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Autore: LadySissi    12/07/2015    0 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La tua piccola mano è aggrappata al mio dito

ed è così tranquillo il mondo stanotte

le tue piccole palpebre si muovono perché stai sognando

così ti rimbocco le coperte ed accendo la tua luce preferita

per te tutto è divertente, non hai niente da rimpiangere

darei tutto quello che ho cara, perché tu rimanessi così

 

La giornata era splendida: il sole di giugno brillava alto nel cielo ed il grande parco acquatico era pieno di persone. In cosa sperare di meglio, quando si hanno sedici anni, la scuola è finita e l'estate appena iniziata?

Però... c'era un piccolo problema; un problema biondo, con gli occhi azzurri, tenacemente aggrappato alla sua mano. Si chiamava Cristina, aveva otto anni e, in quel giorno di campo estivo, le era stata affidata per tutto il giorno. E lei non ci aveva messo molto a capire che dietro quel faccino angelico si nascondeva una peste. Era tutto il giorno che le correva dietro, perché Cristina aveva un'incredibile voglia di fare qualsiasi cosa non fosse starsene ferma, e pretendeva assolutamente la sua presenza. Meglio ancora, in braccio. Aveva voluto stare in braccio a lei in piscina, sulla sdraio, sul prato, sul pullman. Ed ogni volta che lei le aveva proposto uno stop, aveva replicato con un: “Non sono mica piccola!”

Lei avrebbe voluto dirle: “Guarda me! Ho il doppio dei tuoi anni e sono a pezzi!”, ma sapeva che il suo compito era quello di starle dietro tutto il giorno e di sorvegliarla con mille occhi, perché, vivace com'era, avrebbe sicuramente potuto cacciarsi in qualche pasticcio. Così si armò di pazienza e, con il migliore sorriso di cui era capace, seguì Cristina che trotterellava sul prato, verso chissà quale meta.

 

Fu solo una delle tante giornate impegnative – anzi, distruttive – di quell'estate. Lei e le sue amiche, infatti, si ritrovarono a gestire un gruppo di bambine vociante, allegro, irrefrenabile. Le settimane scivolavano via, una più afosa ed infuocata dell'altra, e tutte continuavano ostinatamente a tenere per mano quelle piccole pesti, a correre con loro per i prati, a mangiare con loro, a stare abbracciate sul pullman e, cosa più dolorosa di tutte, a trasportarle a cavalluccio nella piscina dei piccoli.

Quanto a lei, si sentiva stupefatta. Aveva accettato più per noia e per voglia di riempire l'estate che per altro quel compito di volontariato, ma ora era sempre più convinta che fosse stata una delle sue scelte più azzeccate. Almeno, quello era il suo punto di vista: sedici/diciassette anni non erano più pochissimi, ed in lei c'era una grande voglia di conoscere altri ragazzi della sua età ed anche più grandi, di inserirsi in qualche compagnia per uscire un po' di più, e di fare qualcosa che fosse utile, non solo a se stessa.

E per ora, sì, stava andando tutto come previsto: aveva fatto amicizia con tante ragazze, si era inserita in quel gruppo, tornava a casa ogni sera felice e soddisfatta, con qualcosa da ricordare.

Ma quello che non si sarebbe mai aspettata era il fatto di affezionarsi davvero a quelle bambine. Si era sempre considerata una tiepida amante dei piccoli, senza alcun particolare entusiasmo, ed era sicura di non avere le qualità richieste per stare con loro. Vedeva dall'esterno gli altri animatori, sicuri di sé, urlanti, con il megafono il mano, organizzati ed instancabili, e si diceva: io, mai!

In quelle settimane, però, aveva capito qualcosa di importante: non era necessario tutto ciò. Bastava star dietro alle bambine, prenderle in braccio, ascoltarle, voler loro bene: non cercavano carisma o decisione, ma, al contrario, attenzione alla persona, premure, tranquillità. Quello che era più giusto fare non era imporsi su di loro con polso facendo vedere “quanto si era bravi”, ma costruire un rapporto all'interno del quale entrambi avessero bisogno l'uno dell'altro.

