Serie TV > Lost
Segui la storia  |      
Autore: CorvinaRaven85    20/01/2009    0 recensioni
Jacqueline Shephard ed Edward Keamy, stanno per lasciare definitivamente l'isola che per 108 giorni è stata la loro "nuova" casa. Qualcosa però gli impedice di lasciarla definitivamente, l'una vuole ritrovare suo fratello, l'altro il padre che adora. Entrambi scopriranno presto a loro spese e nel modo più tragico possibile, che a volte per poter riavere la libertà bisogna rinunciare alle persone che si amano.
Genere: Drammatico, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Goodbye

 

 

Edward Keamy:

   

    < Papà voglio rimanere con te>

mi disse di nuovo mio padre duramente. Non avevo nessuna intenzione di andarmene senza di lui io sarei tornato a casa e lui doveva venire con me non potevo andarmene senza di lui. finito di dire questo feci per replicare quando all’impprovviso spuntò Jackie…

 

Jacqueline Shephard

 

Era passata quasi un'ora ormai, da quando mio fratello Jack aveva deciso di seguire quel gorilla senza cervello di Sawyer nella giungla, nella speranza di riuscire a trovare Sayid e Desmond.

Il solo immaginare quest'ultimo, tra le mani di quei mercenari senza scrupoli, bastava a far nascere in me la paura ma...ora come ora, la cosa davvero importante era ritrovare Jack e costringerlo a seguirmi sul gommone diretto alla Kahana.

Mi feci largo tra la fitta vegetazione, alle mie orecchie giungono un gruppetto di voci una delle quali appartiene senza ombra di dubbio al mio amico Edward.

Giunsi infine in quello che poteva essere definito, senza tanti problemi il "centro" della giungla...ritrovandomi davanti al mio amico ed a quattro uomini, armati di tutto punto.

A capo di essi, c'era il padre di Edward: Martin Cristopher Keamy. Osservo uno dopo l'altro, quelle persone e le armi che impugnano...soffermandomi alcuni istanti sul padre di Edward. Assomigliava in molti aspetti a suo figlio, ma nel suo sguardo c'era una sorta di "fredda crudeltà" che non mi faceva di certo stare tranquilla.

Noto subito l'apparecchio intorno al suo braccio, qualsiasi cosa fosse non prometteva niente di buono.

 

·                    Prendetela!

 

Non ebbi il tempo e neppure il modo di reagire, in quanto uno degli uomini armati arrivò alle mie spalle, afferradomi per i polsi, bloccandomi. Sentì chiaramente la fredda lama di un coltello sfiorarmi la gola all'altezza della giugulare; questi soldati facevano sul serio.

 

·                    Lasciami! Ti ho detto di lasciarmi andare, brutto energumeno senza un briciolo di cervello. Mi ha sentito?!

 

Cominciai a dimenarmi nella speranza di riuscire in qualche modo a liberarmi, ma più mi agitavo più la presa intorno ai miei polsi aumentava insieme alla punta del coltello che affondava maggiormente nella mia carne.

I miei occhi incontrarono immediatamente quelli di Edward, lui sembrava tranquillo, perfettamente a suo agio in quella situazione...io invece ero in pericolo, e avevo paura.

Anche se mai, lo avrei ammesso.

 

Edward Keamy:

 

Vidi uno dei 4 uomini di mio padre afferare Jackie, sospirai e mi rivolsi all’ uomo < ci vada piano è mia amica > lui mi obbedì (forse solo perché ero figlio del capo) e infatti rallentò la presa. Allora mi rivolsi a Jackie < tranquilla non ti faranno niente > le dissi per rassicurarla poi tornai a guardare mio padre. < Papà te l’ho detto io senza di te non me ne vado >  dissi di nuovo. Papà rimase a guardarmi con la solita faccia dura e all’improvviso mise fuori la pistola e me la puntò alla tempia. Feci un leggero tremolio un po’ intimidito lui mi guardo e disse: < EDWARD TE LO RIPETO PER L’ULTIMA VOLTA VAI E METTITI IN SALVO!!!>…

 

Jacqueline Shephard

 

Gridai.

Non mi riuscii di trattenere un urlo alla vista di quella scena a dir poco tremenda: un padre, che con una lucidità disarmante estraeva una pistola e la puntava direttamente alla  tempia del figlio.

