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Autore: Kalheesi    15/07/2015    0 recensioni
Questa non è la storia di una sola persona, ma di un intero popolo, le cui tracce sono state perse arrivando a scomparire del tutto al giorno d'oggi.
Possibile? Beh forse in realtà sono solamente celate agli occhi di coloro che le desiderano solo per la propria mera brama di potere, ma non a coloro che il fato ha scelto per affrontare quella ingiusta condanna che l'intero genere umano è stato costretto a subire.
Che sia stato il fato o qualcos'altro ancora non c'è dato saperlo, fatto sta che solo un giovane può svelarci questo mistero che intreccia le radici con l'origine della nostra amata Terra. L'affascinante Caleb ci narrerà attraverso gli occhi di eccentrici personaggi quella che secondo lui è solo una mera novella, ma che in realtà racchiude la soluzione a quello che da sempre è il quesito più ricorrente nella specie umana:quando avverrà la fine del mondo?
Beh non ci resta che ascoltare il nostro cantastorie e scoprire cosa in realtà ci sia dietro a tutte le leggende e credenze sulla profezia più antica della storia, il destino dell'uomo.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Shades of Shadows ~'
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Ciao a tutti!!!!
innanzi tutto devo dire che non vedevo l'ora di pubblicare questa mia storia, poiché ci tengo davvero molto. 
Chiaramente non voglio annoiarvi con inutili chiacchiere, quindi vi posso solo dire che con l'avanzata della trama il rating probabilmente diverrà arancione, ma tra veramente moooooolti capitolo, quindi non dovete preoccuparvi.
allora non mi resta che ringraziarvi e chiedervi in ginocchio di arrivare in fondo alla pagina e se avete tempo magari spendere qualche secondo per un velocissimo commento, così per sapere se continuare o no. 
Grazie mille a tutti e buona lettura



"Il solito?"
 
Le palpebre sono pesanti per la stanchezza, sono entrato da qualche secondo e già il mio naso è stato assalito da centinaia di odori ed aromi alquanto sgradevoli. Ma è proprio il profumo del sigaro spento riacceso più volte, quello del fumo stagnante che ormai impregna le pareti, quello leggermente agrodolce dell'unica birra totalmente artigianale entro diversi chilometri, che mi fanno sentire a casa; in un luogo dove so che posso essere il me stesso del passato, quello che sempre ricordo con nostalgia.
 
Per questo, quando sento queste parole, affiora sul mio viso un leggero sorriso; riconosco subito questa voce, poiché quel tono arrochito dagli anni ma dolce ha caratterizzato gli anni più felici della mia vita.
Erik, il proprietario del locale dove mi rifugio quasi ogni sera libera, mi rivolge puntualmente quelle parole, ogni qual volta mi lascio andare pigramente su uno sgabello in legno.
 
Sollevo leggermente la testa come fosse di piombo e, solo in quel momento, vedo che la taverna è come sempre strapiena: al limitare della periferia di Delft, è sempre stata il punto di ritrovo di tutti i viaggiatori squattrinati come me, che per caso passano da quelle parti. Inoltre questo piccolo borgo è anche uno degli ultimi superstiti che ancora è caratterizzato dal cibo artigianale. 
 
Faccio cadere nuovamente la testa sul bancone, per la sensazione di stordimento che mi provoca l'aria, già satura di alcool. Le risate e gli schiamazzi dei clienti radunati attorno ai tavoli da biliardo, o che tirano freccette, sono veramente infernali per le mie tempie già doloranti.
 