Ed era così, più che mai. Le pareva ancora qualcosa di strano, ma non erano solo le bimbe ad aver bisogno di lei per indossare il costume, per mangiare, per mettere a posto i loro zainetti. Era lei che non poteva fare più a meno dei loro sorrisi e dei loro abbracci. Quell'estate avrebbe imparato per la prima volta che l'affetto dei bambini era gratuito e per sempre, e che la ripagava con una gioia che non sempre le sue coetanee erano in grado di darle.

Sarebbe rimasta a fare volontariato anche in autunno ed inverno, questo era certo, con quelle adorate piccoline. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché quel rapporto che aveva con loro non si interrompesse.

 

sei nella tua macchina, sulla strada per il cinema

e sei mortificata, tua madre ti sta accompagnando

a 14 anni c'è molto che non puoi fare

e non puoi aspettare per muoverti da sola e comandare

ma fa' in modo che non ti accompagni fino all'edificio

ricorda che anche lei sta diventando più vecchia

e non perdere il modo in cui danzi in pigiama

mentre ti prepari per la scuola

 

La macchina si illuminò per un attimo, poi si confuse di nuovo col buio. Con un movimento rapido, la ragazzina aprì il sedile del passeggere e si sedette, rivolgendo un largo sorriso alla sua interlocutrice e prontissima ad intavolare una lunga conversazione – sì, beh, chiamiamolo pure monologo. Si chiamava Elisa ed era una campionessa internazionale di chiacchiera senza sosta in automobile.

Ma lei c'era abituata, perché ormai la riaccompagnava a casa tutti i lunedì sera.

Erano trascorsi ben sei anni da quell'estate da ricordare, ed il suo desiderio si era avverato. Era rimasta con le amiche durante l'inverno a leggere le favole e disegnare insieme alle loro bambine; le aveva accompagnate durante le scuole medie, tra gli ultimi giochi e le prime ribellioni; e, ormai da tre anni, faceva volontariato con gli adolescenti, al lunedì sera.

Le vivaci piccole che aveva tenuto per mano mentre passeggiavano nel cortile erano diventate delle ragazze a tutti gli effetti. La “terribile” Cristina si era alzata, aveva fatto crescere i capelli ed andava al Liceo Artistico; quando le capitava, scherzava ancora con lei su quelle lontane giornate trascorse insieme, e lei le diceva: “Adesso, quando una bambina vorrà stare in braccio a te sempre e comunque, pensami...!”, e Cristina non poteva far altro che darle ragione.

Alcune delle ragazze più grandi, come Elisa, avevano ormai la stessa età di quando lei aveva iniziato ad occuparsi di loro. Tutto era cambiato, ma non era meno bello.

Quella sera Elisa era particolarmente contrariata... come tante altre sere, del resto. Forse era tipico della sua età. Quando erano insieme, non faceva che raccontarle nel dettaglio tutti i suoi pensieri. Più precisamente, incomprensioni con le sue compagne, nuove passioni che scopriva dentro di sé, vestiti e poi ragazzi, ragazzi ed ancora ragazzi. Ogni volta che la ascoltava, le sembrava di fare un salto indietro nel tempo. Era per quello che cercava di consigliarla al meglio: le diceva di farsi coraggio, di pensare con la sua testa, di assecondare le sue passioni. Ma Elisa, che aveva giustamente una grande voglia di pestarci il muso da sola, non era per niente convinta e la sommergeva con un'altra serie di dubbi marzulliani. “E se poi faccio così...? E se succede questo..? E però come posso evitarlo...?”

Non erano domande semplici, soprattutto se poste a una povera ventidue-ventitreenne ancora adolescente sotto molti punti di vista e forse troppo emotivamente coinvolta per rispondere con obiettività. Tuttavia, lei continuava ad essere la confidente preferita di Elisa, e non solo.

Ora le sue ragazze non avevano più bisogno di una sorta di mamma che le controllasse e che giocasse con loro, ma si dimostravano sempre felici di avere al loro fianco qualcuno come una sorella maggiore, che era già passata attraverso quei problemi per loro così spinosi, e che le potesse consigliare al meglio. Non era sempre un compito leggero, ma lei cercava di svolgerlo al meglio.

