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Autore: Shikayuki    12/07/2015    1 recensioni
La storia di un amore freddo e pungente, la storia di un amore senza inizio nè fine.
Dal testo:
'La roccia che Milo stava osservando con intensità si levò a mezz’aria, per poi rimanere sospesa esattamente all’altezza che voleva lui e riusciva anche a muoverla come voleva lui, semplicemente muovendo le mani.
-Ehi, sta funzionando, grazie!-
-Non c’è di che, Scorpio.-
Rispose beffardo lo strano ragazzo.
-Milo, ti ho già detto che il mio nome è Milo.-
-Come vuoi, Scorpio.-'
[Yaoi! MiloxCamus]
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono, ma sono del Maestro Masami Kurumada! (fortunato lui che ha avuto l’idea!)
 
Ciao a tutti, sono Schecter!
Questa è la prima volta che mi avventuro in questo fandom, anche se sono una fan immensa dei cavalieri da quando avevo circa 5 anni, quindi se quello che andrete a leggere farà schifo, non me ne vogliate!:’D
No okay, idiozie a parte, è la prima volta che scrivo in un fandom diverso da quello delle band musicali, quindi spero di non aver toppato troppo e niente, se magari la storia vi fosse piaciuta fatemelo sapere con una recensione oppure via MP, sapete dove trovarmi! ;)
Adesso vi lascio in pace, giuro!
Buona lettura!^^

 
N.B. la storia originale è stata leggermente rimaneggiata dal punto di vista temporale, ma ho cercato di attenermi il più possibile all’opera originale… ehy, ma in fondo questa è una fan fiction! :’D
 
 
 
 
 
Lo Scorpione e l’Acquario
 
 
 