Alzo nuovamente di poco la testa e annuisco stancamente al barista, rivolgendogli appena un'occhiata assonnata.
Lui come sempre mi sorride, prendendo un bicchiere e riempiendolo della mia bibita preferita, una specialità della casa, anche se in realtà, in tutti questi anni, non ho mai capito di cosa sia fatta. Mi mette subito la bevanda sotto il naso: "Era un po' che non ti si vedeva da queste parti Caleb." 
Mi sottolinea, con un filo di preoccupazione che so voler nascondere.
"So che ti sai guardare le spalle da solo, ma sai che tuo fratello è impossibile da convincere, due giorni fa sembrava stesse per impazzire. Perlomeno quando sparisci avvertilo, mica posso fargli da babysitter eh!"
Faccio spallucce, anche se non riesco a trattenere un sorriso per quel piccolo scapestrato.
"Mi hanno affidato una missione più lunga del previsto…" -spiego mentre finisco il mio bicchiere-"di questi tempi il mio lavoro diventa sempre più strano; questa volta dovevo trovare un ricercato che si era infiltrato in una azienda, l'ho trovato ma…c'è voluto un po'…" intanto bevo un altro sorso del bicchiere che l'uomo mi ha appena offerto "…era veloce! Comunque adesso starà rimpiangendo di essere nato, non vorrei mai finire nelle mani di Jasper in quel frangente..." Al solo pensiero di subire un'interrogatorio da parte del mio collega, mi sento percorrere la schiena da un brivido.
Devo ammettere che quel ragazzo è seriamente inquietante, anzi terrificante! Non posso né voglio immaginarmi quello che quell'uomo starà passando. Meglio evitare, o rischio di rimettere sul bancone ad Erik e non sarebbe proprio il caso.
Intanto mi passa un secondo boccale di birra, uno dei suoi, di quelli all'antica, in vetro grezzo, come usava all'inizio del XXI secolo.
Mentre mi crogiolo nelle mie riflessioni da giovane appena brillo, Erik si appoggia al bancone, fissandomi divertito, accarezzandosi la barba grigia leggermente ispida, come se non fosse stata tagliata da qualche giorno, con una smorfia sul viso che ha un qualcosa tra il paterno e il compassionevole. Odio la compassione degli altri e lui lo sa, infatti ricomincia a riempirmi il boccale.
"Questo lo offre la casa vah" dice sempre con il sorriso sulle labbra. Quanto glielo invidio.
"Ah grazie, anche perché non avevo i soldi per pagartelo" 
"Non dirmi che hai già speso tutto il tuo stipendio"
"Ho dovuto usarlo tutto per pagare quella sanguisuga di Dustin!" Dico scolandomi il terzo giro, ormai già un po' ubriaco.
So di non esser mai stato capace di organizzare al meglio la mia vita finanziaria, ma perlomeno sto per finire di pagare tutti i miei debiti.
 
Mi lascio completamente andare sul bancone a peso morto, intanto sento i primi rumori della folla che inizia a circondare la piazza appena qui fuori. Stasera mio fratello si esibisce qui, se non mi vedesse darebbe di matto, lo conosco abbastanza; anche se la sola idea di dovergli dare delle spiegazioni in una delle mie poche serate libere, non mi entusiasma particolarmente.
Intanto, sentendomi fastidiosamente osservato, mi appoggio al bancone di schiena
"Erik chi è quello laggiù? Mi sta fissando da quando sono entrato e se continua a guardarmi così, credo di essere troppo ubriaco per frenarmi."
"Ah non lo so, ma non è molto che viene, saranno due settimane, ma tutte le sere è puntuale alle 21.30" 
"Cosa? Tu che non sai niente di un tuo cliente? Di solito sai anche il suo codice fiscale dopo 5 minuti?!?!"
Forse per la prima volta vedo Erik accigliato e pensieroso, così, con un viso davvero preoccupato, mi guarda negli occhi: "Sta attento Caleb, l'altra sera hanno provato a rubargli il portafoglio i soliti due balordi e, dopo ben cinque bicchieri di scotch, li ha mandati all'ospedale in poco più di un minuto ed era perfettamente lucido".
Mi volto verso il barista, sorpreso di sentire questo tono nelle sue parole; è serio e il suo viso è una maschera di preoccupazione. 
Chi sarebbe questo tipo per ottenerre questa reazione da Erik? Nemmeno quando gli ho incendiato il locale ha reagito così. Osservo preoccupato il mio amico e vedo nei suoi occhi un'ombra di ansia che riserva solo a me ed alle sue ricette segrete, così decido di capire meglio la situazione.
 
A questo punto non sono più abbastanza lucido per pensare alla precauzione, così inizio spudoratamente a cercare con lo sguardo colui che per tutto il tempo mi ha fissato la schiena come a volermela trapassare.
Guardo verso un angolo del locale dove c'è un minore affollamento e vedo nuovamente quell'uomo, avvolto in un cappotto lungo e nero, dall'aspetto molto pesante. La luce fioca del luogo non mi permette di scrutarlo con molta attenzione, ma concentrandomi riesco a vederne alcuni particolari. Quello che indossa è un cappotto di ottima fattura, che solo un uomo facoltoso può permettersi, o un malavitoso ovviamente; ha dei capelli neri, scuri come i miei e la pelle leggermente più scura della mia. Mi accorgo di fissarlo solo quando sento i suoi occhi che rispondono al mio sguardo, allora mi giro di scatto verso il bancone. Sono sinceramente preoccupato, nessuno aveva mai scatenato i me una simile reazione; non ho nemmeno visto il colore dei suoi occhi, appena si è voltato ho sentito dei brividi percorrermi la schiena. Ebbene si, devo ammetterlo, quell'uomo è inquietante, ha qualcosa di strano, mi ha fatto quasi…paura.
 
