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Autore: Fersyan    13/07/2015    4 recensioni
"Fa malissimo, mi mordo la lingua per non urlare, non voglio fare rumore, non voglio che mi trovi. Ma forse l’ha già fatto, forse mi ha già trovato, forse non mi ha mai persa ed è rimasto tutto questo tempo a guardarmi in attesa. Non so da cosa scappo e non sono sicura di volerlo sapere; voglio solo svegliarmi da quest’incubo."
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Corro. Corro fino a farmi finire il respiro. I rami degli alberi mi graffiano le braccia al mio passaggio, ma non ci faccio caso e continuo a correre. Dove? Non lo so. Non so niente, seguo solo l’istinto di scappare. Scappare da qualcosa che non riesco a vedere, ma io so che c’è.
Non vedo un cespuglio e inciampo. Metto le mani avanti per parare la caduta, scorticandomele. Sento il polso piegarsi in malo modo e cado su in fianco. Fa malissimo, mi mordo la lingua per non urlare, non voglio fare rumore, non voglio che mi trovi. Ma forse l’ha già fatto, forse mi ha già trovato, forse non mi ha mai persa ed è rimasto tutto questo tempo a guardarmi in attesa. Non so da cosa scappo e non sono sicura di volerlo sapere; voglio solo svegliarmi da quest’incubo.
Mi accuccio sotto un albero e stringo le ginocchia al petto. Il cuore mi batte fortissimo, non ho mai avuto così tanta paura. Nella mia mente continuo a ripetermi che è tutto finto, tutto un sogno, e presto mi sveglierò. Me lo ripeto ossessivamente e pian piano diventa una melodia distorta nella mia testa.
Il sole è calato già da un po’ ed io comincio ad avere sonno, ma se chiudo gli occhi ho paura di non riuscire più a tornare indietro. È sempre più vicino, lo sento, sento il suo fiato gelido mentre aspetta in silenzio che io ceda. Stringo sempre di più le ginocchia al petto e, quasi senza accorgermene,  mi ritrovo a piangere silenziosamente. Il mio corpo sobbalza ad ogni singhiozzo mentre la vista si offusca sempre di più. Dopo qualche minuto i singhiozzi si affievoliscono ed io mi addormento così, mentre un’ultima lacrima scivola sulla mia guancia.
***
Apro gli occhi lentamente e sbatto più volte le palpebre. Sono nella mia stanza, nel mio letto. La finestra è aperta ed entra qualche raggio di luna insieme ad un’aria fresca e piacevole. Volto lo sguardo verso la porta, è accostata. Sento una sensazione di panico accrescere e la voglia di urlare sempre più forte. Ma non ha senso, mi ripeto, è solo una porta. Sono paralizzata, lo sguardo fisso verso la porta; qualcosa mi spinge ad alzarmi e con cauta lentezza mi avvicino, con l’intenzione di chiuderla. Ma, quando afferro la maniglia, qualcosa spinge per entrare. Presa dal panico spingo con tutte le mie forze per chiuderla, ma senza nessun risultato, è troppo forte. Mi impunto con i piedi e appoggio una spalla per fare maggiore pressione; mi fanno male tutti i muscoli ma continuo a spingere. Mi mordo un labbro e strizzo gli occhi mentre mi scende una lacrima. Dall’altra parte la spinta è sempre più forte ed io comincio a indietreggiare.
Sto per mettermi a piangere quando sento qualcosa dall’altra parte della porta che mi fa gelare il sangue. Una voce.
“Lasciami entrare.”
***
Mi alzo di scatto a sedere, ho il fiatone e la fronte sudata. Mi guardo attorno terrorizzata, sono ancora sotto l’albero dove mie ero addormentata, era solo un incubo. Il cuore mi batte ancora forte nel petto, lo sento rimbombare nelle orecchie. Mi alzo lentamente, ho le gambe che mi tremano, sento di poter cadere da un momento all’altro.
Qualche metro più in là noto un ruscello a cui prima non avevo fatto caso e mi avvicino. Mi ci inginocchio davanti, affondo le mani nella terra e chiudo gli occhi, concentrandomi sul rumore dell’acqua, finche non si riduce ad un leggero scrosciare, come l’acqua ferma di un stagno.
D’impulso, immergo la testa in acqua, che all’improvviso pare non muoversi più. La testa comincia a farmi male, sento il bisogno di prendere aria, ma qualcosa mi impedisce di riemergere.
Qualcosa mi afferra e mi trascina dentro l’acqua. Mi dimeno, cerco di aggrapparmi a qualunque cosa, ma continuo ad affondare. La testa sta per scoppiarmi. Vorrei poter morire ora, far finire tutto in un secondo, ma qualcosa dentro di me vuole disperatamente vivere e continua a lottare per risalire in superficie. Devo. Respirare.
La bocca mi si apre per istinto, cercando di inspirare aria; sento l’acqua bruciarmi giù per la gola e i polmoni. Sta per finire tutto, mi sento quasi libera.
***
Comincio a tossire convulsivamente, cercando di buttare fuori acqua che non c’è. Sono in una radura, tutto intorno la foresta; non c’è traccia dell’albero sotto il quale mi ero accampata. Ne del ruscello. Mi sembra di essere stata catapultata in un’altra dimensione, dove la realtà si confonde con l’incubo. Vengo trascinata da qualcosa più grande di me in questi incubi, ma io non so nemmeno più cosa sia di mia volontà. Non so nemmeno se sto ancora sognando. Potrebbe essere stato tutto un sogno, non lo so più. Una volta ho sentito dire che quando si sogna si hanno delle dita in più del normale, le conto. Uno … due … tre … in tutto sono dodici.