Il sudore imperlava la fronte del ragazzo, che continuava a lanciare in aria la roccia, cercando poi di bloccarla a mezz’aria espandendo il suo cosmo. Erano ore che si esercitava su quell’esercizio, mettendoci tutto se stesso e se non ci fosse riuscito la sua investitura a cavaliere d’oro sarebbe slittata all’anno successivo, sempre che nel frattempo non si fosse presentato un candidato migliore.
Gli attacchi offensivi gli uscivano naturali, le sue Cuspide scarlatta e Antares rasentavano la perfezione, mentre le sue tattiche difensive lasciavano a desiderare.
Non aveva bisogno di difese lui, non ne aveva mai avuto bisogno da quando a soli tre anni, ormai orfano, lo avevano raccolto da una desolata strada di Atene, chiamandolo Prescelto e dandogli una casa in cui vivere. I ragazzini più grandi che si allenavano con lui provavano a prenderlo in giro invidiosi del suo destino segnato, ma lui, piccolo e ancora inconsapevole della sua vera potenza, riusciva a rimetterli al loro posto, con una grazia tipica di un predatore per di più.
Aveva trascorso gli ultimi quattro anni ad esercitarsi, a spaccarsi letteralmente le ossa in esercizi senza fine, per dimenticare il suo passato e per riscrivere il suo futuro. Nessuno riusciva a capire come un bambino così piccolo potesse arrivare a tanto, eppure lui sembrava ragionare con la testa di un adulto.
Non poteva buttare tutte le fatiche nel secchio solo perché una tattica difensiva aveva deciso di non riuscirgli.
Urlò di frustrazione, scagliando l’ennesima pietra in aria e cercando subito di bloccarla a mezz’aria, senza però riuscirci e osservando impotente la pietra schiantarsi al suolo, per poi esplodere in infinite schegge di… ghiaccio.
Raccolse un pezzo di ghiaccio e lo osservò meravigliato sciogliersi velocemente nella sua mano sotto l’inclemente sole della Grecia, chiedendosi come avesse potuto compiersi un tale miracolo.
Una risata cristallina lo colse di sorpresa, facendolo scattare in posizione di difesa.
-E così tu saresti il famoso Prescelto prodigio? Colui che domani indosserà le sacre vestigia dello Scorpione a soli sette anni?-
Due ardenti occhi blu striati di viola lo fissavano curiosi da un volto affilato dai lineamenti e dai colori nordici.
-E tu chi saresti?-
-Il mio nome è Camus, futuro cavaliere d’oro dell’Acquario.-
Milo non si lasciò impressionare da quell’altisonante presentazione.
-E cosa vuoi Camus?-
-Ero venuto per assistere alla tua investitura, futuro compagno, ma se non riesci ad eseguire una semplice tecnica difensiva dubito che ciò avvenga.-
-Non sono affari che ti riguardano.-
-Oh si, invece. Sembri forte e vorrei averti al mio fianco in un futuro, Scorpio.-
-Milo è il mio nome, non dimenticarlo.-
-No, non credo che lo farò.-
Il ragazzo gli si avvicinò e gli afferrò le mani.
-Chiudi gli occhi. Senti il cosmo dentro di te? Bene. Fai finta che sia della creta, che puoi modellare come vuoi all’interno del tuo corpo, adesso prendilo, concentralo nelle mani e poi buttalo fuori. È più facile che farlo esplodere da tutto il corpo in tutte le direzioni, almeno così puoi direzionarlo. Apri gli occhi, ecco, così! Bravo!-
La roccia che Milo stava osservando con intensità si levò a mezz’aria, per poi rimanere sospesa esattamente all’altezza che voleva lui e riusciva anche a muoverla come voleva lui, semplicemente muovendo le mani.
-Ehi, sta funzionando, grazie!-
-Non c’è di che, Scorpio.-
Rispose beffardo lo strano ragazzo.
-Milo, ti ho già detto che il mio nome è Milo.-
-Come vuoi, Scorpio.-
Milo continuava ad osservare la roccia, ma si voltò inviperito per ribadire a quell’insolente che il suo nome era Milo, solo che di fianco a lui non c’era più nessuno.
-Milo!-
Una voce familiare lo riscosse dai suoi pensieri e si voltò interrogativo verso il frastuono che si andava avvicinando. Aiolia, uno dei suoi migliori amici e futuro cavaliere d'oro del Leone, correva verso di lui chiamandolo a gran voce, allora un’idea insana gli balzò nella mente, e facendo come gli era appena stato insegnato, utilizzò il suo cosmo rivolgendolo verso Aiolia, sollevandolo in aria e facendolo fluttuare a testa in giù.
-Scemo, ti sembra questo il modo di accogliere un amico? Tirami giù!-
Si ribellò il giovane Leone senza sortire però effetti, se non quello di far scoppiare Milo in una grassa risata, e per tutta risposta lo fece roteare di nuovo a mezz’aria.
-Milo, tirami giù! Non costringermi ad usare la forza!-
-Va bene, piagnucolone, ti tiro giù, basta che non vai a piangere da tuo fratello Aiolos, altrimenti mi sgrida!-
-Hey, mica sono una femminuccia come te!-
-Femminuccia a chi?-
-A te, che con quei capelli lunghi e fluenti sei secondo solo ad Aphrodite in quanto a grazia!-
-Dillo che sei solo invidioso!-
-Gnegnegne!-
Erano destinati ad essere grandi guerrieri in futuro, ma erano pur sempre bambini.
-Allora, come mai correvi facendo tutto quel fracasso?-
-Ah si, stavo dimenticando! Il tuo maestro ti ha richiamato al tempio, devi iniziare il rituale di purificazione per domani!-
-Lo avevo totalmente dimenticato… ah, Aiolia, hai per caso visto un ragazzo straniero, con gli occhi blu, i capelli biondissimi e la carnagione molto chiara?-
-No, avrei dovuto?-
-Era qui vicino a me mentre stavi arrivando, poi mi sono voltato e non c’era più…-
-No, non ho visto proprio nessuno accanto a te, mi dispiace!-
Milo si chiese se lo avesse solo immaginato, e con disappunto si avviò verso il Grande tempio, con il suo amico al seguito. Non aveva tempo di pensare a cose che non riguardavano la preparazione al suo grande giorno, il suo momento di gloria si avvicinava sempre di più.
 