Fingo di allungarmi sul bancone e, con filo di voce, cerco di ottenere più informazioni, tentando di farmi sentire solo da Erik:
"Sicuro che non posso batterlo? Non è che mi sottovaluti?" 
"Caleb non fare stupidaggini. Ci conosciamo da anni, non esagero ma IO."
Questa è una delle poche volte in cui lascio che la prudenza prevalga sul mio orgoglio, infatti l'uomo davanti a me, vedendomi rilassare sul banco, rimane sicuramente con un'espressione tra il sorpreso ed il sollevato. Poi sento nuovamente vibrare il legno sotto di me, segno che Erik è tornato nuovamente a servire gli altri clienti. Così decido di tornare al mio precedente stato catatonico.
 
Ad un tratto sobbalzo nel sentire una mano che pesantemente si appoggia sulla mia spalla destra, a causa della tensione quasi salto sullo sgabello e mi giro di scatto. Appena riconosco la persona dietro di me, si vedono molte emozioni scorrermi sul viso; passo dall'ansia, la paura, l'incredulità, la sorpresa, la felicità, e per ultima come sempre, l'irritazione. Con mio fratello finisce sempre così.
"Jayden se ti azzardi di nuovo a fare una cosa simile ti assicuro che finisci in ospedale!" Lo fulmino con il peggiore dei miei sguardi omicidi, che avrebbe fatto accapponare la pelle anche ad un criminale, ma mio fratello ormai c'è abituato.
Lo vedo indietreggiare con aria leggermente preoccupata: "ehi fratellone, sta calmo sei ubriaco…" -dice con un sorriso nervoso, spostandosi una ciocca riccia di capelli castani dietro all'orecchio .
"Dai Caleb non trattare così tuo fratello" mi dice Erik dandomi una gomitata tra le scapole. Sto per cadere dello sgabello che il suddetto ragazzino riacquista il suo solito cipiglio sfrontato: "Caleb devi assolutamente venire con me! Lo spettacolo ormai sta per finire e stasera dormiremo qui vicino." "Jayden ma cosa hai in mente, ma non vedi come sono messo?" "Eh dai Caleb! So che tre bicchieri non ti scalfiscono nemmeno! Oggi una parte del gruppo ci lascerà ed abbiamo deciso di prolungare lo spettacolo…" 
Vedo mio fratello con la sua espressione più entusiasta di sempre: gli occhi gli luccicano in modo preoccupante, le labbra formano un sorriso che parte da un orecchio e finisce all'altro, stile Joker per farsi capire, ed il costume circense gli conferisce un aspetto quasi spaventoso; se non fossi abituato al suo atteggiamento sono sicuro che mi sarei sentito male. Vista la sua espressione, sto iniziando a sospettare qualcosa, ma non voglio pensare che mio fratello sia veramente così stupido "…beh Caleb…cosa ci sarebbe di meglio se non l'esibizione del Barone Scarlatto?" Il viso di Jayden si illumina, mentre il mio diviene gradatamente una maschera di rabbia e biasimo. 
 
Mentre cerco di trattenermi dall'iniziare una rissa davanti a tutti con il mio cosiddetto consanguineo, rispondo: "Fratellino caro, ma hai forse perso la memoria? Lo spero perché altrimenti significa che sei seriamente stupido! Sai che non mi esibisco da anni!" "Fratellone ti prego!"
"Dai Caleb, ormai sono anni che aspettiamo questo momento" sento dalla sua voce che Erik sta cercando di trattenere le risate, anche se gli do le spalle; ma non ho il tempo di replicare, che vedo delle mani di qualche cliente abituale che mi afferra di peso e mi porta nella piazza. 
Sapevo che tutti coloro che mi conoscevano in quel locale avrebbero sempre voluto vedermi esibire; alcuni per la curiosità di assistere ad uno spettacolo che mi avrebbe mostrato in panni molto diversi da quelli che ormai indosso da quando mi conoscono; altri per il piacere di vedere all'opera il famoso Barone Scarlatto.
 
