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Autore: Olympia_    13/07/2015    1 recensioni
“Come è avere un fratello?”
Forse non era la persona più adatta a cui chiederlo, visto i problemi che il giovane Black aveva avuto con la famiglia, ma di certo era la persona più vicina da interrogare nell'immediato.
Sirius ci aveva pensato su, facendo un paio di tiri dallo spinello e continuando a guardare il cielo notturno.
“E' bello, all'inizio. Quando sei bambino non conta niente se non divertirti con l'altro. C'è un po' di rivalità, quello è normale, ma niente di serio. Quando cresci... beh, lo ami e lo odi allo stesso tempo”
Per un po' tacque e il suo sguardo si perse nella volta luminosa, un po' assente e malinconico.
“E a quel punto vorresti odiarlo con tutte le tue forze, perché, sai, sarebbe molto più facile. Il problema è che il bene che gli vuoi si rivela più forte di qualsiasi altra cosa.”

I malandrini, il loro settimo anno, come James ha conquistato Lily e segreti che ognuno di loro custodisce gelosamente.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sono almeno cinque anni che non scrivo una fanfic, temo di essere parecchio arrugginita. Tuttavia ho deciso di riprendere e vedere come va, iniziando questa storia senza pretese, con il solo scopo di fare ciò che amo, ovvero scrivere, e intrattenere voi che leggete. Spero vi piaccia, che non vi annoi e... beh, spero che mi lasciate un commento, positivo o critico che sia :)
 
CAPITOLO 1

Nell'estate tra il sesto e il settimo anno, James Potter era cresciuto di molto. Aveva acquistato parecchi centimetri in altezza, superando di molto sua madre e accorgendosi che era ormai alto quasi quanto suo padre.
Aveva tuttavia notato, con disappunto, che Sirius Black lo superava di una manciata di centimetri e che, nonostante l'altezza notevole, non appariva come un adolescente troppo magro e dinoccolato senza alcun senso, ma anzi, aveva un fisico asciutto, non ancora del tutto sviluppato, eppure ben proporzionato.
A volte, ma solo a volte, detestava andare in giro per le strade di Diagon Alley con lui e notare come le ragazze guardassero prima di tutto il suo migliore amico, prima di volgere lo sguardo su James.
E detestava il sorriso sbieco e tattico che spuntava subito sul viso di Sirius, guardo ricambiava quegli sguardi.
Era impossibile trattenersi dal mollargli una gomitata, in quei casi e ricevere in risposta un sussulto smorzato.
Tuttavia, era l'estate migliore che James avesse mai passato in vita sua, ed era certo che doveva essere così anche per Sirius. Il rampollo della famiglia Black era scappato di casa alla fine del quinto anno e aveva trovato rifugio proprio a casa del suo migliore amico. I coniugi Potter lo avevano accolto senza alcuna esitazione e Sirius aveva trovato una madre molto più in Dorea che in Walburga. Non che fosse poi così impossibile, dopotutto.
Quello sarebbe stata la sua ultima estate dai Potter, tuttavia. Ormai maggiorenne per la comunità magica e in possesso di un'eredità davvero niente male – generoso dono di uno zio – Sirius aveva deciso che se la sarebbe cavata da solo, una volta diplomato.
James era felicissimo di avere con se il suo migliore amico e di condividere quei momenti con lui.
Che fosse anche solo passare i pomeriggi all'ombra di un albero, in giardino, per poi correre in casa al richiamo di “gelato!”, qualsiasi cosa fatta con Sirius era speciale.
A volte si domandava se era quello il rapporto che c'era tra fratelli. Essendo figlio unico non aveva un termine di paragone.
Una notte, una silenziosa notte fresca, mentre i coniugi Potter dormivano profondamente, Sirius era sgattaiolato nella stanza di James, come faceva quasi ogni sera, per fumare di nascosto uno spinello con lui.
Seduti sul letto di quest'ultimo, con la schiena a ridosso del muro, guardavano fuori dalla finestra il cielo stranamente limpido e tempestato di stelle.
