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Autore: francoise14    14/07/2015    25 recensioni
All'indomani della cattura del Cavaliere Nero, arriva il terribile responso per l'occhio di André... un responso che costringerà Oscar a fare i conti con il senso di colpa e con se stessa, interrogandosi su una frase che le ha toccato l'anima. André, a sua volta nel momento più difficile della sua vita, dovrà affrontare una realtà inaspettata e dare delle risposte.
Questo racconto partecipa al contest ''Love Day'' in onore dell'eterno amore di Oscar e André. Nasce un po' come un esperimento, in quanto è la mia prima one-shot e mi sono cimentata in un racconto a due voci, genere per me del tutto nuovo. Sperando che vi piaccia... buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tu lo sai il perché.

 

Rabbia. Provo rabbia André. Inspiro profondamente, le mie mani stringono in modo convulso la balaustra in marmo che delimita il terrazzo della mia camera; negli occhi un cielo di fuoco, nell'anima le tue parole. Accorate, ma taglienti.

Te ne sei appena andato, lasciandomi con una richiesta assurda: liberare l'uomo che ti ha privato per sempre dell'uso di un occhio, quell'uomo inerme e ferito che poche ore fa ho avuto l'istinto di uccidere. Non so cosa mi abbia fermato André... senso di onore? Il pensiero di deluderti? Non lo so, ma adesso questa sensazione di rabbia impotente mi sta avvelenando il cuore.

Ce l'ho con te, che mi hai detto che non posso capire certe cose in quanto nobile; ce l'ho con te che hai accettato senza battere ciglio questo destino infame, dicendomi che ti resta ancora un occhio per vedere la luce del sole; e, ovviamente, ce l'ho con lui che ti ha fatto questo... ma soprattutto, André, ce l'ho con me stessa: è stata solo colpa mia. Mia è stata l'idea di farti indossare quella dannata maschera, tu l'hai fatto solo per me anche se non volevi; ed è stato per venire a salvare me (ancora la mia maledetta avventatezza!) che ti sei tolto le bende troppo presto, contravvenendo alle raccomandazioni del dottor Lassonne.

Dio mio, André, perché? Perché l'hai fatto? Io non lo meritavo! Quando sei stato ferito, sono fuggita come una vigliacca: non riuscivo a sopportare la vista di te sofferente in quel letto, al buio, nella tua stanza improvvisamente diventata opprimente sepolcro della nostra vita di prima;non sono riuscita a resistere al rimorso di fronte a quelle tue disarmanti parole... Sicuramente è stato il laudano, non puoi essere veramente felice di essere stato ferito al posto mio.

Calde lacrime iniziano a rigarmi le guance se ripenso a quella maledetta notte, alle tue dita che serravano spasmodiche il lenzuolo, mentre cercavi di rassicurarmi con un sorriso tirato. Sulle labbra mi è affiorata allora quella stupida domanda: 

"Perché?" 

"Tu lo sai il perché..." è stata la tua risposta prima di sprofondare in un sonno popolato forse da terribili incubi.

Sono uscita di scatto, trattenendo un singhiozzo... Oscar François de Jarjayes non può piangere. Nelle orecchie quella tua frase, diventata assillante cantilena. Tu lo sai il perché... 

Io invece non so quale sia questo dannato perché... anche se sentirti pronunciare quelle parole mi ha fatto provare una sensazione sconosciuta, una sorte di dolce languore che dal ventre ha preso ogni fibra del mio essere.

Farò come chiedi, André Grandier. In fondo te lo devo. Libererò Bernard Chatelet, con mio padre inventerò una scusa, racconterò che mi sono sbagliata. Ma stasera mi dovrai spiegare cosa io dovrei già sapere, questo perché che dovrei già conoscere.

 

                                     ***

Tenebre. Il mio occhio ormai è avvolto dalle tenebre. Ho paura, Oscar, la paura irrazionale quanto assurda di poter perdere anche l'altro, e di non poter vedere più te.

Non mi importerebbe di non contemplare più questo cielo scuro in cui iniziano a brillare le prime stelle, né questa luna candida e intatta come la tua pelle... ma morirei se non potessi distinguere più i tratti gentili del tuo volto, l'azzurro acceso dei tuoi occhi, il carminio delle tue labbra morbide e inviolate... E i tuoi capelli, Oscar, in cui tante volte ho sognato di affondare le dita per poi scendere in basso, sul tuo viso perfetto, sul tuo collo, sui tuoi seni, fino all'essenza del tuo essere donna. 