Assurdo. Tutto questo non aveva alcun senso.

Mio padre sin dal momento della mia nascita, mi aveva considerato la sua "piccola principessa", non mi avrebbe mai fatto del male neanche quando tornava dall'ospedale ubriaco. Ora invece mi ritrovavo davanti la più atroce delle scene, e la cosa veramente assurda era che Edward non sembrava spaventato dalla cosa tutt'altro.

Aprì la bocca nella speranza di poter replicare o meglio ancora, porre fine a quella assurda pazzia ma...l'uomo che mi teneva bloccata, mi chiuse la bocca con la propria mano.

Tutto avvenne, nel giro di un secondo.

Affondai i denti nella lurida mano di quel gorilla senza scrupoli,  non appena lo sentii gridare lo allontanai da me pestandogli un piede.

Ero libera.

Affrontai senza alcuna paura ( in verità dentro di me, tremavo come una foglia) il padre di Edward, fronteggiandolo a viso aperto. Il gorilla alle mie spalle mugolava per il dolore, con la coda dell'occhio lo vidi alzarsi ma...un cenno del suo "comandante" lo costrinse a mettere da parte i suoi propositi di vendicarsi per l'affronto subito.

 

·                    Lei è pazzo! Come può puntare un'arma alla tempia di suo figlio, per costringerlo a fare ciò che in realtà non desidera?

 

·                    La questione riguarda soltanto me e mio figlio ragazzina! Per cui vedi di tacere se non vuoi ritrovarti una pallottola conficcata nella testa.

 

·                    Jackie stai tranquilla è tutto apposto e....

 

·                    Ah ma davvero? Bè a me non sembra, anzi mi domando come tu possa considerare quest'uomo tuo padre visto il modo in cui...

 

Non ebbi tempo ne modo di finire la frase, in quanto fui colpita alla nuca da qualcosa di duro...probabilmente il calcio di una pistola o fucile. Tutto intorno a me prese a girare in modo vorticoso, la mia testa farsi pesante e la vista ad annebbiarsi.

Caddi a terra priva di sensi, nella mia mente il buio più totale.

 

Flashback

 

Sidney - ore 8.00

 

In un qualsiasi albergo di Sidney, in una normalissimi stanza, guardo mio fratello Jack intento a farsi il nodo alla cravatta. Uno dei pochi uomini al mondo, che riesce in questo intento...lui riesce in qualsiasi cosa, è il migliore.

Vorrei piangere, ma ormai ho dato fondo a tutte le mie lacrime in quella fredda e tetra stanza dell'obitorio. Nostro padre è morto, un'attacco di cuore dovuto all'abuso eccessivo di alcool e farmaci di vario genere.

Io e Jack siamo andati a cercarlo per riportarlo a casa, nostra madre lo aveva ordinato soltanto a mio fratello ma...io avevo deciso di andare con lui, nonstante il parere contrario di entrambi. Ancora non riesco a capacitarmi che Christian Shephard, il più bravo medico e primario di chirurgia sia morto in un modo così dannatamente assurdo. Mio padre era sempre stato il mio idolo, un uomo di successo e intelligenza che da piccola avevo sempre sognato di imitare...purtroppo però l'alcool me lo aveva portato via.

Jack in un certo  senso gli aveva rovinato la vita, lo aveva  fatto radiare dall'albo dei medici in quanto aveva operato una donna incinta completamente ubriaco; non riuscivo però ad avercela con mio fratello, aveva fatto semplicemente il suo dovere.

Tra poco avrebbe lasciato l'Australia insieme a Jack per riportare a casa suo padre, o per meglio dire ciò che ne restava. Quando lo aveva visto esamine, disteso in quel freddo letto di obitorio, si era aggrappata a suo fratello con forza e aveva dato sfogo alle sue lacrime...era stato come impazzire.

Chi l'avrebbe chiamata "principessa" d'ora in avanti? Perchè lei era sempre stato questo per suo padre Christian, nonostante i suoi modi a volte facessero intendere il contrario. Insieme a lui aveva imparato ad andare in bicicletta, era stato lui ad insegnarle come impugnare per bene una mazza da baseball ed eseguire un fuoricampo...come avrebbe fatto senza suo padre?