Dopo qualche tiro, James si era voltato verso Sirius.
“Come è avere un fratello?”
Forse non era la persona più adatta a cui chiederlo, visto i problemi che il giovane Black aveva avuto con la famiglia, ma di certo era la persona più vicina da interrogare nell'immediato.
Sirius ci aveva pensato su, facendo un paio di tiri e continuando a guardare il cielo notturno.
“E' bello, all'inizio. Quando sei bambino non conta niente se non divertirti con l'altro. C'è un po' di rivalità, quello è normale, ma niente di serio. Quando cresci... beh, lo ami e lo odi allo stesso tempo”
Per un po' tacque e il suo sguardo si perse nella volta luminosa, un po' assente e malinconico.
“E a quel punto vorresti odiarlo con tutte le tue forze, perché, sai, sarebbe molto più facile. Il problema è che il bene che gli vuoi si rivela più forte di qualsiasi altra cosa.”
Il discorso era caduto così e James aveva capito, con sorpresa, che, nonostante si parlassero a malapena, Sirius si sentiva ancora molto legato a Regulus e si era chiesto perché l'amico non gliene avesse mai parlato.
Non si dissero altro quella sera , finirono il loro spinello, per un po' rimasero in silenzio e alla fine Sirius gli diede la buonanotte, tornando nella propria stanza.
*
Il trentuno agosto arrivò così in fretta che a nessuno dei due sembrò di essersi davvero goduti quell'estate. Eppure di cose ne avevano fatte e avrebbero potuto descrivere quelle giornate in ogni minimo particolare. Ricordi che non se ne sarebbero mai andati.
Si incontrarono con Remus e Peter a Diagon Alley, per fare rifornimento di divise nuove, libri e oltretutto Sirius aveva decisamente bisogno di un calderone nuovo, dopo aver fatto esplodere quello che aveva, in una delle ultime lezioni al sesto anno.
Quella giornata volò in fretta e i quattro amici salutarono l'estate sulla via che portava fuori da Diagon Alley.
L'ultimo anno di Hogwarts li aspettava e tutti loro erano impazienti di scoprire cosa li aspettava, ma soprattutto, non potevano fare a meno di chiedersi cosa ci sarebbe stato dopo, quando avrebbero preso il diploma e Hogwarts sarebbe stato solo un ricordo, un bellissimo ricordo.
Si salutarono, un po' impazienti, davanti al Paiolo Magico, con la certezza che si sarebbero rivisti l'indomani al binario nove e tre quarti. Remus non poté fare a meno di raccomandarsi con James e Sirius, ricordando loro che ormai erano maggiorenni e che forse avrebbero dovuto comportarsi seriamente, almeno quell'ultimo anno.
Come ogni volta, i due promisero. Promesse che non avrebbero mai mantenuto, questo Remus lo sapeva bene e, come ogni volta, li guardò rassegnato.
*
L'espresso per Hogwarts aspettava gli studenti in tutta la sua imponenza. La banchina del binario era colma degli studenti e dei loro genitori, così colma che James credette di non potersi muovere tra la gente e raggiungere il treno.
Cercò tra la folla un volto che gli era ormai ben familiare, ma fu impossibile scorgerlo e si ritrovò a lasciarsi sfuggire un'espressione di disappunto. Sirius, che sapeva bene cosa passava per la testa dell'amico, gli mollò una spallata giocosa.
Fu un miracolo trovare Remus e Peter.
“Ogni anno qua è pieno di genitori apprensivi che salutano i poveri primini rincoglionendoli con raccomandazioni”, decretò il giovane Black alzando gli occhi al cielo, ficcandosi le mani nelle tasche. “Di cosa hanno paura? Che ce li mangiamo?”
“Sono pur sempre bambini, è normale”, decretò pacatamente Remus, stringendosi nelle spalle e osservando con un mezzo sorriso tutti quei ragazzini con l'emozione nello sguardo e anche un po' di timore.