*10 anni dopo*
-Mi avete mandato a chiamare?-
-Si Milo, ho un compito per te.-
-Si, mio Signore.-
-È finalmente arrivato il cavaliere dell’Acquario per unirsi a noi, dovrai mostrargli la sua casa e i suoi alloggi. Confido in te e nella tua grazia per accoglierlo al meglio.-
-Si, mio Signore, sarà un onore accoglierlo.-
E così dicendo Milo si congedò dal Gran sacerdote, pronto ad andare ad accogliere il nuovo arrivato.
-Ah, Milo?-
-Si, mio Signore?-
-Magari oggi troverai le risposte alle domande che ti assillano ormai da dieci anni.-
Milo se ne andò senza neanche proferire una parola e di corsa si diresse alla prima casa, quella dell’Ariete, che era l’unico punto d’accesso a tutte le altre case, ma venne fermato da Aiolia, che stranamente si trovava nella sua casa, la qunta, dato che a quell’ora era solito trovarsi ai campi di allenamento.
-Milo! Dove vai con questa corsa?-
-Devo accogliere il nuovo arrivato, fargli vedere i suoi alloggi e poi condurlo al cospetto del Gran sacerdote, quindi sono di fretta!-
-E chi sarebbe il nuovo arrivato?-
-Il cavaliere dell’Acquario!-
E così dicendo si voltò e ricominciò a correre, sperando di non arrivare troppo scomposto all’accoglienza.
Raggiunto l’ingresso posteriore della prima casa si concesse di rallentare e, specchiandosi in un decoro d’argento di una statua, si diede una ravviata ai capelli. Si controllò con un ultimo sguardo, tirò un profondo respiro e a passo regale si incamminò attraverso la casa.
Trovò il nuovo arrivato, di spalle rispetto a lui, che chiacchierava con Mu, il detentore della prima casa. Indossava la sua armatura dorata tirata a lucido e un mantello di un bianco candido, che risaltava la cascata di lisci capelli tinti di azzurro scuro.
Milo si chiese se sotto quella tinta ci fosse il biondo pallido dei suoi ricordi di bambino, ma subito si riscosse dai suoi pensieri, schiarendosi la voce.
-Salve, io sono…-
-Milo, Cavaliere d’oro dello Scorpione, posto a sorveglianza dell’ottava casa.-
Un paio di profondi occhi blu si puntarono nei suoi, e l’intenso sole greco fece risaltare le particolari striature viola che li percorrevano.
-È un piacere rivederti Scorpio e come puoi vedere non ho dimenticato il tuo nome.-
-Ah, vi conoscete già?-
Mu aveva un tono sempre pacato e non sembrava particolarmente sorpreso.
-Ci siamo fugacemente incontrati una decina d’anni fa… scusami Mu, ma dobbiamo affrettarci. Devo mostrare a Camus i suoi alloggi e poi presentarlo al cospetto del Grande sacerdote.-
-Certo, andate pure, e poi Camus sarai stanco dopo il lungo viaggio.-
-Più che stanco sono affamato, mio nuovo amico.-
E così dicendo puntò di nuovo i suoi occhi su Milo, occhi simili a quelli di un predatore affamato.
-Bene, allora se vuoi seguirmi ti accompagnerò nelle tue stanze, poi alla mensa e infine dal Gran sacerdote, è un uomo molto paziente, saprà aspettare. A più tardi Mu!-
-A domani ragazzi.-
La risposta spiazzò il cavaliere dello Scorpione, che guardò stranito il suo amico, senza però dire nulla: il cavaliere dell’Ariete godeva di poteri psichici e a volte era in grado di prevedere il futuro a breve termine.