Sei adirata con me, lo so, per quello che ti ho domandato, per la mia provocatoria costatazione... ma sai quale è l'assurda realtà, amore mio? Che io dovrei essere solo grato a Bernard Chatelet, perche grazie a lui sei tornata da me, grazie a lui ti ho risentito vicina dopo così tanto tempo... anche se mai avrei voluto leggere il dolore del rimorso nel tuo sguardo di cielo.

Il rumore di alcuni colpi impazienti sulla porta mi distoglie da questi malinconici pensieri; mi alzo lentamente, ricomponendomi appena i capi della camicia sul petto. Apro convinto di trovarmi davanti la nonna, resto invece di stucco quando vedo te.

"Oscar... ma che ci fai qui? " riesco appena a farfugliare.

 

                                           ***

 

Sei sorpreso, André,  non ti aspettavi che venissi sola in questa camera. Arrossisco un po', notando la camicia aperta sul tuo petto nudo... e provo di nuovo quella strana sensazione di languore, ma non voglio che tu te ne accorga.

 

"Posso entrare o devo restare sulla porta?" domando sgarbatamente.

"Fai pure... è casa tua."mi rispondi con una punta di sarcasmo. 

Entro nella stessa camera da cui sono scappata alcune sere fa. Un brivido mi assale.

"Cosa ti porta qui?" domandi incuriosito.

Alzo lo sguardo inquieto su di te, incontro il tuo, verde e limpido... di colpo ho perso la parola. È solo un attimo, però, torno rapidamente il freddo Colonnello che tu già conosci.

"Ho fatto come mi hai chiesto: Bernard Chatelet è in viaggio verso Parigi. Sarai soddisfatto..." ti annuncio in modo brusco.

"Grazie" mormori semplicemente, senza sorridere. Avverti anche tu questa tensione tra di noi, vero André? È per questo che il tuo volto è così cupo?

 

                                   ***

 

Dio mio, Oscar, quanto dolore c'è nei tuoi occhi! Una parte di me ne è quasi felice, perché improvvisamente ti sei ricordata di me, ma non riesco a sopportare di vederti in questo stato.

Vorrei poterti abbracciare e rassicurarti, dicendoti che non hai colpe, come quando da bambini combinavi qualche marachella di cui poi ti pentivi e di cui io magari mi assumevo la responsabilità, pur di non farti punire... ma quegli anni felici, quegli anni in cui ti potevo stringere a me senza remore, senza pudori, sono finiti per sempre. Nello stesso fiume non si entra due volte, amore mio... 

Inaspettata,  mi giunge tuttavia la tua domanda:

"Che cosa significa, André, che io dovrei sapere il perché?"

 

                                                ***

 

Ecco, sono riuscita a dirlo. Sono stata forse troppo diretta, ma io devo sapere, André Grandier.

 

                                                ***

 

Dunque l'avevo detto davvero, non era un sogno... e ora tu pretendi una verità che non posso rivelarti. Eppure la tentazione si sta insinuando nel mio cuore... provo a resistere, amore mio, provo a resistere disperatamente.

"Non capisco di cosa tu stia parlando." replico asciutto.

"La notte in cui sei stato ferito, dopo la partenza del dottore, io ti ho chiesto perché eri felice di essere stato ferito al posto mio.. e tu mi hai risposto che lo sapevo".

C'è ansia nella tua voce, Oscar, lo percepisco... come sarebbe facile, ora, dirti quello che mi tormenta il cuore da anni... ma devo proteggerti sempre, anche da me stesso. Mento. Spudoratamente. 

"Sarà stata qualche farneticazione dovuta al laudano, non capisco perché darle importanza."dico in tono leggero, ma trasalisco di fronte ai tuoi occhi indagatori.

"In vino veritas, André. .. e il laudano non è tanto diverso. Magari non ti ricordi di averlo detto, ma sai a cosa ti riferivi."

"Ma che importanza ha?"sbotto esasperato.

"Tu dimmelo"insisti.

Un pensiero folle mi attraversa la mente: liberarmi, liberarmi da queste catene che mi imprigionano l'anima.

"Lo vuoi davvero sapere?"

 

                                            ***

 

Hai pronunciato le tue parole a voce bassa, quasi roca, trafiggendomi con uno sguardo. Mi sento avvampare mentre annuisco silenziosamente, perché forse avevi ragione tu quella notte, André: forse io lo so, il perché. 