“Ero un uomo fatto e finito alla loro età”, commentò Sirius con un ghigno strappando una risatina a Peter e facendo scuotere la testa a Remus.
“Certo...”
“Ragazzi, ma Evans non l'avete proprio vista?”, domandò a quel punto James, continuando a guardarsi attorno con apprensione e alzandosi sulle punte per sovrastare la folla, nella speranza di scorgere quella bella testolina rossa.
“Per Merlino, smettila di darle il tormento”, borbottò Remus, dandogli una spintarella.
James non ribatté, forse non aveva nemmeno ascoltato le parole dell'amico, troppo concentrato a cercare la ragazza che aveva totalmente rapito il suo cuore.
Lily Evans era la Grifondoro più determinata, coraggiosa e intelligente che avesse mai conosciuto, e non lo pensava solo perché aveva una cotta per lei, ma semplicemente perché era vero, così come era vero – e ne era consapevole – che era una secchiona, che era troppo puntigliosa e a tratti troppo seriosa. Eppure in ogni cosa gli sembrava perfetta. Anche nei suoi difetti.
Si lasciò sfuggire un sospiro e, quando fu il momento di salire e prendere posto, salutò i genitori, per poi seguire i suoi amici a bordo del treno.
Cercarono e trovarono quasi subito uno scompartimento vuoto. Vi presero posto senza esitazione, ma Remus non si trattenne con i tre: i qualità di Caposcuola doveva fare il giro del treno, controllare che tutti avessero preso posto, non ci fossero guai o, semplicemente, i primini non avessero avuto bisogno di aiuto.
“L'ultimo anno, ragazzi”, sospirò Peter, lasciandosi andare contro lo schienale del sedile. Dal tono non si sarebbe saputo dire se era più ansioso o eccitato.
James lo osservò, notando quanto si fosse alzato anche lui in quell'estate. Rimaneva di certo il più basso del gruppo – forse di tutto il settimo anno dei Grifondoro – ma aveva comunque acquistato centimetri e oltretutto sembrava aver perso diversi chili. La madre doveva averlo fatto rigare parecchio dritto in quei mesi e il pensiero strappò un sorriso a James.
“Credete che qualcuna me la darà quest'anno?”, aggiunse facendosi scappare un sorriso sbieco e strappando una risata a Sirius e James.
“Ti aiutiamo noi a trovare qualche bella ragazza”, replicò Sirius dandogli una pacca.
“Risultato garantito”, aggiunse James con solennità, “Non ti faremo lasciare Hogwarts da vergine, non temere”
I tre risero e continuarono a parlare di sciocchezze fino a che non arrivò il carrello dei dolciumi e solo allora smisero di ridere per spendere qualche galeone in schifezze.
Peter fu un po' più restio, rispetto a Sirius e James, a prendere qualcosa e fu quello che riuscì a contenersi di più, ma gli altri due fecero scorta di tutto quello che potevano prendere, senza badare a spese o a sensi di colpa. Dopotutto sembrava che nessuno dei due potesse ingrassare, nemmeno mangiando quella quantità di roba ogni giorno. Per un attimo il piccolo Pettigrew li invidiò.
“Vado a vedere se Remus vuole qualcosa”, dichiarò James, cacciandosi una Cioccorana in bocca e afferrando una manciata di roba e mettendosela in tasca.
Uscì dallo scompartimento e imboccò il corridoio. Il treno era lungo e magari per trovare Remus ci sarebbe voluto parecchio tempo. Ma il saperlo in giro a fare il proprio dovere, senza godere nemmeno delle piccole gioie di un po' di cioccolato, intristiva parecchio il giovane Potter. Non poteva di certo lasciare un amico così, abbandonato a se stesso.
Si affacciò in ogni scompartimento, accertandosi di non lasciarsene sfuggire nemmeno uno, visto che poteva esservi Remus e fu dopo averne scrutati un paio che i suoi occhi si incrociarono con quelli più belli che aveva mai visto nella sua vita, di un verde brillante ed ipnotizzante.