L’Acquario e lo Scorpione si incamminarono in silenzio, silenzio che veniva interrotto di quando in quando da Milo, che spiegava al nuovo arrivato l’ubicazione delle case e raccontava dei cavalieri che le presiedevano. Camus non proferiva parola, limitandosi ad ascoltare quello che il suo compagno aveva da dire. Stranamente non incontrarono nessuno nelle varie case, dato che era quasi ora di pranzo, così raggiunsero abbastanza in fretta la decima casa, quella destinata al nuovo arrivato.
-Ecco, benvenuto a casa Camus!-
Come aveva fatto fino a quel momento il ragazzo si limitò a guardarlo, sempre con quell’espressione da predatore.
-Da questa porta laterale si accede alle camere da letto: quella principale più qualcun'altra per eventuali allievi o servitori. Dalla camera principale si accede direttamente su un bagno privato con una vasca, mentre per le altre camere c’è un altro bagno. Infine ecco qua la cucina, dove puoi farti preparare il cibo da un servitore, se non vuoi andare alla mensa comune.-
-Effettivamente avrei una qual certa fame… ma prima gradirei fare un bagno.-
-Okay, allora ti lascio solo! Torno tra un’oretta per accompagnarti dal Gran sacerdote. Per qualsiasi cosa sai dove trovarmi!-
Milo iniziava a sentirsi a disagio, emozione che preponderava nel marasma che si stava agitando dentro di lui, così prese quella palla al balzo.
-In realtà gradirei che mi mostrassi come funziona la vasca per il bagno, in Siberia facevo il bagno nelle pozze d’acqua che riuscivo a scavarmi nel ghiaccio, quindi non sono molto pratico… per favore, ovviamente.-
Milo rabbrividì a quelle parole, ma non sapeva dire se per il freddo che aveva provato ad immaginare le fredde acque siberiane, oppure se per la voce roca di Camus.
-Certo, te lo mostro volentieri.-
Si diressero in bagno e Milo si accinse a spiegargli il funzionamento delle varie manopole della vasca.
-Se tiri la manopola di sinistra uscirà acqua calda, quella di destra acqua fredda, mentre quella centrale acqua tiepida, ma ti consiglio di miscelarti direttamente la fredda e la calda, il concetto di tiepido è molto relativo e spesso…-
I suoi discorsi vennero interrotti da un clangore metallico e voltandosi vide Camus, spoglio dell’armatura d’oro, abbandonata in un angolo, e vestito solo da fascianti pantaloni blu. Milo non potè fare  ameno di notare i definiti muscoli del torso e quelli dei bicipiti, lunghi e ben disegnati, ma notò anche i guizzanti muscoli della schiena, e deglutì rumorosamente.
-Ti metto a disagio?-
-Io non… io, ehm… no, sono abituato tranquillo.-
-Bene, allora posso spogliarmi del tutto e mettermi in ammollo… resti a fare un bagno con me?-
Milo in realtà era molto a disagio, soprattutto a causa della sfacciataggine dell’altro, ma non voleva ammetterlo, così, cercando di non arrossire si spogliò a sua volta dell’armatura, rimanendo in pantaloni e sentendosi l’insistente sguardo dell’Acquario addosso, che nel frattempo si era già immerso nella vasca, completamente nudo. Lo scorpione si levò i pantaloni a sua volta e cercando sempre di mantenere una postura regale entrò a sua volta nella vasca. Non doveva vergognarsi, in fondo andava spesso a fare il bagno nei bagni pubblici del tempio e spesso aveva visto i suoi compagni nudi, e loro avevano visto nudo lui. Non gliel’avrebbe data vinta.
Stettero per un po’ in ammollo in silenzio, poi entrambi parlarono insieme.
-Come mai hai tinto i capelli di azzurro?-
-Quindi alla fine ce l’hai fatta eh?-