 

Fotografa nella tua mente la tua cameretta

ricorda cosa si sentiva quando papà tornava a casa

ricorda i passi, ricorda le parole dette

e tutte le canzoni preferite del tuo fratellino

ho appena capito che tutto quello che ho un giorno se ne andrà

ed eccomi qui nel mio nuovo appartamento

in una grande città, mi hanno appena accompagnato

è molto più freddo di quello che avevo pensato

quindi mi rimbocco le coperte ed accendo la mia luce notturna

e vorrei non essere mai cresciuta

 

La verità era che spesso, osservando le ragazze, si rendeva conto di quanto fosse cresciuta lei stessa, insieme a loro, con l'unica differenza che loro si erano trasformate da bambine a ragazze, e lei da ragazza a donna.

Quello che avrebbe più voluto consigliare loro – ed anche a se stessa – era di godersi il bello di questi ultimi anni, giorni, attimi di vita prima dell'età adulta.

Il conforto della propria camera, il ritorno a casa dei propri genitori, le risate a tavola, i discorsi fatti insieme, la musica che si sentiva di solito in casa, tutto quello che per lei rappresentava l'infanzia, ed anche un porto sicuro, presto sarebbe cambiato, se non proprio scomparso.

 

Era in quei momenti che lei stessa finiva per domandarsi: ma tu, sei sicura di essere molto meglio di loro? Come puoi pensare di avere delle responsabilità su di loro, se anche tu spesso ti senti più bambina che mai? Non desidereresti anche tu, a volte, non essere mai cresciuta?

Era inutile negarlo: per quanto tutte le sue ragazze avessero una loro famiglia, anche lei sentiva di avere avuto una parte nel loro processo di crescita. E spesso era capitato che venissero a raccontare a lei qualche segreto, dicendo: “Non dirlo ai miei genitori!”. A volte si sentiva impreparata nei confronti di questa situazione.
In passato, aveva avuto dei periodi di sfiducia, in cui guardava le amiche che svolgevano lo stesso servizio e si chiedeva se le ragazze non avrebbero fatto meglio a rivolgersi a loro, che, ai suoi occhi, erano più estroverse, più sicure e più piene di esperienze di lei.

Per quanto, però, si facesse problemi e complessi, i fatti continuavano a smentirla: Elisa le chiedeva consigli in amore anche se aveva già avuto più ragazzi di lei; tutte volevano salire sulla sua macchina, anche se non era la più brava delle autiste; e, quando si era laureata, più di una le aveva detto che era un esempio, anche se lei non si era mai vista così.

Ed andava a finire che lei stessa, attraverso i loro occhi, si sentiva migliore, più coraggiosa, e la paura di crescere veniva accantonata.

 

oh cara non crescere mai, non crescere mai

resta solo così piccola

oh cara non crescere mai, non crescere mai

può restare tutto solo così semplice

non lascerò che nessuno ti ferisca, che nessuno ti spezzi il cuore

ed anche se lo vuoi, prova solo a non crescere mai

Oh, non crescere mai

 

Gli anni che aveva dedicato alle ragazze – e che avrebbe continuato a dedicare, finché loro avessero avuto bisogno di lei – non sarebbero andati perduti.

I pomeriggi di sole trascorsi a portarsele sulle spalle ed a tenerle in braccio.

Le giornate d'inverno a disegnare insieme.

Le sere insieme, ad aiutare gli altri o a chiacchierare.

Quei viaggi e quei week-end che avevano passato sulla neve o al mare, in città o lontani dalla civiltà.

Le notti trascorse a riaccompagnarle a casa, ad ascoltare le loro confidenze, ad abbracciarle mentre piangevano sul portone.

Non era stato tempo perso. Anche quando sarebbero cresciute, lei le avrebbe sempre ricordate con affetto; ci sarebbe stata, se l'avessero chiamata; non avrebbe lasciato che nessuno facesse del male alle sue piccole.

L'importante era che ai loro occhi il loro rapporto rimanesse prezioso.

Anche quando sarebbero state adulte, in un angolo del suo cuore non sarebbero cresciute mai.

NOTA AUTORE: Cari lettori, ecco a voi un'altra one-shot. Il tema scelto è quello del rapporto che ognuno di noi può avere con i più piccoli. Adoro "Never grow up": è una delle mie canzoni preferite di Taylor (come si sarà intuito dalla raccolta, amo alla follia i testi del terzo album, Speak Now). La trovo una canzone delicata e piena di sentimento. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Aspetto sempre una vostra recensione, anche piccola piccola! Ringrazio comunque tutti voi che state leggendo.
A presto :-) :-)
  
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