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Autore: Lady_Wolf_91    14/07/2015    3 recensioni
Ci sono due ragazzi su di un letto sfatto.
Si amano ma sono pieni di paure e crepe.
Stanno crollando e sono alla ricerca di un modo per restare in piedi, forse però un modo non esiste, forse sono solo destinati a crollare entrambi.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ci sono due ragazzi su un letto sfatto.
Due ragazzi pieni di sudore, speranze e sogni infranti.
Due anime distinte unite da uno strano e forse sbagliato amore.
Quando un amore si può definire sbagliato? Quando malato? Forse quando uno dei due non riesce più a mantenere su il castello di bugie che è riuscito a crearsi, forse quando inizia a crollare, forse quando inizia a cedere.
“Penso sia ora di finirla.”
È il ragazzo dai capelli mori a parlare, a interrompere quel pacato e appagante silenzio che li avvolge quasi sempre dopo un orgasmo, quel silenzio piacevole e accogliente.
“Cosa?” il ragazzo dagli occhi chiari si obbliga a girarsi su di un fianco per poter guardare negli occhi colui che ama più della sua stessa vita.
“Questo…noi, questo.”
“Intendi il fatto che non possiamo stare in una stanza da soli senza che tu mi salti addosso?”
“Intendo tutto.”
“Tutto.”
“Piantala.”
“Piantarla? Sai cosa? No. Fanculo Jace, fottiti tu e le tue crisi del cazzo.”
È sempre così tra loro, c’è amore, passione, e poi rabbia, tanta di quella rabbia che si potrebbe riempire un fiume.
“Smettila di comportarti da checca isterica, cazzo perché non capisci?!”
“Capire cosa? Che vuoi finirla? Bene! Smettiamo di scopare allora, perché è questo che facciamo io e te no? Ci comportiamo da perfetti estranei del cazzo e quando siamo soli ti prendi quello che vuoi, come vuoi. Usciamo di qui e torniamo a essere estranei.”
Jace abbassa lo sguardo è tutto così difficile, è tutto sempre così difficile e lui è stanco.
“Mark, non siamo due estranei, non ci comportiamo da estranei ma come due amici, ma a te non basta, a te non basta mai.”
Lo sguardo di Mark si infiamma mentre preme il corpo di Jace sotto il suo “No, cazzo no! Non mi basta. Vorrei solo un fottuto segno che le cose prima o poi cambieranno, che smetterai di aver paura di prendere la mia dannata mano mentre siamo in un cazzo di bar con i nostri amici. È chiedere tanto? È davvero chiedere tanto questo?”
Jace gli liscia una guancia indugiando sull’accenno di barba appena sotto il mento “Non è questo è che, lo sai non, non capirebbero.”
Mark sbuffa, è stanco, così stanco che non riesce nemmeno più a pensare, è stanco di vivere un amore fatto di fugaci toccatine in angoli bui e scopate rinchiusi in quella stanza dal letto rosso, vorrebbe di più, vorrebbe un amore normale, un amore da vivere a pieno, non quello.
“L’unico a non capire sei tu. Continui a nasconderti dietro la tua facciata del cazzo, continui a uscire con tutte le donne che ti capitano a tiro, continui a comportarti da coglione e poi torni da me. E non l’ammetti. Non ammetterai mai che è questo che ti piace no? Che quando stai con loro e alle mie labbra che pensi, che quando tocchi i loro seni e al mio petto duro che pensi, che quando ti infili dentro di loro e al mio uc-”
Lo colpisce, forte, così forte da fargli uscire qualche goccia di sangue dal labbro spaccato “Smettila.”
“Devo smettere di fare cosa? Uh? Di dire la verità? Sai qual è il problema Jace? È che io non ho paura di ammettere quello che provo per te mentre tu continui a credere, ti ci convinci proprio, che io non sia altro che un capriccio, una distrazione. E allora sai cosa? Fanculo, sparisci dalla mia vita e non cercarmi più. Perché ti amo, ti amo abbastanza da essermi annullato per interi anni, da aver preferito di soffrire in silenzio aspettandoti in questa stanza del cazzo, a raccogliere briciole e accontentarmi ma sai cosa? Amo abbastanza anche me stesso da capire che non basta, che non me lo merito, non mi merito di essere trattato come una bambola gonfiabile del cazzo. Sono stanco quindi sì, sai cosa? Hai ragione, finiamola qui.”
Il bacio che gli da Jace è così violento che a Mark per un momento manca il fiato e vorrebbe aggrapparsi a lui. A lui e a quella sua passione, a quel suo modo di amarlo, di farlo sentire unico. Ma ha passato troppo tempo a convincersi che sarebbe cambiato, che sarebbe cresciuto, che avrebbe almeno ammesso –almeno con lui- un sentimento evidente.
“Vattene.”
Jace si alza, si riveste continuando a dargli la schiena, si sente a pezzi, come se qualcuno avesse preso il suo cuore e l’avesse calpestato a lungo e sente qualcosa di pungente minacciare di scendergli dagli occhi. Ma non può piangere. Non può mostrarsi così debole, non può perché i veri uomini non piangono, i veri uomini non mostrano i propri sentimenti, i veri uomini non amano altri uomini.
E suo padre glielo ripete sempre e lui sa che è così, dev’essere così perché è suo padre che glielo dice e bisogna fidarsi dei padri no?
E allora cos’è quel dolore insopportabile? Cos’è quel sentimento che prova per Mark? Perché il solo pensiero di non vederlo più lo fa sentire in pezzi come un castello che sta crollando e ha paura.
Ma i veri uomini non hanno paura e non mostrano i loro sentimenti.
Per questo non si gira mentre chiude la porta e fugge da quella stanza che è stata per lungo tempo il luogo di quell’amore sbagliato. Di quell’amore malato.
Perché Mark è una malattia e lui ha cercato la cura ovunque, in ogni donna, in ogni altro uomo, in qualsiasi cosa respirasse che non fosse lui.
Perché ha quella strana sensazione che amerebbe Mark anche se fosse una pianta.
E oh, ecco lo ha ammesso almeno nella sua testa, lo ama. Lo ama ma non può farci nulla perché Mark non è una pianta, perché Mark non ha lunghi capelli biondi e un corpo femminile, perché Mark è troppo uomo e lui semplicemente non può.
Lasciarlo è la cosa migliore, anche se fa male, anche se gli si stringe il cuore, lasciarlo è la cosa più giusta.
 