Il suo volto si illuminò in un sorriso beffardo e la mano corse subito a scompigliare i capelli, già abbastanza sconvolti per conto loro.
“Evans!”, esalò, quasi non avesse più respiro davanti a quella visione.
Dal canto suo, la ragazza si ritrovò a stringere le labbra e primini, che aveva appena sgridato per aver lasciato libere delle rane lungo il treno, li guardarono, incuriositi.
“Potter”, replicò a mo' di saluto ma senza alcun entusiasmo. “Se vuoi scusarmi, ho da fare”
Lo guardò, attendendo che lui si spostasse dall'uscio, pronta a darsela a gambe non appena avrebbe avuto il via libera. James le lasciò libero il passo, ma non perse tempo a seguirla, non appena lei imboccò il corridoio in modo spedito e nervoso.
La guardò ammirato, notando quanto fosse diventata ancora più bella in quei due mesi trascorsi lontani. I suoi capelli rossi sembravano più lunghi e setosi del solito, le adorabili lentiggini si erano accese sul suo naso, col sole estivo, e le ciglia lunghissime si erano schiarite. Infine, ma non meno importante, James non poté fare a meno di notare quanto fosse lievitato il seno della rossa, al punto da fargli avere un capogiro.
“Sei splendida”, le disse senza alcuna esitazione.
“Ho da fare”, rimarcò lei, ignorando il complimento, “Sono un Caposcuola, devo controllare che sia tutto a posto...”, inciampò nel piede di James, quando lui tentò di affiancarla, ma mantenne l'equilibrio, “e tu mi intralci!”
“Potrei farti compagnia, non ti annoi da sola?”
“Sto per raggiungere Remus, di certo una compagnia nettamente più piacevole della tua”
A quel punto James ricordò per quale motivo aveva lasciato il proprio scompartimento e cacciò una mano in tasca, tirandone fuori i dolciumi, e ignorando totalmente il commento della rossa.
“Hai fame? Api Frizzole, Cioccorane, Gelatine tutti gusti?”
Lily sbuffò spazientita e serrò di nuovo le labbra, continuando a camminare imperterrita e non rispondendo.
“Andiamo, perché fai così?! Non sto facendo niente adesso...”, James si lamentò come un bambino, arrivando addirittura ad imbronciarsi.
“Magari ora non stai facendo niente, ma in passato hai fatto molte cose che non mi permettono di avere una buona opinione di te, James Potter”
Lily si accigliò in un modo che il ragazzo ritenne assolutamente adorabile e per qualche secondo non badò minimamente alle sue parole.
Fu così che quasi non si rese conto che avevano ormai raggiunto Remus. Notò immediatamente il cipiglio dell'amico e lo sguardo che gli intimava subito di non infastidire Lily Evans.
James scrollò le spalle, senza dire una parola mollò i dolciumi in mano all'amico e se ne andò, ficcando le mani in tasca. Non aveva più tanta voglia di fermarsi a chiacchierare con lui e di certo Lily avrebbe giovato molto di più della compagnia del licantropo, senza la fastidiosa presenza di James Potter.
*
“Sto morendo di fame”, dichiarò Sirius stravaccato sul sedile della carrozza che li stava conducendo verso Hogwarts, “Non vedo l'ora di addentare qualcosa di buono”
James, che in un altro momento avrebbe commentato a sua volta dichiarando di avere una fame da lupi – battuta che avrebbe fatto arricciare il naso a Remus -, non disse niente. Era stranamente silenzioso da quando era andato a cercare l'amico Caposcuola, per poi tornare da Sirius e Peter.
Un sospiro sfuggì al licantropo, che si limitò a guardare il paesaggio che li circondava, mentre il giovane Pettigrew scambiò uno sguardo con Sirius, che, infine, mollò un calcio sullo stinco di James.
Quest'ultimo imprecò sobbalzando e portò immediatamente una mano sulla parte lesa, lanciando un'occhiataccia all'amico.
