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Autore: Sugar_Princess97    12/07/2015    0 recensioni
Una piccola storia incentrata su oggetti maledetti ed una lettera, che la protagonista-senza-nome ha lasciato nel tentativo di trovare la libertà.
Oppressione, ossessione, omicidio, le tre parole chiave della mia storia.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: PWP
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Faceva caldo quel giorno,davvero un caldo insolito, visto che erano appena sbocciati i primi fiori di Aprile e il tempo sembrava finalmente essersi calmato un po’.
Un appartamento poco fuori al centro sembrava disabitato da qualche anno ormai, sembrava un normalissimo appartamento,nonostante avesse un proprio giardino pieno di sterpaglie, erbacce, era quasi impossibile camminarci. Si vedeva lontano un miglio che era disabitato, o meglio, abbandonato al proprio destino di solitudine.
​Quel giorno però avrebbe potuto fare la differenza, poichè un agente di polizia era incaricato di visitare l’appartamento in questione, per constatare se fosse ancora “abitabile”.
In quel momento, dopo anni il silenzio si ruppe, il poliziotto irruppe nella casa, entrando da una finestra e spezzando il sottile equilibrio che regnava in quella casa,i mobili erano quasi totalmente distrutti, i muri erano tutti pieni di scritte indecifrabili, sembrava un inferno, era tutto sconvolto, e nell’aria una puzza di cadavere e di marcio.
​Il poliziotto provò a capire da dove provenisse quel tanfo insopportabile, cercando di coprirsi il naso con le sue grandi mani, e dopo qualche minuto passato a seguire la pista, come un cane da caccia che pedinava la sua preda, finalmente lo vide… L’orrore.​ Il cadavere di una ragazza ormai ridotto a pochi lembi di pelle, vestiti stracciati e ancora coperti di sangue secco, doveva essere morta in condizioni orribili, il che era evidente dai segni che riportava sul suo cranio dilaniato.​Accanto al suo corpo, giaceva un foglio di carta con sopra macchie di sangue, che il polizziotto decise di leggere il suo interno, seppure nel suo cuore la paura regnava padrona e sembrava non lasciare spazio al coraggio...​
“Caro Diario,
forse queste sono alcune tra le mie “ultime parole”, e non pensavo di arrivare a questo, speravo di essermene liberata, di ricominciare a vivere, e invece non è così…Anzi.
Ho capito piu’ cose del destino ora, che la mia vita sta per finire, rispetto a quando ero viva e piena di energie e vitalità, quando ancora LUI non era entrato nella mia vita, o meglio: quando ancora non aveva deciso di tornare.
​Quando nel corso della nostra vita ci accade qualcosa, non è mai un qualcosa di casuale, è sempre già scritto nella nostra storia,c’è sempre un filo conduttore che lega tutto.
E’ un po’ come se fossimo nati per aspettare quell’avvenimento, e tutta la nostra esistenza ruota intorno a quel singolo secondo in cui tutto ha finalmente un senso… E se invece tutta la tua vita scorresse aspettando il momento della tua morte? Ho finalmente capito che per me è così, che sono “nata per morire”.
​Ma forse non sai nemmeno di che cosa sto parlando, caro Diario…chi è LUI? Beh, a dirla tutta, non so nemmeno io chi è LUI, cosa vuole da me… So solo che ha scelto me per seguirlo, non solo qui dove i nostri cuori battono.
Non so bene quando LUI è entrato a far parte della mia vita, ma di sicuro ero troppo piccola e ingenua per capire quanto mi avrebbe cambiato la vita la sua presenza.
Avevo circa cinque anni quando lo incontrai, ero nel parco giochi, a giocare tranquilla sullo scivolo.. Ricordo c’erano come delle panchine fatte in pietra, e la fontana del parco aveva smesso ormai di far scorrere l’acqua da anni ormai.
​Non era un vero e proprio parco giochi, ma mi piaceva molto pensare che quello fosse il parco della mia casa che avrei avuto da grande. C’erano dei sassi che formavano un sentiero, e mi divertivo a saltarci sopra, giocando con la mia immaginazione.
E’ proprio lì che lo vidi, era in mezzo ai cespugli i suoi occhi guardavano dritto verso di me,erano degli occhi celesti, profondi e intensi, erano pieni di vita, seppure in un corpo inanimato. Un piccolo sorriso sulle sue guance di ceramica, seduto sul suo piedistallo di velluto mi guardava, e ne sono sicura, Diario, che mi parlò. Mi disse:
-Prendimi e Ascolta la mia voce.- ed io feci quello che mi ordinò: lo presi tra le mie piccole mani e tolsi la terra che sporcava il suo viso e i suoi abiti,così apparentemente pregiati rispetto ai miei.
Ricordo che dietro alla sua schiena c’era una piccola “chiave” e iniziai a girarla lentamente,incuriosita dalla melodia che poteva emettere… le mie orecchie furono bombardate da quel suono, un suono dolce e quasi confortante… Ma era tutta apparenza, che si sa…Inganna.