Risero entrambi e Milo ebbe la soddisfazione di sentire un leggero accenno di imbarazzo nella voce tranquilla di Camus, che gli cedette la parola.
-Dicevo, come mai hai tinto i capelli di azzurro?-
-Qui in Grecia siete tutti così biondi, così ho deciso di avere un tocco distintivo, ed ecco qua. Avevo bisogno di essere riconosciuto.-
La sua voce sembrava quasi annoiata mentre diceva ciò, ma c’era anche qualcosaltro, un tono primordiale, che Milo non riuscì a cogliere del tutto.
-Io invece ti dicevo che sono felice di vederti con indosso l’armatura d’oro, sapevo che ce l’avresti fatta.-
-Beh, il merito è anche tuo… senza il tuo aiuto dubito che ci sarei riuscito.-
Milo arrossì pronunciando quelle parole e si maledisse mentalmente. Lui non poteva arrossire, lui era il cavaliere d’oro più irriverente e sempre pronto a ribattere pungente. Lui era uno Scorpione.
-Sbagli a pensare che io c’entri qualcosa, era già tutto in tuo potere, solo che non lo sapevi ancora.-
-Allora grazie per avermelo mostrato.-
Camus lo osservò, senza dire una parola, per poi saltargli addosso, così improvvisamente che Milo non ebbe il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo, per lo meno non fino a quando si ritrovò intrappolato tra le forti braccia del ragazzo dai capelli azzurri, che cercava con urgenza le sue labbra.
In tutta la sua vita lo Scorpione non si era mai chiesto se preferisse i ragazzi o le ragazze, non ne aveva mai sentito il bisogno, troppo impegnato a diventare il cavaliere d’oro più forte di tutti, ma adesso che si trovava tra quelle braccia, con quelle labbra bisognose ma dolci che accarezzavano le sue, vicino a quel corpo e quel volto che tanto aveva sognato in quei dieci anni chiedendosi come si fossero trasformati con il tempo, si sentiva a casa, forse per la prima volta in vita sua.
Quando Camus si staccò da lui, i suoi occhi erano ardenti e il suo respiro affannato.
-Erano dieci anni che aspettavo questo momento, dieci maledettissimi anni in cui mi allenavo duramente, solo per poter tornare qui e rivedere finalmente quel ragazzino che si allenava frustrato sotto il sole cocente, inconsapevole della sua vera forza perché troppo occupato a trattarsi con durezza. Dieci anni che mi mettevo a letto dolorante, chiedendomi se quel ragazzino ce l’avesse fatta a conquistare e tenere la sua scintillante armatura d’oro… chiedendomi come appariva quel ragazzino con il passare del tempo. Ho passato dieci anni ad allenarmi duramente per rivederti, e adesso sei qui, tra le mie braccia.-
Milo non sapeva cosa dire, così lo abbracciò, aggrappandosi con urgenza alle spalle larghe del ragazzo.
-Erano dieci anni che continuavo a sperare che tu non fossi solo frutto della mia mente. Erano dieci anni che continuavo a chiedermi se non avessi immaginato tutto: quegli occhi così particolari, quei fini capelli biondi e quella pelle così candida. Erano dieci anni che continuavo a pregare che Camus, cavaliere d’oro dell’Acquario venisse a reclamare la sua casa, giusto per vedere se la tua esistenza era reale, e adesso sei qui e sotto le mie mani sembri più reale che mai.-
Si persero di nuovo in un bacio, più profondo e lento del primo, pieno del sentimento che entrambi avevano tenuto nel cuore per dieci lunghi anni e finalmente, per la prima volta in tutta la loro vita, si sentirono al posto giusto nel momento giusto.
 