 

·                    Jackie, dobbiamo andare l'aereo parte tra un'ora.

 

La voce dolce e gentile di mio fratello mi riporta bruscamente alla realtà, lo guardo alcuni istanti negli occhi...così diversi dai miei. Nonostante facesse il possibile per non darlo a vedere, dentro Jack soffriva quanto me per la morte di nostro padre...si riteneva colpevole, ma cercava di essere forte soprattutto per me.

Alla fine tutte le nostre difese crollano, ci stringiamo in un silenzioso abbraccio pregno di una miriade di sentimenti ed emozioni. Affondo la testa nel suo petto, incapace di guardarlo negli occhi...con la coda dell'occhio però intravendo l'orologio che nostro padre, gli aveva regalato poche ore prima del suo matrimonio con Sarah.

Adesso è mio fratello il capofamiglia, tocca a lui caricarsi di una responsabilità così gravosa....perchè ci hai lasciato papà? Poco dopo ci separiamo, io mi sistemo per quanto possibile nell'elegante abito da cerimonia che indosso; un semplice tailleur gessato nero, con una camicia bianca e delle scarpe con il tacco.

 

·                    Perchè Jack? Nostro padre era una persona buona nonostante tutto, perchè è andata in questo modo?

 

·                    Non lo so. Noi abbiamo fatto tutto il possibile per aiutarlo ricordatelo.

 

·                    Questo non è vero! Se gli fossimo stati più vicino forse avremmo potuto...

 

·                    Niente di quello che avremmo potuto fare, sarebbe servito a qualcosa Jacqueline. Nostro padre è morto, devi fartene una ragione.

 

·                    COME PUOI PARLARE IN QUESTO MODO JACK?! NOSTRO PADRE ERA MEDICO, UN GRANDE UOMO E...IO NON TI PERMETTO DI INFANGARE LA SUA MEMORIA COSì.

 

·                    Il taxi è arrivato, ti aspetto fuori.

 

Non mi rimase altro da fare, che guardare mio fratello uscire dalla stanza senza poter dire o fare niente per fermarlo. Era la rabbia e forse anche la gelosia a farlo parlare in questo modo, era sempre stato "chiaro" sin dalla mia nascita...quanto nostro padre stavedesse per me.

A me di tutto questo non era mai importato nulla, perchè volevo bene a Jack e sarebbe sempre stato così anche se i nostri genitori avevano le loro "preferenze". Mi siedo sul letto, e infischiandomene del trucco mi prendo la testa tra le mani e piango nuovamente...piango per mio padre, che ormai non c'è più, ma anche per Jack incapace di perdonare o di vedere al di là del suo orgoglio ferito.

 

" Fine flashback"

 

Edward Keamy:

 

Vidi l’uomo che teneva ferma Jackie colpirla con la pistola e farla svenire. < JACKIE!!> gridai e d’istinto mi chinai verso Jackie. Prima che potessi dire qualcosa ci pensò mio padre e disse all’uomo e detto questo gli sparò su un piede ferendolo. Dopodicchè si chinò su Jackie e la prese in spalla. Ordinò agli uomini di andare pure e poi mi fece segno di seguirlo. Lo feci e caminammo un po’ in silenzio finchè Jackie non si riprese….

 

Jacqueline Shephard

 

Apro lentamente gli occhi, mentre un dolore insopportabile all'altezza della nuca continua a tormentarmi senza un solo attimo di tregua. Ero ancora viva.

I ricordi tornarono all'istante a farsi largo nella mia mente: la corsa nella giungla per cercare mio fratello sparito chissà dove. L'incontro con Edward e suo padre nella giungla e uno dei soldati di quest'ultimo che mi immobilizzava e successivamente tramortiva con il calcio della pistola o fucile.

Non riesco a trattenere un gemito di dolore, quando mi accorgo che il mio ventre poggia contro qualcosa di particolarmente solido ed "osseo": una spalla.

Sollevo un poco la testa, mentre i miei occhi grigio metallo incontrano quelli di Edward, che  cammina davanti a me rivolgendomi un sorriso compassionevole.

Detesto apparire  debole, gli occhi della gente! 

 

·                    Come ti senti?

 

·                    Benissimo! Ancora un pò frastornata, ma credimi ho visto di peggio nella vita.