​Diario, non ricordo quasi nient’altro dopo quel nostro primo incontro, ma solo un episodio della mia infanzia, distaccato da quel momento,confuso e strano, come se fosse “sfocato”.
Ricordo che stavo dormendo, ero sempre una piccola bambina, ma,forse, avevo 7 anni quando successe. Ricordo bene di essermi svegliata dal sonno, perché nelle mie orecchie suonava QUELLA musica, il suono del Carillon,che avevo trovato due anni prima sotto quel cespuglio, mi rimbombava nella testa.
Per un attimo, pensai che qualcuno lo avesse fatto partire, e che fosse nell’altra stanza, ma non riuscivo a capire da dove provenisse, lo giuro, sembrava provenire da uno spazio intorno a me, ma allo stesso tempo DA NESSUNA PARTE.
Le orecchie fischiavano così forte che sembrava mi stessero per scoppiare i timpani, sentivo inoltre il mio cuore battere forte, e una voce nella mia testa che mi parlava…Ma non era una voce estranea; era la Mia voce che parlava, a me stessa!
​E’ assurdo, Diario! Ora, a distanza di anni ricordo ancora le parole che pronunciai… Come potrei non ricordarle?!
-Il sentiero Conduce a ME, seguimi.- dissi io, nella mia mente…. Forse doveva essere solo un brutto sogno, nulla di piu’.
Ho venticinque anni ora, e nonostante siano passati 18 anni da quando mi sono svegliata in quell orribile modo, ho avuto modo di incontrare il Mostro solo qualche mese fa.
Non so quanto tempo sia passato, sembra che il tempo abbia smesso di scorrere, sono segregata in casa mia da quando ho aperto la scatola dei ricordi che si trovava su in soffitta e ci ho trovato quello stupidissimo Carillon…Dio… Perché a me?!
Una volta aver ritrovato La Cosa, lo provai a distruggere, presi un martello ed ero pronta a colpire, e sapevo bene che in quel modo me ne sarei liberata…Ma si rivoltò contro di me…
Diario, non mi credi?! HA GIRATO LA TESTA VERSO DI ME! LO GIURO SULLA MIA VITA!
​Lo lasciai cadere a terra, e capii che questo mio gesto non poteva passare di certo impunito. E’ da quel momento che LUI decise di non farmi piu’ uscire dalla mia dimora, di farmi rimanere nella mia nuova casa a marcire.
La melodia risuona nella mia testa giorno e notte ininterrottamente, sembra non smettere mai di suonare. Ed e’ così da tre mesi… O cinque, e continua ancora oggi.
Le sue parole dettate però dalla mia voce non sembrano augurarmi un promettente futuro, lui vuole uccidermi e prendermi l’anima… Lo percepisco ogni volta che poso il mio sguardo vuoto nel suo…
La sua voce posso sopportarla di giorno, il sole non mi fa paura, perché illumina ogni angolo della casa, ormai sporca e quasi invivibile, ma la notte… E’ quella la cosa che piu’ mi spaventa.
Lui e’ sempre dietro di me, mi segue, posso sentire il suo respiro sul mio collo e le sue… O meglio le MIE parole nella testa dirmi “Uccidili…”
Ed e’ proprio questo che faccio nei miei sogni… Uccido le persone che amo di piu’ al mondo..I miei genitori. Ma ho capito bene quale e’ il suo obbiettivo! Lui vuole impossessarsi della mia mente e rendermi incapace di ragionare usando il mio cervello, vuole che li uccida e che poi metta fine alla mia vita con le mie mani.. Guidate da lui.
Cerco di allontanarlo dalla mia camera, lo chiudo a chiave nei cassetti, lo lancio dalla finestra, cerco in tutti i modi di allontanarlo da me, ma non ci riesco in alcun modo, ogni volta che penso di essermene liberata, lo ritrovo sulla mia mensola che mi guarda e ride della mia condanna, perché sono ormamai condannata a passare l’eternità con lui.
Diario, queste sono le mie ultime parole, non ce la faccio piu’ a vivere così… Spero di riuscire a liberarmi di lui e di sganciarmi dal patto… VOGLIO farlo…
…. Oh no. Diario aiuto ti prego.
La musica ha smesso di suonare…
Non riesco piu’ a sentirla nella mia testa, il silenzio mi fa troppa
Paura.. no aiuto.. sento qualcosa dietro di me che mi sta guardando ma..
Non posso girarmi o sono sicura che mi prende…. Riesco a sentire il suo
Respiro sul mio collo, per favore chiunque stia leggendo queste mie parole d--------------………”
Il caso volle che l’ultima riga di quella pagina di diario fosse indecifrabile, forse troppo intrisa del suo stesso sangue per poter capire cosa la ragazza avesse cercato di comunicare al mondo…
E… Il caso volle che LUI fosse ancora lì, aspettando il momento di colpire altre vittime, era arrivato il momento di recuperare il tempo perso in quella casa…
E mentre l uomo era lì a leggere quella lettera disperata… Riuscì a sentire…La musica di un Carillon.
   
 
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