*5 anni dopo*
Quando nessuno lo vedeva, Milo piangeva ancora la scomparsa di Camus, nella vuota solitudine che solo la decima casa riusciva a dargli. La sua casa.
Camus era morto da cavaliere, ucciso dal suo allievo prediletto, Hyoga del Cigno, che prima aveva cercato di farlo ragionare, di fargli capire la verità, ma l’Acquario accecato dalla finta verità proprio come il suo compagno dello Scorpione, non gli aveva prestato orecchio e per questo era perito, per la sua Dea.
Hyoga aveva pianto e continuava a piangere per il suo assassinio necessario, lo tormentava ancora l’ultimo sguardo pieno di orgoglio del suo maestro che si complimentava con lui per aver raggiunto lo zero assoluto, prima di stramazzare al suolo senza vita e così Milo non ce la faceva ad odiarlo. Non ce la faceva ad odiare quel ragazzo che nei tratti rassomigliava troppo al grande amore della sua vita, se non per dei piccoli dettagli.
Piangeva ancora, svestendo per un attimo gli spietati panni dello Scorpione, che avrebbe smesso definitivamente per seguire il suo amore se solo non avesse dovuto adempiere ad un destino più grande, il destino al quale era votato sin dalla nascita.
Così, quando aveva rivisto il suo amore vivo, nel pieno della sua forza e della sua bellezza, non aveva potuto far a meno di emozionarsi, per poi però notare che la sua armatura non era d’oro, ma era una Surplice, armatura che contraddistingueva i vili servitori di Ade, e a quel punto l’odio lo aveva accecato.
Come aveva potuto un Dio giocare così con il suo cuore? Come aveva potuto un Dio riportare in vita il suo amore, solo per poi metterglielo contro? Come aveva potuto un Dion riportare in vita il suo amore, solo per poi farglielo uccidere con le sue stesse mani?
Queste erano le domande che si affollavano nella sua testa, mentre combatteva contro il suo amato Camus, ferito e accecato da Shaka della Vergine, che aveva dovuto sacrificarsi per dare tempo agli altri di organizzare una difesa alla reincarnazione della Dea Athena?
Erano lì, che combattevano, e tutti potevano leggere il dolore, misto alla rabbia più profonda, dipinti sul volto dello Scorpione, che stava combattendo con tutto se stesso, deciso a donare di nuovo la pace eterna al suo grande amore redivivo e passato dalla parte del male.
La lotta era finita pari, interrotta da Athena, che desiderava parlare di persona con i cavalieri tornati in vita per tradirla.
Quando Saga dei Gemelli aveva però ucciso la Dea, pugnalandola con la vecchia daga d’oro, Milo non aveva potuto far a meno di tirare di nuovo fuori tutta la rabbia e la frustrazione, e nonostante Athena si fosse sacrificata spontaneamente, lui si era avventato sul suo grande amore cercando di strangolarlo, con le lacrime agli occhi e il cuore talmente colmo di dolore da fargli male. Solo l’intervento di tutti i cavalieri presenti era riuscito a fermarlo, e appena aveva allentato un po’ la presa, tornando in se, aveva notato le lacrime negli occhi ormai ciechi di Camus.
-Ti amo Milo, e continuerò a farlo per l’eternità… è un peccato vederti per un’ultima volta.-
E così dicendo lui, gli altri due traditori Saga e Shura del Capricorno, e il corpo di Athena sparirono nel nulla, lasciandolo pieno di dolore e spezzato dentro.
Dopo mille peripezie però si erano ritrovati, davanti a quel maledetto muro del pianto, chiariti dei loro errori e più innamorati che mai, peccato solo che di lì a poco si sarebbero dovuti salutare di nuovo, immolandosi per quella causa alla quali entrambi credevano, e alla quale, nonostante tutto, nessuno dei due aveva mai smesso di credere.
-Ti amo Milo, ora e per sempre.-
-Ti amo Camus, ora e per sempre.-
E così dicendo si unirono agli altri, tenendosi stretti per un’ultima volta e scambiandosi un ultimo bacio, prima di sparire per sempre per una causa che sarebbe sempre stata più grande di loro e del loro amore.



N.B. #2 Come mi hanno fatto giustamente notare nella prima recensione ricevuta, ho descritto Camus con i capelli prima biondi e poi tinti azzurri, che nel manga invece sono rossi, e un colore di occhi blu/viola invece che castani. Ho dimenticato di scrivere nelle premesse che io tento di creare un’insieme organico tra l’anime e il manga, prendendo quello che che secondo me, e ripeto secondo me, è meglio tra i due (la logica e gli approfondimenti del manga, la variazione cromatica che si trova nell’anime, e altre cose così) e mixandoli cercando di creare un insieme il più organico possibile! Non sarà raro nelle mie future opere, magari ambientate nel corso della serie classica, trovare accenni vari presi dall’Episode G, Lost canvas e quantaltro, oppure un mix di tutto. Niente, chiarito questo mi sento più in pace con me stessa, e soprattutto se state leggendo qui, presuppongo (spero XD) che abbiate letto anche la OS, quindi grazie per avermi dedicato un po’ di tempo! ^^

  
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