 

·                    Ne dubito ragazzina!

 

Ho come la terribile sensazione, che il sangue mi si ghiacci nelle vene togliendomi qualsiasi speranza di sopravvivenza...sbarro gli occhi, osservando Edward in cerca di una risposta che però non venne. Mi volto per quanto possibile, visto la posizione in cui mi trovo...trattenendo a stento un urlo, quando riconosco il profilo del padre di Edward.

Impossibile!

Se quello che stavo vivendo era un incubo allora, non desideravo altro se non di svegliarmi il più presto possibile; non solo ero stata fatta prigioniera, picchiata ed anche umiliata...dovevo anche sopportare l'imbarazzo di essere portata in spalla dal padre di un mio amico,  come un qualsiasi sacco di patate.

Assurdo!

Inizio ad urlare, scalciare e prendere a pugni la schiena del padre di Edward, infischiandomene altamente del dolore fortissimo all'altezza del ventre e alla nuca. So che il rischio che sto correndo è alto ma...preferisco di gran lunga morire con una di pallottola in testa, piuttosto che essere trattata in quel modo così meschino e insulso.

 

·                    MI LASCI ANDARE! MI HA SENTITO?! LE HO DETTO DI METTERMI SUBITO GIU', LEI NON HA IL DIRITTO DI TRATTARMI IN QUESTO MODO.

 

·                    Calmati Jackie è tutto sotto controllo, non hai nulla da temere fidati.

 

·                    Aha aha aha! I tuoi colpi mi fanno solamente il solletico ragazzina, se fossi in te cercherei di risparmiare le forze.

 

·                    Per uccidermi?

 

·                    Se facessi una cosa simile, mio figlio non me lo perdonerebbe mai. Tiene molto a te, più di quanto voglia far credere.

 

·                    Ah, gran bella motivazione!

 

Con la coda dell'occhio vedo le labbra del padre del mio amico piegarsi in un sorriso, o forse in qualcosa molto più simile ad un ghigno. Smetto di agitarmi e tirare pugni e calci, tanto so fin troppo bene che non sarebbe servito a molto; non mi rimase altro da fare che starmene buona e tranquilla fino a quando Keamy Senior, non avesse deciso cosa fare di me.

Edward camminava dietro di me, guardandosi intorno di tanto in tanto come se temesse che qualcuno potesse sbucare da un momento all'altro dalla vegetazione circostante ed attaccarci. Ero felice per lui che finalmente aveva rivisto suo padre dopo quasi tre mesi passati su questa dannata isola, del resto una persona splendida come lui meritava tutta la felicità possibile.

Dopo quasi dieci minuti trascorsi a farsi largo tra la fitta vegetazione, ed evitare di lasciare tracce...il padre di Edward mi fece scendere dalle sua spalle con una grazia  che oserei definire "leggiadra". Non appena mi rimisi in piedi, il ventre mi diede una fitta lancinante ma...avevo ancora un briciolo di orgoglio, che decisi di utilizzare rimettendomi subito in sesto e sorridendo rassicurante ad Edward che preoccupato era accorso subito al mio fianco.

 

·                    La ringrazio!

 

Vidi il padre di Edward aprire la bocca per replicare al mio ringraziamento, quando una serie di spari provenienti da chissà dove giunsero alle nostre orecchie. Il mio primo pensiero andò subito a mio fratello Jack, che gli fosse successo qualcosa mentre cercava Desmond e Sayid. Che fosse rimasto ferito?!

Mi strinsi con forza ad Edward, come a voler cercare chissà quale conforto tra le sue braccia...avevo paura, questa volta non avevo problemi ad ammetterlo. Non avrei lasciato l'isola senza mio fratello, questo era poco ma sicuro.

 

·                    Dovete raggiungere la Kahana, non c'è un minuto da perdere! Se proseguite lungo questo sentiero, nel giro di poco tempo sarete alla spiaggia. Andate.

 

·                    E tu che cosa farai papà? 

 

·                    Io devo portare a termine la missione per cui sono stato ingaggiato Edward. Prendi la tua amica e tornate alla spiaggia è un'ordine!

 

·                    Non me ne vado senza di te papà!

