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Autore: The Ghostface    14/07/2015    0 recensioni
Sono passati tredici anni…tredici lunghissimi anni da quando Ghostface è stato rinchiuso nel Tartaro.
Di lui non resta che un vago ricordo, voci, leggende urbane…tutto sbiadito dal tempo…dalla magia…
Sulla Terra le cose sono cambiate, nonostante il tempo trascorso i Titans sono rimasti uniti…e con un membro in più, un vecchio rivale pentito…
Alcuni si sono sposati, alcuni hanno avuto dei figli…alcuni nascondo terribili segreti nel profondo del loro animo che mai mai e poi mai dovranno essere svelati.
Il ritorno in circolazione di un noto avversario da un occhio solo terrà alta la guardia dei nostri eroi.
Ma quello che tutti loro non sanno…e che sono finiti tutti nel mirino dell’ormai leggendario…Ghostface.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ghostface, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rigor Mortis'
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CAPITOLO 25
 
Il paragrafo scritto in corsivo è un flash-back con forti contenuti sessuali per enfatizzare…beh non posso dirlo ora ma capirete leggendo qui sotto.
Comunque chi disapprova si astenga, grazie.
 
-Ma che stai dicendo!?- urlò il mutaforma che da anni aveva smesso di dar credito alle parole dell’assassino.
-April è mia figlia!!- aggiunse più deciso che mai.
-Ma davvero?- rispose Ghostface ridacchiando amareggiato –E dimmi, la rigenerazione è un tratto tipico dei tuoi geni?-
BB si paralizzò…in tutti quegli anni non ci aveva mai fatto caso ma April era sempre stata tenuta lontana dai pericoli dalla madre in modo quasi ossessivo, e quelle poche volte che si faceva male, anche solo una sbucciatura al ginocchio, Corvina era subito lì a guarirla istantaneamente col suo mantra…in tutti quegli anni non aveva mai visto sua figlia ferita.
Restò in silenzio.
-Lo immaginavo…- commentò il canuto avversario, sfilò un pugnale dal set di coltelli balistici che teneva legato in petto e lo gettò ai piedi della ragazza.
-Avanti, April!- la esortò –Dimostra a tutti chi è veramente tuo padre!-
Ghostface non potè vederlo ma alle sue spalle Corvina si era rimessa in ginocchio, con le mani piantate al suolo a sostenere il corpo e ora le sue labbra mimavano una muta parola “no”.
BB invece la vide e lesse il labiale, il cuore saltò diversi battiti.
Anche April la vide ma la ignorò, si fece coraggio e ignorando il dolore si passò il filo della lama sul palmo, aprendo un taglio lungo e leggero su tutta la mano.
Strinse i denti, la ferita bruciava e il sangue ne zampillava fuori vermiglio, poi a poco a poco la perdita di sangue s’arrestò.
La ferita iniziò a rimarginarsi, la carne e i capillari si ricomponevano sotto lo sguardo incredulo di April, orgoglioso di Ghostface, sgomento di BB e affranto di Corvina.
La pelle pallida ricoprì completamente il palmo dove prima il metallo aveva morso la carne, senza lasciare alcun segno.
La ragazza mosse le dita e non provò alcun dolore…era guarita!
Corvina era forse la più disperata per l’accaduto.
<Tutti quegli anni di sacrifici passati a nascondere il tuo segreto…e ora questo. Perdonami, April. Perdonami, BB>
-Lo sai…- disse il vecchio quasi dolcemente –Hai i miei stessi occhi, prima che diventassero le orbite vuote e morte che sono ora, quando ancora erano vivi-
April arretrò abbracciando il verde dietro di sé ma mantenendo gli occhi puntanti sull’albino.
-No…- mormorò –No! Non può essere vero, non può!- rivolse un’occhiata disperata a BB con, gli occhi colmi di lacrime –Papà, dimmi che non è vero. Ti prego, dimmi che non è vero…-
Ma nel volto del verde vedeva solo riflessa la sua angoscia, la sua incredulità…la sua paura.
-È vero- una voce alle spalle dei tre, era Corvina rialzatasi a parlare con voce rotta, disperata -  Ghostface non sta mentendo…è lui il padre naturale di April…ho fatto di tutto per nascondervelo ma non ci sono riuscita!- affranta nascose il viso tra le mani.
BB ancora non poteva crederci –M-ma…come?- balbettò a stento.
-Ehm…- fece il vecchio grattandosi dietro la nuca, imbarazzato–Non è esattamente una bella storia d’amore…-
-È successo quattordici anni fa…- lo interruppe Corvina, con lo sguardo sui piedi e la voce spezzata –Quand’ero sua prigioniera…poco prima che arrivaste a salvarmi. Lui venne da me…e…e mi…mi stuprò…-
 
Sentiva l’artiglio del pollice premere sulla trachea, l’aveva violentemente sbattuta a terra con una forza sovrumana, impossibile da contrastare per lei, il cerchio magico era sotto di lei a impedirle di difendersi.
L’altra mano le strappava di dosso il body con un solo gesto, l’uomo ansimava come un animale.
-Lasciami!-
Lui la ignorò tirandole via anche le mutandine mentre lei si dibatteva per liberarsi da quella presa ferrea…senza risultato.
Lui torreggiava sopra di lei, era a torso nudo, col volto scoperto e gli occhi da pazzo…più del solito.
Sentì la mano umana correre sul suo corpo nudo, afferrarle un seno e stringerlo fino a farle male, affondando le unghie nella carne per farla gridare…e gridò.
Le veniva da piangere ma non gli avrebbe dato anche questa soddisfazione.
-Fermati, Ghostface! Fermati!- urlò disperata – Ti servo vergine, ricordi?! Così il tuo piano va a puttane! Fermati, Jonathan!!-
L’uomo ridacchiò sadico –Non so di che stai parlando, vacchetta, non so neppure chi tu sia né chi sono io…ma so che ci divertiremo un sacco insieme…-
Il battito le accelerò nel petto al punto da sfondarle la gabbia toracica, gli occhioni d’ametista erano spalancati, specchi di terrore nel quale si rifletteva il volto ghignate dell’assassino.
-YYYYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!-
Gridò come mai aveva gridato in vita sua quando lui la penetrò.
Neppure la sua prima notte aveva gridato così.
La presa alla trachea si allentò fino a sparire del tutto ma la stretta di quelle mani violente ricomparve sui suoi polsi, inchiodandoli al pavimento.
Lui le era sopra, incollato su di lei, e la insultava dandole della troia e della vacca, insinuando senza alcun pudore che l’esser posseduta in quel modo ferace le piacesse.
Sentiva il membro rigido trapanarle le viscere, sfondarla fino allo stomaco.
Anziché abituarsi al dolore, questo aumentava esponenzialmente.