Sento un formicolio alla nuca e la mia mano scatta per controllare. Niente. Lo sento di nuovo, stavolta più intenso. Il formicolio si trasforma presto in dolore, seguito da un ronzio che echeggia nella mia testa. Diventa presto insopportabile e mi porto le mani sulle orecchie, stringendo forte. Voglio che smetta. Sembra mi stia per scoppiare la testa, mentre il ronzio diventa sempre più forte.
Basta. Basta. Basta. Lo ripeto ormai come una cantilena, con la voce spezzata.
Svegliati. Le lacrime scendono copiose sulle mie guance.
Ti prego svegliati!
Concentrata sulle fitte non mi accorgo di un rumore che si intromette nel ronzio. Due parole, ripetute all’infinito da una voce sussurrata.
“Lasciami entrare”
Il cuore sembra perdere un battito e spalanco gli occhi di colpo. Apro la bocca per urlare, ma il mio urlo si spegne in un rantolo mentre tutto diventa tenebra.
Apro gli occhi. Sono di nuovo sotto l’albero. Mi rannicchio e metto la testa fra le ginocchia, in attesa che qualunque cosa ci sia qua fuori mi prenda, e faccia di me quello che vuole. Nascondersi sarebbe inutile, e non ha senso continuare a lottare. Ovunque io vada, qualsiasi cosa io faccia è controllata da Lui.
Sono una stupida marionetta in mano alla paura.
Mi pungono gli occhi, ma ormai non ho più lacrime da piangere. Sento uno scricchiolio venire da destra, lentamente alzo la testa per guardare in quella direzione; non c’è niente, ma il rumore si ripete. È Lui, vuole che lo segua. Mi alzo lentamente, a fatica, e seguo il rumore, che continua a ripetersi formando un sentiero invisibile.
Cammino per qualche minuto, le gambe che mi tremano … poi cado. Le gambe non reggono più ed io mi ritrovo a terra, ricoperta di graffi e lividi, con gli occhi rossi e gonfi ed il desiderio di far finire tutto. Ho lo sguardo rivolto verso terra, il respiro pesante. Mi sento osservata, e questa sensazione mi porta ad alzare la testa, seppur titubante. È diventato tutto nero. Non ho idea di dove sono, non vedo niente, il terreno sotto di me è duro e freddo come marmo. Giro la testa a destra e sinistra alla ricerca di una fonte di luce, senza alcun risultato.
Continuo a ripetermi che è solo un sogno. Un sogno. Ma la sensazione di terrore dentro di me è reale, quanto il pavimento duro sotto di me.
Finiscimi. Forza!
No, non può farmi fuori in questo modo, vuole divertirsi, vuole giocare con me.
Sento qualcosa sfiorarmi la testa, sembrerebbe vento. È una mano. Mi sposta i capelli dalla fronte portandoli dietro l’orecchio. Questo contatto mi raggela il sangue. Il cuore batte sempre più forte.
Una risata. Flebile. Si sta divertendo.
La risata svanisce gradualmente, lasciandomi nel silenzio totale. Ma mi guarda, da lontano, come uno spettatore. Sento qualcosa di viscido sfiorarmi la mano, la ritraggo immediatamente. Pian piano avvolge le caviglie; è liquido, e ricopre il pavimento, scivola piano verso di me, fino ad avvolgermi le gambe appoggiate a terra. Vi immergo una mano e me la porto al naso, ha un odore familiare. Ne poggio una goccia sulla lingua. Ha un sapore metallico. È sangue.
Istintivamente indietreggio, ma ne sono circondata. Apro la bocca per urlare, ma una mano mi tappa la bocca prima che possa farlo. Sento il suo alito caldo sfiorarmi il collo mentre mi sussurra nell’orecchio.
“Lasciami entrare.”
Strizzo gli occhi facendo uscire le lacrime, mentre leggeri mugolii escono dalla mia bocca.  Ride ancora.
Sono una stupida marionetta in mano alla paura.
Chiudo gli occhi e quando li riapro sono di nuovo nella foresta. Lui è ancora accanto a me, anche se non lo vedo. Continua a ripetere sempre la stessa frase. Lasciami entrare. Lasciami entrare. Lasciami entrare.
Apro la bocca, finalmente posso urlare. L’urlo riecheggia più forte di quanto immaginassi. Lui ne approfitta, c’è un motivo se mi ha lasciato urlare, e lo lascio entrare.
Fitte fortissime su tutto il corpo, come spilli, mentre continuo ad urlare. Lo sento nella mia testa che cerca di andare sempre più a fondo, mentre una piccola parte di me ancora viva cerca disperatamente di lottare.
Urla anche Lui.
Tutto diventa nero ed una figura mi si staglia davanti. L’urlo mi si spegne in gola. È Lui. La cantilena ricomincia. Lasciami entrare. Lasciami entrare. Lasciami entrare.
“No! No! No!”
Mi porto le mani alle orecchie, le unghie si conficcano nella carne e sento scorrere il sangue sul collo. La cantilena si fa sempre più debole.
Si avvicina sempre di più e mi costringe a tenere gli occhi aperti. Vuole che lo guardi. Con fatica porto le mani agli occhi, anche qui le unghie si conficcano nella carne, e poi nella cornea. Il dolore è indescrivibile e ricomincio a urlare. Spingo sempre più a fondo e il sangue esce copioso.
Tutto diventa nero ed io smetto di urlare. È sparito ma so che è ancora li con me. Cado a terra inerme mentre penso.
Sono una stupida marionetta in mano alla paura.


 
   
 
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