 

                                     ***

 

Ti guardo: tremante e fragile nell'attesa di una risposta che in cuor tuo conosci già. E sia. Anche se poi dovrò andarmene per sempre.

''Perché ti amo''

 

                                             ***

 

L'hai detto, André. E le tue parole, quasi bisbigliate, non mi giungono inaspettate, perché una parte di me l'ha sempre saputo, una parte di me ha sempre saputo che mi amavi. Ma sono stata egoista, André e ti ho fatto male, tanto male... inseguendo la chimera di un amore impossibile, desiderando un altro uomo pur vedendo che soffrivi in silenzio.

Lacrime cocenti iniziano a bruciarmi gli occhi e l'anima.

"È mai possibile... è mai possibile che tu possa amare una come me, André?"

 

                                      ***

 

Non piangere, amore mio, non piangere... Perché devi dire così? Perché mortificarti? Mi avvicino, ti sollevo il mento: voglio che tu mi guardi in viso, Oscar, voglio che tu legga nel mio volto tutto l'amore che provo per te.

"Direi di sì, visto che ti amo da una vita!" provo a scherzare, per allentare la tensione.

Il sorriso, però, mi muore sulle labbra: c'è ben poco di cui ridere... e sento di volerti baciare.

 

                                              ***

 

Baciami André.  Sono veramente io a pensarlo? Io, Oscar François de Jarjayes? Sì, André, sono io... e voglio che mi baci. Sollevo il mento ancora imprigionato tra le tue dita e poso timidamente le mie labbra sulle tue. Sanno di buono, sanno di biscotti alla cannella...  

Ti sento tremare, ma poi ti stacchi da me con un gesto deciso.

"No Oscar... non va bene così! " e mentre ti guardo attonita, aggiungi con ferma amarezza:"Sei sconvolta, Oscar, sei arrabbiata con il mondo intero per quello che è capitato a me, sei confusa... e so che un altro uomo occupa il tuo cuore. Non voglio che il senso di colpa ti porti a fare qualcosa di cui ti possa pentire già domattina"

Ma cosa diamine dici, André Grandier? Scuoto la testa con forza, la mia voce risuona quasi stridula nella stanza. Ma per la prima volta in vita mia, ti parlo col cuore.

"Non è vero, André, non è il senso di colpa, te lo giuro! Io... io provo qualcosa per te che ancora non riesco a capire fino in fondo, ma non è amicizia, e non è neanche il sentimento che si accompagna ad un legame fraterno... È molto di più, André, è qualcosa che per Fersen non ho neppure lontanamente provato! Io... Io ti voglio bene André! Su una cosa hai ragione, sono confusa, non so ancora se ti amo come tu ami me, ma... so che questa notte non voglio restare sola nella mia camera, so che stanotte voglio stare con te..."

Ho pronunciato le ultime parole in un sussurro, mentre il tuo occhio indenne brilla di una luce nuova. So che non mi vuoi ferire, so che non ti vuoi approfittare della mia fragilità, che solo tu riesci a vedere in me insieme al mio essere donna, al di là dell'uniforme, al di là della disciplina... ma ora ho capito cosa significa questo languore, André, anche se non l'ho mai provato prima: io ti voglio.

Prendo coraggio e mi accosto a te; ti sento trattenere un gemito mentre le mie dita sfiorano il tuo petto. Alzo lo sguardo, una muta richiesta.

 

                                     ***

 

Dio mio, Oscar, non mi guardare così, non mi toccare...!

Tremo come un bambino davanti ai tuoi occhi: non resisto, Oscar, non resisto... perdonami. In preda all'istinto la mia bocca si avventa sulla tua, imprigionandola in un bacio impetuoso... e tu non ti spaventi amore mio, ma mi rispondi con altrettanta passione, cercando la mia lingua con la tua, mentre le mie mani iniziano a percorrere il tuo corpo e le tue il mio. Ci stacchiamo un momento, il tempo di riprendere fiato e di scambiarci un ultimo sguardo. Mi sorridi, complice e dolce... mi sorridi e mi bisbigli ad un orecchio l'ordine più piacevole che abbia mai udito dalle tue labbra:

"Fammi tua, André Grandier..."

E io obbedisco, amore mio, io obbedisco...

 

                                              ***

 

E tuttavia eri fatta per l'amore, 

fatta per il sospiro, l'abbandono e le carezze

per piangere triste sul cuore amato

Sfogliando una rosa profumata con le labbra.

         (Federico Garcia Lorca)

 

   
 
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