Ad ogni affondo il membro arrivava sempre più in profondità, squarciandogli le carni in punti che nessuno aveva mai raggiunto in lei.
Spingeva, spingeva, spingeva e ogni volta lei si sentiva più piena, al punto da temere di restare divisa in due da quel cazzo che pareva non aver fine.
Sentiva il suo utero strapparsi sotto quei colpi impietosi.
Non era eccitata, non aveva usato del lubrificante, l’attiro contro le pareti della sua vagina la faceva strillare in modo straziante, ogni volta che il membro entrava e usciva le bruciavano atrocemente come se sfregate con della carta vetrata.
Pregò Azar affinché venisse il prima possibile in modo che quella tortura finisse.
Ma così non fu.
Lui andò avanti ancora, ancora e ancora, mordendole i capezzoli, graffiandola con quegli artigli ferini sul ventre e sui seni, stuprandola come un indemoniato.
I loro corpi mandidi di sudore erano completamente nudi, attaccati ormai da venti minuti, i venti minuti più lunghi e dolorosi che Corvina avesse mai provato.
L’aveva girata a quattro zampe tenendole la testa premuta contro il pavimento, picchiata selvaggiamente, la sua schiena aggraziata era tempestata di lividi, ematomi e segni di morsi e graffi, le tirava i capelli per farla inarcare all’indietro, la stava violentando senza tregua, scopandola come un mastino monta una cagna.
Con voga e rabbia.
Umiliandola.
Lei sopportava a denti stretti e con gli occhi serrati ma non poteva fare a meno di gridare, gridare e gridare.
Era come se le sue urla di dolore alimentassero la voglia dell’uomo.
Ma non piangeva.
Si sentiva l’utero ridotto a brandelli, le sue pareti interne anziché adattarsi al corpo estraneo entrato a forza sembravano restringersi sempre di più, rendendo più doloroso ogni affondo.
Ad un certo punto la sedicenne sentì il membro ingrossarsi in lei, sgranò gli occhi sapendo bene cosa ciò significasse.
Sollevò la fronte imperlata di sudore verso di lui.
-Non dentro di me!- urlò disperata con quanto fiato aveva in gola.
-Ti prego, non venirmi dentro! Non voglio! Veini fuori! Fuori! Non dentro di me!!- lo implorò supplice.
Fu tutto inutile
Il membrò aumentò ulteriormente il suo volume lacerando definitivamente la tenera fessura che lo avvolgeva poi scaricò fiotti del  bollente seme all’interno della maga.
E lei strillò ancora finché non ebbe più voce.
Quando finalmente uscì da lei, Corvina giacque a terra incapace di reagire, sperma e sangue le colavano copiosamente tra le cosce  e lacrime amare come fiele le rigavano le guance, il suo corpicino esanime, coperto solo dalle gocce del sudore, era scosso dai singulti.
Traumatizzato dalla violenza subita.
Incapace di parlare, di muoversi, anche solo di chiudere le gambe per fermare quello spettacolo osceno e pietoso che offriva il suo culetto abusato…poteva solo piangere.
E pianse, pianse a lungo  anche dopo che l’uomo se n’era andato, lasciandola lì a terra immersa tra quei tre diversi fluidi di cui solo due le appartenevano.
Avrebbe voluto scappare…ma le gambe non la reggevano, era troppo scossa anche solo per pensare.
L’aveva stuprata, aveva abusato di lei sessualmente, l’aveva umiliata come nessuno aveva mai osato fare e le aveva fatto male…tantissimo.
Desiderava solo morire ma anche quello le era negato, l’ultima cosa che vide prima di perdere i sensi fu il corpo aggraziato di Nera che accorreva verso di lei.
 
-V-venni abusata senza alcuna pietà…- singhiozzò la maga, aveva iniziato a piangere senza neppure rendersene conto non appena aveva rivissuto quegli orribili ricordi –Mi ha stuprata per non so quanto tempo, ridendo di me…passarono giorni prima che potei tornare a chiudere le gambe, giorni interi…avevo solo sedici anni….era solo una ragazzina e lui….mi ha violentata-
Tirò su col naso asciugandosi gli occhi col dorso della mano, sollevò lo sguardo verso Ghostface, verso BB, verso April.
-Non so se rimasi gravida già allora, ma quando sconfissi la Morte fondendomi con la Vita, capii che era inevitabile che il seme avesse messo radici in me. E anche lui lo sapeva- disse indicando il vecchio –Non ho mai voluto abortire, non mi sembrava giusto che una vita innocente venisse stroncata prima ancora di nascere e poi…nessuno di voi può capire cosa significhi sentire la vita scalciare dentro di sé, che gioia e che paura ti faccia provare…tu non hai colpe April. Non ho mai detto a nessuno quello che mi aveva fatto…perché me ne vergognavo…-
Gli occhi d’ametista divennero iniettati di sangue, poi brillarono di un rosso cupo, maligno…demoniaco.
Lanciò uno sguardo mortifero che congelò il sangue nelle vene al vecchio, rimasto paralizzato da tale raccapricciante visione.
-Ma ora capisco che l’unico a doversene vergognare sei tu, Ghostface!!-
Il killer deglutì ma nonostante l’inquietudine mantenne il sangue freddo.
-Ok, siamo tutti molto dispiaciuti….ma tornando al presente- ruotò il capo dalla maga al mutaforma davanti a lui, pronto a premere il grilletto.
Solo che davanti a lui non c’era nessuno, né April, né BB.
-Ma che cazz…- non fece in tempo a finire la frase che il gorilla verde, reso invisibile finora dall’apprendista strega, lo scaraventò a una dozzina di metri di distanza con un sol pugno, disarmandolo.
-Questo è per quello che le hai fatto, mostro!- urlò BB tornato umano, riferendosi a Corvina, prima di mutarsi in triceratopo e caricarlo mentre ancora era a terra.
Come s’accorse del bestione preistorico che gli veniva addosso, Ghostface anzichè tentare di rialzarsi si appiattì più che potè al punto che BB gli passò sopra senza colpirlo, una volta sotto la pancia del dinosauro il vecchio rotolò di lato e sgusciò tra le zampe dell’animale senza venire calpestato, nonostante gli sforzi di quest’ultimo.
Si sollevò in piedi evitando di un soffio la codata del triceratopo che altrimenti gli avrebbe staccato la testa di netto e ci avrebbe fatto un fuoricampo.
La prima, e più saggia, cosa che gli venne in mente di fare fu di mettere il maggior numero di  metri possibili tra lui e quelle corna acuminate.
<Non sono attrezzato per abbattere un triceratopo!> pensò mentre si dirigeva a perdifiato verso il grattacielo E.X.P.O. 
