di due valigie pesanti per tre piani di scale e corridoi strettissimi.
Arrivai alla mia camera, non era certo uno splendore ma ero sicura che con il tempo avrei potuto renderla carina. L’altra parte della stanza era occupata, Catherine mi spiegò che la mattina stessa era arrivata una ragazza spagnola, ovvero la mia ufficiale compagna di stanza.
Mi propose poi di portarmi al secondo piano per farmi conoscere i ragazzi restati in dormitorio quella sera. In realtà non ne avevo molta voglia, ero stanchissima, avevo gli effetti del jet lag, ed ero sudata e sporca, sembravo più che altro una barbona. Decisi comunque di andare.
I ragazzi erano tutti seduti su un divano in una veranda, guardavano la tv, mangiavano e chiacchieravano, qualcuno giocava a carte. Quando si accorsero di Catherine tutti gli occhi furono puntati su di me. Mi sentivo abbastanza a disagio, io non parlavo molto, e dall’altra parte nessuno aveva nulla da dire. Ad un certo punto davanti a me comparve un ragazzo dai capelli scuri e ricci, veniva dall’altra parte del corridoio per rientrare in veranda. Mi squadrò un po’, poi accennò un sorriso e mi disse un semplice “ciao” che ricambiai.
Finalmente tornai in camera. Mi buttai sul letto, ero davvero esausta. Non avevo ancora realizzato quello che stava succedendo. Io, Noah Regan, ero arrivata in America dall’Europa per portare avanti i miei studi di lingue straniere e aumentare il mio livello; il mio percorso di studi era triennale, ma non sapevo effettivamente quanto mi sarei potuta fermare. Speravo quanto più tempo possibile, avevo solo 18 anni, e questa nuova esperienza e vita da una parte mi intrigava, dall’altra a volte mi faceva nascere moltissimi dubbi.
Suonò la sveglia. Girai la testa verso la finestra, era già mattina. Mi ero addormentata la sera prima senza meno essermene accorta. Ad un certo punto la sveglia fu bloccata, e fu allora che notai la mia compagna di stanza, sdraiata sul letto.
-“Come ti chiami?”
-“Noah”
-“Io sono Ariana, piacere”
-“Piacere mio”
Erano appena le sette del mattino, ed avevo scoperto che dovevo essere pronta in due ore per andare a scuola. La stessa mattina avrei avuto i test di ingresso per i corsi a cui volevo accedere.
Decisi di farmi una doccia, mi sistemai, e presi le prime cose che capitavano dalla valigia. Maglietta oversized bianca, felpa nera, jeans chiari strappati, vans nere, capelli legati. Io e Ariana avevamo deciso di andare insieme, così l’avevo dovuta aspettare. Era di media statura, occhi azzurri, capelli biondi e una passione matta per lo shopping, lo si capiva da subito.
Camminammo per qualche metro ed entrammo nella caffetteria. A differenza mia Ariana aveva fatto amicizia in meno di 24 ore, per questo la seguii e mi sedei ad un tavolo lungo vicino a lei insieme agli altri, onestamente non mi ricordavo la faccia di nessuno che avessi visto la sera prima. Non parlai molto, mi limitai a mangiare e ad andare in classe subito dopo.
La mia insegnante era sulla trentina, capelli corti ed occhi chiari e ci diede il test, che trovai abbastanza semplice. Infatti mi avevano inserito nel livello B delle classi della mattina, fatta esclusione per la classe di conversazione che era unica. Comunque i miei test non erano finiti, dovevo ancora affrontare quello di letteratura inglese, perciò saltai il pranzo e presi la metro. A quell’ora era quasi vuota, sapevo che non sarebbe stato lo stesso quando sarei tornata. Mi sedei in prossimità dell’entrata; non avevo molto da fare, il mio zaino era quasi vuoto dato che non avevo neanche aperto le valigie, e non avevo dietro un libro da leggere. Così cominciai a guardare fuori dal finestrino, mi sentivo osservata. E infatti un ragazzo davanti a me mi fissava, aveva una faccia vagamente familiare, ma non avrei saputo dire di più.
-“Ciao” mi disse inclinando leggermente il viso. Adesso avevo capito, era il ragazzo della sera prima che avevo visto di sfuggita.
-“Ciao a te” dissi con aria vaga. Aveva degli occhi grandi e marroni, capelli corti e ricci. Portava una giacca rossa e dei semplici jeans.
-“C’eri ai test di stamattina?” mi chiese con un sorriso in faccia.
-“Sì” annuì. Ero pessima nelle conversazioni, non ero capace e spesso mettevo in imbarazzo la gente –“E tu?”.
-“Sì, sono arrivato un po’ in ritardo e quindi mi hanno messo nei posti in fondo, magari non mi hai visto per quello” disse con aria cordiale.
-“Non penso ti avrei riconosciuto comunque” sembrò incassare un colpo; forse, anzi, sicuramente, avevo detto qualcosa di poco carino, ma anche se non lo avevo fatto intenzionalmente non me ne ero pentita, era un po’ egocentrico come ragazzo. Ma forse ci era rimasto davvero male, quindi decisi di recuperare in extremis:
-“ In che livello ti hanno messo? Io sono nel B”
-“B ovviamente” disse accennando un sorriso.
-“Ovviamente?” dissi sorpresa. No, non mi sbagliavo, il ragazzo aveva problemi di ego.
Si fece una risata per il mio commento.
-“Non mi scambiare per un presuntuoso, è che è abbastanza normale, vengo dall’Inghilterra”
Ci fu del silenzio.
-“Scusami, ma allora perché sei venuto a studiare inglese in una scuola a km da casa tua e costi notevoli, se sei madrelingua?”
-“Non sono venuto a studiare inglese, io frequento la Berklee. Io ed i ragazzi della mia band la frequentiamo, solo che per continuare a stare qui dobbiamo raccogliere crediti extra, e l’unico modo per farlo è seguire lezioni ad una scuola con materie regolari”
-“ Hai una band?”-chiesi con un sorriso sulla faccia-“ come vi chiamate?”
-“The Vamps” disse sorridendo con uno sguardo fiero.
-“Forte”.
Ridemmo entrambi.
-“Comunque io sono Brad” disse tendendomi la mano con un gran sorriso.
 
 

  
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