La prima settimana è difficile. Ci pensa, ha voglia di lui continuamente, ha voglia dei suoi occhi, delle sue labbra, del suo corpo.
Ma non può farci niente e quindi ignora quello che sente, non lo saluta nemmeno quando per caso lo rivede in un bar, un po’ più magro e pallido di quanto lo ricordasse.
E poi pensa che deve solo ignorarlo. Fingere che Mark non sia mai esistito. Che non ci sia mai stato quel loro primo bacio rubato contro un muro freddo di una discoteca, che non ci sia mai stata quella loro prima volta troppo impacciata, troppo sudata, troppo imperfetta eppure bellissima, deve solo cancellarlo dalla sua memoria come con un brutto sogno.
Solo che lui era la cosa più bella che aveva e non è stato in grado di tenersela perché è troppo stupido per meritarsi le cose belle come lui.
 
Il secondo mese si dice che forse è stato meglio così. Che Mark è un bell’uomo con tantissime qualità e che non faticherà a trovarsi qualcuno che sappia renderlo felice.
Qualcuno che non sarà lui.
E dovrebbe essere felice ma non lo è, c’è qualcosa che gli stringe lo stomaco al solo pensiero di non essere lui quello che farà sorridere Mark, che gli farà creare quelle fossette ai lati delle labbra e gli farà illuminare gli occhi.
E fa male ma in fondo va bene così.
Lui non lo merita, non lo hai mai meritato.
Lui non si merita mai niente.
 
La terza volta che lo vede, Mark ha lo sguardo un po’ più spento e la pelle ancora troppo pallida. Ricorda come amava lasciare i segni delle sue labbra sul collo di lui eppure, eppure non la ricordava così bianca, lo osserva da lontano perché c’è qualcosa che non va in lui, è come se fosse il fantasma di se stesso e quando si porta alle labbra la tazza piena di caffè le sue mani tremano.
Forse è malato.
Poi si guarda allo specchio e vede le stesse occhiaie di Mark circondare i suoi occhi, lo stesso pallore e mentre se le passa sul volto le mani tremano un po’.
Forse sono malati entrambi.
Solo due malati avrebbero vissuto un amore come il loro, no?
 