<Dovrei farlo a pezzi un po’ per volta con l’adamantio e sarebbe davvero una tediosa perdita di tempo! Non mi resta che fargli cambiare animale!>
Dando prova di incredibili doti ginniche Ghostface si slanciò contro il grattacielo grigio e iniziò una rapida scalata del palazzo balzando da davanzale a davanzale, sfruttando ogni singolo appiglio a disposizione.
In poco tempo era già salito al terzo piano.
A BB bastò un’occhiata per realizzare che un triceratopo non sarebbe stato di nessun aiuto in quel frangente, allora il bestione perse le squame e mise le penne e una maestosa aquila reale dal lucente piumaggio smeraldino si avventò sulla schiena del vecchio.
Quello urlò di dolore e paura quando gli artigli dell’animale gli si chiusero sulla schiena.
-AA!! Un uccello!!- sfoderò istintivamente la pistola rimastagli dalla fondina, iniziando a sparare colpi alla cieca verso l’animale.
I primi proiettili andarono a vuoto perché non mirati, preso com’era dalla sua fobia, il vecchio aveva semplicemente premuto il grilletto a occhi chiusi ma il mutaforma sapeva che a quella distanza non sarebbe durato a lungo contro l’arma da fuoco.
Cambiò ancora sembianze.
Se le abilità ginniche del vecchio avevano lasciato colpitala maga, Corvina rimase ancor più stupita nel vedere l’agilità scimmiesca grazie a cui l’orango verde si destreggiava tra le finestre  senza sforzo, dimostrando che le creature di madre natura erano ancora una volta più abili nel fare ciò per cui erano state create di quanto potesse essere un uomo.
BB fu presto addosso al vecchio, affondando i lunghi canini nella sua spalla.
Ghostface perse la presa e evitò la caduta solo perché fece in tempo a serrare le dita attorno alla caviglia dell’orangotango ancora saldamente aggrappato a un davanzale.
Ma non poteva restare per molto lì appeso…anche perchè la maga stava muovendo due automobili avvolte nella magia nera verso di lui, una nella direzione opposta all’altra, pronte a ridurlo una sottiletta.
Ma Ghostface non si perse d’animo, sparò un colpo alla scimmia sopra di lui centrandola in una mano, BB sentì un dolore acuto al palmo poi di colpo si ritrovò a precipitare privo d’appiglio con Ghostface sotto di lui.
Quest’improvviso spostamento di corpi fece ribaltare la situazione, le macchine dovevano colpire il vecchio, solo che la posizione che dove si trovava prima era ora occupata da BB.
-BB!!- urlò Corvina.
Non fece in tempo a frenare le auto.
Le lamiere si accartocciarono a un soffio dallo scalpo del vecchio, imprigionando però il corpo massiccio del primate.
Sarebbe sopravvissuto senza dubbio ma un colpo del genere non era leggero nemmeno per una scimmia di quella stazza.
Ghostface atterrò a terra flettendo gambe e braccia e balzando in avanti per il lungo, scansandosi due secondi prima che le due auto accartocciate gli piombassero addosso.
A quel punto si trovò ai piedi di Corvina che levitava poco distante da terra.
Lei gli scaricò addosso una pioggia di sfere nere ma tutti i suoi colpi andarono a vuoto, Ghostface era troppo veloce, lo era sempre stato.
Si era avvicinato molto, troppo!
1,2,3,4…l’attaccò quattro volte e per quattro volte lei si difese e parò i suoi fendenti dati con arti letali quanto spade grazie alle sue barriere magiche.
Corvina gli assestò una ginocchiata nel ventre ma le addominali del vecchio incassarono bene il colpo.
-Non saresti mai dovuto tornare a Jump City!- urlò la maga tirandogli un cazzotto che gli voltò la faccia.
Ma Ghostface ruotò nuovamente la testa verso di lei, ringhiando soffusamente –E tu non avresti mai dovuto lasciarmi avvicinare tanto!-
Sfruttando la distanza nulla tra i loro corpi, Ghostface le afferrò la caviglia torcendola al punto da farla guaire di dolore, Corvina ruotò su se stessa di 360° gradi e venne sbattuta al suolo con inumana ferocia.
Fece per rialzarsi ma il vecchio calò un piede caricato con tutto il suo peso sullo sterno della maga.
Il respiro le morì in gola mentre un sordo rumore di ossa spezzate risuonava all’interno del suo organismo.
A stento riuscì ad ansimare con l’apparato respiratorio così schiacciato, la lingua le uscì dalla bocca assieme a fiotti di sangue e conati di vomito che le insozzarono il costume.
Con la lingua a penzoloni e le labbra tinte di rosso Corvina rimase supina a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua, tossiva frequentemente, una tosse roca e spezzata accompagnata da grumi di sangue che fuoriuscivano dalla sua cavità orale incapace di proferir un qualsiasi suono diverso da una sorda ansimazione.
Le braccia e le gambe allagate giacevano al suolo inerti, la strega era stata privata della forza da quel colpo terribile che le aveva sfondato la gabbia toracica, poteva dirsi fortunata che il cuore non fosse stato danneggiato nell’impatto.
Gli occhi sbarrati a fissare il vuoto.
A infrapporsi tra le sue ametiste, che ora vedevano tutto sfocato, e il cielo limpido sopra di lei comparve il sadico ghigno del vecchio.
Oh quanto si divertiva a fare il suo lavoro.
Restando in piedi, in tutta la sua spropositata altezza, tese il braccio verso il basso e puntò la pistola dritta alla fronte di Corvina.
-È finito il tempo delle mele, puttana-
Poi…di colpo tutto cambiò.
Il clima si era fatto improvvisamente più rigido, anzi batteva letteralmente i denti dal freddo…solo allora si accorse di essere a piedi nudi nella neve, e aveva le piante dei piedi coperte di geloni.
Non aveva più una pistola lucente tra le mani…ma un rozzo cucchiaio di legno.
Il suo viso era sempre il solito, pallido e scavato, ma anche il resto del suo corpo adesso era scheletrico, magro da far paura, non poteva pesare più di trenta chili.
Sembrava uno scheletro rivestito di pelle vuota.
Sentì la fame attanagliarlo come mai prima d’ora, come se fossero settimane che non mangiava e a giudicare dal suo stato poteva benissimo essere così.
I suoi vestiti…non erano i suoi! Erano tutti laceri, troppo grandi, lerci e puzzavano da far venire la nausea, erano divise da deportato!
Si guardò intorno rifiutandosi di credere ai suoi occhi…ma non erano solo gli occhi, tutti i suoi sensi gli stavano urlando la stessa cosa.
Vedeva le recinzioni di filo spinato, le squallide baracche, vedeva il pennacchio di fumo levarsi senza interruzione dai crematori, sentì il puzzo della carne umana bruciata invadergli le narici.
Per poco non vomitò.