Ormai non posso fare nient'altro che accettare. Raggiungo i miei vecchi compagni del circo e respiro nuovamente quell'aria mistica, che solo uno spettacolo circense può darti. La compagnia è ormai molto più piccola, con il gruppo di artisti che sta per andarsene come pubblico, insieme a vari clienti del locale. 
"Va bene, va bene, lo faccio, siete contenti adesso?!" Dico esasperato. 
Intanto sento qualche fischio che mi accompagna mentre rimango a petto nudo, togliendomi la camicia bianca e la giacca grigia, purtroppo obbligatoria nel mio attuale lavoro. Rimango solo con dei pantaloni neri da ufficio e mio fratello sorride, con l'adrenalina e la soddisfazione a fior di pelle e ad illuminargli lo sguardo, ben sapendo cosa sto per fare.
Eh si, quel moccioso è sempre stato il mio punto debole e molto più di un fratello. 
 
Tutti ormai si sono disposti a semicerchio intorno ai resti della quasi smontata scenografia. La osservo per un attimo e mi accorgo che è proprio quella che solitamente usavo nelle esibizioni di qualche anno fa. Solo davanti a quelle fiamme di lustrini e paillette mi rendo conto che probabilmente mio fratello aveva già pianificato tutto. Quella piccola peste!
Allora mi avvicino a Jake, un vecchio amico, che mi passa un po' di ___________ per le mani, sfoggiando un sorriso malandrino che solo lui ha.
"Bentornato piccolo piromane" mi fa un inchino talmente esagerato che quasi tocca il suolo con la punta del naso.
"E pensare che ancora mi chiedono perché me ne sono andato" dico mettendo un perfetto broncio da finto offeso.
"Beh sappi che da quando tu non fai più fuoco alle cose, io non so più a chi dare la colpa quando faccio saltare in aria le cose con i miei esperimenti."
"Cosa?! Sei sempre stato tu?! Brutto-"
"Ehi ehi ehi, calma, sennò uccidi qualcuno con quelle. Dopotutto sei fuori allenamento…"
"Io non ho bisogno di "allenamento" sono il mago delle fiamme."
"Lo eri anche le tre volte in cui hai dato fuoco al ristor-"
"Si si ho capito, starò attento stasera. E comunque hai più paillette del solito, non ti donano quelle rosa, sembri una drag queen sovrappeso" scappo ridendo sotto i baffi, sapendo che per quanto desideri farlo non può mettersi a rincorrermi in mezzo al pubblico. 
Appena in tempo arrivo accanto a Jayden. Ama da sempre presentare la gente, e soprattutto fare le cose in grande, moooooolto in grande.
 
Qui davanti a tutti, mentre si avvicina posso osservarlo meglio e vedo che il problema drag queen sussiste. Possibile che sia rimbecillito così tanto? Io l'avevo detto! Ecco cosa succede quando il direttore artistico ha sotto mano una macchina da cucire professionale e una marea di paillette sbrilluccicanti. Tutti diventano degli addobbi natalizi umani!!!
"Signore e signori, questa sera ho l'onore di presentarvi, dopo anni di silenzio artistico, di nuovo tra noi, il Barone Scarlatto" 
Devo ammetterlo, Jayden è sempre stato bravo, ma sopratutto sono shockato dal constatare che tutti quei trucchi e lustrini lavanda e ribes gli donano davvero. Io sarei uno spettacolo raccapricciante.
"Beh, a questo punto miei cari amici, vi congedo, dopo tanti anni di collaborazione e successi, con questo ultimo spettacolo."
Guardo Jayden e fa un segno di assenso, allora afferro da terra due bastoni, ne appoggio le estremità sulle braci poste ai miei lati e inizio lo spettacolo.
 
Nell'istante in cui inizio a farli volteggiare con nostalgica maestria, sento nuovamente quella meravigliosa sensazione di potenza scorrermi nelle vene, quella crepitante energia incanalata nella mie mani, che come se fosse fuoco la disperdono nell'aria producendo ipnotici giochi di luce.
In questa mia danza con le fiamme sento il ritmo leggero di una musica tribale, perfettamente in tono con le ombre cupe che creo su ogni superficie, accentuata dal risplendere alternato delle superfici della scenografia, totalmente ricoperte da tendaggi cremisi.
Non so nemmeno io spiegarmi come, ma riesco a rammentare l'intera coreografia, anche se con qualche improvvisazione. Sono fiero del risultato. Anche se con la schiena completamente bagnata di sudore, riesco nuovamente a percepire quella sensazione di libertà e familiarità che sempre mi ha portato la manipolazione del fuoco. Eh si, ho sempre saputo che fosse il mio elemento.
 
Finito lo spettacolo immergo i bastoni nelle apposite catinelle d'acqua e mentre chiudo gli occhi per riabituarmi alle luci artificiali che stanno nuovamente facendo capolino, mi godo gli applausi. Oh si, questo mi sono mancati.
 