 

Un silenzio pesante e carico di una tristezza infinita calò d'improvviso su di noi, lentamente allentai la  stretta intorno al braccio di Edward allontanandomi da lui e suo padre. Era arrivato per entrambi, il momento della verità...o forse più semplicemente di un ultimo abbraccio tra padre e figlio.

 

Edward:

 

Flashforward (tre mesi dopo):

 

Ero seduto sulla scrivania e stavo studiando per un esame molto importante che avrei tenuto la settimana successiva. Ma mentre ripetevo la lezione ad alta voce una fitta nel punto dell’appendice mi colse improvvisamente. Prontamente mi portai una mano verso il punto e iniziai a massaggiarmela, era già due settimane che avevo queste fitte forse era meglio che andassi a farmi vedere dal dottore Shephard.

< Il prossimo! > sospirando mi alzai dalla sedia della sala d’attesa  ed entrai dentro allo studio. Appena dentro trovai Jack che appena mi vide mi sorrise: disse sorridendo porgendomi la mano < ciao Jack come stà Jackie con gli attacchi di panico?> chiesi sorridendo mentre stringevo la mano < Jackie stà abbastanza bene si stà riprendendo un poco alla volta…ma dimmi te come va con tua madre e il suo compagno?> mi chiese Jack curioso < con loro và tutto alla norma fortunatamente ma sono venuto perché ultimamente non è che mi senta molto bene> dissi sedendomi sulla sedia. < Dimmi cosa ti senti?> chiese Jack prontamente < è già da due settimane che mi vengono certe fitte qui sull’appendicite e mi sento anche tirare la gamba> spiegai, Jack annuì e poi prese parola < togliti la maglia e sdraiati nel lettino Edward> mi disse, io prontamente mi tolsi la t-shirt e poi mi sdraiai nel lettino lui iniziò a tastarmi con un dito tutta la pancia tutto alla norma fino a quando non mi tastò la parte dell’appendicite. Appena la tastò sentì un dolore forte e allucinante che mi fece cacciare un urlo. Jack tolse subito il dito e mi disse quella parola: < è appendicite>. Non ebbi il tempo di replicare che la porta dello studio si aprì ed entrò Jackie con un vassoio in mano < JAACK TI HO PORTATO IL PRANZO> gridò tutta entusiasta ma appena vide me sdraiato nel lettino si fermò di colpo e passò lo sguardo da me a Jack. < Ma cosa state facendo?> chiese Jackie confusa < lo stò visitando > disse Jack alzando le sopracciglia. Appena mi fece cenno mi alzai presi la t-shirt e me la rinfilai. Appena mi sedetti Jack spiegò tutto a me e a Jackie < Jack senti c’è un problema la prossima settimana ho un esame importante a cui non posso proprio rinnunciare possiamo spostare l’operazione a un altro giorno?> chiesi a Jack lui annuì disse e detto questo mi diede il foglio per il ricovero.

 

Dopo una settimana:

 

< Grazie mille > dissi e uscì dall’aula. Appena fuori mi trovai ad aspettarmi i miei amici Luke,Nigel,Josh e la mia migliore amica Kimberly appena mi videro uscire mi vennero subito incontro. < Allora Ed come è andata?> mi chiese subito Kimberly tutta entusiasta < tutto alla grande> risposi sorridendo < eh bravo il nostro Ed> disse Luke dandomi una pacca sulla spalla risi ma l’entusiasmo durò poco penchè all’ improvviso un'altra fitta all’appendicite mi aflisse ma stavolta era diverso era molto più forte e fastidiosa mi piegai in due dolorante. < Edward che hai?> chiese subito Kimberly preoccupata < s-sto bene> dissi ma non feci in tempo a dirlo che un'altra fitta mi colse facendomi di nuovo piegare in due; i miei amici capirono subito che cosa mi stava succedendo e quando meno me lo aspettassi Josh mi prese in braccio. < No ti prego non è il caso> cercai di dire, non era certp il caso che Josh mi prendesse in braccio in quel modo, era troppo umiliante!. Ma lui non mi diede ascolto e in meno di mezzora arrivammo all’ospedale e arivammo nello studio di Jack Shepard. Nigel spiegò che mi era venuto un attacco di appendicite. Jack disse di mettermi subito nel lettino e andò a chiamare l’anestesista e i chirurghi. Arrivarono anche Jackie e mia madre. L’ultima cosa che vidi fù l’ago dell’anestesia. Avevo avuto paura dell’ago fin da piccolo quindi appena me lo ritrovai a un metro dal mio braccio svenni.