Sentì ordini urlati in cagnesco e gemiti smorti di una folla di fantasmi un tempo uomini, che si aggirava nella neve come lui.
Migliaia di volti scarni come il suo lo circondavano in ogni dove, corpi scheletrici come il suo , con abiti come i suoi  e un numero marchiato sul braccio come lui.
Era come specchiarsi in ogni persona.
Si rifiutò di crederci, il cuore gli batteva a mille per quella raccapricciante visione, si guardò intorno angosciato vedendo solo i familiari orrori patiti in passato, scosse la testa, urlò, si stropicciò gli occhi ma il paesaggio non cambiava: era tornato ad Auschwitz !!
-NO! No no no no no!!- grido disperato, ruotando su se stesso finché non ebbe le vertigini.
Abbassò lo sguardo e si vide riflesso in una pozza d’acqua…era di nuovo giovane!
I capelli corti e neri, gli occhi erano…normali, spenti, cupi e incavati ma normali, i suoi vecchi occhi neri!
Alzò di nuovo il capo e si trovò da vanti un tedesco calzante una divisa militare della seconda guerra mondiale che gli puntava contro una baionetta.
-Schnell!!- urlò il soldato.
Ghostface rimase paralizzato nel vederlo.
- Schnell!- ripetè quello furibondo – Schnell! Schnell!-
Visto che non eseguiva il comando il tedesco lo colpì col calcio del fucile.
Cadde a terra e istintivamente protese le dita ossute verso il suolo, il freddo della neve lo fece rabbrividire.
Si guardò le mani disperato…e vide che nella sinistra, artigliata, gli mancavano due dita.
Allora capì tutto e si rialzò con un macabro sorriso.
Ignorò il tedesco che continuava ad urlargli quell’unica parola, la stessa identica parola che urlavano tutte le guardie, senza distinzione.
Sempre e solo quella.
Si guardò intorno finchè non vide tra la folla di derelitti un uomo vicino all’entrata di una baracca, ridotto anch’esso a un cadavere che cammina, trasportava una carriola piena di mattoni e lo osservava incessantemente da quando si era ritrovato lì.
Lo fissava con occhi profondi e neri.
Infischiandosene del dolore che gli provocava ogni passo, Jonathan s’affrettò a raggiungerlo a gradi falcati, l’ebreo restava immobile mentre lui si avvicinava.
Quando gli fu davanti lui era ancora lì che lo fissava spaurito.
Il ghigno sul viso di Ghostface divenne un’espressione feroce.
Con tutta la forza di cui il suo braccio rinsecchito era capace assestò un ceffone all’ebreo.
L’uomo cadde ma a finire a terra non fu lui, bensì la giovane April.
E non cadde sulla spessa coltre di neve che ricopriva il campo di sterminio ma sull’asfalto delle strade di Jump City.
-AH!- esclamò ma maghetta, la guancia le bruciava da impazzire.
Come la ragazzina ricevette lo schiaffo, perdendo così la concentrazione, tutta l’illusione che aveva creato attorno a Ghostface svanì.
Il lager immaginario si dissolse in un batter di ciglio e lui si ritrovò nuovamente  a Jump city, nuovamente armato, forte e vecchio.
-I tuoi giochetti non funzionano con me- ringhiò afferrandola per il bavero del costume  e sollevandola da terra –I tedeschi non dicevano solo “schnell” anche se probabilmente è l’unica parola che conosci, e soprattutto quando ero nei campi avevo ancora entrambe le mani normali!
Ma tu questo non potevi saperlo…così come non potevi ingannarmi con questo stupido trucchetto!
Solo chi è stato nei campi può sapere il vero orrore che nascondevano, la paura, la fame, il freddo, l’odore incessante di carne bruciata, gli spari, morti e moribondi ovunque…solo chi c‘è stato può capire cos’è l’inferno! non una stupida ragazzina che li ha solo visti nei documentari a scuola!-
Nonostante la ragazzina si scalciasse forsennatamente il vecchio le afferrò il gomito e facendo forza sul punto di pressione in breve le fece perdere i sensi., dopodiché la lasciò cadere a terra, l’avrebbe recuperata dopo essersi occupato dei Titans.
La scavalcò senza prestarle attenzione, Ghostface puntò l’arma su Corvina, ancora esanime, dalla quale si era allontanato di un paio di metri.
Ma prima che potesse premere il grilletto una scarica di starbolts lo travolse, disarmandolo e lanciandolo via da Corvina come una bambola di pezza.
Stella gli fu addosso con la furia di un ciclone tempestandolo con i suoi raggi ustori verdi.
Il vecchio accasciato al suolo fu costretto a farsi scudo con la sua stessa schiena da quella raffica incessante di dolorosissimi dardi.
Stella volteggiava su di lui come uno sparviere pronto a colpire tartassandolo senza tregua.
Ghostface sapeva che non avrebbe retto a lungo su simile attacco e che aveva a disposizione solo un colpo.
Puntò il bracciale ricaricato contro il cielo e sparò la sua folgore.
La tamaraniana fu prontissima nell’evitarlo.
-Mancata!- esclamò interrompendo per un momento la sua pioggia di starbolts –Sei invecchiato! Un tempo non avresti mai mancato il bersaglio!– lo canzonò con le braccia posate sui fianchi.
A fatica il vecchio si rimise in piedi tutto fumante, la sua resistenza era stata messa a dura prova dall’attacco della nipote e il suo fattore rigenerante lavorava già a mille per guarire ferite e ustioni.
-Io non manco mai il bersaglio!- replicò a gran voce il vecchio, con fiato corto.
Riprese il respiro e continuò –Semplicemente non stavo mirando a te, fiorellino-
Dietro di Stella un pesante palo della luce di acciaio si inclinò cigolando stridulmente, la saetta scagliata dal vecchio l’aveva colpito a metà della sua altezza e ora, dopo aver opposto una vana resistenza, la parte superiore cedeva.
L’aliena riuscì solo a sollevare gli occhi in tempo per vedere il massiccio corpo metallico arrivarle dritto in testa.
Palo e tamaraniana rovinarono assieme al suolo.
-Chi è invecchiato?- sorrise Ghostface scrocchiandosi le nocche, soddisfatto del suo operato.
Non c’era andato leggero con Stella stavolta, tuttavia non se ne preoccupò troppo: sapeva bene che la nipotina era molto più coriacea di quanto desse a vedere
Ghostface sfoderò la lunga spada riposta sulla schiena, ne osservò la lama lucente che rifletteva come uno specchio.
Strinse la presa attorno all’elsa e mulinò la spada ruotando di 180° gradi su se stesso.
Robin, sgusciato in silenzio fino alle sue spalle, si ritrovò di colpo con solo mezza asta in mano.
La katana avversaria l’aveva troncata di netto mentre la sollevava sul nemico.