È solo dopo quattro mesi che accetta il fatto di essere un coglione.
Ci ha provato così tanto a cancellare Mark dai suoi pensieri che quasi si è fatto esplodere la testa.
Eppure, eppure è sempre lì, a ricordagli la felicità che avrebbe potuto avere solo trovando il coraggio di allungare un po’ la mano.
E lui è stato codardo ma non vuole più esserlo.
Ci sono voluti quattro mesi e un numero imprecisato di birre ma alla fine lo ammette ad alta voce: lui ama Mark.
Ama un uomo come lui e incredibilmente questo non lo fa sentire diverso.
Non lo fa sentire sbagliato.
E decide di urlarlo con quanto fiato aveva in gola a quell’uomo che l’ha sempre condizionato da quando è nato, suo padre.
“Io amo Mark.”
Tre parole che hanno avuto il potere di causare un mezzo infarto a suo padre e una mezza gamba rotta a lui.
Hanno litigato così tanto e si sono urlati addosso così forte che la gola gli è bruciata per giorni.
Ma si è sentito più libero, si è sentito più felice.
E ora sa finalmente quello che deve fare, andare dal suo uomo e riprenderlo e non gli importa se per farlo dovrà mettersi in ginocchio o baciarlo davanti a milioni di persone. Non gliene frega un cazzo, vuole solo riprendersi Mark e vivere il resto della sua vita con lui.
Quindi va a casa sua.
Bussa così forte da risvegliare la vicina e sono le quattro del mattino e nessuno è particolarmente socievole alle quattro del mattino, così lei lo fissa con un sopracciglio alzato e la vestaglia malamente allacciata “Puoi anche buttare giù la porta, non ti aprirà nessuno.”
“Qui ci abita un ragazzo, il mio ragazzo.”
Un lampo passa fra gli occhi scuri della donna e Jace lo interpreta con disgusto perché non è abituato a vedere altro negli occhi della gente.
“Oh, mi spiace io, sei stato via?”
“Siamo stati lontani per un po’…perché me lo chiede?”
“Nessuno te l’ha detto?”
“Detto cosa?”
“Mark è morto. Ha avuto un incidente una settimana fa, è morto sul colpo.”
E tutto crolla.
Si inginocchia e prendendosi la testa tra le mani perché non può essere vero, sente dei passi avvicinarsi e qualcuno abbracciarlo sussurrandogli parole di conforto ma non le distingue nemmeno.
Sa solo di essere un idiota, ci ha messo troppo, e adesso, cosa gli rimane adesso?
Si alza e va via senza dire nulla, va nella loro stanza con letto rosso, è come lo ricordava e se si concentra le lenzuola odorano ancora di loro.
E crolla anche lui, si lascia cadere sul letto e piange così tanto che vorrebbe cavarsi via gli occhi.
Mark è morto.
E lui?
Cosa farà adesso lui?
 
C’erano due ragazzi su quel letto rosso tanto tempo fa.
Due ragazzi pieni di sogni e speranze, due ragazzi con due diverse visioni dell’amore ma due ragazzi che si amavano più della loro stessa vita.
E adesso, c’è solo un ragazzo adesso, è un ragazzo pieno di crepe e sensi di colpa e sta andando in mille pezzi.
Sta crollando senza avere la forza di rimettersi in piedi.
E forse, non si rialzerà mai più.




L'angolo del bah
Se siete arrivati fino alla fine avete vinto...niente, ma aveta avuto molto coraggio(?)
No daccordo, chi mi conosce sa che non mi soddisfa mai nulla di quello che scrivo, tranne forse Greed, e questa non fa differenza, è nata in testa questa mattina e l'ho dovuta buttare giù e non avevo nessuna intenzione di pubblicarla ma poi l'ho fatto e non chiedetemi perchè.
E' la mia seconda storia di tipo slash, abbastanza diversa dalla prima anche se leggermente angst pure quella e niente, spero di capisca il sentimento dietro ogni parola e bo...se vi va di lasciarmi un vostro parere sono qui ad annegare in un mare di nulla...

 
   
 
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