Durante quel sonno sognai mio padre infatti appena aprì gli occhi la prima cosa che dissi fù: < papà….?> nessuna risposta ma sentì la voce di Jackie che mi diceva < tranquillo Ed è andato tutto bene rilassati>.

 

Fine flashforward.

 

Mio padre restò a guardarmi ancora un minuto e all’ improvviso fece una cosa che mi sorprese: si avviccinò e mi abbraccio. Certo me li aveva dati tanti di abbracci ma quello non era il solito abbraccio da uomo a uomo ma era più affettuoso, mi stringeva forte e mi accarezzava anche i capelli ricambiai l’abbraccio e rimanemmo per alcuni minuti così. Appena ci staccammo notai mio padre che mi guardava con una strana tristezza < papà che c’è?> gli chiesi preoccupato < niente Ed vai con la tua amica ti prometto che non mi succederà niente> disse lui a quel punto ed io decisi che forse era meglio di sì < ok pà vado> dissi lui mi sorrise < bravo figliolo> poi si voltò verso Jackie < sei una ragazza coraggiosa mi ero sbagliato sul tuo conto sono contento di vederti accanto a mio figlio> le disse accenando un sorriso.

 

Jacqueline Shephard

 

A quella affermazione da parte di "Keamy Senior",  mi ritrovo divisa tra felicità e rabbia. Come può anche solo lontanamente pensare, che io sia la fidanzata del suo adorato figliolo?

Edward era senza dubbio un ragazzo strepitoso, pieno di buone qualità e una bontà d'animo che prima di lui soltanto in mio fratello Jack e mio padre avevo riscontrato. Però considerarlo come qualcosa di più che un semplice amico, era una cosa impossibile nel vero senso della parola!

Così mi limito a guardare il padre del mio amico, non replicando alla sua ultima affermazione e limitandomi a sorridergli. L'ultima cosa che voglio, è provocare un soldato e rischiare di ritrovarmi una pallottola conficcata nel cranio.

I colpi di pistola e fucile, si fanno sempre più vicino a noi...dobbiamo tornare nella maniera più assoluta alla spiaggia, salire sul gommone e lasciare questa dannata isola per sempre.

Mi avvicino a Edward, quel tanto che basta per prenderlo per mano e tirarlo verso di me. Vorrebbe rimanere  con suo padre, questo lo so perfettamente ma...non possiamo attardarci oltre, in quella parte di giungla ormai divenuto un campo di battaglia in piena regola.

 

·                    Edward dobbiamo andare! Non possiamo rimanere qui, finiremo con l'essere uccisi. Ti prego...

 

·                    Andiamo! Tu però stai dietro di me, non voglio ti succeda niente. Qualsiasi cosa succeda, tu continua a correre.

 

Il solo sentirgli pronunciare quelle parole, mi infonde dentro una sorta di "coraggio mistico"; istintivamente gli stringo la mano e dopo aver lanciato entrambi una ultima occhiata a "Keamy Senior" iniziamo a correre per la giungla.

Un proiettile mi sfiora una guancia, non riesco a trattenere un grido ma...non mi fermo, continuando a correre facendomi largo tra la fitta vegetazione insieme al mio amico.

Alcuni minuti dopo raggiungiamo la spiaggia, vedo Juliet intenta ad aiutare alcuni del nostro gruppo a salire sul gommone e lasciare l'isola insieme a Daniel Faraday una sottospece di scienziato.

Continuo a tenere la mano di Edward, mentre con la coda dell'occhio vedo Kate lasciare Aaron tra le braccia di Sun e correre nella giungla...mi guardo attorno preoccupata, mentre il mio cuore sembra lentamente perdere i suoi battiti regolari.

Di colpo lascio la mano del mio amico, e piena di adrenalina come sono in questo momento mi avvicino a Juliet fronteggiandola con la mia solita determinazione; lei mi rivolge il suo solito sorriso amichevole. In un'altra occasione forse, avrei ricambiato ma ora come ora, avevo un grande problema da risolvere.

 

·                    Dove è Jack?

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Lost / Vai alla pagina dell'autore: CorvinaRaven85