-Sei silenzioso, Robin- disse il vecchio saggiando la mano destra sull’impugnatura –Ma non abbastanza!-
Lo incalzò una mezza dozzina di volte, Robin fece del suo meglio ma riuscì a evitare solo la metà dei colpi ricevuti.
Alla fine di quella serie di stoccate il bicipite sinistro gli sanguinava superficialmente, uno squarcio sottile ma doloroso lo attraversava dalla spalla alle addominali, e l’ultimo colpo gli attraversò la guancia di pochi centimetri, fortunatamente aveva la bocca aperta così la lama non gli spezzò alcun dente, né gli mozzò la lingua…ma avrebbe comunque lasciato il segno.
La bocca gli si riempì di sangue e il cuore di rabbia.
A nulla servirono i suoi dischetti esplosivi e i birdarang, i primi furono schivati e i secondi affettati con facilità dal quella lama che sembrava danzare nell’aria, così sottile e lunga eppure così manovrabile.
Mettendo mano alla cintura sfoderò un’oggetto che da molto tempo non usava: la sua spada*.
Ghostface ne sembrò compiaciuto –Avanti vediamo che sai fare!-
Robin strinse entrambe le mani intorno all’elsa e si avventò su di lui con un grido selvaggio.
Ma ogni suo fendente finì  a vuoto, non riuscì a colpire nemmeno l’ombra del vecchio.
-No, no, no. Così non ci siamo. Combatti come un barbaro! Ci vuole tecnica- replicò quello beffardo, destreggiandosi tra i colpi della lama rossa a doppio taglio.
-Guarda  e impara-
Ghostface si mise in posizione –Ruota il corpo di tre quarti così da esporre la minor parte del corpo possibile all’avversario, braccio destro teso in avanti e mano salda sull’elsa.
La mano sinistra appoggiata sul fianco, bilancia il peso della lama e dà stabilità.
Per avere una solida base d’appoggio tieni i piedi a  “triangolo” il piede destro in avanti, parallelo al braccio, e il sinistro orientato in modo da essere perpendicolare al destro.
Capito?-
Senza aspettare una risposta iniziò a tirar stoccate con la sua lama, avanzando rapidamente e mantenendo la sua posa d’attacco, combatteva come il più abile degli spadaccini, muovendo solo il braccio destro sia per attaccare sia per difendersi dai fendenti di Robin.
Il ragazzo riusciva a stento a difendersi, per l’altro invece sembrava quasi un gioco, il leader dei Titans non era riuscito a ferirlo neppure una volta, e nulla riusciva a cancellargli quel sadico ghigno dalla faccia.
Gli tirò un calcio agli stichi e Robin cadde a terra stringendo i denti.
Gli puntò la lama alla gola, da dietro le lenti i suoi occhi brillavano ci crudele follia, poi…scoppiò a ridere.
Non una risata sconnessa o isterica da pazzo, la risata di chi capisce di aver sbagliato tutto.
-Oh cielo…- sghignazzò prendendosi la fronte tra le mani –Ma che sto facendo?-  rinfoderò l’arma e tornò a ridere di se stesso.
Robin lo osservava a terra senza capire, ma approfittando di quel momento per allontanarsi da lui.
-Sai…- fece il vecchio dopo aver placato la ridarola, posando il suo sguardo nascosto su di lui – Non capisco perché mi impegno tanto: tu non puoi uccidermi! Il tuo stuzzicadenti non può farmi niente-
-Davvero?!- Robin scatto in avanti da con la lama protesa in avanti ed entrambe le mani strette sull’impugnatura.
Il metallo ghermì le carni del vecchio, passandolo da parte a parte nel bassoventre, affondando fino all’elsa.
Ghostface sollevò il capo verso di lui, il volto contratto in una smorfia di dolore, rivoli di sangue gli coloravano la barba bianca.
-Davvero…- rispose a denti stretti con voce greve per le fitte all’addome.
Il suo braccio scattò in avanti a una velocità tale che Robin nemmeno lo vide, le dita serrarono la gola di Robin un una morsa ferrea, il ragazzo potè sentire gli artigli chiudersi sulla trachea.
Prima che potesse escogitare un qualsiasi espediente per cavarsi d’impiccio le nocche della mano destra si abbatterono sul suo viso.
-Tu non puoi uccidermi!- un secondo colpo seguì il primo e un terzo, un quarto e così via, una mano gli impediva di scappare, soffocandolo, e un’altra lo tempestava senza tregue di pugni, una scarica così violenta e rapida che il ragazzo non potè in alcun modo reagire.
Quando infine lasciò la presa attorno alla trachea del ragazzo, troppo provato delle fitte provocategli dalla spada ancora nel suo ventre, quello si accasciò a terra senza emettere un suono.
Il viso era solo una maschera sformata, tumefatta e sanguinante.
Il vecchio invece posò la mano sull’impugnatura della spada che lo trapassava barcollando un po’ all’indietro, le nocche erano spellate fino all’osso e sanguinanti.
Estrasse l’arma da sé con un sol gesto  e con entrambe le mani la sollevò sul corpo del ragazzo, steso a terra con la schiena all’aria.
-Tu non puoi uccidermi, ma io sì!-
La lama calò mozzandogli il padiglione auricolare e restando conficcata nel terreno pochi millimetri a lato della sua testa.
-Per ogni occhio, un occhio. Per ogni dente, un dente- disse il vecchio rivolto all’eroe ormai privo di sensi –Tu mi hai salvato una volta…considera il mio debito pagato- dopodiché gli diede le spalle e si diresse nel luogo dove April giaceva svenuta.
Era tempo di  ultimare la sua missione.
Si chinò su di lei, delicatamente la sollevò tenendola tra le braccia e fece per andarsene…ma a quanto pare le seccature non erano ancora finite per lui.
-Fermati…- la voce strozzata di Corvina si fece udire –Lasciala…agh.. stare!-
Ghostface si voltò  e rimase lievemente sorpreso di vederla di nuovo in piedi, le gambe le tremavano come foglie al vento, con un braccio si appoggiava alla parete esterna di un edificio e teneva l’altro premuto sul torace.
La mano sul torace brillava di una tenue luce bianca, stava usando i suoi poteri per guarirsi.
Il vecchio sorrise malevolo <Di cos’è capace l’amore di una madre…>
-Non hai ancora avuto abbastanza, Corvina?- rispose quello spavaldo, aveva in poco tempo messo fuori gioco tutti i Titans, quanto poteva essere impegnativa lei da sola se a stento si reggeva in piedi.
Corvina tossì con voce rauca, vomitò, ma ignorando gli stimoli avversi del suo corpo trovò la forza di raddrizzarsi.