Subito mi dirigo verso Jake che mi porge un asciugamano ed ignoro bellamente il discorso di mio fratello. 
"Beh, devo dire che te la sei cavata moccioso" dice sogghignando il biondo mezzo stempiato.
"Pensa per te vecchietto. Io ormai sono un uomo!"
"Poveri noi, dove andrà a finire il mondo…"
"Smettila di parlare come una vecchia comari di paese..." Rispondo ormai sbollito, ma dopotutto ho sempre odiato chi mi dava del moccioso.
 
Pian piano il pubblico si disperde ma mentre mi asciugo i capelli ormai sudati e attaccati alla fronte, sento due occhi fissarmi come a trapassarmi il cranio. Mi girò lentamente, solo di qualche grado, come se la cosa fosse casuale. Così trovo l'uomo misterioso di una mezz'oretta fa ad agganciare i suoi occhi cobalto nei miei e un brivido mi scuote l'intera spina dorsale.
La situazione è in stallo, io ho ancora le braccia con l'asciugamano sospese in aria nell'atto di detergere, lui rimane immobile, mentre un'ombra di incertezza gli attraversa lo sguardo come un lampo, per poi lasciare nuovamente posto a quel luccichio spaventosamente determinato.
 
Faccio per allontanarmi che sento afferrarmi gentilmente il polso e la mia attenzione si posa su due occhioni grigi come i miei e supplicanti, anche se con uno sprazzo non abbastanza celato di divertimento.
Jayden mi guarda con quello sguardo da cucciolo bastonato come ogni volta in cui necessità di un piacere che sa che io sia riluttante a mettergli a disposizione.
Io non posso far altro che passarmi una mano sul viso esasperato chiudendo per un attimo le palpebre sperando sia solo un incubo.
"Adesso cosa vuoi guastafeste? Che diamine ti sei inventato stavolta?"
"Ma niente - brontola con un broncio talmente finto che nemmeno lui ci crede - cosa vuoi che abbia fatto."
"Jayden…"soffio sempre più irritato dal ritardarsi della richiesta.
"Eh va bene! Visto che per alcuni mesi non ci vedremo, avrei tanto voluto che tu raccontassi La Storia come facevi prima che la mamma ed il papà se ne andassero" finisce la frase con un leggero sussurro, così che io sia l'unico a poterlo sentire.
Come posso dire di no? Che qualcuno me lo dica! 
"Ma certo che lo faccio Jay, non c'è problema" confermo scompigliandogli i ricci sistemati all'indietro, con un sorriso appena velato di amarezza sulle labbra.
Appena prima di voltarsi ed annunciare ai pochi rimasti della mia ultima concessione non può evitare di sussurrarmi un "grazie ".
"Beh ragazzi, domani otto di voi lasceranno la compagnia, mentre noi altri pazzi vagabondi ci dirigeremo verso nord, come stabilito. Per molto tempo non vedremo il nostro egocentrico Barone ubriaco - riesce a dire nonostante il mio gomito già a sbattergli sullo sterno - così questa sera avremo l'onore di ascoltare La Storia proprio da lui." Una pausa enfatica per far capire la gravità della cosa per poi continuare "allora avvicinatevi compagni, qui vicini a queste braci dalle fiamme ardenti."
 
Come mio solito mi siedo su una poltrona malandata appositamente modificata per l'occasione con una vernice, tra l'altro semifresca di un vermiglio acceso. 
Tutti si avvicinano andando a formare una sottospecie di semicerchio e mi fissano già con bramoso desiderio delle parole che sanno usciranno dalla mia bocca in tutta la loro maestosità. Devo ammettere che mai riesco a calarmi nel mio personaggio di cantastorie come in questo casi.
 
Appena un attimo prima di cominciare vedo con la coda dell'occhio quello sguardo che ancora mi scruta come a volermi leggere l'anima, ma troppo orgoglioso e un po' brillo, non demordo ed inizio il mio racconto:"amici…compagni…iniziate ad osservare questi dardi fiammeggianti e perdetevi nel loro scoppiettare ovattato e nel sinuoso allungarsi e ritrarsi delle sue mortali lingue. Perdetevi nella loro armonia ipnotica.
Adesso mostrerò alle vostre menti come la storia ed il destino del nostro mondo sia stato irrimediabilmente cambiato a causa del semplice capriccio di un essere superiore e come si sia svolta la più machiavellica delle guerre, il cui vincitore ancora ci è ignoto.
Beh per prima cosa direi di partire dall'inizio, dal giorno invii tutto cambiò, 10 luglio 2010.
   
 
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