“Che diavolo ti prende?”, chiede l'altro, crucciandosi appena.
James esitò, poi scrollò le spalle. “Evans non mi ammira! Non mi ammira per niente!”, esclamò poi, quasi in tono disperato, afflosciandosi sul sedile e mandando a cozzare la propria spalla contro quella di Peter.
“Te ne sei accorto ora?”, replicò Remus con voce pacata, mentre Sirius alzava un sopracciglio.
“Ben svegliato, James”, decretò poi.
“Era chiaro come un cristallo”, rincarò la dose Peter.
James borbottò qualcosa sul fatto che non erano per niente dei buoni amici e tacque, riflettendo. Ad essere sincero, fino all'anno precedente non aveva mai dato molto peso all'astio che Lily dimostrava nei suoi confronti. L'aveva sempre confuso con una rigidezza esagerata della ragazza, confermato dal fatto che non l'aveva mai vista con un ragazzo. Pensava che fosse semplicemente presa dai suoi doveri e che si impuntasse a rifiutarlo e ad avercela con lui per quello.
Doveva essere maturato davvero se finalmente iniziava a vedere le cose sotto un'altra luce, non c'era altra spiegazioni. Quindi doveva essere anche abbastanza maturo da riuscire a conquistare Lily, a tutti i costi.
Il pensiero gli fece tornare un barlume di buonumore e un sorrisino affiorò sul suo volto, annuì a se stesso, come a volersi incoraggiare, e non si accorse del cipiglio perplesso con cui lo stavano guardando gli altri tre.
“Quest'anno ce la farò!”, disse con decisione, mentre la carrozza si fermava davanti i cancelli di Hogwarts.
Con energia saltò giù e, spavaldo, avanzò verso il castello, con un Remus rassegnato, un Peter confuso e un Sirius ghignante alle spalle.
*
Attendere lo Smistamento fu straziante. Quei nuovi ragazzini sembravano non finire mai, e Sirius e James non facevano altro che lamentarsi e accasciarsi sul tavolo, sotto lo sguardo risentito e i rimproveri di Remus
“Avete intenzione di continuare per tutta la cerimonia?”, sibilò mollando un calcio da sotto il tavolo ad entrambi.
James stava per rimbeccarlo, quando notò lo sguardo di rimprovero di Lily. Provò a farle un cenno di saluto che lei non ricambiò.
Da quel momento smise di fare l'idiota con Sirius, che dal canto suo lo guardò senza capire, e attese l'arrivo della cena in modo composto e paziente.
Doveva dimostrare a Lily che poteva essere migliore, diverso. Doveva farle vedere altri lati di lui e cancellare ogni pregiudizio si fosse erroneamente creata, ecco.
Tuttavia non poté reprimere un'esclamazione di gioia quando il cibo apparve magicamente davanti a loro.
Con entusiasmo, sia lui che Sirius riempirono abbondantemente i piatti, per poi riempirsi avidamente le bocche.
“Ad Hogwarts fanno il pollo migliore che abbia mai mangiato”, commentò Sirius senza aver ancora mandato giù il boccone e sputacchiando un po' di pollo sulla faccia del povero Peter.
“Sirius...”
“Scusa, Pete. Ehi, comunque devo dire che l'estate ha fatto davvero bene a tutte”, disse il giovane Black guardandosi attorno compiaciuto, rivolgendo occhiate ammiccanti persino al tavolo dei Serpeverde, per poi tornare a guardare le compagne di casata.
“Voglio dire, avete visto che sventola Mary MacDonald? E il davanzale di Marlene McKinnon? Non erano così carine l'anno scorso”
Remus strinse le labbra in un modo che ricordò a James il modo in cui lo faceva Lily.
“Non credo sia carino parlare di loro in questo modo”, disse il Caposcuola, “dubito apprezzerebbero”.
“Remus, ricordami cosa fa di te un Malandrino”, replicò seccamente Sirius.