-È mia figlia!-
-È anche mia- replicò il vecchio acido, reggendo il corpicino incosciente sugli avambracci –E tu me l’hai sottratta per troppo tempo. Vattene Corvina, non costringermi a farti di nuovo del male-
La mezzo-demone sentì la rabbia avvamparle dentro mentre a poco a poco ma inesorabilmente  il suo mantra le rimetteva in sesto la cassa toracica sfondata –Non ti permetterò di portarla via da me!- urlò -È con me che vuole stare! Lei ti odia!-
-Molti mi odiano- fece lui senza scomporsi –Ma lei non mi odiava, anzi. Sei tu, Corvina, che mi hai fatto odiare da lei. Credevi davvero che non l’avrei presa sul personale?
A proposito, stavo pensando una cosa prima, riguardo alla nostra piccola April: se mia figlia esce col mio pronipote conta come incesto? Tu che dici?-
-Dico che devi lasciarla in pace! Lei e tutti noi! Sparisci!!-
Ghostface sbuffò caricandosi April di traverso su una spalla -Senti, farò una cosa veloce ok?- gli puntò contro il bracciale del braccio libero, la gemma incastonata al centro sfrigolava d’energia.
Ma prima anche potesse anche solo mettere in fila un pensiero, un rampicante nero sorge da terra, proprio tra i suoi piedi.
Con una rapidità impressionante si diramò in altre quattro braccia filiformi terminanti in tre acuminati artigli prensili.
Due di essi si attorcigliarono attorno ai polsi del vecchio, stritolandoglieli, i bracciali caddero a terra ridotti in frantumi.
Mentre i primi due rampicanti gli bloccavano le mani, il terzo afferrò April e la sollevò dalla spalla allungandosi oltre misura fino a riporla in cima al grattacielo E.X.P.O., al sicuro.
-Beh…questo non me lo aspettavo- commentò.
Il quarto braccio invece riversò la sua potenza sul killer immobilizzato, spedendolo dall’altro capo della via maestra, lungo disteso.
Sanguinante in più punti, con una lente rotta, Ghostface si sollevò a fatica latrando come un cane rabbioso.
-Allora vuoi proprio farmi incazzare!!- sbraitò cercano di rimettersi in piedi.
-Bene!- la lama d’adamantio comparve tra le sue mani, abbagliante nel sole mattiniero, ma prima che potesse usarla in qualsiasi modo altri tentacoli di tenebra al servizio della strega lo circondarono.
Si avvolsero alle sue gambe, gli si avvilupparono ai polsi, gli stritolarono le braccia, si annodarono al suo torace finché di lui non rimase libera che la testa, il resto del corpo era completamente sepolto da quelle spire d’oscurità dotate di una forza impareggiabile, era completamente immobilizzato, bastava che Corvina aumentasse di un briciolo la pressione dei rampicanti per spezzare ogni osso del vecchio.
Corvina si alzò in volo, furente più che mai.
Non era più lei.
Alta, più alta di qualsiasi essere umano, almeno quattro metri, la bocca era slargata, raggiungeva le dimensioni di quella di uno squalo ma munita di molti più denti, denti dalle forme minacciose, vere e proprie zanne acuminate che s’incastravano tra loro alla perfezione, senza lasciare neppure lo spazio per l’aria una volta serrate.
La sua pelle era diventata completamente nera, buia come l’abisso, il nero più intenso che Ghostface avesse mai visto.
Il corpo era esile, completamente avvolto dal mantello blu, anch’esso cresciuto a dismisura e frastagliato in più punti.
Bizzarre e spaventose sporgenze s’intravvedevano da sotto la stoffa.
In più punti spuntavano oscuri e contorti rampicanti irregolari, neri come la morte, che guizzavano fuori dal mantello senza interruzione come dozzine  di code di lucertola che si dibattevano senza tregua sgretolando qualsiasi cosa capitasse loro a tiro.
Immense ali nere sorsero dalla schiena deforme della mezzo-demone ali talmente grandi e nere da fermare la luce solare mentre nubi rosse e grigie oscuravano il cielo sprigionando terribili folgori nere, contorte e ramificate che squarciavo l’aria con un fragore assordante.
Il cappuccio era calato sul viso mostruoso ma due paia di occhi brillavano da lì sotto, completamente rossi, senza pupille o iridi, ridotti a cupe fessure pulsanti, più rosse del sangue, ardenti di fiamma viva, lo stesso fuoco infernale si proiettava sulla Terra utilizzando gli occhi della strega come portale, occhi che riflettevano tutti gli orrori dei Sette Inferi, raccapriccianti visioni si manifestavano da essi, atrocità senza tempo e senza nome, supplizi tali che nemmeno la più malata, sadica e distorta mente umana sarebbe mai riuscita neppure a partorire nei suoi incubi più oscuri.
Per la prima volta nella sua vita, fu Ghostface a dover distogliere lo sguardo per primo, sentiva i suoi occhi di ghiaccio sciogliersi al confronto dei quattro bulbi infernali della mezzo-demone.
Non c’era più nulla di umano in quella voce, se Slade fosse stato lì avrebbe sicuramente riconosciuto l’atterrente ringhio di Trigon risuonare tale quale nella bocca della figlia.
Un suono che una volta ascoltato non poteva mai più venire scordato tal era il terrore che ti instaurava nel midollo.
-Hai commesso atti orribili!!!- ringhiò la creatura, al suo comando i rampicati che avviluppavano il vecchio si sollevarono e lo sbatterono ripetutamente al suolo, senza però mai lasciarlo andare.
 Lo sballottò ancora contro qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, senza mai mollare la presa sul corpo.
-Tu sei un abominio!! Sei un mostro!!- si sollevò a centinaia di metri dal terreno con un solo battito delle smisurate ali da corvo, portando il vecchio con sé, stritolandolo nella presa indistricabile dei suoi artigli, avvolti intorno al suo corpo come migliaia di serpenti.
Si trovarono faccia a faccia a quell’altezza spropositata, da lì Jump City era poco più grande di un fazzoletto.
Sferzato dall’aria, oppresso dalla tenebra, Ghostface trovò chissà dove la forza di risollevare la testa e rispondere.
-Non sono io il mostro, Corvina, lo sai benissimo!-
-Centinaia di innocenti hanno perso la vita a causa tua!! Tu non meriti di esistere oltre!!- replicò lei aumentando la stretta.
Ghostface gemette di dolore ma non smise di parlare
-Ogni guerra ha le sue vittime. Avrò anche ucciso degli innocenti ma l’ho fatto per salvare l’intera esistenza!!-
Riprese fiato, aveva il respiro affannato per la lotta e i polmoni, schiacciati da quella forza disumana, non riuscivano a svolgere correttamente il loro compito.
-Tu puoi giocare a fare l’eroina quanto vuoi ma sai benissimo la verità, puoi continuare a illuderti che non sia così ma questo non cambierà nulla, lo sai benissimo, lo sappiamo entrambi: non sono io il cattivo qui!-
-Non ti permetterò di farle del male!!!-
-E allora moriremo tutti!- urlò quello con quanto fiato aveva in gola, finché non gli bruciarono le corde vocali.
Era di nuovo a corto d’ossigeno, fece una serie di lenti e posati sospiri e riprese con voce più clama, ma decisa per farsi udire con chiarezza.
Evidentemente la maga aveva bisogno di sentirsi ripetere ciò che già sapeva.
-Aww…abbiamo fatto un grosso errore, Corvina, io l’ho fatto, ho fatto la più grande cazzata della mia vita! Quando abusai di te…vedevo rosso, non ero in me altrimenti non avrei mai commesso un gesto talmente sconsiderato!
Credimi, se solo potessi tornare indietro cambierei le cose ma non è possibile mutare il passato!
E il mio pentimento non cambia la realtà.
Ho combinato il potere di Azar e di Trigon, poteri immani e opposti che non dovrebbero mai, mai, mai e poi MAI entrare in contatto l’uno con l’altro-
-Tu mi hai stuprata!- lo accusò la strega inferocita, il ricordo rievocato non faceva altro che farla imbestialire ulteriormente, strinse i tentacoli spezzandogli braccia e gambe.
-AAAGGH!!- ma il dolore non smorzò la voce al vecchio, anzi parlò ancora più forte.
-Non è questo che conta ora!
Tu sei un demone Corvina, io un angelo caduto o qualcosa del genere, non avremmo mai dovuto unirci ma l’abbiamo fatto!
I due poteri si sono combinati, si sono fusi diventando una cosa sola dotata di un potere incontrollabile, ed essi hanno preso corpo in April! Lei è l’incarnazione dell’apocalisse!!
I suoi poteri sono sconfinati ma instabili, non possono coesistere a lungo, potrebbe scatenare la fine del mondo in qualsiasi momento!!- quelle parole lasciavano poche opzioni sul da farsi, ma Corvina non volle arrendersi.
-Non ti permetterò di farle del male! -
-Il tuo amore di madre ti ha accecata! Sapevi a cosa andavi incontro, avresti dovuto abortire finché eri in tempo, ora è troppo tardi!!- ribattè quello mentre la presa attorno al suo corpo diventava sempre più stretta.
-Tu non la ucciderai!-
-Non c’è altro modo per fermarla- parlava a denti stretti per meglio sopportare il supplizio degli organi che si comprimevano e delle ossa che si incrinavano per la pressione.
-Allora trovalo! È anche tua figlia! Io ho sconfitto Trigon, il fato si può cambiare!! Ci deve essere un altro modo!!- la voce era terrificante, cavernosa, minacciosa…ma anche spaventata.
Quel mostro infernale era in ansia per la sua creatura, disperata al pensiero del destino di April così come aveva vissuto nell’angoscia della propria sorte.
-No! lo sai bene quanto me che ogni tentativo sarebbe vano, nessuno dispone di un potere pari al suo tra i mortali, l’unica cosa che possiamo fare è rimandare …-
Corvina smise di stringere la presa attorno a Ghostface, confusa ma incuriosita lo avvicinò ulteriormente al proprio viso, distavano l’uno dall’altra solo una trentina di centimetri.
Lo fissò dritto negli occhi, cercando di leggergli dentro…forse in fin dei conti Ghostface aveva una soluzione.
-Che cosa vuoi dire?-
Col cuore che faticava a battere il minuto il vecchio riprese fiato, boccheggiando.
-Io…coff…  ti offro una scappatoia.
 La mia aura…argh!... irradia potere benefico, sarà sufficiente a contenerla per un’altra ventina d’anni, per darle …awww…il tempo di vivere almeno in parte la sua vita, e poi…coff-coff…sarà una cosa veloce: non se ne accorgerà nemmeno-
-NO! Tu non la ucciderai!- tuonò la mezzo demone assumendo un’aria ancora più raccapricciante.
-Credi che io voglia farlo?! – urlò Ghostface costringendosi a ignorare quella terrificante visione demoniaca davanti a sé.
Ansimava per la fatica, per la paura ma mantenne i nervi saldi e a testa alta le rispose con quanto fiato aveva in corpo -È mia figlia, cazzo! Credi che non tenga a lei? Che non la ami? La mia ultima figlia rimasta in vita…ho imparato a conoscerla, a volerle bene, a proteggerla, ad amarla!
Come credi che debba sentirmi  sapendo che dovrò ucciderla dopo aver passato venti anni con lei?! Quando ogni giorno nel Tartaro sognavo la sua faccia e immaginavo come doveva essere la sua voce… per anni ho desiderato vederla!
E tu…tu credi che io mi diverta??! Che lo faccia di mia spontanea volontà?!-
Strinse i denti e reclinò il capo, il tono di voce prima furente si fece sempre più tenue e amareggiato, sembrava quasi che parlasse con se stesso.
-Sento che impazzirò completamente una volta che l’avrò fatto, non credo di poter sopportare anche questo ma lo farò!- risollevò il capo fissando con orgoglio quei pozzi d’orrore che Corvina aveva per occhi, senza vacillare.
-Lo farò perché è la cosa giusta da fare!- urlò -Perché ucciderla è l’unico modo di salvare il creato!
-Tu non le fari del male!- il ringhio divenne sempre più acuto, isterico, al punto che le orecchie del vecchio iniziarono a sanguinare quando sentirono quel suono straziante e irriproducibile.
-E allora morirai! E con te tutti i tuoi amici, tutte le altre persone, tutto l’universo!!- gridava più forte che poteva fino a sgolarsi per soverchiare, senza successo, quel suono stridulo e possente che gli stava riducendo il cervello in poltiglia.
Anche l’altra lente si frantumò davanti ai sui occhi.
-IO la salverò! Salverò tutto il mondo, troverò un altro modo!-
Era la disperazione a farla parlare così e, per quanto dolore gli avrebbe provocato, Ghostface sapeva di dover spezzare ogni speranza della madre.
-Non esiste un altro modo! Più tempo passa con te più la tua aura demoniaca rischia di liberare la parte caotica di April e scatenare cosi alla fine dell’esistenza da un momento all’altro!
Più tempo passa con te più il suo tempo si accorcia!-
-Sta zitto! Taci! Non voglio ascoltarti!- aumentò la presa attorno a Ghostface per renderlo in una millesima dose partecipe del suo dolore, strinse i denti e chiuse gli occhi scuotendo la testa freneticamente rifiutandosi di dar retta a già che da anni sapeva essere ineluttabile.
Ma non poteva crederci, non poteva separarsi da April, non poteva condannarla a morire a soli 33 anni!!
Che colpa ne aveva lei se il suo corpo, la sua vita racchiudeva un simile pericolo?!