“Di certo non questi commenti”, rimbeccò Remus, tornando poi a dedicarsi alla propria cena con fare tranquillo, il che irritò particolarmente Sirius, che tuttavia fece lo stesso.
Il resto della cena proseguì senza particolari intoppi. Una volta finito il banchetto, Remus dovette separarsi dagli amici per guidare i nuovi Grifondoro fino al dormitorio e rivelare loro la parola d'ordine.
Sirius, Peter e James si avviarono molto più tranquillamente, invece, saturi della cena appena divorata e bisognosi di digerire al più presto.
“Credo che chiederò a Marlene di uscire”, sentenziò poi Sirius, osservando i capelli castani che ricadevano in morbide curve sulla schiena della ragazza davanti a lui.
Rimpianse il fatto che le gonne delle divise delle ragazze fossero lunghe fino alle ginocchia e non fosse concesso di vedere di più, perché in quel momento avrebbe volentieri ammirato le gambe di Marlene. Erano sicuramente perfette, o comunque se le immaginava tali, visto che la ragazza era minuta e con un vitino da vespa.
“Siamo appena arrivati, non perdi tempo, eh?”, commentò Peter con un mezzo sorriso, scuotendo la testa.
Sirius gli cinse subito il collo con un braccio e gli scompigliò i capelli, ghignando.
“E tu quale vuoi, Pete?! Mary? Alice? Mh?”
Peter rise, cercando di divincolarsi e ingaggiò una breve lotta con l'amico, nel bel mezzo del corridoio, e James fu tentatissimo di unirsi a loro, ma fu bloccato dal pensiero che Lily avrebbe potuto vederlo. Si trattenne, controvoglia, e raggiunse l'ingresso della Sala Comune.
Fu proprio lì che si scontrò con la ragazza, che stava uscendo nuovamente, per controllare che nessuno fosse rimasto indietro.
Lei indietreggiò, massaggiandosi il nasino perfetto e lentigginoso, con fare contrariato, lui si chinò subito, per controllare che fosse tutto a posto.
“Caspita, ti sei fatta male?!”, chiese togliendole le mani dal viso per controllare e ricevendo uno spintone.
“Non mi toccare!”, rimbeccò lei sgusciando fuori e andandosene a passo di carica.
James fu costretto a subire le prese in giro di Sirius e Peter che avevano assistito alla scena. Per un po' rimasero a chiacchierare in Sala Comune, solo loro tre, Remus era andato subito a letto, dichiarando di essere stanco.
Quando i due amici annunciarono che si sarebbero ritirati anche loro, James decretò che sarebbe rimasto ancora un po' in Sala Comune.
Voleva aspettare il ritorno di Lily dal suo giro di pattuglia, voleva parlarle, mettere le cose in chiaro seriamente questa volta.
Tuttavia passava il tempo e la ragazza non tornava e questo preoccupò non poco il ragazzo che si chiese se fosse il caso di avvertire Remus. In qualità di altro Caposcuola forse avrebbe dovuto saperlo.
Infine, prese la decisione di andare a controllare da sé e lasciò il dormitorio Grifondoro, avventurandosi per i corridoi del castello.
Non aveva idea di quale strada avesse intrapreso la ragazza e il posto era così grande che poteva volerci anche tutta la notte per trovarla. Magari non le era successo niente e sarebbe rientrata in Sala Comune senza nemmeno che lui se ne accorgesse.
Però sentiva che doveva farlo, doveva andarla a cercare. Era piuttosto irrequieto e mettersi a letto, con l'idea che lei era sparita chissà dove, era davvero fuori discussione.
Vagò per parecchio tempo, infine decise di rischiare il tutto e per tutto e di iniziare a bisbigliare il suo nome.
“Evans? Evans, dove accidenti sei finita?”
Continuò a chiamarla, vagando per i corridoi semibui e, infine, una voce familiare giunse alle sue orecchie, dalla penombra.
“Potter? Cavolo, Potter, aiutami...”
   
 
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