Era solo una bambina innocente, non era giusto che soffrisse tanto! Non era giusto!!
Così come non era giusto che lei fosse condannata a servire suo padre Trigon…
Ma la vita era ingiusta e crudele, lo era sempre stata.
-Tu sai la verità, Corvina!!- biasciò Ghostface tra i gemiti di dolore - L’hai sempre saputa! Avresti dovuto impedire che ciò avvenisse a suo tempo, ma hai lasciato che lei nascesse! Ora nulla potrà sottrarci dal nostro destino!! Devi scegliere, Corvina: o lei o l’intero universo-
-TACI!!!-
Come quando si era trovata le tenaglie di Chompy a un soffio da naso**, qualcosa scattò in lei, una scarica di energia generata forse dall’odio forse dall’angoscia, un’energia che le pervase tutto il corpo facendola fremere da capo a piedi, una potente energia che prese forma e fuoriuscì da lei automaticamente, senza che la mezzo demone l’avesse anche solo pensato.
Una saetta nera si sprigionò dalla gemma di Trigon che portava incastonata in fronte, il fulmine contorto d’oscurità s’abbatté su Ghostface, il colpo fu violento e rapidissimo, non fece neppure in tempo a chiudere gli occhi o a gridare che la folgore demoniaca gli spiccò la testa dal busto.
Il capo mozzato precipitò nel vuoto e Corvina si ritrovò con in mano solo un’inutile corpo morto.
Come vide il sangue scuro zampillare senza tregua dal netto taglio del collo la sua furia iniziò  a diradarsi poco a poco.
Respirava affannosamente mentre riassumeva le sue spoglie mortali dopo quella trasfigurazione demoniaca, il torace le si alzava e abbassava come se avesse appena corso i mille metri in dieci secondi, il cuore le martellava in petto fino  a farle male.
Il mantello tornò a coprire del tutto le sue forme sinuose e femminili, perfettamente risanate.
Sollevò lo sguardo verso il corpo decapitato che ancora manteneva sospeso in aria davanti a sé avvolto da una sorta di stregonesco fluido di tenebra pura.
Fece alcuni lenti respiri per calmarsi poi, l’aura nera che avvolgeva il cadavere si dissolse e il corpo cadde giù, sempre più in basso verso il suolo.
Corvina lo guardò precipitare in modo scomposto finchè non divenne un minuscolo puntino indistinguibile.
 
Poco dopo un portale si spalancò ai piedi del grattacielo E.X.P.O., ne uscì Corvina, il suo volto era impassibile come una statua di granito, la pelle più pallida del solito e attorno a lei tutto pareva più cupo.
Stretta al petto teneva April, ancora priva di sensi ma presto sarebbe tornata in sé.
Intorno a lei si radunarono i Titans, pesti e malconci ma ancora tutti in piedi
Stella e Bruce si sorreggevano a vicenda, BB zoppicava dal piede destro, era pieno di ematomi su tutto il corpo e il palmo della mano destra era zuppo di sangue incrostato laddove il proiettile l’aveva trapassata, non sarebbe stato facile guarirlo ma la maga ce l’avrebbe fatta, lui la stava guardando e sorrideva
Robin pesto e sanguinante la osservava a sua volta con la mano premuta sull’orecchio mancante.
La guardavano allibiti, non avevano assistito al confronto col vecchio ma il cielo tinto di rosso era impossibile da non notare, l’avevano già visto una volta e loro sapevano bene chi doveva esserne la responsabile.
Adesso il cielo si era rischiarato e brillava d’azzurro, dopo la paura gli uccellini cantavano al sole splendente e gli cittadini terrorizzati di Jump City uscivano tremanti a piangere i loro morti.
Corvina si guardò intorno, i suoi amici la osservavano in silenzio, aspettandosi che dicesse chissà cosa.
Aveva sconfitto Ghostface da sola eppure non si era mai sentita più avvilita, strinse più forte il corpicino della figlia al suo.
-Torniamocene a casa- disse avviandosi verso la Torre con la figlia in braccio.
-E Ghostface?- domandò Robin.
Corvina continuò a camminare senza guardarlo –Non penso che tornerà a darci fastidio…-
 
 
-Uhm…sei conciato piuttosto male…- borbottò Fratello Blood mentre i robot suoi attendenti gli portavano uno a uno i brandelli recuperati dal corpo spappolato del vecchio.
-Ah, questo va qui!- sorrise quando posizionò il cranio mezzo fracassato sopra quel che restava delle spalle maciullate.
Stava ricomponendo il corpo del vecchio sul tavolo operatorio nel suo covo.
Nonostante tutto il cuore aveva già ripreso a battere.
-Strabiliante!- commentò vedendo come i legamenti stavano già iniziando a riallacciarsi gli uni gli altri per riformare un corpo unito.
-Un fattore di guarigione assolutamente unico! Mi chiedo come abbia fatto ad ottenerlo-
Iniziò a sistemare con cura chirurgica gli altri pezzi organici intatti nel corpo per agevolare il lavoro delle cellule rigenerative.
Dopo aver visto ciò di cui Corvina era capace aveva ritenuto più opportuno che fosse il vecchio a occuparsi di lei anziché eliminarlo subito.
-Sì, sei ridotto proprio male amico mio, a ti riprenderai, sei sopravvisto a cadute peggiori di questa***, non sarà una cosa rapida ma ce la farai, ho ancora bisogno di te-
 
 
 
*Vedi episodio 6 terza stagione, “Spellbound” (Magia Nera)
**Vedi capitolo 18 di Alive
***Vedi capitolo 2 di Alive
 
 
Ecco svelato il mistero di April!!
Esatto cari lettori e lettrici, quel bastardo dell’autore vi ha cambiato in un solo capitolo tutta la chiave di lettura della storia!
Vi lascio con questo quesito: chi è il vero eroe?
Lo spietato servo del dovere disposto a tutto per compiere la sua missione e salvare l’universo…o la protettiva madre pronta a difendere la figlia ad ogni costo, anche se per il suo amore ed egoismo non riesce ad anteporre il bene comune al proprio e non esita a mettere a repentaglio l’intero creato.
Chi è il vero eroe?
 
Vorrei scusarmi se sono stato un po’ eccessivo durante il flash-back ma volevo rendere bene la violenza, la mostruosità, la carnalità  e la brutalità del momento, e spero di esserci riuscito.
 
Ah, già …inizia il contaggio alla rovescia per la conclusione di Alive: -3!
 
Ghostface
 
 
P.s. Non avrete veramente pensato che tutto si concludesse con lo scontro finale Titans vs Ghostface vero? L’ho già fatto in “Ghostface” e poi quella è una mucca già munta e rimunta…no, stavolta ho in serbo qualcosa di più… “originale”.
  
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